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Autore: Lady Warrior    19/06/2015    1 recensioni
Eva è l'unica donna rimasta al mondo. è stata salvata dall'estinzione del genere umano da una scienziata. Si risveglia dopo circa un millennio dall'accaduto, e scopre grazie a una voce meccanica registrata che il suo compito è ricreare il genere umano, grazie a una grande quantità di sperma conservato in alcune boccette dentro il bunker nel quale era stata rinchiusa. Eva si comporterà di fronte al mondo come una bambina, quasi come un animale, essendo l'unico essere vivente sul pianeta, e prenderà sul serio il suo compito. Ben presto, però, scoprirà di non essere sola e allora inizierà a porsi delle domande, e capirà che anche per lei vi sono delle scelte. Deve veramente portare a compimento il suo compito? Qual è il vero scopo della sua vita?
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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†La biblioteca†
 
 



Nda: Finalmente mi sono ricordata delle note!!!
  1. Innanzitutto grazie, grazie, grazie a FAT_O che ha recensito ogni singolo capitolo di questa storia! Se essa migliorerà sarà anche merito suo! Poi ringrazio ghiaccioomega, lovingbooks e Una canzone_solo per te_    per aver inserito questa fic tra le preferite!!! I miei ringraziamenti anche a Miakuzz e FAT_O che la hanno inserita nelle storie seguite. Grazie tante ragazzi, e grazie a tutti i lettori!
  2. No, non è l’ultimo capitolo
  3. Terzo, ma non per importanza: PERDONATE l’imperdonabile ritardo. Purtroppo devo avvisarvi che questi ritardi prolificheranno, perché sono impegnata, molto impegnata. Prima di tutto, devo dare scritto e orale di Analisi 2, poi scritto, pratico e orale di Fondamenti 1, magari fisica, poi devo aggiornare questa storia (ve ne sarebbe anche un’altra ohi ohi) e nel frattempo devo ricorreggere e fare la sinossi del mio libro che ho intenzione di spedire agli editori entro settembre, ed è un lavoro che mi occupa molto tempo. Oltretutto dovrei scrivere una storia per un contest a cui partecipo e correggerne un’altra, lunghissima, per un contest che ho indetto (oh mamma mia!! Entro il 30 giugno), poi devo mettere le recensioni premio. Insomma… non ho un minuto di tempo libero! Spero il capitolo vi piaccia, ma mi sa che renderà meno degli altri, dopo essere uscita da 5 ore di integrali è difficile riprendersi!
 
 
 
 
Uscirono dalla casa di Dwigh. Egli si diresse a destra, uscendo presto dalla città, se così si può definire. Eva lo seguiva in silenzio con le braccia congiunte, guardandosi attorno. Ancora non capiva dove la stesse conducendo.
Ben presto la città alle loro spalle non si vedeva più, e si addentrarono in quel deserto di pietra e polvere.
-Una volta, prima che gli umani rovinassero questo pianeta, c’erano verdi prati e boschi rigogliosi, i fiumi solcavano questa terra, donandole vita. Ora è tutto distrutto. Tutto morto- disse Dwigh, con una nota amara nella voce.
-E come lo hanno distrutto?- chiese Eva.
-Ci sono cose che ancora non puoi comprendere. Gli umani volevano sempre di più, volevano ricchezza, e per averla dovevano sfruttare le risorse della terra, e ne hanno alterato l’equilibrio, ad esempio. Nella loro avidità non hanno tenuto conto che si stavano autodistruggendo, il pericolo era sotto i loro stessi occhi, ma lo celavano a loro stessi, e quando si sono accorti che avevano superato il limite, per loro non c’era più speranza, ormai- spiegò Dwigh.
Eva tacque un attimo, poi riprese a parlare: -E voi, voi come vi comportate col vostro pianeta?-
-Noi? Beh, per ora non abbiamo fatto nulla che gli possa aver nuociuto. Temo però che i governanti vogliano imparare troppo dagli umani. Certo, hanno sviluppato tecnologie che noi non riusciamo nemmeno a pensare, ma… ma non vorrei che seguano la loro scia. Ma per ora è presto per parlarne, abbiamo trovato ancora troppo poco. I nostri governanti vogliono solo che colonizziamo il pianeta, per la scoperta delle tecnologie ci sarà tempo- spiegò Dwigh.
Quindi volevano prendere il possesso della terra, pensò Eva. E lei non avrebbe potuto farci nulla. Era sola. Continuò a camminare in silenzio, osservando le rovine e immaginando cosa ci fosse stato prima di esse. Immaginò le verdi praterie nominate da Dwigh, i grandi boschi pieni di farfalle e colori.
Ad un certo punto, Dwigh si fermò.
Davanti a loro s’innalzava un edificio del quale era crollata la parte posteriore, ma per il resto era intatto. Era di un colore giallo chiaro: un grande portone di legno dava l’accesso all’interno della struttura, e due alte colonne di marmo, lavorate e scolpite, sorreggevano la parte dell’edificio antistante l’ingresso.
Dwigh avanzò verso il portone.
Sopra di esso era scolpita una pergamena con inciso qualcosa.
-Cosa significa?- chiese Eva.
-C’è scritto: “scientia potentia est”. Una lingua umana che ancora non conosco. Non so tradurla-
-Gli umani avevano molte lingue- constatò la ragazza, osservando la scritta.
Dwigh le fece cenno di seguirlo. Aprì il portone che cigolò. L’aria dentro l’edificio era fredda, e puzzava di umido e antico.
Eva camminò per i corridoi. I suoi passi rimbombavano tutt’attorno. Osservò tutto ad occhi aperti: il soffitto riccamente dipinto, gli arazzi alle pareti, le statue di marmo, scolpite alla perfezione, il pavimento decorato.
-Cosa rappresentano i dipinti e le statue?- chiese Eva.
-Non lo so. Ma è la tua storia, Eva. È parte di te, parte di ciò che sei. È la grandezza decaduta degli umani-
Eva si guardò attorno, e focalizzò l’attenzione sul mobilio. Alti e larghi scaffali circondavano i corridoi della struttura, e contenevano degli strani oggetti. Eva li accarezzò. Erano ruvidi. Ne prese uno in mano. Era rettangolare, e conteneva vari fogli. Lo aprì e ne spostò alcuni.
-è un libro. Qui è racchiusa buona parte della conoscenza umana. Ciò che conosciamo del tuo popolo, lo abbiamo ricavato da qui. Abbiamo imparato la vostra lingua, abbiamo scoperto la vostra storia e molte cose. I nostri archeologi devono ancora finire di imparare tutto ciò che è racchiuso qua dentro-
-A cosa serve un libro, Dwigh?- chiese Eva.
-A leggerlo-
-Ma io non so fare! Me lo insegneresti? Me ne leggeresti uno?-
Dwigh la guardò e annuì.
-grazie- sussurrò Eva, e gli sorrise, poi istintivamente lo abbracciò.
-Voglio questo. È il primo libro che ho preso. Quello che mi ha attirato- disse.
Trascorsero varie ore immersi in un religioso silenzio, mentre Eva toccava e guardava ogni volume di quella biblioteca. Guardava ogni statua, ogni dipinto, e lo sfiorava con le dita, come se esso potesse parlarle.
Solo verso sera Dwigh disse alla fanciulla che dovevano tornare indietro.
 
 
Eva si sedette sul letto, col libro in mano. Lo sfogliava lentamente, annusando le pagine ingiallite, che sapevano di storia. Osservò la copertina rossa, poi cercò di decifrare i simboli all’interno del volume, inutilmente.
All’improvviso, Dwigh aprì la porta e le si sedette accanto.
-Dammi il libro. Leggiamo un po’- le disse.
Eva gli porse il volume e guardò Dwigh, ascoltandolo, mentre le mostrava le lettere nominandole per nome.
-Adesso iniziamo a leggerlo. Prova a seguirmi- le disse.
Eva annuì.
-In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque-
-Cosa significa?- lo interruppe Eva.
-Presumo sia il libro di una religione umana. Un libro sacro-
-Cosa è una religione?- chiese Eva.
Dwigh aprì e richiuse la bocca.
-Una credenza in uno o più esseri superiori che avrebbero creato la terra o l’universo. Ogni religione ha i propri valori e i propri riti che vanno seguiti- cercò di spiegare.
-E tu hai una religione?-
Dwigh fece spallucce. –Ho smesso di credere tanto tempo fa, quando sono andato in guerra per la prima volta-
-Ma non è stato l’essere superiore a fare quella guerra. Siete stati voi- osservò Eva.
-Beh, sì. insomma, vogliamo continuare e vedere come va a finire?- chiese Dwigh, tentando di evitare l’argomento.
-D’accordo- disse Eva.
-Bene. Dio disse: “Sia luce!”. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre- Dwigh si arrestò un attimo –Sta spiegando quella che per questa religione è la creazione di questo mondo. Beh, continuiamo. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo. Dio disse: “sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque”. Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno-
-Quindi è stato Dio a creare il cielo e la terra?-
-A sentire questo libro, sì-
-Ed è vero?-
-Secondo me no- rispose Dwigh.
-Non ti ho chiesto se secondo te è vero. Ti ho chiesto se è vero!- protestò Eva.
-Non lo so- rispose l’altro –Dipende se ci credi o meno-
Eva annuì. –Continua-
-Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto”. E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: ”La terra produca germogli, erbe producano seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie”. E così avvenne. E la terra produsse germogli che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno. A questo punto, continuiamo domani, Eva-
-Non ti piace proprio, vero?- chiese la ragazza, lasciandosi sfuggire una risatina.
-No, affatto-
-Quindi, prima che gli umani distruggessero tutto, c’erano molti alberi e piante, e fiumi…-
-Esattamente. Questo è vero- disse Dwigh.
-Ancora non capisco perché hanno agito così. Il mondo doveva essere proprio bello!- disse Eva.
-Beh, senza dubbio. Ma vogliamo sempre di più, e nella nostra brama di potere e denaro diventiamo ciechi. È così per gli umani, come lo è per i Dresdan e qualunque altro popolo- disse Dwigh, chiudendo il libro e posandolo sul comodino di Eva.
 
Dwigh se ne era andato, e la ragazza stava sfogliando il libro, quando udì delle urla. Aprì la porta e s’incamminò nel corridoio che conduceva al salotto. Aprì leggermente la porta senza essere notata.
Dwigh e Edith stavano discutendo.
-Stai insegnando all’umana a leggere?- chiese Edith.
-Ti sbagli. Stavamo solo parlando- disse Dwigh, mentre stappava una bottiglia.
-Ti ho sentito. Le stavi insegnando a leggere. Sai cosa stai facendo? I Radas non apprezzerebbero di certo! Pensa se l’umana conoscesse troppo! Potrebbe diventare un pericolo!- gridò la serva, alzando le mani.
-Oh ti prego, Edith. Mi sembri tanto Jyak. Come può essere pericolosa una singola fanciulla? Suvvia- rispose il generale, versandosi da bere in un bicchiere di vetro.
-Oh, potrebbe, potrebbe! Pensa se riuscisse a fuggire, andare in quel suo covo e a “riprodursi”! Avremmo un’altra guerra! Sei un incosciente!- gridò la serva.
-Sai, Edith, io sono un padrone magnanimo. Ma non devi dimenticare che tu sei una serva. Potrei scacciarti da casa condannandoti a vivere una vita di stenti, o potrei anche farti uccidere. Un altro lo avrebbe già fatto, non trovi? Quindi cerca di usare più rispetto- disse Dwigh, irritato dalla condotta della sottoposta, che guardò in terra, imbarazzata. Aveva superato un limite.
-Perdonatemi- balbettò.
-Già fatto- disse Dwigh, facendo un cenno con la mano e assaporando la bevanda.
-è solo che… che penso che stiate trascorrendo molto tempo con l’umana. Troppo. E temo che qualcuno possa pensare male, ecco. Possa pensare che vogliate tradire il vostro popolo, cosa che non fareste mai- rispose la donna, imbarazzata.
-O piuttosto- rispose Dwigh avvicinandosi a lei, e a quel punto Eva si nascose meglio, - pensi che io stia passando troppo tempo con lei e che nutra dei sentimenti che vanno al di là degli interessi accademici e scientifici nei suoi confronti, sentimenti che invece vorresti che provassi per te-
La donna indietreggiò, in palese difficoltà.
-No, signore. Cosa pensate?-
-Non sono certo l’ultimo arrivato-
-Vi sbagliate, vi sbagliate. Io non sono gelosa della ragazzina. Quello che ho detto corrisponde a quello che penso-
Dwigh assunse una strana espressione, poi si voltò per caso di lato.
-Oh, Eva. Vieni pure. Non interrompi nulla. Volevi chiedermi qualcosa?-
Eva sospirò. La aveva vista. Avanzò lentamente. –No. Io… avevo solo un po’ di fame- mentì, e si diresse verso la dispensa. Doveva stare più attenta.
Quindi Edith si era innamorata di Dwigh. E probabilmente lui non ricambiava. Ecco perché era così scontrosa con lei!
Eva si voltò indietro, ma la serva se ne era andata.
Era curiosa di vedere i nuovi sviluppi.
 
   
 
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