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Autore: AlexCrow    18/06/2015    0 recensioni
"Quando finirà tutto questo? Quando la smetteró di innamorarmi?"
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"She got the power in her hand To shock you like you won't believe Saw her in the amazon With the voltage running through her skin Standing there with nothing on She gonna teach me how to swim" Electric feel~ Henry Green >> "Giorno Aki" Mi stiracchio un po' attraversando il corridoio e scendo le scale, molto lentamente. I jeans corti a vita alta mi stringono troppo la pancia, ma faccio finta di non sentirli per non cambiarli. Esco per andare a trovare Chantal, ricordandomi di non essermi pettinata. Pazienza. Arrivo a casa sua con il fiatone, busso, e suo fratello mi apre. "Ciao Ash" lo saluto. Lui contento mi solleva e con una risata mi mette giù. "Ciao Amy" solo lui mi chiama così "Era da tanto che non venivi qui! Come stai? " "Sono stata meglio, grazie. Posso entrare? " "Fai pure" si scosta dall'ingresso. Entro e subito noto l'ordine che regna nella casa. Ogni cosa è al suo posto: i libri negli scaffali, i cuscini sul divano... Tutto a posto. È curioso quanto ogni singola persona della loro famiglia sia così ossessionata dall'ordine e dalla pulizia. "Amaya!" urla Chantal dalle scale. "Ehi" saluto io, ridacchiando. Loro mi fanno sempre stare allegra. Sono incredibili. "Che ci fai qui?" "Non sapevo che fare, a casa. E poi, volevo vedere te." rispondo sicura. "La verità è che oggi esce il cast per lo spettacolo e hai paura, giusto?" "Si" rido rumorosamente. Non posso più avere segreti con lei. "Dai, sali." La seguo nella sua stanza. Le pareti verdine incorniciano il grande letto a baldacchino posto quasi al centro della stanza. Le tende color panna lasciano una mezza visuale sull'immenso giardino sottostante alla finestra. "Allora... Che hai intenzione di fare?" "Sinceramente non lo so. Se mi prendono farò quello spettacolo, se invece non mi prendono... credo che mollerò." "Cosa stai dicendo?" sgrana gli occhi "Non puoi mollare" "Cha, tu non capisci. Non mi hanno mai presa. Ho recitato solo con il gruppo di teatro a scuola, ma basta. Se nessuno mi ha mai presa, beh, ci sarà un motivo." ammetto. "Tu non devi dire così. Sei bravissima!" "Allora perchè? Perchè non lo sono abbastanza per vivere il mio sogno?" infilo le mani nei capelli. Non mi sono mai sentita così frustrata. Solo ora ho realizzato che, in fondo, non so recitare. Però ha detto straordinario... Deve significare qualcosa. "Vedrai che andrà tutto bene" mi abbraccia. "Spero" a questo punto non mi resta che sperare, non posso fare altro. Ci alziamo entrambe dal letto, realizzando che è ora di scoprire la mia parte. Gli occhi verdi di Chantal mi scrutano attentamente mentre camminiamo. Sembra studiarmi, guardarmi dentro, per scoprire cosa penso, cosa provo. In realtà, non so nè cosa pensare nè cosa sentire, in questo momento. Nella mia testa c'è un garbuglio di pensieri e non pensieri. Ce la farò? E se non mi prendono? Perchè non ho mangiato nulla prima di partire? "So che è una domanda stupida da fare" comincia la mia amica "ma tutto ok?" "Lo sarà, prima o poi." Ci sono molte considerazioni che ho fatto su di lei. È una delle persone che ho studiato meglio, diciamo. È una ragazza molto dolce e gentile: è sempre disposta ad aiutarti e si preoccupa sempre per tutti. Ha aiutato anche alcuni sconosciuti, e anche se non ne ha ricavato nulla, era contenta. Sorride sempre. Nasconde le sue paure dietro ad una spessa maschera. Perchè lei non è felice, non è allegra come pensate. Questo è ciò che vede chi non guarda. Chi guarda, invece, nota gli occhi rossi, nota i capelli strappati, le unghie mangiate, le labbra gonfie. Chi guarda realmente, vede ogni più piccolo segno che c'è sul suo corpo minuto. Sulle cosce, sulle braccia, sulla pancia. Vede le maglie sporche di sangue e le maniche delle felpe allungate a forza. Ma lei si mastra forte pur essendo debole. Sì, è estremamente fragile. E la giudico proprio io, la ragazza senza obbiettivi, la nullità. Nessuno mi ha mai notata, nessuno mi ha mai chiesto se poteva mangiare con me, o se potevo andare a casa sua a fare i compiti. Nessuno tranne Chantal. Sono stata per anni lo zimbello di alcuni ragazzi più grandi, io ero la vittima. La ragazzina a cui rubare la merenda, quella a cui strappare i vestiti, quella a cui buttare i compiti, quella che subiva. Allora forse, una persona triste è già qualcuno. Quelli felici lo sono tutti allo stesso modo, chi è triste, invece, lo è a modo suo. Sfioro con l'indice la lista dei personaggi. Il mio nome non c'è, non è scritto da nessuna parte. "Com'è possibile?" rileggo i nomi per la medesima volta. "No, no! Non è possibile!" Sono agitata, persa. Credevo fosse andato tutto bene, credevo di essere piaciuta ai giudici. "Ehi, ehi, stai calma Amaya" mi consola Chantal "Adesso andiamo a chiedere spiegazioni, ok?" "Io non sto calma. E le spiegazioni non le chiedo, le pretendo. Voglio queste cazzo di spiegazioni." Corro dentro il teatro sbattendo porte e spingendo persone, senza fregarmene degli altri. Quando finalmente scorgo il giudice principale, gli vado incontro, fermandomi solo a pochi centimetri di distanza. "Voglio sapere perchè non mi avete presa" ringhio. "Signorina Lee, non crede di essere un po' troppo... pretenziosa?" "No. Credevo di essere andata bene! Invece io non ci sono su quella lista. Perchè?" "Beh, ecco, se si riferisce a quello "Straordinario..." pronunciato dalla Wesley, era riferito alla sua capacità di interpretare ruoli maschili con perfezione. Quindi non era adatta per il ruolo che dovevamo assegnare. Mi dispiace" Esco completamente scossa. La mia amica mi aspettava fuori, seduta su una panchina a fumare. Questa volta però non ho voglia di riprenderla. Vado semplicemente via. Apro la porta e una madre visibilmente arrabbiata fa capolino dalla cucina. "Alla buon'ora. Cos'è, pensi che questo sia un albergo? Non sono mica la tua cameriera. Finchè sei sotto il mio stesso tetto devi fare la tua parte. Ti avevo chiesto solamente di pulire la cucina, solo una fottutissima cosa. Una." appena entrata e già mi trovo sepolta sotto una bella quantità di merda. "Sono andata via un attimo, non sono stata via una vita!"mi difendo. So per certo che è una guerra persa con lei, ma ho ragione io, e devo dimostraglielo. "E cosa c'era di così urgente da non poter rimandare? Era così urgente da non poter aspettare?" chiede, già isterica. "No, non potevo aspettare! Per me era importante." "Per te era importante!" mi prende in giro. "Sai a quante cose devo rinunciare io per te, sai tutti i sacrifici che faccio, sai che mi rompo la schiena per te e per Aki? E quando ti chiedo le cose hai sempre una scusa pronta!" "Sono una ragazzina, mamma. Non puoi chiudermi in casa, non puoi tenermi lontana dal mondo solo per pulire una stupida cucina. Non è certo il mio compito pulire, è il tuo. Sei tu la mamma, qui." "Dimmi che stai scherzando. Sei una ragazzina" sbuffa ironica "Quanti anni hai? Ti ho chiesto solo una piccola cosa, una. Certo, sono io la mamma e faccio tutto, ma i tuoi compiti? Dimmi ora dove sei stata" minaccia " dimmi che compiti hai svolto" "Sono stata a vedere i cazzo di risultati di un cazzo di provino, ok? Perchè io voglio recitare, è il mio sogno, la mia passione. Ma come immaginavo tu questo non puoi capirlo, per questo non te l'ho detto." le urlo. "E sarebbe questo il tuo modo di scoprire il mondo, di fare la ragazzina? Chiuderti in un teatro, immedesimarti in luoghi, temi, persone, che non c'entrano nulla con te, che non ti porteranno da nessuna parte? Questo è il tuo modo di scoprire il mondo? Estraniandoti da esso?" Ormai è diventato un vero e proprio litigio questo. Succede sempre, e chissà cosa è obbligata a sentire Aki, su. "No! Questo è il mio modo di fare esperienza, di diventare grande. Lo faccio anche per vivere una vita migliore di quella che ho realmente, con una sorella presente e una madre meno cazzuta, magari." mi tira una sberla, offesa dal modo in cui le ho risposto. "Ah, sì? E il dolore lo provi sul palco, quello vero? Hai presente quello che provano le persone vere, il mondo vero e crudele che c'è fuori dal teatro? Quello riesci a provarlo sul tuo palco? Sono il dolore e la sofferenza che ti faranno veramente crescere! Attraverso quelli farai esperienza, attraverso quelli capirai che la vita non è una favola, che tu non sei la protagonista di niente ma solo una comparsa su questo mondo." "È solo colpa tua se sono una cazzo di comparsa! Sei tu che non mi permetti di essere quello che voglio. Morirai prima o poi, non potrai sempre comandarmi." "Io ti ho fatta diventare una comparsa, veramente? Io... Io ho cercato solo di farti diventare più forte, di procurarti un'armatura per la battaglia che c'è fuori da questa porta. E il dolore di questo" mi tira un calcio "E di questo" un'altro calcio, che mi fa piegare in due "E questo" un altro, che mi fa tossire e piangere,come non ho mai fatto, dal dolore "Non sono minimamente paragonabili al male che ti faranno fuori da qua. Lo capisci questo? Lo capisci? Ora, quando e se riuscirai ad alzarti, non sarà come dopo aver recitato. I lividi sono veri" mi sfiora quello che probabilmente sta uscendo sullo stomaco scoperto " Il dolore è vero, e ti perseguiterà. Tu non fai solo che rifugiarti nella recitazione, ma ti stai solo illudendo, e questo" un pugno sullo zigomo, e si alza "te lo fa capire. Se non affronti il dolore, rimarrai una comparsa per sempre." mi sputa addosso, per poi tornare in cucina, a pulire quello che non ho pulito io. A quanto pare avevano ragione, avevano tutti ragione. Sono una nullità.
   
 
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