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Autore: sophiejworld    23/06/2015    1 recensioni
[Raccolta di One shot, drabble o flashfic sulle coppie di Once Upon a Time.]
-SwanQueen.
-OutlawQueen.
-StableQueen.
"E cos'altro puo' essere l'amore se non una
segreta pazzia,una opprimente amarezza
e una benefica dolcezza."
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Amore non guarda con gli occhi ma col cuore.
{ William Shakespeare.





 

«Dio fa male!» urlai in preda alle lacrime, sperando che quel dolore sparisse, si volatizzasse.

Era come se qualcuno mi stesse squarciando il grembo da dentro, strappando a mani nude ogni singolo lembo di carne, ogni singolo lembo di vita. 
E faceva un male assurdo, di certo non mi aspettavo tutto questo. 
Così come non mi sarei mai aspettata di riuscire a sfuggire alle grinfie di miaa madre un anno prima. Eppure la piccola e grezza fede che brillava ad ogni scoppiettio di fiamma sul mio anulare sinistro significava ben tutt’altro.








 
«Sollevati il cappuccio e tieniti forte Regina!» mi mormora Daniel prima di dare un colpetto sulla pancia del cavallo, sentendo l’animale iniziare a muoversi proprio verso l’uscita di quella stalla immensa. 
Un luogo nel quale non avrei più fatto ritorno. 
Un luogo che per me è stato fonte della più grande gioia della mia vita proprio fino a qualche momento fa.

Le mie braccia si stringono intorno ai fianchi di Daniel, mentre una serie di silenziose lacrime mi riga le guancia, scivolandomi lungo il viso, fino a sparirle in quella tenuta da cavallerizza che ho sempre amato più dei mille abiti costosi che possiedo, o meglio, possedevo. 
Perché stavo per  abbandonare tutto in quel dannatissimo castello.
Il mio minuscolo titolo.
La mia famiglia, o per lo meno mio padre.
Tutto.

«Andiamocene via Daniel, ti prego corri, sbrigati!» sibilo con appena un filo di voce, nascondendo il viso sulla sua schiena e respirandone il profumo. Quel profumo così buono e così proibito che mi faceva andare fuori di testa tutte le volte. 
Quel profumo che mi ricordava Daniel, l’uomo che mi aveva salvato da me stessa.
Letteralmente ed in tutti i sensi. 

E non appena usciamo fuori da quella stalla mi rendo conto che ormai è l’alba e che tra poco ogni singola persona in quel castello avrebbe saputo della mia scomparsa. Mia madre compresa. 
Mi spaventa da morire il fatto che lei possa trovarmi, ma mi spaventa ancor di più il fatto che possa far qualcosa a Daniel. Quello non sarei mai riuscita a perdonarmelo. 
Lui è tutto per me.
Lo è stato dal primo momento in cui l’ho incontrato.
Lui è stata la mia boccata d’aria dopo anni di apnea.
Il mio sole dopo mesi di oscurità.
La mia primavera dopo un perenne e rigido inverno. 
Ed io mi sento così stupida, non credo di meritarmi un uomo così magnifico come lui e forse non lo meriterò mai. 

L’aria fredda del mattino mi scuote dai miei pensieri e mi stringo un po’ più a Daniel mentre osservo il castello alle nostre spalle diventare sempre più piccolo, fino a sparire completamente dalla nostra visuale. E finalmente tiro un sospiro di sollievo, sentendomi finalmente libera.

«Dove andremo ora?» chiedo sollevando il viso e poggiandolo sulla spalla di Daniel, osservando le sue labbra curvarsi in un piccolo e dolce sorriso. Ed il mio cuore sembra fare una piccola capriola.

«Ovunque tu desideri amore mio.» ed io sorrido, posandogli un dolce bacio sulla guancia e realizzando solo adesso che nonostante la paura e nonostante tutto, il mio Lieto Fine è proprio lui.









«Regina se tu urli e non spingi il bambino non potrà nascere mai e poi mai!» mi dice Annette, l’unica cosa più vicina ad una parente che Daniel avesse. 

«No» mormoro chiudendo le gambe di scatto, scuotendo la testa e portandomi entrambe le mani sul ventre più che rotondo, desiderando e pregando che quel dolore finisse «…fa male, troppo male, non voglio! Voglio Daniel!» quasi urlo piangendo. Dio, se mi vedesse mia madre sarebbe davvero la fine. 
Sono tutto l’opposto di quello che voleva lei per me e forse, infondo, è meglio così.

«Regina per l’amor del cielo, non fare l’irresponsabile! Non puoi-» ma la voce di Annette scompare nell’attimo in cui vedo Daniel comparire da dietro la vecchia e cigolante porta di legno. 

«Daniel!» dico cercando di mettermi seduta, ma riuscendo a malapena ad alzare le braccia per poterlo stringere. 
Lui mi sorride e si avvicina a me, baciandomi la fronte e poi le labbra ed io sento di essere in paradiso, sento di essere finalmente completa. Ma l’ennesima contrazione mi riporta coi piedi per terra, facendomi piegare in due dal dolore. Facendomi urlare ancora una volta. 









 
«Ecco a te tesoro.» mormoro passandogli per l’ennesima volta un piccolo e sottile chiodo che era sfuggito al suo controllo. 

 «Grazie amore.» mi risponde immediatamente, prendendo quel minuscolo oggetto dalle mie mani e piantandolo con un colpo secco di martello, facendomi persino sobbalzare. Eppure non riesco a smettere di guardarlo. 

Nonostante sia sporco e sudato, io non riesco a togliergli gli occhi di dosso, così come fa lui mentre ogni sera tento di preparare qualcosa di commestibile per una cena decente. 
Osservo ogni suo movimento, ogni sua mossa, ogni singolo muscolo che si contrae e quasi mi incanto nel ricordare la prima volta in cui ho baciato quei muscoli o la prima volta in cui le sue abili mani mi hanno sfiorata. 
Un sogno.

Involontariamente mi mordo il labbro inferiore, e scuoto la testa, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. 
Non dovrei ripensare a queste cose, che idiota che sono. 

«Amore, hai caldo per caso?» mi domanda Daniel avendo notato il lieve rossore espandersi sulle mie guance e capisco di essere stata beccata. 
Dannazione. 

«Co-come? Oh… no, veramente io dovrei dirti una cosa, Daniel.» e stavolta lui capisce che sono seria. Non lo chiamo quasi mai per nome, ed in quelle rare occasioni lui capisce sempre che qualcosa che non va. Anche perché credo che persino le mie mani abbiano iniziato a tremare. 
O forse è solamente il panico che sento?
Infondo ormai siamo sposati, quindi dovrebbe essere normale, no? 

Daniel mi guarda stranizzato ed io non riesco a dire una parola, ma che diamine mi prende? 

«Regina, amore mio, va tutto bene?» mi domanda dopo un attimo di indecisione, prendendo le mie mani e baciandole, cercando di confortarmi. 

“Sei un’idiota Regina, riesci ad uccidere un lupo con un arco e non riesci a dire due semplici parole! ” penso tra me e me
«Sono incinta.» dico tutto d’un fiato e dopo un tempo che sembra quasi infinito. Ed in quel momento più di mille domande iniziano ad interporsi nella mia mente.
Come la prenderà? 
Devo scappare? 
Devo chiedergli cosa ne pensa? 
E se non volesse questa vita che porto in grembo? 
Ma non appena sento le sue labbra sulle mie –e la sua mano posarsi sul mio ventre ancora piatto- so che non devo temere più nulla. 
So che non devo temere nulla se ho lui accanto.

«E me lo dici con quella faccia? Regina è meraviglioso!» e per l’ennesima volta in quella giornata mi sorride, facendomi mancare il fiato per quanto è bello. Credo che se dovessi paragonarlo ad una qualche figura astratta, sarebbe sicuramente un angelo. 
Il mio angelo.






 


Ormai è notte fonda da un pezzo, eppure non riesco a dormire. Mi sento esausta, ma al contempo felice come non mai mentre delicatamente sfioro la guancia della piccola creatura accanto a me. 
E’ bellissimo e  piccolissimo, come poteva quella piccola creatura essere dentro la mia pancia e vivere come se nulla fosse? Mi sembra quasi un miracolo. 
Tutto questo mi sembra un miracolo. 

Sento Daniel scostarmi i capelli dalla fronte e posarmi un leggero bacio tra i capelli, stendendosi accanto a me e a quella piccola creatura che dorme indisturbata tra di noi. 

«Sei stata bravissima amore mio.» lo sento mormorare appena, mentre il mio sguardo continua scrutare ogni singolo dettaglio di quella creatura. Ogni singolo dettaglio di nostro figlio. Il nostro bambino. «Dovremmo dargli anche un nome, non credi?»

Annuisco, ricordandomi solo adesso che il bambino che ho appena dato alla luce necessita di un nome, anche se in realtà un nome l’ho pensato eccome. 

«Henry.» dico senza manco bisogno di pensare, osservando Daniel prendere tra le braccia quel piccolo fagottino di coperte, cullandolo piano, come se avesse paura di romperlo. 
Come se stesse tenendo vetro in mano, ma al pronunciare quel nome lo vedo abbassare lo sguardo sul piccolo miracolo che tiene in braccio.

«Come tuo padre? Mi piace!» e so che è sincero. So che lui non mi mentirebbe mai o farebbe mai nulla per farmi soffrire. 

«Benvenuto al mondo, Henry.» mormoro nell’attimo in cui me lo ridà in braccio, dandogli poi un piccolo e solenne bacio sulla guancia ancora rossa.

«Ti amo.» mi sussurra Daniel all’orecchio per poi lasciarmi un bacio sulla guancia ancora umida di lacrime.
Lacrime di gioia.
Lacrime per aver dato alla luce una piccola creatura che d'ora in poi sarà la nostra gioia.

«Ti amo anch’io.»


  

 
 
   
 
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