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Autore: niallerguitar    17/06/2015    1 recensioni
Il Trio è stato appena catturato dai Ghermidori, e portato in Villa Malfoy. La situazione sembra disperata e per Harry, Hermione e Ron sembra non esserci via di fuga.
"L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso.
-Expelliarmus- Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute violentemente al muro.
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale d'argento che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange."
Tengo conto di tutto quello che è successo nei libri precedenti e anche di quello che verrà, tranne la morte di Dobby e il futuro di Hermione e Draco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Mudblood
2

 
Intorno a lui era tutto immensamente bianco. Il colore regnava sovrano sulle pareti e sul pavimento freddo. Le ginocchia lo avevano abbondato per colpa della velocità con cui si era spostato da un posto all'altro. 
Si era materializzato nella sua vecchia casa, nello Yorkshire. L'odore di fresco e di campagna lo avvolse immediatamente, trascinandolo nei ricordi della sua opprimente e lugubre infanzia. Un'infanzia che gli era stata rubata, fin dal principio. 
Draco si rese conto di quello che aveva fatto soltanto quando guardò la ragazza che aveva portato con sé cadere dalle sue braccia. 
Cosa diavolo gli era passato per la mente? Cosa avevano pensato Bellatrix, Lucius e Narcissa vedendolo andare via con lei? 
Si pentì immediatamente di averla aiutata, avrebbe dovuto lasciarla marcire in quella casa tra le grinfie di Bellatrix. Avrebbe dovuto lasciarla soffrire, e magari lasciarla esalare l'ultimo respiro prima di morire. Chi era lui per mettersi contro la sua famiglia per colpa di un'insulsa Mezzosangue? 
Eppure, mentre guardava il suo volto contrarsi tra le sue braccia non poteva che soffrire dinanzi a tanto dolore. Non sarebbe mai sopravvissuto se l'avesse lasciata morire lì, per colpa di Bellatrix, proprio sotto i suoi occhi. 
Non sarebbe mai riuscito a sopportare di averla guardata morire senza fare nulla. 
Per la prima volta aveva agito d'istinto, tralasciando l'orgoglio i pregiudizi che aveva su di lei. Nonostante sapeva che il suo sangue fosse sporco, nonostante sapeva che lei era maledettamente inferiore, Draco sapeva che era pur sempre umana. 
Ma ormai, non aveva il tempo di autocommiserarsi per il gesto stupido che aveva fatto, perchè la Granger era stata colpita da un pugnale d'argento proprio sulla coscia. Gemeva e si dimenava dal suo tocco, mentre chiudeva gli occhi per il dolore. Il jeans che indossava divenne ancora più scuro per colpa del sangue che continuava a sgorgare dalla ferita. Le tocco la gamba, mentre pensava frettolosamente a quello che avrebbe potuto fare per aiutarla. Afferrò saldamente il pugnale con la mano destra, e con un colpo secco lo sfilò provocando un urlo acuto da parte della Grifondoro. 
Il sangue della Granger gli sporcò le mani e parte della sua giacca nera. 
La Mezzosangue lo stava sporcando con il suo sangue: sudicio ed inferiore.
Non ebbe il tempo di prolungare il pensiero. Doveva agire in fretta. 
<< Diamine Granger, aiutami. Cosa devo fare? >> piagnucolò, spostandosi i capelli dal viso con ansia crescente. 
La ragazza ansimò, e con le poche forze che le erano rimaste sussurrò delle parole che il biondo inizialmente non percepì per colpa della lontananza, dovette avvicinarsi. 
<< Devi... prima bloccare il sangue... >> gemette, indicando con la mano la  bacchetta di Draco che lui teneva riposta nella tasca posteriore del pantalone. 
Il Serperverde chiuse gli occhi, cercando di ricordare con esattezza l'incantesimo. Dopo qualche secondo afferrò saldamente la bacchetta con la mano, puntandola verso la ferita sgorgante. 
<< EPISMENDO! >> urlò con voce chiara. 
La Granger chiuse gli occhi per un attimo, gemendo leggermente ma, il sangue, smise di sgorgare dalla ferita. 
<< Adesso? >> chiese con riluttanza, stremato dalla vista della ragazza dolente e del suo sangue sparso ovunque. 
Il suo sangue gli dava la nausea. 
Draco, vedendo che la Grifondoro continuava a non rispondere, aggiunse con voce saccente: << Hai un osso rotto! Cosa diavolo devo fare, Granger? >>
La ragazza aprì per un attimo gli occhi, e per Draco quel secondo sembrò infinito. In quell'arco di tempo riuscì a vedere il coraggio Grifondoro sgretolarsi in mille pezzi, completamente annientato dal dolore straziante che sentiva. 
<< Devi pronunciare... Brachium Emendo... in modo molto chiaro. Perfavore, Draco >> disse, crollando senza forze sul pavimento. 
Aveva la fronte sudata e i suoi sforzi di rimanere sveglia sembravano averla abbandonata del tutto. Anche la sua determinazione era man mano scomparsa. Il dolore l'aveva divorata. 
<< Maledizione! Granger, svegliati! >> gracchiò ancora, con la voce spezzata. 
Restò zitto, cercando di ritrovare la serenità per pronunciare in modo chiaro l'incantesimo. Visualizzò nella sua mente le gambe della Granger muoversi leggiadre su un prato, e non poté evitare di immaginarla con un sorriso e con i capelli ricci svolazzanti. 
<< BRACHIUM EMENDO! >> disse, puntando la bacchetta sulla coscia. 
Con sua grande sorpresa le ossa, invece di sparire, si stavano man mano congiungendo. Anche se lui non poteva vederle. 
Emise un sospiro di sollievo, e per un momento sul suo volto ossuto e spigoloso comparve un sorriso. Ci era riuscito. La sua gamba era salva. 
Adesso che dormiva, la ragazza aveva smesso di dimenarsi dal dolore. Anzi, aveva assunto uno sguardo tranquillo, in pace. Lontano da tutto il male che aveva subito, esattamente come voleva lui. 
La prese tra le braccia, ripudiando ogni stupido pensiero della sua coscienza che non faceva altro che ricordargli quanto traditore del suo sangue fosse. Il sangue sporco della Granger l'aveva macchiato, non solo l'aveva fatto su i sui vestiti ma l'aveva sporcato fin dal momento in cui l'aveva presa tra le braccia facendola smaterializzare con lui.
Cercò di non pensare ai suoi genitori e a quello che avrebbe detto suo padre. Non era ancora il momento di pentirsi, anzi, in quel momento, con Hermione che dormiva appisolata al suo petto, non riusciva proprio a farlo. Nemmeno lontanamente avrebbe preferito essere a casa sua piuttosto che lì con lei. Solo il pensiero, di dover lottare ancora in qualcosa per cui non credeva minimamente, lo ripugnava. 
Salì le scale con passo stabile, cercando di mantenere l'equilibrio ogni qualvolta i suoi piedi lo facevano inciampare. La sua vecchia casa non era lontanamente grande quanto quella attuale, ma aveva a disposizione abbastanza stanze per ospitare entrambi almeno per quella notte. Aprì la porta della sua vecchia camera con un calcio, poi la richiuse dietro di sé. 
Non seppe il perché aveva deciso di metterla proprio sul suo vecchio letto, ma non fece in tempo a cambiare idea che la ragazza si era già appisolata tra le lenzuola bianche. Prima che potesse sporcare qualcos'altro di suo, decise di toglierle i jeans e il solo pensiero di toccare ancora una volta il suo sangue- solo Salazar sa quanto- lo disgustava. 
Le sue dita lunghe e affusolate ricoprirono il bordo dei jeans scuri, tirandoli leggermente verso il basso. Non riusciva a capire il motivo del quale il suo cuore aveva cominciato a battere più velocemente, ma si costrinse a pensare che probabilmente era per la paura che la Grifona potesse aprire gli occhi proprio in quel momento. 
Fece passare il jeans su tutta la lunghezza delle gambe, buttandolo con nonchalance dall'altra parte della stanza. Quando diede un occhiata intorno, vide con dispiacere che la sua stanza era rimasta esattamente come la ricordava, niente era stato spostato, e questo non faceva altro che ricordargli lo spiacevole soggiorno che aveva intrapreso in quella casa. 
<< Ferula >> borbottò, e in un secondo si generarono delle bende che si avvolsero con velocità intorno alla ferita. 
La Granger dormiva ancora e approfittò del momento per infilargli dei vecchi pantaloni che teneva dentro l'armadio, in caso di emergenza. 
Draco non riusciva a capire perché stava facendo tutto questo per lei, sapendo che fino a stamattina solo il pensiero gli sarebbe sembrato ridicolo. Scosse la testa, stanco di guardarla poltrire comodamente nel suo letto. Ma il ragazzo non aveva avuto scelta. Decise che appena si sarebbe rimessa, la Grifondoro sarebbe stata costretta ad andarsene. 
Lasciò la sua camera, raggiungendo il bagno con passo felpato. Strada facendo si liberò della cravatta nera e sbottonò alcuni bottoni della camicia attillata, sentendola troppo stretta sul petto. I vestiti lo stavano soffocando. Quando raggiunse la destinazione, non poté fare a meno di irrigidirsi di fronte alla sua vista nello specchio: i capelli biondi erano spettinati e intrisi di sudore, la sua camicia nera era macchiata di sangue, così come le sue mani e i suoi pantaloni. 
Quel sangue. 
Il sangue di una Nata Babbana che suo padre gli aveva sempre imposto di disgustare. 
Si tolse frettolosamente la giacca, buttandola con disgusto a terra. Il respiro gli era diventato affannoso mentre sbottonava con furia la camicia. 
'Il loro sangue è sporco, Draco' 
Era rimasto a contatto con quel liquido per troppo tempo. L'aveva infettato. 
Un purosangue non poteva venire a contatto con una mezzosangue. Era contro natura. Era sbagliato. Completamente. 
'Dovresti vergognarti'
La voce di suo padre gli risuonava costantemente nella testa, rimpiazzando i suoi pensieri. Non sentiva nient'altro che Lucius, infuriato per quello che aveva fatto, per aver disonorato i Malfoy. 
Come aveva potuto fargli una cosa del genere? 
Li aveva abbandonati, nel momento in cui avevano più bisogno di lui. Aveva aiutato la Mezzosangue a scappare, e per questo, Draco ne era certo, non sarebbe mai stato perdonato. 
Aveva deluso tutti i suoi cari, ma stranamente non aveva deluso sé stesso. 
Le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso, dimostrando a sé stesso quanto fosse debole. Tolse la camicia con così tanta forza che i bottoni saltarono, cadendo con un tonfo leggero sul pavimento. Guardò il suo petto nudo allo specchio, mentre il sangue della Granger giaceva ai suoi piedi. Il Marchio sfafillava sul suo avambraccio, ricordandogli ancora una volta il suo sbaglio.
Era un Mangiamorte. 
E allora perché non si sentiva parte di essi? 
Quando si ebbe sfilato anche i pantaloni, si infilò nella doccia lasciando scivolare le sue insicurezze e le sue paure insieme al sangue sporco della Grifondoro che, adesso, dormiva tranquillamente nel suo letto. 
Lasciò per un momento i pensieri negativi fuori da quella doccia e si concentrò soltanto su pensieri positivi, ma era talmente difficile trovarli visto che tutto nella sua vita era negativo. Pensò a sua madre, ma nemmeno quello lo tranquillizzò sapendo di averla abbandonata. L'uomo che avrebbe dovuto essere suo padre lo escluse completamente, se avesse pensato a lui era sicuro che sarebbe di nuovo scoppiato in lacrime. 
Diamine, si sentiva una completa femminuccia. 
L'unica cosa positiva che aveva fatto nella sua vita, ovvero salvare la Mezzosangue, gli si era rivoltato contro, mettendolo in  cattivissimi rapporti con tutte le persone a lui care. 

Hermione aprì gli occhi di scatto, trovandosi in una stanza che non conosceva. Si portò le mani agli occhi, stropicciandoli per qualche secondo. Il sole filtrava attraverso le tapparelle socchiuse, riscaldandole la pelle ghiacciata. 
Si guardò intorno, costatando gli oggetti intorno a lei. Era seduta su un comodo letto dalle lenzuola bianche e profumate, e non ricordava di aver dormito così bene prima d'ora. C'era un grosso armadio di fronte a lei del medesimo colore delle lenzuola e delle tende ricamate. Si mise a sedere e nel momento in cui lo fece sentì un fitta alla testa colpirla, socchiuse gli occhi per il dolore. Un secondo dopo era tutto passato. 
Cercò di ricordare gli avvenimenti passati ed il suo ultimo ricordo era molto semplice: qualcuno la stava trasportando. Nonostante non ne ricordasse il volto, non riusciva a togliersi dalla testa  l'odore della persona a cui era abbracciata. La sua pelle aveva un'odore insolito, profumava di pulito e di inverno. Non sapeva bene come definirlo, ma con quell'odore si sentiva stranamente bene, osava dire al sicuro. 
Quando fu completamente sveglia, ricordò ogni cosa. 
L'odore della persona a cui si era dolorosamente aggrappata venne cancellato immediatamente dalla sua mente appena ne riconobbe il viso: Draco Malfoy, la Serpe più odiosa che avesse mai conosciuto. Il ragazzo che l'aveva sempre insultata fin dal primo anno ad Hogwarts, per il suo sangue, le sue origini Babbane e per i suoi denti storti che aveva fortunatamente aggiustato al quarto anno, grazie a lui d'altronde.
Ricordò di essere stata catturata dai Ghermidori insieme ad Harry e Ron. Nella sua mente si susseguirono immagini uno dietro l'altra, rivisse con dolore quelle in cui Bellatrix la torturava. Poi ricordò la confusione che Dobby aveva creato per aiutarli, ma che non era andato tutto come se l'aspettavano. Infatti Hermione era ancora nelle grinfie di Bellatrix e lei l'avrebbe uccisa se non fosse stato per la persona che l'aveva salvata. 
Quando aveva visto che Bellatrix Lestrange era stata catapultata via insieme alla sua bacchetta, avrebbe giurato di vedere Ron ed Harry una volta girata, ma la visione che aveva davanti la sorprese: a salvarla non erano stato uno dei suoi amici, bensì era stata proprio la persona che meno si aspettava: Malfoy. Quel Malfoy che non aveva fatto altro che odiarla per tutti quegli anni che, però, adesso l'aveva salvata. Cosa voleva in cambio per il suo gesto?
Si abbassò i pantaloni e tastò frettolosamente la gamba, sfilando con orrore le bende macchiate di sangue. La ferita era stata guarita con successo. 
Non voleva pensare al fatto che indossava pantaloni diversi dai precedenti e che quelli sicuramente non erano suoi. 
Ma adesso la domanda principale a cui non poteva fare a meno di pensare era la seguente: dov'erano Harry e Ron? Erano riusciti a scappare, o erano ancora prigionieri in Villa Malfoy? Il solo pensiero le fece gelare il sangue e sperò con tutta se stessa che i suoi amici stessero al sicuro. Hermione non sapeva se considerarsi salva o ancora in pericolo, insomma... Si trovava a casa di Draco Malfoy! Eppure qualcosa le fece credere che se Malfoy avesse voluto ucciderla l'avrebbe già fatto, o almeno non avrebbe corso il rischio di salvarla il giorno prima. 
Poggiò i piedi sul pavimento, rabbrividendo per il contatto con le piastrelle ghiacciate. Lasciò scivolare via l'ansia dal suo corpo, cercando di usare la parte razionale del suo cervello. 
Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Scendere al piano di sotto, ringraziare e poi andare via? 
Era la cosa più normale da fare, ma le sembrava talmente strano solo pensarci. 
Poggiò con cautela la mano sul pomello d'oro della porta e quando si aprì questa emise un cigolio che si estese per tutto il corridoio. Maledizione. 
Quando scese al piano di sotto avrebbe immaginato di tutto, ma sicuramente non avrebbe mai pensato di vedere un Draco Malfoy profondamente addormentato sul divano. Non aveva il solito cipiglio sul viso e questo rendeva i suoi tratti delicati più giovani e... belli. 
Pensò di svignarsela mentre lui dormiva, ma era contro la sua natura comportarsi da vigliacca. Avrebbe aspettato il suo risveglio e solo dopo averlo ringraziato sarebbe andata a trovare Harry e Ron. Non sapeva come, ma l'avrebbe fatto. 
Il salone era grande quasi quanto tutta la casa Babbana dei suoi genitori e il camino accesso in quel momento era talmente invitante che non resistette al desiderio di sedersi e accoccolarsi vicino al fuoco, così che questo sarebbe stato capace di sciogliere il ghiaccio che si era formato dentro di sé. 
Durante il tragitto verso il camino, non riuscì a staccare gli occhi da Malfoy che al suo passaggio aveva assunto un'espressione più dura, nonostante stesse dormendo. Notò che teneva stretto nella mano destra una lettera, probabilmente si era addormentato subito dopo averla letta. 
Non aveva intenzione di leggerla, almeno non prima aver visto il nome del mittente: Harry Potter, nonché il suo migliore amico. A quel punto, la curiosità prese il sopravvento e credette per un istante che Malfoy avesse preso una lettera di Harry che era destinata a lei ma no: c'era scritto chiaramente il nome del destinatario, ovvero la Serpe. 
Si avvicinò lentamente al ragazzo addormentato, con la costante paura che un solo gesto improvviso sarebbe stato capace di svegliarlo. Ma era più forte di lei, doveva leggere il contenuto.
Allungò il braccio, afferrò la lettera e con velocità ritrasse la mano portando l'oggetto vicino al viso. Era chiaramente una lettera inviata da Harry per Malfoy. Perchè Harry gli aveva inviato un lettera? Si avvicinò nuovamente al camino, pronta a scoprirlo ma non riuscì a leggere nulla che la lettera fu afferrata con forza da un Draco Malfoy che sostava infuriato davanti a lei. 
<< Cosa diavolo stai facendo? >> sbottò arrabbiato, riponendo furiosamente la lettera in tasca. 
   
 
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