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Autore: Elissa_Bane    21/06/2015    0 recensioni
Seguito di "Cercatevi una stanza".
Questo è ciò che accade, un anno dopo l'epilogo.
E' una storia sull'amore.
Perchè l'amore è il primo motore del nostro mondo. Ed è in nome dell'amore che si compiono i gesti più belli e quelli più terribili.
[dal prologo]
Ho capito che non puoi meritare o meno l'amore. L'amore è un difetto chimico, una mutazione pericolosa quasi quanto un tumore, che ti si attacca prima ad una cellula e poi infetta tutto il resto, fino a portarti via anche il cuore. Tanti pensano che il cuore sia la prima cosa che l'amore ti porta via. Non è così: è l'ultima, e quando te ne accorgi ormai è troppo tardi.
Non lo puoi controllare, così come non puoi controllare le tempeste solari. L'amore non ha regole: non puoi scegliere a chi darlo, nè da chi riceverlo. Non puoi smettere di amare a tuo piacimento. Non puoi rifiutarti di amare, per quanto tu ti sforzi. Non puoi controllare l'amore, ed è per questo che ci fa così paura.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Deduction Is Easy, Life Is Not.'
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Where We Do Start.

Prologo.

My End, My Beginning

 

C'è stato un tempo, non molti anni fa, in cui pensavo che sarei morta in una fredda casa di pietra. Ma non è stato così. Sono fuggita e una donna è morta perché io vivessi.

C'è stato un tempo, non molti mesi fa, in cui pensavo di essermi perduta e che la mia vita non sarebbe mai più stata la stessa. E, in effetti avevo ragione. La mia vita non è mai più stata la stessa e in questa vita ho avuto la fortuna di trovare una persona, un'amica, che ho amato più di me stessa, anche se non gliel'ho saputo dimostrare come avrei voluto.

C'è stato un tempo, non molti giorni fa, in cui pensavo di non meritare l'amore. Ma ho capito che non puoi meritare o meno l'amore. L'amore è un difetto chimico, una mutazione pericolosa quasi quanto un tumore, che ti si attacca prima ad una cellula e poi infetta tutto il resto, fino a portarti via anche il cuore. Tanti pensano che il cuore sia la prima cosa che l'amore ti porta via. Non è così: è l'ultima, e quando te ne accorgi ormai è troppo tardi.

Non lo puoi controllare, così come non puoi controllare le tempeste solari. L'amore non ha regole: non puoi scegliere a chi darlo, nè da chi riceverlo. Non puoi smettere di amare a tuo piacimento. Non puoi rifiutarti di amare, per quanto tu ti sforzi. Non puoi controllare l'amore, ed è per questo che ci fa così paura.

 

Ma ci sono pochi, rari casi, in cui l'amore non è un tumore. In quei rarissimi casi l'amore è l'armatura che ti difende dall'aria tossica che respiriamo, dal dolore, dalla cattiveria, dalla sofferenza. A volte l'amore non è malattia, ma cura.

Ho amato cinque persone in questa vita, con quattro tipi diversi di amore: l'amore di una figlia, l'amore di una persona salvata, l'amore dato dal perdono, l'amore di una madre e l'amore di una donna. La prima persona che ho amato è stata mia sorella, quando ancora ero troppo piccola e troppo spaventata dal mondo e da me stessa. L'ho fatto con l'amore che avrei tributato a mia madre, se mai lei me lo avesse reso possibile. E ancora oggi, dopo tanti anni, la morte di Marta non mi provoca alcun dolore, mentre al contrario, al ripensare alle due volte in cui ho pensato di aver perduto Francesca sento l'impellente e improvviso bisogno di rifugiarmi tra le sue braccia.

Ho amato Giulia, con la disperazione del naufrago che vede un'ancora a cui aggrapparsi e stringersi nella tempesta. Per qualche tempo, lo ammetto, ho temuto che il mio amore oltrepassasse il limite dell'amicizia, ma mi sono resa conto che alla fine non amavo Giulia come né come un'amica né come un'amante: l'ho sempre amata come se fosse stata parte integrante di me, del mio stesso essere. Ancora oggi non posso pensare alla mia vita senza di lei.

Ho amato anche mio fratello James, quando sono riuscita a perdonargli tutto quello che mi aveva fatto. Ci ho messo del tempo, ma ce l'ho fatta. E, se devo essere sincera, ho amato mio fratello con rabbia e disperazione e una sensazione di dolore sempre in fondo alla gola. All'inizio è stato lui a donarmi un amore che io non volevo accettare, poi qualcosa è cambiato, nelle molecole che mi compongono. Un processo chimico che non saprei spiegare, ma che ha modificato profondamente il mio modo di vedere il mondo.

Poi ho amato una bambina, una figlia non mia, un corpicino non cresciuto dentro il mio ventre, ma amato con la dolcezza che mia madre non mi ha mai dato. Lei è la mia prima figlia, che stiamo crescendo con l'attenzione che un uomo di chiesa riserverebbe ad un angelo piombato nel suo giardino con un'ala ferita, e dalla quale ho ricevuto un amore altrettanto dolce e puro. Una bambina che si vide uccidere la madre davanti agli occhi e che, senza mai dimenticare, ha saputo andare avanti, donandomi gioia e pace.

Ho amato un uomo. Anzi, l'Uomo. L'unico amore in senso romantico della mia vita, l'unica persona nelle cui mani ho consegnato la mia vita, senza pentirmene. Il suo nome è William Sherlock Scott Holmes, e lo pronuncio con l'orgoglio di un'amante e di un soldato che riconosce un suo pari. Abbiamo combattuto insieme molte battaglie e solo una volta ci siamo trovati ai lati opposti dello schieramento. Lui é stato il mio inizio e la mia fine, il mio primo e il mio ultimo uomo. Non il mio unico amore, ma non é mai stato geloso degli altri. Ho amato e amo Sherlock con una sorta di dolore sordo al petto, a volte, e altre volte con rabbia e altre volte ancora con il cuore pieno di gioia e serenità. Ci sono giorni in cui lo prenderei a pugni e altri in cui ci farei l'amore per ore, ma in fondo Sherlock ha sempre portato le persone a fare cose bizzarre.

 

Questa è la mia ultima storia. È la storia dei miei amori, ma in particolare è la storia dell'amore che ho portato a Sherlock. Ora, mentre sto scrivendo, albeggia e la luce illumina il suo viso e il mio corpo morbido sotto il suo volto addormentato. E guardo il suo viso, con quelle rughette che tre anni fa non c'erano, e mi rendo conto di quanto io lo abbia amato, sin dal primo istante in cui l'ho visto, di quanto tempo io abbia perso fingendo che non sia stato così e so di non volerne perdere altro.

Questa è la mia ultima storia.

È la storia della mia fine.

É la storia del mio inizio.

  
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