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Autore: Layla_93    18/06/2015    5 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
[...] Si rigirò nel letto, infastidito.
Chi diavolo si metteva a bussare alla porta alle… Alle…
Allungò un braccio verso il comodino, recuperando la sveglia.
“Cristo Santo, sono solo le 6:30 del mattino!”
“John, ti sei svegliato finalmente.”
“Finalmente?” Chiese, spalancando la porta e ritrovandosi davanti al suo coinquilino.
“Ti rendi conto di quanto presto sia?!”
“Abbiamo un caso.” Fu la risposta che ricevette in cambio.
“Quando mai non ne abbiamo uno.” Mugugnò, tornando a buttarsi sul letto.
“Sembra piuttosto interessante. Vuoi venire?”
“Dammi cinque minuti...” [...]
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prese un bel respiro prima di entrare a Scotland Yard.
Sapeva che Greg lo stava aspettando nel suo ufficio, i messaggi in cui gli diceva di riportare indietro ciò che Sherlock aveva sottratto dalla scena del crimine erano diventati sempre più frequenti col passare delle ore.
Attraversò sicuro le varie scrivanie, ignorando caparbiamente le occhiate incuriosite degli agenti che avevano imparato a riconoscerlo come l'assistente di Sherlock... O come suo partner...
Sbuffò risentito, bussando alla porta di Lestrade.
“Avanti.”
“Greg.” Salutò, entrando nel piccolo ufficio.
“Guarda chi si vede.”
La frase, per quanto pungente, fu smorzata da uno dei sorrisi di benvenuto dell'ispettore.
“Ti ho riportato il maltolto.” Ironizzò, lasciando sulla scrivania il foglio.
“Dovrei arrestarlo per inquinamento delle prove.” Sbuffò.
“Lo so... Ma ha effettuato qualsiasi test conosciuto su quel foglio. Non un'impronta digitale, non una sostanza organica o inorganica. Niente. Il nostro uomo sa come muoversi."
Lo sbuffo che lasciò le labbra dell'ispettore fu più quieto e rassegnato del precedente.
“Va bene. Cos'altro ha scoperto il nostro detective preferito?”
“Si tratta di un'incisione del XVI secolo. Viene utilizzata come rappresentazione dell'Accidia, uno dei sette peccati capitali.”
Si leccò le labbra secche, spostando il peso da un piede all'altro.
“Il colpevole potrebbe essere un serial killer.”
È un serial killer. Seriamente, John, non credevo ci avresti messo così tanto.”
Entrambi si girarono verso la porta, da dove Sherlock li osservava con cipiglio infastidito.
“Alcuni di noi hanno bisogno di qualche minuto per elaborare un discorso.”
Il detective passò uno sguardo sfuggente su di lui, incollando gli occhi al foglio sulla scrivania.
“Abbiamo un serial killer tra le mani. Un fanatico, azzarderei. Chi altri potrebbe inserire un'immagine sacra nel contesto di un omicidio?”
La domanda rimase sospesa nell'aria, senza che una risposta fosse veramente richiesta.
“D'accordo, ma adesso cosa facciamo?”
"È troppo presto per dirlo. Non abbiamo abbastanza elementi in mano per trovare qualche sospettato. L'unica cosa che potete fare è controllare tutti i magazzini della città in cerca della vera scena del crimine. Fammi sapere quando la trovi.”
Con questo il detective si allontanò dall'ufficio.
“Deve sempre fare queste uscite drammatiche?” Chiese Greg, passandosi una mano sugli occhi.
“È fatto così, dovresti saperlo.”
Con un sorriso di scuse uscì anche lui, raggiungendo Sherlock fuori da Scotland Yard.
“Allora?” Chiese quando fu al suo fianco.
“Allora, cosa?”
“Qual'è la nostra prossima mossa?”
Un sospiro seccato abbandonò le labbra del detective.
“Nessuna, John. Non hai sentito quello che ho detto a Lestrade?”
“Beh, si... Ma pensavo fosse un modo per non dirgli qualcosa che avevi scoperto, come al solito.”
“Non questa volta. Ma credo che il nostro uomo farà presto un’altra mossa. I peccati capitali sono sette, giusto? Se sta seguendo questo schema lo sapremo presto.”
Era chiaramente seccato dalla sua impossibilità di avanzare nelle indagini, ma procedere senza elementi sicuri sarebbe stato un errore.
“Quindi... Cosa facciamo?”
“Andiamo a comprare il tea.”
Con un gesto sicuro della mano fermò un taxi.
“Tu che fai una commissione?” Chiese divertito, dopo aver dato l'indirizzo del Tesco vicino a Baker Street.
“In mancanza di altro da fare.” Fu la laconica risposta.
Entrare nel supermercato con Sherlock gli sembrava strano.
Era la prima volta che una cosa del genere capitava, non solo con lui, ma in generale.
Sin da quando aveva compiuto dieci anni era sempre andato da solo a sbrigare le commissioni, e quando spronava Sherlock a fare qualcosa intendeva sempre da solo.
Questa situazione era diversa, quasi domestica.
Scacciò il pensiero dalla mente, dirigendosi sicuro verso il reparto degli infusi.
Mentre scorreva lo sguardo sui vari tipi di tea, lanciò un'occhiata di apprezzamento ad una donna nella corsia opposta alla loro.
“Forse dovremmo preoccuparci.” Disse improvvisamente il detective, distogliendolo dalla sua contemplazione.
“Di cosa?” Chiese con evidente confusione.
“Con la tua continua ricerca di una nuova donna potresti essere un obiettivo per il serial killer. La Lussuria fa parte dei peccati capitali, se ricordo bene.”
Lo osservò sorpreso, senza riuscire a formulare una qualsiasi risposta.
Dopo qualche attimo si ritrovò a ridere sommessamente.
“Avvertiamo Mycroft, allora. Potrebbe essere un obiettivo per la Gola.”
Riprese subito a ridere, seguito dal detective.
Fu il cellulare di Sherlock a interrompere quel momento di leggerezza.
“Ci ha sentiti.” Disse, dopo aver letto il messaggio.
“Chi?”
Seguì lo sguardo del detective, puntato verso il soffitto.
“Tuo fratello non ha nient'altro da fare che spiarci tutto il giorno?” Chiese con un brivido, distogliendo gli occhi dalla telecamera.
“Si annoia facilmente.”
L'unica cosa che lo trattenne dal ridere nuovamente fu il loro arrivo alle casse automatiche.
« A te l'onore. » Mugugnò tetro, cedendogli le confezioni.
“Davvero John? Hai paura di litigare nuovamente con un dispositivo elettronico?”
La voce del detective era chiaramente alterata dall'ilarità.
“Ne riparliamo quando sarai maltrattato da una di loro.” Rispose stizzito, facendo un passo indietro.
Il sorriso divertito che incurvò le labbra di Sherlock rimase al suo posto fino al loro arrivo a casa, sebbene John avesse più volte provato a farlo scomparire.
Dopo aver abbandonato la giacca sull'attaccapanni, si diresse in cucina per recuperare l'occorrente per preparare un buon tea rilassante.
“Due gocce di latte e un cucchiaino di zucchero.” Giunse la voce di Sherlock dal salotto.
Borbottò incoerentemente verso il detective, ma, poco dopo, fece il suo ingresso nell'altra stanza con due tazze fumanti e qualche biscotto a completare quel quadretto invitante.
Consumarono le loro bevande in silenzio, entrambi persi nei propri pensieri.
Mentre stava per addentare un biscotto, una suoneria ben nota ruppe la calma della stanza.
“Il telefono, John.” Soggiunse con voce svogliata Sherlock.
“Sarebbe il tuo.” Brontolò burbero mentre, comunque, recuperava l'apparecchio dal cappotto.
“Greg.” Sospirò nella cornetta.
“John?” Chiese stupito Lestrade.
Si limitò ad un mugolio di assenso.
“Dì a Sherlock che hanno appena recapitato in centrale un pacchetto col suo nome sopra. Ovviamente ci siamo subito accertati che non fosse una bomba.”
“Che cosa contiene?” Chiese con malcelata curiosità.
“Non ne ho idea. Ho immaginato che, se l'avessi aperto, mi sarei dovuto sorbire chissà quanti insulti da Sherlock per aver rovinato nuovamente prove fondamentali.”
“Giusto. Bene. Arriviamo il più presto possibile.”
Non fece in tempo a chiudere la telefonata che una mano agguantò il suo gomito e lo trascinò verso le scale.
“Un po' di gentilezza non guasterebbe.”
“Il caso non aspetta l'etichetta.” Fu l'unico commento che ricevette mentre scendevano velocemente le scale del 221B.
Il viaggio in taxi passò velocemente e quando si ritrovarono finalmente davanti all'ufficio di Lestrade, John trepidava dalla curiosità.
“Siete stati rapidi.” Fu il commento di Lestrade alla loro entrata nel suo ufficio.
“Dov’è?”
L’ispettore indicò con un cenno del capo un pacchetto sulla sua scrivania.
Era di piccole dimensioni, incartato con una comunissima carta da pacchi marrone e nessun timbro a ricoprirne la superficie.
“È stato recapitato direttamente qui?”
“Scusa?”
Indicò con un gesto sommario della mano il pacchetto.
“Non ci sono timbri sulla carta. Non è mai passato dalle poste.”
L’espressione stupita dell’ispettore fu offuscata da quella compiaciuta del detective.
“John ha ragione.” Disse infine Sherlock, distogliendo lo sguardo dal dottore.
Rigirò per qualche istante la scatola tra le mani, osservando minuziosamente l’involucro.
Finita quella prima operazione si mise a scartarlo attentamente, ritrovandosi in mano una scatola anonima, completamente blu.
“È molto leggera.” Fu l’unico commento che uscì dalle sue labbra.
Finalmente aprì la scatola, estraendone una semplice custodia per CD.
La copertina non riportava scritte e il dischetto non sembrava essere mai stato toccato.
“Interessante…”
Il detective si appropriò della scrivania, inserendo senza troppe cerimonie il CD nel computer.
“Hey! E se fosse un virus?”
L’irritazione di Lestrade non scalfì minimamente l’entusiasmo di Sherlock.
“Chi mai starebbe così attento a non lasciare indizi su un pacchetto solo per inviare un virus.”
Lo sbuffo contrariato dell’ispettore fu smorzato dal rumore di statico che iniziò a provenire dal computer.
“È un video.” Disse John, avvicinandosi dietro al detective per poter guardare.
Dopo qualche secondo di statico lo schermo rivelò un ampio spazio e, al centro, un cavo legato per formare un cappio che penzolava dal soffitto.
All’improvviso dal lato destro dello schermo comparvero due figure. La prima, quella con le mani legate dietro la schiena, era sicuramente Samuel Coltry, la vittima.
La seconda figura aveva, invece, il volto coperto da una sciarpa e un berretto ben calato sugli occhi, ma, nonostante ciò, era ben riconoscibile come un uomo.
L’uomo mascherato spingeva l’altro verso il centro dell’inquadratura e, una volta lì, gli passava il cappio oltre la testa, assicurandolo bene al collo.
“Eccoci qui, Sammy. Tu sarai il primo a usufruire del mio progetto di ripulimento.”
La voce era stata chiaramente alterata da qualche apparecchio, troppo nasale e metallica per essere normale.
Il video continuava per alcuni minuti con le continue richieste di liberazione di Coltry.
“Te l’ho già spiegato, Sam. Se riuscirai a stare in piedi fino a quando quel timer arriverà allo zero allora sarai libero.”
Lo sguardo del prigioniero fissò qualcosa fuori inquadratura e, subito, iniziò a ribellarsi con più forza.
Il video si concluse con l’uscita dell’uomo incappucciato, seguito dalle continue urla della vittima.
“Mio Dio…” Esalò Lestrade, sconvolto.
“Cosa ne pensi, Sherlock?”
Il detective non rispose.
Riavviò il video, spostando lo sguardo da un punto all’altro dello schermo con evidente concentrazione.
“Abbiamo qualcosa su cui muoverci.”
Due paia d’occhi si fissarono su di lui, stupite.
“Uomo. Alto circa 1,75. Fanatico religioso. Ha acquistato la carta da pacchi da ‘Selfidges & co.’ Su Oxford Street.”
Per qualche secondo il silenzio dell’ufficio rimase imperturbato.
“Beh, che cosa aspetti Lestrade? Manda qualcuno a controllare quel negozio. Noi dobbiamo andare sulla scena del crimine.”
“La scena del crimine? Sai dov’è?” Chiese finalmente Greg, riscuotendosi.
Il detective ignorò la domanda, precipitandosi fuori dalla porta.
“Sherlock!” Provò a richiamarlo John, senza ottenere risultato.
“Lo detesto quando fa così.” Mugugnò Lestrade, coprendosi il volto con le mani.
La risposta di John fu un lungo sospiro rassegnato.

Ed eccomi qui con il secondo capitolo.
Mi ha stupita tantissimo la risposta positiva che ho ricevuto col primo capitolo, davvero grazie!
Spero che anche questo secondo capitolo vi sia piaciuto =)
Vi lascio con una domanda: preferireste uno slash che si concretizzi o qualcosa di più simile alla serie tv?
Alla prossima xP
xoxo


 
   
 
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