‘UNICA SPERANZA’
Capitolo 29
La festa per la
nascita di Aurora era iniziata, tutti i cittadini ebbero il permesso di entrare
nel castello del re Stefano per portare i propri regali alla principessa, ma i
doni più preziosi provenivano sicuramente
dalle fate. Undici delle dodici fate invitate avevano già offerto il loro
presente alla piccola, c’era chi le aveva donato bellezza, chi grazia, chi
fortuna e così via. Era arrivato il turno di Serenella ma, all’improvviso, le
porte del castello si aprirono, una folata di vento spaventò i presenti ed, ad
un tratto, comparve un’oscura signora vestita di nero. Flora e Serenella non
poterono credere ai propri occhi, quell’inquietante presenza era la loro
sorella, Fauna.
Fauna: Ma che splendida
adunanza, Re Stefano. Reali, nobili, signori e…
Fauna volse lo sguardo
verso le sue sorelle, ancora sotto choc
Fauna: …oh! Ma che
buffo…perfino la plebe!
Serena: Fauna! Cosa ti è
successo?
Flora: Cosa hai fatto?
Fauna ignorò le
domande delle sorelle e ritornò a guardare il re
Fauna: …mi ha addolorato
moltissimo il non ricevere un invito.
Re Stefano: …ma…avevo
solo undici piatti d’oro!
Fauna: Ed io che… … eh?
Aspetta… non mi hai invitata per questo?
Re Stefano: …sì
Fauna: Ma…ma ti sembra un
motivo sensato?
Re Stefano: …certo! Non
lo è?
Fauna: Ma certo che no! E
che cavolo… mi sarei accontentata di un piatto normale, ma che mi frega?!
Re Stefano: Ah sì?
Perfetto. Allora puoi restare.
Fauna: No, col cavolo!
Ormai mi sono offesa! Me ne vado.
Re Stefano: …fai come
vuoi…
Serena: …ci vediamo a
casa, sorella…
Flora: …tanto ‘sta festa
è di una noia mortale…
Fauna: Ma prima… anche io
porgerò un dono alla bimba…
Fauna si schiarì la
voce
Fauna: …la principessa,
invero, crescerà in grazia e bellezza, amata da tutti coloro che la circondano
ma… prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungerà
il dito con il fuso di un arcolaio e…
Re Stefano: …eh?
Fauna: Che?
Re Stefano: Con cosa si
pungerà?
Fauna: Il fuso di un
arcolaio!
Re Stefano: …un
arco…cosa?
Fauna: L’arcolaio!
Quell’arnese che si usa per raggomitolare i fili…
Re Stefano: Mai sentito
Flora: …ma lo conosce di
sicuro, sire. Lo avrà sicuramente visto
Re Stefano: Vi dico di no
Regina: Amore… ce ne
abbiamo tre nel castello, uno è in camera nostra
Re Stefano: Ahhhhhhh! Ho capito! E
mia figlia a sedici anni si pungerà con quel coso? E vabbè… è un regalo un po’
di cacca…ma se proprio ci tieni.
Fauna: Non ho finito!!!!!
… stavo dicendo… ella si pungerà il dito
con il fuso di un arcolaio e MORRA’!
Il cielo si riempì di
tuoni rumorosi, nella sala reale si era creato il silenzio.
…
Risate.
Dopo pochi secondi di
quiete, le undici fate invitate scoppiarono in una grossa risata. Fauna rimase
interdetta.
Fauna: Che…che cosa
ridete?
Serena: Ahahahhahahaha… mi spiace….ahahahhahahaha…
non riesco a smettere…
Flora: Fauna…ahahahahaha…cara
mia…. Ahahahahaha… tu non hai il potere di lanciare
una maledizione simile! Ahahahahahahhahaha…sei la più
debole delle fate!!! Ahahahahahahahahahhaha
Aveva ragione, Fauna si rese conto di non poter attivare quella
maledizione. Quelle risate erano come pugnali per lei, umiliata corse nella
direzione della porta, poi si fermò di colpo. Le venne in mente quello strano
ragazzo che le aveva promesso un grande potere in cambio delle sue sorelle.
Fauna sorrise. Si volse verso la ridente corte, fece un inchino.
Fauna: …spero che vi siate goduti lo spettacolo.
Ridete. Finché potete.
E, detto questo, sparì.
Leandra era a terra, accanto al corpo senza vita di Pommes. Aveva fatto tanta strada per salvarlo e in pochi secondi l’aveva perso… e la colpa era sua. Sapeva che era stato Ashe ad accoltellarlo, ma era stata lei a portarlo da lui. Si sentiva in colpa. Si sentiva tradita.
Smemorina mise una mano sulla spalla della principessa. Filippo scoppiò in lacrime, Cliff corse ad abbracciarlo.
Smemorina: Mi spiace, Leandra, ma non possiamo farci niente. Pommes se ne è andato.
Cliff: Yo! Sei stra-brava a consolare le persone, complimenti.
Smemorina: Sei ironico?
Cliff: Stra-sì!
La rabbia per quello che le aveva fatto Ashe aveva preso il controllo del corpo di Leandra, strinse i pugni e li sbatté a terra violentemente, più e più volte.
Leandra: Perché? PERCHE’? PERCHE’?
Smemorina: Calmati, Leandra. E’ inutile arrabbiarsi. Pommes è morto!
Cliff: No…continua…mi sento già stra-meglio…
Smemorina: Voglio dire che è impossibile resuscitare i morti!
Leandra si fermò di colpo.
Leandra: …resuscitare i morti…
Leandra si alzò in piedi, separò Cliff e Filippo
Leandra: Cliff…devi teletrasportarmi sull’Isola Cocchetta!
Cliff: Cosa? Perché?
Leandra: Io… io posso salvare Pommes.
Uscita dal castello del re Stefano, Fauna si diresse nel bosco e lì
trovò il ragazzo.
Ragazzo: …sei tornata, eh? Mi piaci vestita di nero…
il verde non ti dona.
Fauna: Vorrei sapere… una cosa… il potere che mi
vorresti dare, mi permetterà di lanciare una maledizione ad una persona?
Ragazzo: …sì…certo… potrai fare tutto quello che
vuoi… però devi portarmi le tue due sorelle
Fauna rimase in silenzio, fissò il ragazzo.
Fauna: Tu…tu chi sei? Cosa vuoi da noi?
Ragazzo: Non importa chi io sia, ciò che importa è
che posso fare in modo che i tuoi desideri si avverino. Devi solo portarmi le
tue sorelle.
Il ragazzo porse la mano alla fata.
Fauna la fissò per qualche secondo.
Pianse.
La strinse.
Fauna: …te le porto vive o morte?
Cliff era interdetto
Cliff: Cosa stra-dovremmo fare sull’isola Cocchetta?
Leandra: Devo parlare con Nimaison, il figlio del re Gnik!
Smemorina: …con chi?
Leandra: …non hai letto il Capitolo 13?
Smemorina: Cosa?
Leandra: Nimaison è un bambino che ha il potere di resuscitare i morti, devo portarlo qui, da Pommes, e salvarlo.
Cliff: …stra-bene! Andiamo!
Leandra: Bene, Smemorina resta qui a consolare il povero Filippo!
Smemorina: Certo. Ci penso io!
Cliff prese la mano di Leandra e insieme si teletrasportarono.
Smemorina andò ad abbracciare Filippo, ancora in lacrime.
Smemorina: Pommes è crepato.
Filippo scoppiò a piangere ancora più rumorosamente.
Leandra e Cliff arrivarono sull’isola Cocchetta.
Leandra: Bene…dobbiamo entrare nel castello e parlare con il re Gnik. Mi deve un favore, ho ritrovato suo figlio, quindi permetterà che glielo porti via.
Cliff: …ehm… non ha stra-senso ciò che hai detto!
Leandra: Andiamo!
E così Leandra e Cliff si diressero nel castello del re Gnik.
Mamma: Ora vattene, Darryl Doodle. Devo fare un lavoretto a quel signore.
Darryl Doodle: Ma mamma…sei tutta nuda, balli su un palo e quei tizi ti inseriscono soldi nelle mutande… non mi sembra un bel lavoro il tuo.
Mamma: Sarà bello il tuo…capra…
Darryl Doodle: Io non ho un lavoro!
Mamma: Appunto, non lamentarti. Vai a dormire sopra quella scultura a forma di vagi…ehm… a forma di ostrica aperta!
Darryl Doodle: Ok! Mammina stellina!
Mamma: Vai!!!!!
Continua…