Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Lety26    21/06/2015    0 recensioni
-Già te ne vai?-
-Sì,devo essere là dentro al più presto-disse gelida
-Sempre seria come al solito,Mari?-
-Sempre curiosa come al solito,Senna?-
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-Entra-
-Ecco tutto,ti va bene?-
-Sì,puoi andare...-
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-Sei affidata alla squadra Levi..Va bene?-
-va bene...-
-d'accordo,levi?-
-Lo vedremo fuori dalle mura...-
-è una sfida-
-In poche parole
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-Levi!-
-Ma tu sei....-
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-Te la farò pagare!-
-Calmo,è tutto a posto!-
-No,quello deve morire-
-Basta...ti prego...-
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-no,non può essere....-
-Sei stato tu?!-
-Questa è guerra-
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccoli Avvertimenti: In questa storia Levi sarà molto più giovane di quanto è veramente nel manga, quindi lo considererò un “ragazzo”. Non ho voluto dargli la sua età originale per vari motivi che poi scoprirete, e poi anche perché non è concepibile che lui abbia 35 anni.
 
-Eh? Già te ne vai? - mi chiese la bionda dopo avermi seguito fino alla stalla per prendere il mio cavallo.
Rigirai gli occhi scocciata e mi girai verso di lei dopo essere stata girata di schiena per una buona decina di minuti per mettere a posto la sella a Kaji, il mio cavallo.
-Te l’ho già detto, devo essere là al più presto- dissi secca controllando che la sella fosse fissata correttamente al cavallo.
-Credi veramente che loro si ricorderanno di te? Secondo me hai fatto tutto quel lavoro per niente – ribatté incrociando le braccia indispettita.
Sbuffai e tirai leggermente le redini di Kaji per farmi seguire da lui mentre uscivamo insieme a Senna dalla stalla.
-Non mi importa, l’uomo che mi ha portata qua è ancora dentro le mura e ho intenzione di finire il mio lavoro e ritornare qua al più presto prima che qualche gigante mi mangi viva-
La ragazza rabbrividì e si passò le mani sulle braccia.
-Non farmici pensare, non ne vedo uno da anni oramai- disse guardandosi intorno. Le case avevano ancora le tende tutte abbassate, chiaro segno che ancora tutti dormivano, e il sole stava piano piano sorgendo facendo cantare i galli.
Feci un leggero salto per salire in groppa al cavallo mentre la mia migliore amica appoggiò una mano sul collo dell’animale accarezzandolo leggermente.
-Prometti di ritornare?-
Il suo tono era diventato improvvisamente triste e preoccupato e non riuscii a mantenere il mio solito tono severo e serio.
-Prometto- dissi più dolcemente di quanto pensai, facendole alzare il viso di scatto.
-Allora…ci vediamo Mari-
Abbozzai un sorriso e alzai leggermente una mano per salutarla, dando segno a Kaji di incominciare a galoppare.


Dopo quasi due ore di “viaggio” finalmente incominciai a scorgere le mura da lontano e, insieme a loro, i primi giganti. Non ne avevo mai combattuto uno ed ero abbastanza preoccupata di come sarebbe andata. Cercai il più possibile di non fermarmi in combattimenti inutili e incoraggiai un paio di volte Kaji vedendolo oramai stanco.
Arrivai ai piedi delle mura solo quando il sole raggiunse il suo punto più alto nel cielo. Scesa dal cavallo dopo essermi accertata dell’assenza di ogni gigante in un raggio di almeno qualche Km presi delle carte e delle pergamene dalle borse che avevo legato alla schiena del mio destriero e, in qualche modo, riuscii a infilarle nelle tasche della giacca. Mi ero preparata con i vestiti che mi avevano lasciato 12 anni prima, insieme al sistema di manovra tridimensionale.
Il vento mi scompigliò leggermente i capelli e dovetti rimettere a posto il ciuffo che copriva il mio occhio sinistro.
-Kaji, torna a casa- dissi accarezzandolo un’ultima volta per poi prendere il manico di una spada e sparando un rampino sulla parete, guardando il cavallo girare intorno a se stesso per poi andarsene.
Sospirai e, piano piano, risalii l’intero muro ma, quando fui finalmente in cima, mi bloccai sul posto.
Tutto il muro Maria brulicava di giganti che vagavano senza una meta precisa, sperando in un qualche umano ancora vivo per poterselo portare a pranzo.
Senza pensarci due volte, mi buttai e incominciai ad attraversare tutto il muro per arrivare nella parte più interna, al muro Rose.
Fui sollevata quando raggiunsi la cima del secondo muro e vidi che lì era ancora tutto intatto. Per tutto il tragitto avevo pensato che i giganti avessero abbattuto tutte le mura e sterminato la razza umana che aveva vissuto dentro quelle 3 mura.
Dopo qualche minuto di osservazione, una ronda mi fermò e mi puntò un fucile addosso. Dal distintivo doveva appartenere alla polizia militare.
-Chi sei?! – mi chiese duramente, obbligandomi a farmi identificare.
Scocciata, presi le scartoffie che avevo tenuto dentro la giacca e le mostrai all’uomo.
-Mi chiamo Mari, devo consegnare un rapporto a Erwin-
Lui mi squadrò dando una veloce occhiata ai fogli per poi ridarmeli.
-Seguici- disse chiamando un altro soldato per poi scortarmi per tutto il tragitto. La gente mi guardava male e sparlava, pensando che io non sentissi nulla di quello che loro stessero dicendo.
Arrivati alla caserma, davanti alla porta del comandante, bussai due volte ricevendo una risposta immediata.
-Chi è?- chiese una voce all’interno. La riconobbi subito e sbuffai contrariata.
-Mari-
-Entra- rispose subito. Rigirai gli occhi e abbassai la maniglia, entrando in quella stanza. Non appena individuai la sua posizione, mi diressi sparata verso la scrivania e appoggiai brutalmente i fogli, rischiando di sparpagliarli ovunque.
-Bentornata, ottimo lavoro-
Sentire il suono della sua voce mi dava sui nervi, era insopportabile.
-Ho avuto 12 anni per farlo e tu…tu mi hai allontanata da- mi bloccai quando ripensai a tutto ciò che era successo e, sbuffando, mi diressi verso la porta senza salutare.
-Aspetta Mari- Mi fermai poggiando la mano sulla maniglia per poi girarmi verso l’uomo che era ancora seduto sulla sua sedia.
-Sai cosa fare- continuò.
Guardai da un’altra parte e, non rispondendo, aprii la porta uscendo.
Non appena uscii incontrai un ragazzo, era poco più alto di me se non di uguale statura, aveva i capelli corvino e gli occhi di un azzurro scuro.
Lui non si preoccupò molto della mia presenza e bussò alla porta di Erwin dopo che io mi scostai. Ci volle qualche minuto per riconoscerlo e, quando ci riuscii, il mio cuore si fermò di colpo.
-Entra- sentii dire da Erwin severo dopo che il ragazzo pronunciò il suo nome. Levi. Guardai la porta chiudersi fino a quando Hanji non mi distolse dai miei pensieri.
-Mari? Sei tu? - mi chiese titubante. Sul mio volto comparve un sorriso sincero, mai fatto. Era da tanto che non la vedevo, l’avevo conosciuta nello stesso giorno in cui avevo conosciuto il comandante. Era una ragazza a quel tempo ma non era cambiata di una virgola.
Annuii leggermente e la bruna mi abbracciò di colpo. Sorpresa, contraccambiai e la sentii ridere.
-Aaah, come sei cambiata! Sei diventata più alta e…più bella! - disse tutta esaltata. Io rimasi con quel sorriso da ebete che mi ritrovavo. Incominciò a tempestarmi di domande alle quali rispondevo col mio tono serio e severo che avevo sempre.
-Sei così cupa…mi ricordi…- non finì la frase che la porta si aprì di scatto, sbattendo leggermente contro il muro. Ne uscì il caporale con un’aria abbastanza scocciata. Ci rivolse uno sguardo e io mi voltai a guardare dalla parte opposta.
-Buongiorno Levi! – disse Hanji con la stessa enfasi con cui mi aveva tempestato di domande.
-Buongiorno – rispose. Il suo tono era basso e annoiato, quasi arrabbiato. Si capiva che aveva appena discusso con il suo superiore.
-Ah giusto- disse all’improvviso la bruna girandomi leggermente verso di lei –Sarai affidata alla squadra del caporale- Sobbalzai e mi congelai sul posto.
-Eh? –Speravo di aver capito male, non potevo unirmi alla sua squadra, mi avrebbe scoperto.
-Sì, ti va bene Levi?-
-Vedremo quando sarà fuori dalle mura se sarà capace e degna di essere nella mia squadra- Strinsi i denti e i pugni guardando fuori dalla finestra per trattenermi.
-È una sfida? –chiese la bruna.
-Intendila come vuoi…- disse sbuffando seccato.
-Uuh, hai sentito Ma-
La bloccai prima che potesse dire il mio nome.
-Va bene, accetto- dissi semplicemente, sperando che quella risposta fosse esauriente.
-Come volete…-disse per poi andarsene. 
   
 
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