Ah ah ah! Vi ho giocato un brutto scherzo, non è così?! Non ve
l’aspettavate proprio …
Ma vi
assicuro, l’attesa è finita …
Questo che
andrete a leggere è l’epilogo di ACCADDE IN INVERNO
Buona
lettura … e spero che il finale sia ciò che più vi aggrada …
Col vostro
permesso, mi congedo.
A presto
Alessia
P.S. Scusate l’ulteriore ritardo, ma stavolta sono giustificatissima, perché ho iniziato da poco a
seguire un corso di scrittura alla RAI; e così, seguendo i suggerimenti dell’editor, ho deciso di riscrivere
il capitolo. Penso che così renda di più. Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego, è fondamentale per me, per capire se ho
davvero assimilato i consigli che mi hanno dato! Bacini & Bacetti
Epilogo
Che
strano essere qui. Fa un certo effetto. Senti che il cuore esploderà da un
momento all’altro.
Respira,
Chiara, respira. E poi buttati nella mischia. Esci dalla limo. Sorridi
garbatamente, fai un cenno di saluto con la mano. Qualcuno ti aiuta. Da sola
avresti avuto non poche difficoltà.
Gli
occhi ti si inumidiscono dall’emozione. Non ti saresti mai aspettata
un’accoglienza simile.
Ovvio,
i fotografi e i giornalisti non sono qui per te. E questo lo sai bene, ma inspiegabilmente
il pubblico ha voluto che ci fossi anche tu, questa sera. E tu non te la sei
sentita di rifiutare. E hai fatto benissimo. Un’esperienza del genere quando
mai ti può ricapitare?!
Percorri
la passerella passo dopo passo, nel tuo impercettibile abito Chanel rosa antico
in stile impero. Tra flash, interviste lampo e ragazzine urlanti è tutto finito
in un attimo. Non ti sei quasi resa conto di quello che hai fatto, o detto. E
ti ritrovi nell’enorme teatro, seduta perché i piedi ti fanno già male, mentre
attorno a te si alternano persone su persone che vogliono semplicemente stringerti
la mano, farti i loro auguri.
La
cerimonia ha inizio. Sei serena, più del dovuto. E ti domandi perché. Poi, con
una mano sfiori la tua pancia. E sorridi dentro di te.
È
arrivato il momento. Trattieni il respiro insieme ai due uomini che ti siedono
accanto.
- … E
per la categoria miglior attore non protagonista il vincitore è … Gabriele
Grimaldi!
Lo
sapevi, ne eri sicura. Il ragazzo ti abbraccia a lungo, le lacrime gli scorrono
ormai a fiotti sul viso. Poi si allontana per salire sul palco.
Le
sue parole ti arrivano ovattate, sta ringraziando tutto il cast del film, la
sua famiglia, gli amici che gli sono stati accanto e due persone in
particolare:
- Grazie a Giorgio, che mi ha sopportato in
questo lungo periodo, che ha ascoltato pazientemente i miei racconti sulle
riprese, ripetuti migliaia, milioni di volte! Adesso, riflettendoci su, capisco
che non deve essere stato affatto semplice – la platea scoppia a ridere - E, soprattutto – continua risoluto, ma
addolcendo il tono della voce- soprattutto,
grazie a te, Chiara! Se non ci fossi stata tu, a quest’ora non sarei qui. Mi
hai dato coraggio, mi hai fatto capire che devo camminare a testa alta,
mostrandomi semplicemente per come sono. Nessuna vergogna. Ma colgo l’occasione per ringraziarti di una
cosa ben più importante di un Oscar – aggiunge all’improvviso, soppesando
la statuetta che tiene fra le mani - perché
se non fosse stato per te adesso non ci sarebbe un uomo meraviglioso al mio
fianco …
Ti
senti sfiorare la mano, ti volti e vedi Giorgio visibilmente commosso. E mentre
tra i continui applausi il vostro comune amico torna a sedersi, avverti una
fitta allo stomaco, forte, più forte delle altre volte. Subito ti rendi conto
della situazione, ti sembra quasi di svegliarti da un profondo torpore. “È arrivato il momento”, dici a te
stessa. E lo ripeti, ma ad alta voce, rivolgendoti al fotografo.
- È il momento, Giorgio – e gli stringi
la mano, quasi stritolandogliela.
Lui
non capisce fino in fondo la gravità della tua frase; e risponde sorridendoti:
- No, quello è l’ultimo premio che
consegnano, passerà ancora un po’, tranquilla …
- No, no. Giorgio, ti dico che è il momento,
non posso aspettare oltre. Me lo sento … - lui ti guarda con espressione interrogativa,
sta facendo mente locale su cosa puoi voler dire; e, nel momento stesso in cui
ci arriva, non gli lasci il tempo di parlare:
- Mi si sono rotte le acque! – hai quasi
gridato, come se non fosse evidente che parlavi proprio di questo! Tutti,
attorno a te si girano nella tua direzione, ma per il momento non te ne importa
nulla. Hai altro a cui pensare …
Giorgio,
finalmente ti da una mano. Blocca la cerimonia, urla che hai bisogno di un
medico, di un’ambulanza, di qualsiasi cosa purché ti facciano partorire!
Comprendi lo scompiglio generale in cui hai gettato il pubblico, ma in mente
hai solo un’immagine: ti vedi alla disperata ricerca di un ospedale, senza tuo
marito che ti stia accanto e ti conforti. Lo cerchi in mezzo alla calca di
gente che ti si è fatta sempre più vicina, mentre gli addetti all’ordine
cercano di allontanare i curiosi. Ma non lo riesci a vedere. Hai bisogno di
lui, del suo sguardo tenero, mentre ti accarezza la pancia, della sua voce
dolce mentre canta una ninna nanna ai gemelli ancora non nati.
Senti
che ti stanno portando da qualche parte, ma ormai il dolore è tale che non
capisci più cosa ti circonda. Capti una sola frase:
- Dobbiamo attrezzare una di queste salette,
non c’è tempo di arrivare in ospedale.
Qualcuno
ti prende per mano, speri che sia lui. Invece è Giorgio. È un vero amico,
pensi. Ti dice che tuo marito sarà lì a momenti. Gli sorridi, tra le lacrime. E
riprendi a respirare “a cagnolino” - come ti hanno insegnato al corso pre-parto - in
attesa di vederlo entrare nella stanza.
Ti
sembra che sia passata un’infinità di tempo quando, finalmente, arriva e si
getta letteralmente fra le tue braccia. Ti accarezza la fronte, ti bacia sul
naso, sul collo. I vostri sguardi s’incrociano, per l’ennesima volta, ma è come
se fosse sempre la prima. Lo ami, ti ama. Vi amate alla follia. Di più, vi
appartenete. Ogni giorno scoprite qualcosa di nuovo, eppure avete entrambi la
sensazione di conoscervi da sempre.
- Andrà tutto bene – ti sussurra all’orecchio
sinistro. Tu annuisci, con le lacrime agli occhi. Ma sai che ha ragione. Perché
lui è lì con te. Non ti lascerà mai.
L’infermiera
ti dice di spingere seguendo il ritmo delle contrazioni. Tu urli, sudi, piangi
e ridi. Sai di non essere ciò che si definisce “un bello spettacolo”, ma lui continua
a tenerti per mano. Trattiene il respiro insieme a te. Fa di tutto per aiutarti
ad andare avanti. L’ha sempre fatto.
E,
finalmente, al tuo ultimo grido - che probabilmente avranno sentito anche
dentro il teatro – si unisce un tenero vagito.
- È un maschio! È un maschio! – tuo marito
continua a ripetere, in preda ad una gioia indescrivibile. Ma ancora non è
finita. Passano un paio di minuti, poi senti più dolore di prima. Strano,
pensavi che non si potesse soffrire di più di così. Ma sai che ti basta un
ultimo sforzo, uno soltanto, e poi potrai vedere i tuoi figli con i tuoi stessi
occhi; potrai seguire il loro profilo con un dito. Sì, stai pensando in questo
preciso istante che due gemelli ti bastano. Avevi sempre detto di volere una
famiglia numerosa; ma, mentre stai provando sulla tua pelle la sofferenza del
parto, non ne sei più tanto sicura. Anzi, sei certa al cento per cento che non
vuoi ripetere un’esperienza così …
- È una femminuccia! Ha il tuo stesso colore
degli occhi … è splendida. Come la sua mamma.
Ce
l’hai fatta. Sei distrutta. Ma questo non t’impedisce di cercare – e trovare –
le sue labbra. E, così, mentre l’ostetrica si occupa dei bimbi, lui ne
approfitta per farti capire che ti desidera, ogni istante di più. Ti bacia, con
ardore. La sua irruenza non abituale ti sorprende. La contraccambi, felice.
Quasi
un’ora dopo, sei sempre nella saletta. Per fortuna, le hostess della cerimonia
ti hanno rimediato qualcos’altro da mettere – il tuo abito è inesorabilmente
rovinato. La tua semplice acconciatura si è trasformata in uno chignon spettinato,
ma, almeno, non sei più sudata fradicia. I gemellini
hanno appena finito di poppare e dormono placidamente fra le tue braccia. Hai fatto
accendere il monitor nell’angolo in alto, in trepidante attesa per l’assegnazione
dell’ultimo premio della serata. Speri con tutto il cuore che lo vinca una
persona. Non è tra i favoriti, ma tu hai potuto assistere a qualche ripresa del
film. E sai che stavolta l’Oscar se lo merita proprio!
- …
E per la categoria miglior attore protagonista
il vincitore è … Orlando Bloom!
- Sì! – un urlo
soffocato. Ti sei appena resa conto che avresti potuto svegliare i bambini. Ma sei
al settimo cielo. Che serata! Non pensi che possa essercene una uguale per l’intensità
delle emozioni che stai provando. Fai alzare leggermente il volume dell’audio
da chi è lì accanto a te, per poter ascoltare meglio il discorso. Hai una vaga
idea di cosa possa dire, ma preferisci sentirlo con le tue orecchie.
- È una serata a dir poco perfetta! – esordisce lui,
prendendo fra le mani la statuetta tanto agognata – ho sempre sognato questo momento. Ma, sinceramente, me lo sarei
aspettato leggermente diverso – ha smesso di parlare per qualche istante, lo sguardo basso, il pollice della mano
sinistra che gira e rigira la fede all’anulare. Il pubblico comincia ad
acclamarlo. Sorride, ma percepisci perfettamente la commozione nei suoi occhi –
Io … devo tutto ad una persona. Una persona
che mi ha fatto scoprire alcuni lati della mia personalità che neanch’io conoscevo; che ogni giorno tira fuori il meglio
di me. È la donna più importante della mia vita, capace di strapparmi un
sorriso anche nei momenti più bui. E che, stasera, mi ha reso l’uomo più felice
del mondo. Ti amo, Chiara. Grazie. Grazie per quelle due splendide creature che
sono Edward e Sarah. Grazie per avermi reso padre … - A questo punto, gli
applausi si sono fatti così scroscianti, che le ultime parole di Orlando si
perdono nel frastuono.
- Ti amo anch’io – sussurri allo schermo,
stringendo a te il frutto del vostro amore. Lui ha già ringraziato velocemente
tutti e si è già dileguato, per correre subito da te. Anzi, da voi.