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Autore: Eneri_Mess    22/06/2015    3 recensioni
“Questo qui si veste come un idiota” dissero all’unisono, per poi voltarsi l’uno verso l’altro e ringhiarsi contro, sempre a braccia serrate.
“Ehi moccioso, porta rispetto!”
“Scusa nonno, ma non ti si può prendere sul serio con quel trucco!”
“Parla Mr. Lentiggini a cui bastano solo i pantaloni e un cappello, sei indecente!”
“Almeno io non semino piume in giro, Signor Cuoricino!”

Non c’era verso.
Gwyn Lionheart, promossa di recente – e nemmeno lei si spiegava come – a grado di Sergente della Marina, iniziò a vagliare l’ipotesi di cercare un esorcista per tornare ad avere una vita silenziosa.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Mugiwara, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Le ultime ore di navigazione stimate dal Capitano Lewis erano scivolate via monotone. Quando giunsero sull’isola dove avrebbero iniziato le ricerche del tesoro di Alec Rover, il tempo era sereno, ma l’aria calda e secca.
Stando alla cartina e alle informazioni della Sede Centrale, Macabras era semi abbandonata, con un solo villaggio ancora abitato dagli indigeni del luogo e tante rovine antiche lasciate vittime delle stagioni. Il perché quella terra fosse stata quasi del tutto lasciata a se stessa rimaneva un mistero, ma secondo il Capitano Lewis ciò la rendeva il posto ideale per nascondere un bottino di scorribande.
E d’accordo col ragionamento doveva essere stato anche Eustass Kidd, che non gradì per niente lo sbarco della Marina sull’isola.
 
 
 
 
 
 
 
Stai bene!?”
“Sei ferita!?”
La ragazza annuì e fece segno di diniego quasi insieme e si prese la testa tra le mani quando un forte boato riempì l’aria nella zona da cui era appena fuggita. Si rannicchiò meglio dietro la casa di pietra mezza crollata in cui aveva trovato rifugio, mordendosi un labbro nel sentire male un po’ ovunque per la rovinosa caduta di poco prima.
“Gwyn respira” disse perentorio Corazόn accovacciato davanti a lei, nel suo corpo sbiadito. Aveva lo sguardo fisso negli occhi della brunetta. “Respira” ripeté.
“Dobbiamo andarcene da qua! Non ci metteranno molto ad arrivare” constatò Ace, salito su quello che rimaneva del tetto a osservare la disastrosa situazione.
“Ancora un attimo ragazzino” replicò il giovane Donquixote, tornando con l’attenzione alla ragazza che lo fissava a iridi sgranate, le guance graffiate e i capelli arruffati. “Ricordati l’addestramento Gwyn. Se ti attaccano, piede fermo e occhi sull’avversario. Non c’è bisogno che li sconfiggi, basta rallentarli. Punta alle gambe e usa l’agilità, non la forza. E respira. Tutto chiaro?”
Lei annuì, riempiendosi i polmoni d’aria, i denti ancora affondati nel labbro. Con mano tremante strinse l’elsa di Emrys al suo fianco, alzandosi.
“Arrivano in due!” avvertì Ace.
Corazόn annuì.
“Sfrutta l’effetto sorpresa. Ti cercheranno, tu aspetta il mio segnale e affonda”
Gwyn fece un cenno di assenso, respirando di nuovo e preparandosi. Lo sguardo fermo dell’ex marine l’aveva rincuorata e sapere di avere i due spettri con sé e non essere sola le fece tornare il coraggio di affrontare la situazione.
“Vediamo se riesco a mettere ancora i brividi addosso a queste mezze tacche” sogghignò l’ex Comandante di Barbabianca dal tetto diroccato. Gwyn vide la falda del suo cappello arancione sparire e un attimo dopo sentì il gemito di un uomo provenire dal lato della casa che faceva angolo con quello dietro cui lei si stava nascondendo, e a seguire l’imprecazione di Pugno di Fuoco.
Corazόn, che teneva d’occhio la situazione, scosse la testa masticando un insulto, per poi fare cenno con la mano alla neo Sergente di avvicinarsi. Un attimo dopo le diede il via libera per attaccare.
Con un ultimo respiro profondo, la brunetta sguainò Emrys e sbucò fuori dal nascondiglio, affondando la lama come le era stato detto, nonostante la paura le fece chiudere per un secondo gli occhi.
Un urlo si levò alto, seguito da una sonora bestemmia, mentre la marine estraeva la spada velocemente dal punto ferito, schizzando sangue sul terreno. Il pirata alto almeno tre spanne più di lei si accasciò sul terreno tenendo saldamente la coscia tra le mani. Ma Gwyn non poté tirare un sospiro di sollievo che con la coda dell’occhio vide il compare caricare barcollante verso di lei.
“Due passi indietro! Abbassati e affonda!”
Andò più o meno come disse Corazόn. La brunetta riuscì ad atterrare con un solo fendente anche il secondo avversario, rallentato poco prima da Ace. Mentre questi cadeva la ferì a sua volta di striscio alla spalla. Lei gemette, tirandosi indietro e facendosi quasi scivolare la spada di mano.
“È un graffio! Scappiamo ora! Ragazzino ci sei?”
“Sì… Ahi, sì”
« Dove andiamo? » domandò la ragazza, guardando febbrilmente l’ex marine mentre lanciava rapide occhiate dietro di sé per assicurarsi che i due pirati fossero ancora a terra.
“Laggiù, verso la foresta”
E senza farselo ripetere corse nella direzione scelta, lasciando ben presto che il trambusto fosse attutito dalle fronde degli alberi.   
 
 
 
 
 
 
Sei intero?”
“Sì…”
“Che accidenti ti è saltato in testa!?”
“Sto bene… ma non pensavo che io mi sarei sentito bruciare”
“Hai una cera pessima”
Il commento sarebbe risultato una barzelletta divertente tra fantasmi, se non fosse stato che Ace aveva davvero l’essenza molto più pallida del normale.
Gwyn, rimasta fino a quel momento fissa a marciare per mettere più distanza possibile tra sé e i pirati, si voltò a fissarli, rendendosi conto di aver tralasciato la situazione.
« Cos’è successo? » domandò perplessa, il fiato corto e il braccio che ancora doleva. Lo scontro per lei era stato frastornante e rapido, era l’adrenalina a tenerla in piedi, come il terrore di trovarsi di nuovo in mezzo alla mischia. Ora che erano lì nel bosco però, lontani e in parte al sicuro, la ragazza si ricordò che anche il più giovane dei due spettri l’aveva aiutata.
“Questo incosciente è passato attraverso a uno di quei pirati”
“Ohi, l’ho rallentato, oltre che fargli prendere un bello spavento” ghignò il moretto mentre si frizionava le braccia come avesse avuto lui stesso la pelle d’oca.
« Non capisco… qual è il problema? » domandò perplessa la ragazza, rivolgendo uno sguardo preoccupato ai due.
“Che non puoi mettere due essenze a contatto completo in maniera così repentina… rischi di scomparire”
Le ultime parole arrestarono l’andatura della brunetta di colpo, facendola voltare del tutto verso di loro cerea in viso.
« Nani…? »
Il respiro dell’ex marine fu brusco. Gwyn fu certa che quella fosse la prima volta che lo vedeva tanto preoccupato da sembrare arrabbiato. Ma sbollì in fretta per potersi spiegare in maniera chiara.
“Quella che vedi di noi è la nostra anima, rimasta qui dopo la morte del corpo. Possiamo attraversare le cose, ma attraversare un altro essere umano è come uno scontro diretto in battaglia: ci facciamo male, perché cozziamo contro un’altra anima. Solo che mentre quella di chi è ancora vivo non può andarsene in giro perché è trattenuta e protetta dal fisico, noi rischiamo di rimanerci secchi. Hai capito, moccioso? Niente più colpi di testa”
Ace ricambiò il suo sguardo con uno imbronciato, come se gli avesse appena tolto tutto il divertimento, ma quando si accorse di come Gwyn lo guardasse atterrita lasciò perdere.
“Ok, tranquilli, prima e ultima volta, promesso” e lo disse rivolto alla ragazza, sorridendole e aggiungendo un “Sto bene, sul serio” per rasserenarla. 
« Che facciamo adesso? » domandò la giovane, riprendendo a camminare e rischiando di inciampare tra le radici nodose degli alberi mentre la vegetazione si faceva sempre più fitta.
“Tu cosa pensi sia meglio?” gli chiese di rimando Corazόn, sbollendo definitivamente l’irritazione accendendosi la sua sigaretta incorporea ma quasi finendo gambe all’aria. Mentre Ace tornava del suo tetro colore naturale non mancò di ridere di lui. Erano davvero due ragazzini.
« Forse dovrei tornare indietro… ho abbandonato gli altri alla battaglia… Lewis-senchou potrebbe aver bisogno di me » rispose la ragazza incerta, a testa bassa, stringendo l’elsa della spada per reprimere il tremore che il pensiero di trovarsi di nuovo sul campo di battaglia le provocava.
“Il tuo capitano sembrava più scocciato che intimorito dall’affrontare quel rosso dall’incazzatura facile” constatò Ace, mentre galleggiava al suo fianco con le braccia a mo’ di cuscino dietro la testa come se niente fosse successo.
Gwyn non fiatò, continuando a camminare a fatica e sentendosi a ogni passo più combattuta con se stessa. Aveva avuto paura non appena il primo sparo aveva stroncato la quiete in cui inizialmente versava l’isola. La battaglia e le urla erano iniziate prima ancora che potesse realizzare cosa stesse succedendo, e lei aveva solo riconosciuto uno dei pirati dei dossier studiati impartire ai suoi sottoposti l’ordine di fare piazza pulita dei marines. Se avesse saputo che il ghigno di sfida visto nella fotografia di Eustass Kidd era a malapena una pallida ombra di quello reale non avrebbe pensato semplicemente che aveva l’aspetto di un tipo poco raccomandabile.
Il Capitano, lì in carne ed ossa, era l’uomo più inquietante e brutale che avesse mai incontrato. Era arrivato a terrorizzarla così tanto che non era riuscita nemmeno a sentire cosa Lewis-senchou le avesse ordinato, e per una volta anche i suoi teschi invece di ridere avevano tremato.
Nel giro di attimi interminabili si era trovata in mezzo alla mischia, con Ace e Cora-san che tentavano di indirizzarla su come muoversi, difendersi e attaccare. Alla fine era ruzzolata a terra, inciampando su qualcuno, e si era ritrovata alcuni di quei pirati venirle contro con le sciabole insanguinate. Qualche timido cranio bianco aveva fatto ancora pop davanti a loro, rallentandoli sufficientemente per la sorpresa da darle il tempo di cercare un posto dove nascondersi.
“Potresti attenerti al piano originale” la riscosse Corazόn, ricevendo uno sguardo interrogativo da entrambi i compagni. “Cercare il tesoro di Alec Rover mentre gli altri si occupano di tenere a bada i pirati” si spiegò meglio, accennando un sorriso incoraggiante.
Gwyn si torturò un labbro prima di abbozzare un titubante sì con la testa.
“Era la tua prima battaglia, capita a tutti” cercò di rincuorarla Pugno di Fuoco, ottenendo solo uno sguardo perplesso da entrambi i marines. “Che c’è? Che ho detto?”
“Non è confortante sentire certe cose da un ex pirata piromane”
« Ace-san, grazie lo stesso »
Liquidato dopo il suo tentativo di buona volontà, il moretto si rabbuiò, seguendoli fluttuando a mezz’aria mentre borbottava tra sé e sé come una teiera qualcosa sull’essere malfidati. 
 
 
 
 
La foresta si era fatta così compatta che la luce del giorno filtrava a spiragli tra le fronde, mandando a tentoni la neo Sergente che più volte si era trovata impigliata tra arbusti e rami. Tra l’altro, più avanzava più le sembrava di non andare da nessuna parte e il suo stomaco aveva iniziato a farsi sentire.
“Ci stiamo muovendo senza sapere cosa stiamo cercando” fece notare dopo un po’ Ace, guardandosi intorno. “Idee?”
« Lewis-senchou ha dett-AAAAH! »
Il terreno le era improvvisamente mancato sotto i piedi. Il cespuglio che stava attraversando nascondeva una piccola pendenza e lei vi era ruzzolata malamente. Aveva sentito i due fantasmi richiamarla, poi un’esclamazione di sorpresa da una voce sconosciuta, ed era atterrata malamente contro qualcosa che non era né il terreno né le pietre che si era aspettata.
« Itaii » si lamentò Gwyn, sentendo i muscoli dolerle per la caduta accidentale.
Un grugnito soffocato però la immobilizzò, facendole intendere con terrore che la cosa che aveva arrestato il suo capitombolo si stava muovendo.
Quando riaprì gli occhi titubante la accolse l’espressione contrariata di un totale sconosciuto.
« Ti alzi? » le domandò questi piatto.
La ragazza lo guardò come se avesse parlato in una lingua a lei oscura, sbattendo un paio di volte le palpebre ancora incerta su quello che fosse successo. Nemmeno si rese conto che le guance le andarono in fiamme quando lo sguardo le cadde sul petto semi scoperto dell’uomo, dove una lunga cicatrice lo attraversava diagonalmente, e solo dopo realizzò di stargli seduta in grembo.
Si alzò di scatto, tra un fiume di lettere che avrebbero dovuto comporre la parola Sumimasen! ma che uscirono troppo attaccate tra loro per distinguerle. Incespicò su un sasso, finendo di nuovo a terra, tanto confusa da ringraziare mentalmente di non sentire nessun pop a rendere la situazione ancora più umiliante.
Seguì un imbarazzante silenzio, interrotto poi dallo sconosciuto.
« Sei ferita »
« Uh… ehm… hai » rispose lei, rendendosi conto solo dopo che non era una domanda, e avvampò ancora di più. Prendendosi il viso tra le mani si disse che doveva calmarsi e capire chi fosse quel tizio e ricordarsi che aveva una missione, ma in quel momento la sua mente era totalmente in tilt.
A salvare o aggravare la situazione, non seppe dirlo, fu l’arrivo dei due fantasmi.
“Oggi non ne imbrocchi una…” stava constatando Cora-san, ma un’esclamazione di stupore ed entusiasmo da parte di Ace lo interruppe.
“Non ci credo! È Zoro!”
Saltellando come un bambino davanti a un regalo inaspettato, il moretto lo squadrò dalla testa ai piedi.
“È cambiato parecchio! Ha lo sguardo più rude, anche se l’ultima volta aveva tutti e due gli occhi” ridacchiò, tornando vicino a Gwyn e guardandola con un sorriso a trentadue denti.
La brunetta, con ancora il volto stretto tra le proprie mani, si impose di non girarsi verso le spettro per non capitolare nell’ennesima gaffe, sentendo lo sguardo penetrante del tipo continuare a fissarla dall’alto in basso.
“Non dirgli che sei una marine” le consigliò seriamente Cora-san, studiando con diffidenza il nuovo venuto.
“Tranquilli, è il vice del mio fratellino! È un tipo a posto!”
“Sì, vai a dirglielo tu che anche Gwyn è una marine a posto” lo rimbeccò l’altro.
Ace aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse imbronciato.
La brunetta cercò di non ascoltarli. Fece per dire qualcosa, ma non uscì nulla.
« Riesci ad alzarti? » domandò di nuovo Zoro, e al cenno affermativo di lei, che rimase tuttavia immobile, la afferrò per un gomito tirandola in piedi.
« A-arigatou » balbettò, cercando di spolverarsi i vestiti per non incrociarne l’occhiata indagatrice. Rammentando il consiglio di Corazόn, si allacciò la giacca, in modo da nascondere il ricamo della Marina sulla camicetta, e ringraziò mentalmente l’inconsueta divisa blu notte che il Capitano Armstrong aveva richiesto appositamente per i propri sottoposti. Quel gesto tuttavia le provocò una fitta al braccio ancora provato dalla ferita subita nella fuga.
« Resta ferma » disse ancora il pirata con quel suo tono categorico, e lei si accorse in quel momento – ma dove aveva la testa? – che si era riavvicinato e stava avvolgendo un lembo di stoffa scura intorno alla sua ferita. « Finché non ritrovo i miei compagni questa dovrebbe andare bene. Chopper poi farà di meglio » spiegò, come se lei avesse potuto capire ciò di cui stava parlando, ma lo ringraziò.
« Ti sei perso? » chiese poi ingenuamente, pentendosi un attimo dopo per l’occhiata bieca che le rivolse e continuò balbettando: « Q-questa foresta è c-così… ehm, ecco… piena di alberi… c-che non ho idea di dove sia l’uscita. T-tu sai dove andare? » farfugliò miseramente cercando di riparare, dandosi della stupida. Corazόn e Ace alle sue spalle si schiaffarono una mano sulla faccia, sospirando in coppia.
“Una foresta piena di alberi?” le fecero eco ma lei li ignorò.
Lo spadaccino la osservò da capo a piedi un’ultima volta, incrociando le braccia. Sembrava stesse decidendo se fidarsi o meno, nonostante i gesti appena compiuti.
« Nami dice che quello che stiamo cercando si trova a est dell’isola » rispose alla fine pensieroso.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui entrambi voltarono il viso in due direzioni diverse.
« Quindi… da quella parte! » esclamarono all’unisono, indicando le suddette due direzioni opposte.
Gwyn, nel tentativo di riconquistare un briciolo di stima di fronte all’uomo che l’aveva salvata, tentò di essere d’aiuto, senza tenere conto minimamente che si trattasse di un presunto nemico.
“Sono due casi disperati” allibì Corazόn, combattuto tra la voglia di ridere e quella di abbandonarli a se stessi. Per la prima opzione ci pensò Ace, piegandosi in due tenendosi lo stomaco e riempiendo l’aria di risate convulse.
Essendo Gwyn l’unica in grado di sentirli, cambiò di nuovo colore in viso e non riuscì a ignorarli, voltandosi verso di loro. Magnanimo, l’ex marine le indicò con un dito l’est giusto.
« Che c’è? » domandò Zoro perplesso da quel suo gesto.
« I-io… ecco, credo di aver sentito delle voci » spiegò, ed essendo una mezza verità fu anche in grado di reprimere quasi del tutto l’imbarazzo.  « Forse sono i tuoi compagni! Da quella parte! »
Il pirata guardò prima lei con sguardo indecifrabile, poi rivolse l’attenzione verso la porzione di foresta che stava indicando, e fece spallucce, incamminandosi.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Significato dei termini:
Nani?: “Cosa?” in giapponese.
Itaii: “(che) dolore!”.
Sumimasen: “scusa”.
Hai: “sì”.
Arigatou: “grazie”.
 
 
 
Inizia la breve vicenda! Ed è arrivato il terzo, e più adorato, personaggio per Gwyn: Zoro! *partono gli applausi*
I nostri sono giusti su Macabras, isola sempre presa in prestito dall’altra mia fanfiction Heavenly Eve, qui luogo dove dovrebbe essere nascosto il fantomatico tesoro! E la Marina non è ovviamente l’unica a dargli la caccia =D Un breve e accennato cameo di Eustass Kidd, con una presenza sempre troppo ingombrante per essere ignorato, ehehe.
Ace e Corazon intanto fanno da spalla a Gwyn, aiutandola come possono. La “teoria dell’anima” di Corazon non so se esista in giro, vi direi che me la sono totalmente inventata perché non sono molto documentata su fantasmi e simili, ammetto! Però ecco, si vede qui come tutti e tre tengano l’uno all’altro *w*
Per concludere, ancora una volta, la mia Gwyn reale è pressoché come questa che leggete, e io le voglio tanto bene *love* parla italiano misto a giapponese, è una frana con il senso dell’orientamento, si preoccupa, e la si vorrebbe tanto spulciottare sempre *lovelove*
 
 
Alla prossima!
Nene
 
   
 
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