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Autore: Spleen89    21/06/2015    9 recensioni
Una storia semplice. Emozioni, gesti e piccole avventure di una quotidianità mai banale, ma intensa. Oscar e André dall' infanzia alla maturità. Cercando di rivivere insieme a voi quello che sarebbe potuto accadere tra gli spazi bianchi dell' anime e del manga. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[Oscar]
 
La sua prima notte in Accademia, sensi all’erta. Troppi rumori, un ambiente sconosciuto, cigolii della porta. Era stanca dopo il viaggio e soprattutto dopo una giornata di duro lavoro. Il Capitano incaricato alle esercitazioni era molto severo e lei non voleva di certo sfigurare di fronte a nessuno per questo non si era risparmiata né nella corsa, né nelle esercitazioni di spada e pistola e ora era stesa sul letto, distrutta! Un letto che non profumava di casa. Non riusciva a dormire nonostante tutta quella stanchezza e l’indomani sarebbe stata intontita tutto il tempo! Non era solo la stanchezza ad impedirle di chiudere gli occhi, ma anche la consapevolezza di sentire la mancanza di André. Non aveva mai sentito la mancanza di nessuno. Beh, a dire il vero prima dell’arrivo di André provava spesso quella strana sensazione che la nonna definiva “ solitudine” , ma mai le era mancata una persona. E poi negli anni seguenti André e lei erano stati così vicini che sarebbe stato impossibile. Dannato André! Per la faccenda di Pierre aveva mantenuto il più stretto riserbo e nonostante lei avesse cercato di tenergli il muso alla fine lo aveva perdonato. Non che volesse farlo ma lui era davvero tanto gentile quando si metteva lì con i suoi occhi da cerbiatto a cederle le sue fette di torta e a mostrarle allegro qualche nuovo anfratto idilliaco confinate con le proprietà dei Jarjayes. Maledettamente ‘tenero’, questo pensavano di lui tutte le cameriere di palazzo, mentre lei, anche a provarci non ci sarebbe mai riuscita ad esserlo. Eppure ora  rigirava tra le mani il nastro blu che lui le aveva dato prima di partire e quasi si malediceva di essere stata così scontrosa con lui sera precedente.
 
“Quindi stai per partire?” Chiese lui senza guardarla negli occhi, osservando distrattamente il tramonto.
“ Già! Fra un’ora. Così già  da domani mattina inizierò le lezioni.”
“ Oscar… stai attenta”- disse lui con fare preoccupato.
“ Attenta io? Sono gli altri che devono stare attenti a me”
“ Ahahaha lo so bene”- rise per un po’- Dopo pochi istanti, imbarazzato, aggiunse- “ Intendevo dire sarebbe rischioso se gli altri allievi scoprissero…”- non continuò,  non era necessario. Lei aveva capito.
“ Non lo scopriranno André! Sono brava a nasconderlo, a volte me ne dimentico anche io…e poi sono solo pochi mesi. Non fare quella faccia da mollaccione!” – disse lei ostentando la solita sicurezza. Dandogli un’amichevole pacca sulle spalle.
“E poi… ecco, sì insomma… ecco… sentirò la tua mancanza”- aggiunse lui tutto rosso in viso correndo con le parole, quasi avesse fretta di pronunciarle. Quel rossore poi era veramente strano, André era molto più avvezzo di lei a quelle che lei etichettava come ‘sdolcinatezze’.
Oscar non seppe bene cosa rispondere. Non sarebbe stato da lei rispondere ‘ anche tu mi mancherai” e poi forse André intendeva qualcosa di molto più pratico…
“ Beh non ti annoierai. Potrai passare più tempo con gli altri a palazzo. Tanto di adorano tutti! Il vecchio Jerome, il nuovo carrozziere, Antoine che mi pare abbia la nostra età, poi Colette che ti fa sempre gli occhioni dolci e Pierre, beh mi pare stia cercando di rimediare con te quel pesce lesso, no? “
 André corrugò la fronte, come faceva sempre quando qualcosa lo infastidiva o non andava secondo i suoi piani , rispose frettolosamente:
“Beh io non intendevo propriamente questo, ma lascia stare! E per quanto riguarda Pierre, sì, cerca di rimediare…diciamo”
“ Apprezzerà il fatto che tu abbia mantenuto il ‘segreto’ e non abbia rivelato a nessuno il motivo per cui lo hai preso a pugni”- rispose lei acida, ancora indispettita dal suo silenzio.
Lui ignorò la frecciatina. Ad un tratto la fissò dritto negli occhi. Si sciolse i capelli slegando il nastro blu con cui di solito raccoglieva le sue ciocche color ebano.  Poi si avvicinò, prese la mano di lei e vi posò il nastro…
“ André… ma … ma che fai?”
“ Voglio lo tenga tu…”
“ André queste sdolcinatezze dei pegni di amicizia…”
André la guardò deluso. Ma poi aggiunse:
“ Non è una sdolcinatezza. Se avrai caldo durante gli allenamenti potrai legare i tuoi capelli, senza doverli tagliare.”
André avanzò verso lei e quasi con paura, quasi potesse scottarsi allungò la mano e accarezzo una ciocca dei capelli di lei.  Ci fu un momento di silenzio. Ormai il tempo di  abbracci e carezze fra loro era passato. Da qualche anno si erano tacitamente  imposti delle barriere invisibili ma solide. Dunque quel gesto si collocava al di fuori dalle loro consuetudini.
Oscar si scostò imbarazzata.
“ Ah… se è così accetto.”- rispose lei fingendo indifferenza, sperando di non essere arrossita.
André era rimasto con la mano ancora alzata. Come se avesse ancora qualcosa da dire, qualcosa da fare… Ma perché stava diventando così maledettamente difficile per lei capire cosa passasse per la testa a quel mollaccione!
“ Allora ciao Oscar”- aggiunse abbassando la mano. Poi si voltò e andò via.
“ Ciao André”- disse lei stringendo ancora il nastro blu.
 
Si addormentò senza accorgersene, sognando ancora quella carezza leggera sui capelli. Col nastro blu che odorava di sapone, del sapone che Nanny faceva usare loro fin da quando erano bambini. Era una sdolcinatezza… mollaccione di un André! Ma il solo pensarci l’aiutò ad essere cullata dolcemente dalle braccia di Morfeo.
 
[André]
 
No davvero non lo sapeva perché diamine quella notte si trovava davanti a quella squallida taverna dal nome “Le Desir Piquant”, immerso in quell’ atmosfera così inusuale per lui. Luci, colori e odori provocavano in lui un misto di disgusto ed eccitazione insieme. Non avrebbe mai pensato di passare la sera del suo quindicesimo compleanno in un posto del genere, o meglio davanti alla porta di un posto del genere. Disgustato e indeciso sul da farsi.
Oscar ormai mancava da casa da circa un mese. Aveva scritto solo due volte da quando aveva iniziato la sua permanenza in Accademia; in una rassicurava lui e la nonna che stesse bene; nell’altra li informava che stesse facendo progressi e aggiungeva che una volta tornata avrebbe sfidato e battuto André. La solita mocciosa prepotente! Eppure André sentiva che una volta tornata sarebbero cambiate molte cose, lo aveva sentito vociferare nelle stalle, il Generale ormai stava preparando il tutto per l’ingresso in società di Oscar, addirittura si vociferava di una possibile nomina a Capitano delle Guardie Reali. Beh, doveva immaginarselo André… il Generale non lasciava mai nulla al caso, la permanenza in Accademia era propedeutica a qualcosa di grande, molto grande. Qualcosa dalla quale lui sarebbe stato irrimediabilmente escluso, magari avrebbe continuato a fare l’attendente di Oscar, ma di sicuro non avrebbero più potuto continuare a fare le stesse cose e soprattutto ad essere la stessa cosa. Lui era un servo! Doveva stare al suo posto, così ripeteva la nonna. E poi… e poi… quell’amicizia così intensa così complice rischiava di portargli solo guai, percepiva ormai troppo nitidamente le differenze tra lui ed Oscar … non erano fratello e fratello né fratello e sorella. Erano amici e quello dovevano continuare ad essere! Diamine certe fantasie poteva farle sulle cameriere, su Colette, ma non su Oscar! Non poteva e non doveva! E invece sempre più spesso si scopriva geloso e protettivo come non lo era con nessun altro, e la scazzottata con Pierre era solo il risultato delle maledette fissazioni adolescenziali nei confronti della sua amica.
 
 Da quando si erano conosciuti quello era il primo compleanno senza Oscar. Ed era il primo compleanno in cui si sentiva davvero diverso, davvero cresciuto. Ma contemporaneamente sentiva di essere chiuso in un limbo, un dolce e languido limbo doloroso. Forse per questo da qualche tempo, la notte dopo aver spiato al solito le cameriere di palazzo cambiarsi, sentiva la necessità di carezze sempre più intime e sempre più profonde nell’intimità della propria stanza, sotto le coperte, placando gemiti sempre più implacabili, ma anche terribilmente imbarazzanti. Forse un uomo non lo era ancora. O peggio era solo un ingenuo come diceva Pierre. Pierre… non poteva definirlo proprio un amico, non era di certo Oscar, eppure sentiva da qualche anno di avere con lui una complicità su certe questioni e certi argomenti che con Oscar non avrebbe mai potuto avere, per decoro, per riserbo. Una complicità cameratesca dal quale lei doveva rimanere esclusa, esclusa dalla sua candida e prepotente purezza. Di certo non avrebbe mai approvato un festeggiamento del genere Oscar, di certo quel posto non l’avrebbe mai attratta solo disgustata. Forse perché donna o forse perché lei era altro da lui. Dovere onore dignità per lei erano tutto, non la spaventava di certo il sacrificio, l’astensione dagli istinti sessuali. Anzi forse nemmeno ci pensava Oscar a queste cose. Pierre ora avvinghiato a una ragazza mezza svestita di poco più grande evidentemente ci pensava e ci pensava anche lui da un po’ a queste cose. E non c’era nulla di male! Non era mica un bacchettone! Solo che questa tipologia di pensieri e Oscar dovevano rimanere nettamente separati nella sua testa, nel suo cuore e nei suoi pantaloni. E invece…
Una delle prime notti in cui Oscar era via, forse complice la sua mancanza, era successa una cosa che lo aveva spaventato enormemente. Aveva sognato di un duello tra loro, parate e affondi e poi lui inspiegabilmente la gettava a terra, le fermava i polsi, sentiva la vicinanza dei loro corpi e accostava le sue labbra a quelle morbide di lei. Lei all’inizio si dimostrava sorpresa poi all’improvviso incominciava a rispondere ai baci e alle carezze con passione e poi con maestria ed esperienza, e da questo si capiva fosse un sogno, lo spogliava e accarezzava sempre più in fondo, sempre più giù.  Lui si era svegliato di soprassalto. Col fiatone. Aveva guardato in mezzo alle sue gambe e  accorgendosi del risultato di quel sogno quasi gli era sfuggito un urlo di puro terrore.  Erano fantasie quelle! Tutta colpa degli ormoni! Doveva smettere! Non Oscar! Non Oscar! Ma come fare? Magari sfogare questi maledetti ormoni con qualcosa di diverso rispetto alle carezze solitarie? Molti ragazzi della sua età avevano  già avuto esperienza insomma… Non c’era nulla di male! Era naturale
  Forse per questo quella proposta arrivata da Pierre settimane dopo quel sogno gli era sembrata la soluzione giusta ai suoi problemi.
 
Era il giorno del suo quindicesimo compleanno e stava accudendo i cavalli come ogni mattina André quando entrò nella stalla Pierre, quel pesce lesso che gli aveva combinato tanti guai, ora però sembrava voler recuperare come una sorta di ringraziamento per il suo silenzio. Effettivamente André non aveva parlato con nessuno del fattaccio perché si vergognava delle sue stesse reazioni, ma così facendo aveva salvato Pierre da un sicuro allontanamento da palazzo, sarebbe stata la fine per il ragazzone dai capelli rossi se qualcuno avesse saputo delle sue battutacce oscene su Oscar. Eppure nonostante tutto, André ogni volta che lo vedeva provava una sorta di rabbia mal celata, ma la sua educazione gli impediva di mandarlo definitivamente a quel paese.
“ Ehi André, André!”- Pierre era entrato nella stalla tutto sorridente
“ Ehi, Pierre. Ti serve qualcosa?”- disse fingendosi impegnatissimo e sperando lo lasciasse presto in pace
“ Oggi è il tuo compleanno! Auguri!”- trillò Pierre dandogli una pacca sulle spalle.
“ Grazie” – disse non potendo trattenere un tono che continuava  a dimostrare il suo fastidio.
“ Uffa Grandier! Perché continui ad essere così con me? Ancora non mi hai perdonato! Suvvia pensavo avessimo chiarito!”
“ Infatti abbiamo chiarito solo ho molto lavoro”- rispose freddo
“ Bene! Allora stasera andiamo a festeggiare. Ho un regalo per te”
“ Festeggiare ? Ma dove scusa?”
“ Dove si trova il regalo che ti fatto. Mi dovevo pur sdebitare André… e poi ho come l’impressione ti farà bene! Ecco prendi questo è il posto”- e così dicendo gli porse un biglietto che recava il nome di ” Le desir Piquant”.
La stampa  in rosso con due sagome di donna era molto  eloquente. Quello era uno di quei posti dove si comprava l’amore fisico… un bordello. Quello scemo aveva pensato ad un regalo simile! Come si poteva fare un simile regalo insomma?
“ Tu sei pazzo Pierre”
“ Eh? Mi vuoi dire che non ci sei mai andato?”- fece Pierre sorpreso
“ Certo che no!” – rispose André con un misto di orgoglio e imbarazzo.
“ Bene! C’è sempre la prima volta! Così si dice, no? E poi ormai ho già pagato per te un succoso bocconcino di nome Annette. Ti aspetto stasera dopo cena al cancello d’ingresso.”- disse Pierre voltandosi e uscì dalla stalla fischiettando.
André stava per rincorrerlo per dirgli “NO! Assolutamente no” ma qualcosa nella sua testa lo trattene… ci aveva pensato molto in quei giorni. Forse quella cosa gli avrebbe fatto bene. E poi… poi sarebbe stato come una carezza solitaria… nessuno avrebbe saputo nulla e lui forse poi avrebbe smesso di fare sogni assurdi! Forse quell’asino di Pierre gli stava offrendo su un piatto d’argento la soluzione a tutti i suoi problemi. Doveva almeno provarci…
 
 “Devo almeno provarci” questo continuava a ripetersi André fermo sulla soglia del Desir Piquant.
 
“ Allora André dai entra! Vieni a festeggiare! Non ti piace Annette? Sei un maleducato. Dovresti accettare il regalo di un amico. E il mio regalo non è niente male no?”
 
“ Devo almeno provarci” questo pensava André quando Annette, una ragazza bionda, con un bel viso, mezza svestita di qualche anno più grande lo arpionò per il braccio e lo condusse dentro il locale.
 
“ Finalmente! Bravo André! Hai visto che bel regalo. L’ho scelta bionda come piacciono a te”- rise sguaiatamente Pierre abbandonando per un attimo la bocca della ragazza che stava seduta sopra le sue ginocchia
Non ebbe il tempo di rispondere perché Annette lo baciò. Un bacio molto dolce, nonostante quello non fosse di certo il luogo adatto alla dolcezza. Si sentì sussurrare “ Mi piaci André. Non capita spesso di avere un bel giovane educato qui in questo locale”.
“ Io infatti non sono mai venuto in un posto simile” – disse piano André
“ Lo immaginavo… e hai mai avuto una donna?”
“No”
“ Allora non ti preoccupare, farò tutto io piccolo André.
 
“ Devo almeno provarci”  questo si ripeteva André quando Annette lo condusse alle camere di sopra, quelle che le ragazze usavano per i clienti
“Devo almeno provarci” ripeteva André quasi fosse un mantra mentre Annette si svestiva totalmente e lui per la prima volta vedeva un corpo di donna completamente  nudo.
“Devo almeno provarci” mentre Annette lo spogliava con le sue mani gentili
“Devo almeno provarci” riprendevano i baci. Ora passionali.  Annette era scivolata con la mano tra le sue gambe. La ragazza sorrise, André sembrava decisamente apprezzare le sue attenzioni! Lui gemette e si ancorò ai capelli di lei, quei capelli biondi tanto simili a quelli di…
“ Oscar!”-  urlò lui scostando Annette
“ Eh? Cosa hai detto? Oscar? Non sarà che preferisci gli uomini André?” – disse sinceramente sorpresa la ragazza
“ No! No! Vedi… Oscar è una donna…nel senso che ha un nome da uomo ma è un po’ donna, soprattutto da qualche tempo ecco! Ma non una donna in quel senso. Nel senso…che… che non è una donna così, cioè non è che stavo pensando a lei… ecco… avete i capelli simili tutto qua e non so perché ora mi sia venuta in mente!”
Annette rise per un po’ poi gli sorrise dolcemente.
“ Mmm vediamo ho capito solo che Oscar è una donna che ha un nome da uomo. Non è una donna “così” dunque non esercita la mia stessa professione ahahah e forse per qualche strano motivo non è una donna con cui potresti fare l’amore. E ha i capelli come i miei. E tu non riesci a capire proprio perché hai urlato il suo nome mentre io iniziavo a toccarti? Ahahahha Beh che confusione André… però ho capito che mi hai mentito!”- disse lei divertita
“ Mentito?”
“ Mi hai detto di non avere mai avuto una donna”
Infatti io non ho mentito”
Annette rise ancora. Poi portò la sua piccola mano sul petto nudo di André e gli disse seria
“ Tu hai una donna André. Qui. Proprio qui.”- fece accarezzando un punto del petto in corrispondenza del cuore.
Era una cospirazione quella allora! Tutti insinuavano qualcosa. Prima Pierre con le sue volgarità poi Annette  addirittura con i sentimentalismi. Diamine! Aveva fatto pensieri e sogni dettati dall’età e dagli ormoni, ma non aveva Oscar nel cuore! Non in quel senso! E lo avrebbe dimostrato! Erano gli ormoni… quegli stessi ormoni che ora gli facevano desiderare di mettere a tacere Annette e le sue stupidaggini!
Prese Annette per i fianchi e riprese a baciarla con foga. Quasi con rabbia. Quasi a punirla. La bionda gli sussurrò solamente “ Va bene André come vuoi, ma non servirà. Non serve mai per dimenticare qualcosa di così grande. Eppure… sono pagata anche per questo” poi prese ad accarezzarlo e baciarlo  sempre con più passione. Riprendendo da dove avevano lasciato prima che lui urlasse inconsciamente quel nome che dannatamente aveva preso ad assillarlo nelle sue notti insonni.
Fu così che il quindicenne André Grandier scoprì l’amore carnale. Aveva goduto sotto le sapienti mani di Annette che gli insegnava cosa fare e aveva fatto provare piacere anche a lei meritandosi anche dei complimenti. Scoprì le carezze, i baci, il piacere di affondare dentro una donna, l’amplesso. Il desiderio e il piacere. La fisicità di due corpi che si uniscono. L’amore e il calore di una donna.
 O sarebbe meglio dire l’illusione di un amore consumato su un materasso sudicio di un bordello con una prostituta che parlava d’amore.
 
Ora alla fine di tutto, stava tornando a casa con Pierre che tutto allegro fischiettava motivetti sconci guidando il carretto.  Non seppe bene il motivo ma guardò il cielo, era pieno di stelle che si confondevano con le lucciole che in quella calda serata di agosto illuminavano il cielo. Pierre fischiettava felice e continuava a parlare di come ormai frequentasse il Desir Piquant da un annetto, era fidanzato con Simone è vero, ma con la sua fidanzata non poteva certo arrivare a tanto prima del matrimonio. Così aveva scoperto come sfogarsi. E aveva avuto pure la buona idea del regalo di compleanno per sdebitarsi.
“ Annette mi ha detto che è andata alla grande! Bravo Grandier! Potremmo tornaci insieme anche la prossima volta, tanto hai dei soldi da parte tu, no?”
André continuava a guardare quel cielo di agosto. Il pensiero che anche lei lo stesse guardando gli provocò gioia e vergogna insieme.
“ Non penso proprio che tornerò in un bordello. Grazie comunque Pierre”- disse André con distrazione fissando le stelle
“ Ma perché André se  ti è piaciuto? Perché? Me lo vuoi dire!?” – si fece insistente il ragazzone
“ Beh… diciamo che le prostitute parlano troppo e forse ci indovinano pure maledizione!”- rispose enigmaticamente André. A Pierre non rimase altro che accettare quella sorta di non risposta che sembrava avere un significato solo per André.
 
Cadde una stella cadente. C’era da esprimere un solo desiderio ! Dimenticare che Oscar fosse una donna! Era necessario farlo… eppure non riuscì ad esprimerlo questo maledetto desiderio… le parole di Annette gli ronzavano in testa e gli facevano battere forte il cuore “ Tu hai una donna André. Qui. Proprio qui”. Forse sarebbe stato inutile anche esprimerlo…  “ Va bene André come vuoi, ma non servirà. Non serve mai per dimenticare qualcosa di così grande”. André si ritrovò a piangere in silenzio.
 
Piangevano due occhi color smeraldo per non lasciare che il cielo piangesse da solo in quella calda notte di agosto.
 
 
 
 
Ciao! Mi sa che qualcuno vorrà uccidermi per aver attentato alla verginità di André in questo modo, ma tra gli “spazi bianchi” ho immaginato anche questo, come preludio necessario alla presa di consapevolezza dell’ innamoramento e al formarsi della sua personalità! Come promesso, avviso inoltre che dal prossimo capitolo si entrerà in medias res e penso proprio che mi consolerò inserendo qua e là qualche cosina di diverso rispetto l’originale. Un abbraccio.
LadySibilla
  
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