HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZO-SANGUE
CAPITOLO 1
Per le strade
di Privet Drive regnava il silenzio e l'oscurità, era quasi l'una di notte e
tutte le luci nelle case erano spente, tranne al n° 4, dove una luce brillava
nel buio: proveniva dalla camera da letto di Harry Potter.
Era il 31
luglio ed Harry aveva appena compiuto 16 anni, ma i suoi compleanni erano sempre
stati un giorno come tanti e quello si prospettava ancora peggiore: da quando
era tornato da Hogwarts gli zii lo trattavano molto meglio, a dire il vero non
lo calcolavano per niente, ma Harry lo preferiva di gran lunga, in questo modo
poteva trascorrere le giornate a suo piacimento senza essere costretto a
svolgere i lavori più faticosi di casa Dursley, gli permettevano addirittura di
girovagare per casa con la bacchetta magica nelle tasche dei jeans:
evidentemente gli zii temevano molto di più la ritorsione di Moody e Co. che
quella di un mago adolescente; al contrario di Dudley che non si avvicinava
minimamente ad Harry, pensando probabilmente che se il cugino era giunto al
sesto anno di una scuola di magia e stregoneria, anche i suoi poteri dovevano
essersi moltiplicati. I primi giorni del mese era anche riuscito a scambiare
quattro chiacchiere al telefono con Hermione e Ron. Con quest'ultimo era stato
particolarmente complicato: Harry aveva faticato moltissimo per spiegargli che
poteva parlare al telefono come se la persona fosse accanto a lui, ma aveva
ottenuto un risultato più o meno scadente. Ma da due settimane le telefonate
avevano smesso di arrivare, quando Silente gli inviò una lettera avvertendolo
del pericolo di un'intercettazione da parte dei Mangiamorte (che evidentemente
sapevano molte cose anche del mondo dei babbani).
Era il suo
compleanno ed Harry era sicuro che non avrebbe ricevuto né una lettera né una
telefonata da parte dei suoi amici. Era sdraiato sul suo letto, a pancia in su,
non riusciva a dormire e la sua mente si aggrovigliava fra mille pensieri: gli
amici, i Mangiamorte, Voldemort, quello che stava accadendo nel mondo dei maghi
e Sirius.
Il suo caro
padrino, gli mancava tanto, aveva pensato a lui molte volte e puntualmente si
sentiva una stretta al cuore. Era stata tutta colpa sua, perché non aveva
aperto prima il pacchetto che Sirius gli aveva dato? Avrebbe trovato lo specchio
e avrebbe potuto mettersi in contatto con lui e sapere che stava bene e non
avrebbe mai messo a repentaglio la vita sua e quella dei suoi amici; poi un
pensiero riaffiorò nella sua mente posandosi come un macigno sul suo cuore:
Hermione, aveva rischiato seriamente di morire per seguire lui, che non se lo
sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa, ma non voleva pensarci,
erano pensieri troppo orribili da poterli sopportare. Così chiuse gli occhi e
cercando di non pensare a niente, si addormentò.
Fu svegliato
da un rumore secco e ripetuto che proveniva dalla finestra. Si voltò, qualcuno
stava lanciando delle piccole pietre alla sua finestra. Scese dal letto e si
avvicinò ad essa, l'aprì e si sporse per vedere chi fosse. Anche nella
semioscurità la riconobbe subito: era Hermione, la cosa più bella che aveva
visto in più di un mese.
Non riusciva a
credere ai propri occhi, forse stava sognando, poi sentì la voce di Hermione
che disse, cercando di non urlare:<< Harry lanciami la scopa, così posso
salire da te! >>. Harry non se lo fece ripetere, annuì con la testa e
corse a prendere la scopa che calò dalla finestra. Hermione vi saltò in groppa
e salì fino alla finestra di Harry che l'aiutò a scendere. I due si
abbracciarono come se non si vedessero da qualche anno.
<< Cosa
ci fai qui? >> disse Harry chiudendo la porta della stanza a chiave (chissà
cosa avrebbero pensato gli zii se "malauguratamente" fossero entrati e
avrebbero visto Hermione)
<< Buon
compleanno! >> disse lei con un largo sorriso che Harry contraccambiò.
<<
Volevo essere la prima a farti gli auguri! >>
<<
Grazie, ma credo che quest'anno sarai l'unica! >>
<< Non
credo!>>
<< In
che senso? >>
<<
Diciamo che sono qui per portarti via! >>
<< Per
andare dove? >> domandò Harry incuriosito.
<< Per
il momento a casa mia, poi verso sera andremo a "La Tana"!>>
<< Stai
scherzando? >> disse il ragazzo speranzoso.
<<
Neanche per sogno, verso le sei e mezza ci passeranno a prendere i miei genitori
>>
Harry non
stava più nella pelle: << Che ore sono? >> domandò.
<< Le
quattro e un quarto. Mi dispiace di averti svegliato >>.
<< Mi
ero solo appisolato, non riuscivo a dormire! >>
<<
Neanche io! >> disse Hermione poi, arrossendo un pò, cercò di cambiare
discorso: << Allora questa e la tua stanza?!>> disse guardandosi
intorno.
<< Più
o meno! >> rispose lui guardando se la stanza era in ordine.
L'amica
continuava a gironzolare per la stanza, poi sorrise quando i suoi occhi si
posarono sulla fotografia che Harry aveva attaccata al muro: erano loro due
insieme a Ron.
<< Come
sei arrivata fin qui? >> le domandò Harry.
<< Con
il notte-tempo! >> poi si voltò verso di lui e disse: << Sarà
meglio che inizi a mettere le tue cose nel baule e......a vestirti! >>
aggiunse guardando l'amico in pigiama.
<< Già!
>> disse Harry e si affrettò a prendere un jeans e una felpa,poi guardò
Hermione e disse un pò imbarazzato: << Forse...dovresti girarti!>>.
<<
Certo! >> rispose lei voltandosi verso la finestra ancora aperta.
Anche se lei
era di spalle, Harry si vergognava comunque di trovarsi in mutande, chiuso a
chiave in una stanza con Hermione. Continuava ad osservarla e per questo perse l'equilibrio
mentre stava indossando i pantaloni e cadde.
<< Va
tutto bene Harry? >> disse Hermione fingendosi preoccupata mentre cercava
di non ridere.
<< Si,
si! >> rispose subito Harry ancora più imbarazzato.
Finalmente
terminò di vestirsi ed Hermione lo aiutò a raccogliere le sue cose sparse per
la stanza e a metterle nel baule, mentre parlavano del più e del meno: sembrava
che non ci fossero novità riguardo Voldemort e i suoi seguaci ed Harry promise
ad Hermione che per tutto il giorno non avrebbero parlato di questo.
Alle sei e
mezza in punto arrivarono i genitori di Hermione, lei scese dalla finestra così
com'era salita, mentre Harry andò ad avvisare gli zii della sua partenza: non
fu un'impresa difficile, loro volevano che Harry andasse via almeno quanto lui.
I genitori di
Hermione erano molto simpatici, certo non erano strambi come i maghi, ma erano
brave persone. Avevano una vita "normale" e tranquilla, erano entrambi
dentisti e avevano una bella casa e una bella macchina; erano il classico tipo
di persone che "amavano" gli zii di Harry, se solo non avessero avuto
una figlia strega.
La stanza di
Hermione era molto grande, sul letto vi erano cuscini di ogni misura ed Harry fu
felice di notare che sul comodino dell'amica vi era la stessa foto che aveva lui
attaccata al muro.
Verso sera
arrivò Ron con il padre. Quest'ultimo era così eccitato di trovarsi in una
casa babbana, che si dimenticò quasi il motivo per il quale era lì, essendosi
stupito della presenza di Harry a casa Granger.
Ron, invece,
era come frastornato e osservava i numerosi oggetti babbani sparsi per la casa
come se fossero alieni (forse per lui lo erano!).
Harry ed
Hermione presero i loro bauli e raggiunsero la casa di Ron con il mezzo di
trasporto "preferito" di Harry: la polvere volante.
In casa
sembrava non esserci nessuno, era tutto buio ed Hermione assunse un'aria
preoccupata. Dopo un poò li raggiunsero il signor Weasley e Ron ed Harry iniziò
a preoccupersi seriamente vedendo l'espressione che assunsero i due.
<< Harry!>>
disse Ron rivolto all'amico << Buon compleanno! >>
Harry era
confuso.
Improvvisamente
si accesero le luci: tutta la famiglia Weasley e molti membri dell'Ordine della
Fenice lo applaudirono, gridando in coro << Buon compleanno!>> ed
Harry fu subito invaso da decine di regali che scartò quasi subito.
<<
Piaciuta la sorpresa? >> chiese Hermione all'amico dopo un poò.
<<
Moltissimo, sei stata brava a mentire! >>. Lei
sorrise.
<< Sai
non ho mai avuto una festa di compleanno! >> continuò Harry con voce
malinconica ma piena di gratitudine per quella splendida sorpresa.
<< Lo
so! >> rispose Hermione.
I due
restarono a guardarsi per un pò: quante cose erano cambiate da quando si erano
conosciuti, sei anni fa, loro erano cambiati, cresciuti. Hermione era diventata
una strega eccellente e bellissima e lui era sempre più nei pasticci,
arrabbiato con tutto e con tutti, tanto da non riuscire ad accorgersi di quanto
ci tenesse alle persone che gli erano accanto e di quanto loro tenessero a lui.
Hermione
sorrise e avvicinandosi a lui lentamente lo abbracciò, fece per sussurrargli
qualcosa all'orecchio, poi gli diede un delicato bacio sulla guancia e si
allontanò.
Harry la guardò
allontanarsi, sentiva ancora il calore delle sue labbra sulla guancia.
Forse lui non
voleva capire: aveva paura di svegliare qualcosa che dormiva da tempo dentro di
lui, paura di capire che forse era già sveglia.
Le luci si
spensero di nuovo e tutti intonarono la canzone "Tanti auguri", mentre
16 piccole luci lievitavano nel buio.
Harry si
avvicinò alla torta e fece per spegnere le candeline, ma Ginny gridò: <<
Esprimi un desiderio, Harry! >>.
Per un momento
esitò. Che desiderio poteva esprimere: quello di riuscire ad uccidere Voldemort,
così da diventare un'assassino? No di certo. Eppure non riusciva a trovare un
desiderio,nonostante compiesse 16 anni, età in cui tutti sono desiderosi di
vita, pieni di aspettative e di sogni, pieni di motivazioni. Forse era quello
che gli mancava: una motivazione. Qualcosa per la quale valesse la pena di
vivere,qualcosa per la quale valesse la pena di sopravvivere a Voldemort. E fu
questo che desiderò.
Spense le
candeline e tutti applaudirono nuovamente, mentre si riaccendevano le luci.
Harry guardò Lupin, Moody (con l'occhio che roteava freneticamente), Ginny, poi
Hermione e infine Ron, che gli sorrideva raggiante e sincero come sempre ed
Harry pensò che forse non avrebbe mai dovuto esprimere quel desiderio.