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Autore: Zenya Shiroyume    23/06/2015    3 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elorin camminava a passi incerti nella fitta boscaglia, verso il sentiero che lo avrebbe riportato nel suo bel castello, con un sorriso di pura soddisfazione stampato sul volto. In una giornata qualsiasi (se fosse stato costretto a una sessione di trekking forzato), si sarebbe lamentato per tutta la durata del tragitto, esattamente come il giorno precedente, ma quella non era una giornata qualunque.

Era riuscito a fuggire, per così dire, dalle grinfie di uno dei clan di ladri più pericolosi del continente e con quasi tutto addosso. È vero, aveva dovuto rinunciare a malincuore ad un paio di anelli e a un po' di dignità (ora indossava dei vecchi abiti di tela al posto del sacco di patate, i suoi erano rimasti probabilmente da qualche parte, per poi essere portati da qualche balordo), ma aveva di nuovo la sua corona e aveva recuperato l'oggetto per cui aveva 'deciso' di accompagnare l'Eroe nelle profondità di quella sporca foresta. E tutto grazie alle sue 'ottime' doti da oratore.

Le sue labbra si allargarono ulteriormente al ricordo della sua vittoria e non poté trattenere una risatina beffarda che attirò l'attenzione di Anthel, che però preferì rimanere in silenzio.

“Anthel! Dovresti ringraziarmi! Sono un genio, con la G maiuscola!” fece il Principe appena smise di sghignazzare come una scolaretta.

L'apprendista sospirò e fece spallucce con in testa un'idea sola, ossia quella di sprecare meno ossigeno possibile non rispondendo al suo sovrano, perché dopotutto aveva bisogno di aria per trasportare il carretto di legno che aveva abbandonato prima dello scontro con Teranis.

Mi chiedo ancora perché non ci abbia fatto seguire... Non sembrava una ragazza ingenua...

Scosse il capo blu (causandosi un'altra fitta di dolore al naso che, per sua fortuna, aveva iniziato a sgonfiarsi, nonostante avesse un disperato bisogno di ghiaccio), e si fece forza per stare al passo con l'erede di Mistral.

Chissà se andrà meglio appena se ne starà di nuovo seduto sul suo trono...

L'apprendista sbadigliò svogliatamente, stanco e annoiato, ma allo stesso tempo sollevato dal fatto che quella brutta esperienza si fosse conclusa abbastanza in fretta. Ma per sua sfortuna c'era ancora tanto da fare dopo aver ricondotto Elorin a casa: avrebbe prima dovuto portare quel carico di legno al borgo, poi tornare nella foresta e sconfiggere l'orco, riportando indietro i maialini all'inquietante vecchina e salvando i possibili ostaggi della bestia.

Il pensiero di tutto ciò lo fece rabbrividire e pregò il cielo che il Principe capisse di aver nominato Eroe un perfetto incapace. Non amava di certo definirsi in quel modo, non amava essere chiamato inetto, ma se fosse servito a garantirgli un bel posticino al sicuro nel laboratorio di magia, allora sarebbe stato il più grande degli inetti.

“Ehi, lumacone! Da che parte dobbiamo andare?” chiese Elorin senza fermarsi.

“Già... Da che parte si va?” borbottò il giovane, guardandosi attorno confuso. Fissò per un istante le fronde, in cerca del sole, per riuscire ad orientarsi nonostante il fogliame fosse troppo fitto.

Anthel non aveva idea di come fosse arrivato al campo, dopotutto ci era arrivato privo di sensi e solo il Principe avrebbe potuto sapere dove andare.

Come no! Se lui conosce la strada, allora io sono il più grande spadaccino di tutti i tempi!

Invitò il secondogenito del Re ad arrestarsi e cercò di fare mente locale, ma un urlo si levò alto nella foresta, spaventando le piccole creaturine in cerca di cibo.

“Cos'è stato?!”

“Come pensi possa saperlo?” chiese il Principe infastidito e forse un po' spaventato. Tremava appena, nascondendo le mani nelle tasche dei pantaloni. Pareva essere sbiancato un po', cosa che cercò di non dare a vedere al suo accompagnatore.

“Sembrava provenire da là!” Anthel indicò un punto alla sua destra e lasciò di nuovo andare il carretto, mettendo mano, senza accorgersene, alla preziosa spada e allo scudo, che avrebbe poi abbandonato perché troppo pesante.

“Dove pensi di andare? Dobbiamo tornare al Castello!”

Un altro urlo, sicuramente lanciato da una ragazza, fece sussultare ancora il biondino, che si lasciò sfuggire un gridolino anche lui.

“Dove stai andando?! Quello è il punto indicato da Teranis! Prima di andare là, devi riaccompagnami al Castello! Non ignorarmi!”

Elorin cercava inutilmente di attirare l'attenzione dell'Eroe, troppo focalizzato su quell'invocazione d'aiuto. Si potrebbe dire fosse semplicemente attirato in quell'area. Pensò fosse normale preoccuparsi per l'incolumità di qualcuno, se lo si sentiva urlare, e pensò fosse anche giusto accorrere per dare una mano, per quanto il suo intervento potesse essere ben poco utile.

Di tutte le scemenze sparate da Elorin in quei due giorni, quella de 'l'Eroe puro di cuore' era quella che più s'addiceva ad Anthel. Non avrebbe mai negato il suo aiuto a nessuno, era un bravo ragazzo, ma nei limiti delle sue capacità: svolgere quelle che il Principe chiamava quest senza potersi opporre erano un conto (lì non si poteva più parlare di gentilezza, bensì di lavoro se si vuole definirle in quei termini), ma prestare soccorso a qualcuno in difficoltà era più che fattibile.

Camminava a passo spedito, sentendo sempre più la voce di quella che aveva identificato come una bambina e sempre meno le lamentele dell'erede di Mistral.

Ma se fosse inseguita da quell'orco?!

A quel pensiero puntò i tacchi e sentì la schiena venire percorsa da numerosi brividi di terrore. Purtroppo per lui era troppo tardi per cambiare idea, c'era troppo vicino per fare dietrofront e non aveva la minima idea di come si sarebbe comportato al cospetto di quell'orribile mostro. Dopotutto, il loro primo incontro non era stato affatto dei più felici e pregò di nuovo il Creatore perché un miracolo lo aiutasse. O come minimo, riuscisse a fargli venire un po' di coraggio. Almeno un pochino.

Semmai uscissi vivo da quest'impresa, penso dovrei farmi prete...

Il cespuglio che aveva di fronte iniziò a muoversi, colto da fremiti sconclusionati.

Speriamo non sia il mostro!

Come potrebbe esserlo!, ribatté la sua coscienza stizzita. È troppo piccolo!

Infatti, dopo pochi secondi, dal groviglio di rami spuntò prima una manina paffuta, seguita poi da un corpicino che scapicollò ai piedi dello stregone. Anthel sussultò e si mise in guardia, in attesa che la ragazzina dai corti capelli corvini venisse seguita a ruota da qualche creatura. Dopo essersi accertato che la via fosse libera e che non dovesse caricarsi in spalla la bimba per fuggire come una lepre, si chinò su di lei per verificarne le condizioni.

“Stai bene?”

Lei mugolò qualcosa, alzando la testa e squadrando il ragazzo che aveva di fronte. Gli lanciò un'occhiata diffidente e si soffermò sulla testa per una manciata di secondi.

Avrà anche lei da ridire sui miei capelli...

“Va tutto bene?” chiese ancora.

Elorin giunse in quell'istante, i capelli pieni di foglie e rametti incastrati nei ghirigori della corona. Appena lo vide, la bambina si alzò di scatto e afferrò le gambe del secondo erede al trono.

“SIETE IL PLINCIPE ELOLIN?!”

“Che diamine stai facendo?! -chiese questi, colto alla sprovvista- Staccati!”

“Aiutatemi! La plego!”

Anthel si affrettò a cingere la ragazzina per i fianchi e iniziò a strattonarla, in modo che mollasse la presa ferrea sul Principe, ma questa gli assestò una potente gomitata allo stomaco. Il poveretto iniziò a boccheggiare e la lasciò andare.

Pregava insistentemente l'aiuto del Principe con il suo difettuccio di pronuncia, scuotendolo per i pantaloni e per le braccia, senza dargli un attimo di respiro.

“Aiutami a salvale mia solella! È tenuta pligioniela da un mostlo blutto e cattivo!” fece per l'ennesima volta, quasi appiccicando la faccia lentigginosa al viso del biondino, che notò vari spazi tra i denti della bambina.

“Sei una delle ragazze rapite?” Anthel aveva ripreso a respirare correttamente e le aveva poggiato una mano sulla spalla.

“Che vuole questo lagazzo stlano?!”

Lo sguardo assassino della bimba lo fece rabbrividire, da una parte sembrava lo stesso di Teranis quando aveva fatto cadere la pozione di potenziamento (tinta blu) e questo lo fece sudare freddo.

Ho come l'impressione che questa brutta avventura non finirà presto...

“Lo so che è difficile da credere, ma quello strano ragazzo è l'uomo che ho nominato Eroe! Sembra deboluccio, ma da solo ha sgominato un'intera armata di ladri! Impressionante, vero?”

Credo che il tuo ego ti dia una visione abbastanza distorta della realtà...

Gli occhi grigi della ragazzina si illuminarono della stessa luce speranzosa prima riservata solo a Elorin anche per l'altro giovane. Saltò giù poi dalle spalle del Principe e fissò nuovamente il ragazzo dai capelli azzurri, incredibilmente interessata alla spada che teneva in mano.

“Potete davvelo aiutalmi?”

“Ci penserai tu! Vero, Anthel?”

Lo stregone sospirò al tono spocchioso del suo sovrano, che tutto voleva meno che prodigarsi in un'altra operazione di salvataggio quando quella di Sefia era ad un punto morto (già dai primi due giorni) e si inginocchiò all'altezza della piccola: “Intanto, ci diresti il tuo nome?”

“Mi chiamo Lola!”

“Che bel nome! Allora, come sei fuggita?”

“Muoviti Anthel! Non ne posso più di aspettare e ho fame!” borbottò il biondino incrociando le braccia, pronto ad alzare i tacchi per tornare a casa. La ragazzina sembrò ignorare il commento di Elorin e incominciò a parlare col suo tono infantile e abbastanza buffo.

“Il mostlo è andato a caccia, quindi sono uscita da quella glotta! Ma davvelo aiutelete la mia solellona?”

“Certo, ma prima l'Eroe deve riaccompagnarmi al Castello! Sono un Principe e non posso fare queste cose!”

Elorin annuiva ad ogni sua parola, come fossero oro colato, spiegando chiaro e tondo la sua posizione in merito al salvataggio, e sorrideva assaporando già la morbida imbottitura del trono che avrebbe accolto il suo regal deretano. Intanto, il malcapitato stregone non capiva dove volesse andare a parare l'amico: prima dava la sua disponibilità (quella dell'Eroe, sia chiaro) e poi lo costringeva a tirarsi indietro per fargli fare altro. Anthel si limitò ad alzare le spalle, quando poi la bimba lo sorprese con un gesto che si sarebbe comunque dovuto aspettare.

“TU COSA?!” Lola lo afferrò per il colletto e lo trascinò all'altezza del suo viso, quasi piegando a metà la schiena del ragazzo tanto lei era bassa. Il suo tono era autoritario e spaventoso, sembrava un piccolo demonietto (o almeno fu quella l'impressione che ebbe il Principe) e i suoi occhi ripresero a brillare di quella scintilla malefica e assassina tipica di Teranis.

“Tu adesso vai a lecupelale la mia solellona! Intesi?” fece scandendo lentamente e minacciosamente le parole.

I due ragazzi si scambiarono uno sguardo terrorizzato e deglutirono all'unisono, poi Elorin tentò di trovare una scappatoia con le sue ottime doti da oratore. Che diamine! Era riuscito a mercanteggiare con una ladra, perché non avrebbe dovuto riuscirci con una bambina di sette anni?

“D-Devo farmi accompagnare al C-Castello per o-organizzare l-l'esercito, in modo da uccidere una volta per t-tutte quel mostro...”

“H-Ha ragione! -fece Anthel, con l'intento di supportare l'amico (anche lui voleva tornare a casa, per quanto gli riguardava, aver trovato Lola illesa era già tanto)- Ho già lottato contro q-quel c-coso e ti assicuro c-che è v-veramente forte!”

Vennero nuovamente fulminati, gli occhietti della bambina diedero loro l'impressione di aver combinato un gran guaio a cui non si poteva porre rimedio. Il brutto presagio di Anthel si era realizzato manco fosse un veggente, ma non bisognava essere dei geni per capire che quella bambina aveva un gran bel caratterino: avrebbero fatto quello che Lola voleva, volenti o nolenti. Purtroppo per loro.

 

*****

 

“Ti odio...”

“Lo ha già ripetuto più di mille volte...” rispose Anthel per l'ennesima volta, ormai atono.

Pensa un po'! È stata la stessa cosa che ho detto quando mi hai affibbiato questo compito ingrato, aggiunse nella sua testa come faceva di solito. Chissà che tipo di scenata avrebbe fatto Elorin se avesse davvero detto quelle cose? Lo stregone preferiva non saperlo.

“Ti odio... E questa grotta fa veramente schifo!”

“Lo so...” un altro sospiro, seguito da un colpo di tosse a causa di un olezzo che il giovane avrebbe preferito non sentire più. Ripresero a scendere, sempre più in profondità, in una galleria (scavata da cosa, era meglio non saperlo) dalle pareti abbastanza larghe da far passare non uno, ma ben due orchi adulti.

“Che ti è saltato in mente?! Perché diamine hai deciso di accontentare quell'esserino terrificante?”

“Sua Altezza aveva detto, e cito testuali parole, che come Eroe non avrei mai dovuto negare i miei servigi a nessuno... Quindi eccoci qui! E poi, quella Lola era spaventosa...”

Elorin sbuffò e si cinse le braccia al petto, (non sono mica io l'Eroe) dando un calcio ad un sasso che rotolò di fronte allo stregone, finendo nel buio della caverna. La pietra continuava a rotolare, senza incontrare ostacoli, cosa che mise i due abbastanza a disagio. La grotta sembrava non avere fine e ciò significava due cose, anch'esse piuttosto inquietanti: primo, se ci fossero stati altri cunicoli, avrebbero faticato a ritrovare l'uscita e secondo, se davvero il mostro aveva messo dimora nel cuore di quel tunnel, ciò significava che i loro futuri tentativi di fuga sarebbero stati assai ardui.

“Fai l'Eroe quando conviene a te...”

“Certo, come no! Sono stato proprio il primo a voler avere a che fare con questa storia e a prenotarmi per questa gita!”

“Percepisco una nota di sarcasmo? Guarda che riesco a fiutarlo a chilometri di distanza!”

Non sai quanto ci credo...

Rimasero a lungo in silenzio, evitando probabilmente di guardarsi in faccia, viste le continue frecciatine delle ultime ore. Dovevano rimanere uniti e non era una buona idea continuare a punzecchiarsi. Anthel avrebbe potuto sopportarlo per l'eternità (le cose non sarebbero cambiate da un giorno all'altro), ma Elorin era di tutt'altro avviso. Un tipetto spocchioso e permaloso come lui avrebbe potuto benissimo girare i tacchi e andare via, ma la cosa che più preoccupava lo stregone era lasciarlo effettivamente prendere la sua strada: il biondino meno di lui sapeva maneggiare un'arma, non sarebbe nemmeno riuscire a brandire un ramo per difendersi, e farlo arrabbiare avrebbe implicato un'altra rottura di capo.

Certe volte, è meglio tacere!

“Sua Altezza... Secondo voi, come sta la Principessa Sefia?”

Elorin fu colto abbastanza alla sprovvista da quella domanda, nonostante dovesse essere il loro chiodo fisso in quanto 'Damigella da salvare', e scosse la testa in una risposta neutra.

 

Infatti, mentre i due giovani tentavano di farsi strada per l'immenso regno di Mistral, Sefia sedeva nella sua cella, dondolando i graziosi piedini sopra le raffinate ballerine di velluto argentato.

Tra le mani, teneva uno dei suoi fazzoletti di seta bianca, quelli che le tipiche principesse delle fiabe consegnano ai loro salvatori come simbolo di gratitudine, e non faceva che tirarlo, fermandosi ogni tanto a rimirarne le pregiate cuciture.

“Mi chiedo come stia il mio fratellino... Sarà preoccupato non vedendomi tornare!”

Sospirò a fondo, ignorando l'ennesimo gorgoglio del suo stomaco, messo a stecchetto dal misterioso rapitore che, ripensandoci a mente lucida, non aveva ancora visto in faccia. Aveva avuto il tempo di scrivere un bigliettino mentre lui faceva lo stesso, non senza difficoltà gettando a destra e manca pezzetti di carta tutti stropicciati.

Aveva riso di gusto quando l'essere in nero aveva iniziato ad inveire contro la grandezza delle sue mani e le ridottissime dimensioni della penna d'oca che le aveva rubato. Aveva maledetto persino il piccolo tavolino di fronte allo specchio, che lo aveva costretto ad assumere una posizione che alla Principessa aveva ricordato una tartaruga di mare. Sapeva di non dover ridere, dopotutto aveva fatto irruzione nella sua stanza da uno strano portale di oscurità pura e aveva anche minacciato di ucciderla, ma la situazione aveva preso una piega ben diversa da quello che si era aspettata.

“Non era questa l'idea che avevo di 'rapimento'...

Sefia gettò la testa all'indietro, fissando la piccola porzione di cielo che intravedeva dalle sbarre della finestra. Il cielo era rosso sangue, non aveva cambiato tonalità da quando si era svegliata, e stormi di grossi uccelli dal collo e dalle ali lunghissime volavano in cerchio sopra la fortezza in cui si trovava.

“Chissà quando tornerò a casa... Se Anthel ha avvertito Elorin, non dovrebbe passare molto tempo prima che arrivi qualcuno a salvarmi!”

Si mise a riflettere per un attimo. Si fidava davvero del suo fratellino? Beh, non sarebbe stato troppo complicato per lui mandare qualche guerriero a salvarla. Bastava che dicesse una parola e sicuramente qualcuno sarebbe partito. O almeno era quello che sperava e, date le circostanze, non poteva far altro che aver fiducia nel suo non-particolarmente-sveglio fratello minore.

“Credi davvero che arriverà un Eroe a salvarti?”

La giovane donna sussultò nell'udire quella voce profonda e cavernosa, così ridondante che sembrava riuscire a produrre un eco anche in una stanza piccolissima. Da fuori le sbarre, immerso nel buio di quella prigione, si stagliava una figura completamente nera, avvolta in un anonimo mantello di velluto. La giovane strinse gli occhi azzurri e cercò di mettere a fuoco il suo interlocutore, il cui viso avvolto dalle tenebre mostrò un sorriso che parve una mezza luna.

“Sono la futura regina di Mistral, difficilmente qualcuno potrebbe non accorgersi della mia scomparsa!”

Sefia infilò i piedi nelle scarpette e si avvicinò non senza timore alle sbarre. Più la distanza col suo rapitore diminuiva, più sentiva l'alone di malvagità che lo avvolgeva. Eppure, per qualche motivo, non ve aveva paura. Non confidava esattamente nell'arrivo preventivo di qualcuno, sapeva sarebbe stata salvata, ma quell'essere non la spaventava.

Rispose al sorriso minaccioso di lui con uno gentile e inaspettato. Questi si irrigidì impercettibilmente alla calma della giovane e mosse una mano nelle tenebre, come a invitarla ad avvicinarsi ulteriormente.

“Perché non ti arrendi al fatto che diverrai la mia bellissima sposa? Insieme faremo grandi cose e il mondo tremerà di fronte alla nostra grandezza!”

“Non capisco a cosa potrei servirti... Potresti lavorare alla tua conquista senza di me...” mormorò la Principessa, scostandosi un ciuffo di capelli che le solleticava la fronte.

“Oh, se mi servirai! Forse non lo sai, ma sei più importante di quello che credi! Per adesso faresti meglio a fare come dico io!”

“E se mi rifiutassi?”

Sefia voltò le spalle e assunse il tipico atteggiamento spocchioso del fratellino, che molte volte invidiava perché riusciva a sembrare più forte di quello che era. E in quel momento anche lei doveva dimostrarsi più forte per non cedere a qualsiasi situazione.

Chissà come sta Elorin, adesso...

L'essere ghignò spaventosamente, le pareti furono colte da un tremito che fece scivolare giù qualche granello di polvere, e afferrò le sbarre con le sue enormi mani. Peccato per Sefia che quelle non fossero mani. Parevano più artigli, lunghi e ossuti, ricoperti da una fitta peluria dall'aspetto tutt'altro che morbido: quel 'pelo' pareva essere fatto di grosse spine metalliche che contornavano lunghe unghie ricurve.

Ora capisco perché fosse tanto in difficoltà al Castello, con quelle zampacce...

Trattenne una risatina e rimase in attesa della risposta del mostro. La paura non era proprio tra le sue priorità, ma presto avrebbe cambiato idea.

“Perché nessuno sa dove ti trovi... E i due ragazzi che stanno venendo a salvarti non sembrano particolarmente furbi!”

“Quali ragazzi?!”

Il Signore del Male indietreggiò e mosse quegli strani arti che si illuminarono di una luce bluastra, che però non permise alla ragazza di scorgerne il volto. Il bagliore iniziò a prendere consistenza fino a diventare una specie di fluido che si espanse in una larga macchia, grande quanto il fazzoletto della ragazza dai capelli argentati.

Nello strano liquido iniziarono a formarsi delle immagini, prima molto confuse e sfocate, poi sempre più definite.

“ELORIN?! ANTHEL?!”

I due ragazzi erano all'interno di un largo tunnel naturale e camminavano in un silenzio carico di tensione. Anthel indossava un'armatura che la ragazza non aveva mai visto e la sua attenzione venne attirata da una delle preziose spade date in dono ai guerrieri più valorosi.

“Che diamine stanno facendo?!” chiese più a se stessa che al suo futuro marito. Era sconvolta e confusa. Perché quei due sarebbero usciti dal Castello? Stavano andando a salvarla? Voleva sperare vivamente che la risposta fosse negativa. Il suo imbranato e deboluccio fratellino e l'altrettanto imbranato e deboluccio amico d'infanzia a combattere contro l'Oscurità per salvarla? Scosse la testa e prese un profondo respiro: “Chi mi dice che non sia un tuo trucco?”

“Perché non ho idea di chi siano quei ragazzi... Sono semplicemente entrati nel territorio di un mio sottoposto!”

La mascella della Principessa si abbassò repentinamente e, dopo aver deglutito appena, parlò nuovamente: “C-Che tipo di sottoposto d-dovrebbe essere?”

“Un orco delle montagne!”

 

Elorin si era seduto su una cassa di legno chiusa da cui proveniva un forte odore di cavoli sul punto di marcire. Avevano trovato quello che il mostro utilizzava come deposito e vi si erano fermati a riposare. Il biondino aveva ordinato ad Anthel di tirar fuori qualcosa da mangiare, accompagnando l'ordine con qualche borbottio rivolto alla Principessa dei Ladri che si era rifiutata di dar loro qualche provvista.

“Non dovremmo cercare gli ostaggi? Mangeremo una volta fuori di qui...”

“E come pensi di farlo a stomaco vuoto?”

“D-Da una p-parte Sua Altezza ha ragione, ma il mostro potrebbe tornare da un momento all'altro...”

“Non dire sciocchezze! Questo non è un atteggiamento da Eroe!”

Lo stregone scosse la testa e riprese a frugare nella grossa cassa che aveva di fronte, lasciando che Elorin impugnasse la sua spada. Rigirava l'elsa tra le dita, la punta come perno, e se la passava da una mano all'altra, in attesa del suo pasto.

“Dopo questa faccenda dell'orco, chiederemo al Gran Mago una mappa per trovare Sefia...” mormorò poi, catturando l'attenzione dello stregone che era riuscito a trovare un paio di focacce all'olio.

“Eh? Vuole accompagnarmi a salvare la Principessa? O manderà qualcun altro al posto mio?”

“Cosa? Ovvio che non verrò con te! Fossi pazzo!”

Che diamine ti aspettavi, stupido Anthel!

“Piuttosto, mi sembra stupido farti girare a vuoto, ti converrebbe andare direttamente là... Non ho ragione?”

L'apprendista fece per rispondere, ma la terra iniziò a tremare e un ruggito parve attraversare i lunghi tunnel prima percorsi dalla strana coppia. Il Principe si lasciò sfuggire un gridolino sommesso, allontanando la spada verso il suo degno proprietario, dietro cui dopo si sarebbe nascosto.

“Io le avevo detto che non era una buona idea fermarsi!”

“Non ti arrabbiare! Cosa pensi dovremmo fare?”

Anthel si passò le mani tra i capelli azzurri con talmente tanta foga da far saltare l'elastico che li teneva legati e afferrò la spada, diretto verso il cuore della caverna. L'uscita era sicuramente occupata dal mostro e l'unica via possibile era verso l'interno, dove probabilmente erano rinchiusi gli ostaggi. Elorin non sembrava affatto entusiasta di ritrovarsi in quella situazione, una parte di lui avrebbe forse desiderato essere ancora sotto l'effetto della pozione del Grande Mago, almeno non se la sarebbe fatta sotto dalla paura e magari sarebbe stato più utile anche all'Eroe, ma sfortunatamente non era così.

Ripresero a correre, sempre dritto, sentendo più vicini sia i ruggiti sia la puzza del padrone di quel buco.

“Si fermi! Mi sembra di aver sentito qualcosa!”

“So cosa hai sentito! Era l'orco!” replicò Elorin sul punto di una crisi di nervi.

“Non quello! Mi pare di aver sentito delle voci... Potrebbero essere gli ostaggi!”

E in effetti era così. Poco più avanti, le pareti del tunnel si allargavano in una grossa stanza, piena di gabbie e anfore contenenti animali e altri generi alimentari che ormai non sembravano più tanto commestibili. In fondo, alla destra dei due, c'era una piccola cella di legno, simile a quelle degli animali da circo, in cui erano rinchiuse diverse ragazze tra i dieci e sedici anni. Tra queste, ne spiccava una per i suoi occhi grigi e i lunghi capelli corvini, gli stessi del piccolo demonietto che li aveva spediti in quel maleodorante anfratto.

“Chi siete?” fece la sorella di Lola, diffidente, mentre si frapponeva tra le sbarre e una coppia di gemelline.

Il principe venne subito attirato dalla bellezza della ragazza e si fiondò verso la sua prigione, con un sorriso a trentadue denti e il suo charme principesco.

“Sono il Principe Elorin! E questo è Anthel, un Eroe! Siamo venuti a salvarvi, mie care donzelle!”

A quell'affermazione, la ragazza lanciò un'occhiata curiosa verso il povero stregone, più interessato a controllare l'unica uscita a disposizione, mentre le sue dita cercavano nervosamente un nuovo elastico per capelli. Anthel pensò che forse avrebbe dovuto tagliarli, stavano diventando abbastanza fastidiosi, ma Sefia lo aveva pregato di non farlo ed ora eccolo lì, a scaricare l'ansia su un piccolo elastico legato al polso.

“S-Sua Altezza! Dobbiamo s-sbrigarci... Sento che l'orco sta tornando!” disse senza nemmeno guardare le ragazza che erano venuti a salvare. Non ne era assolutamente interessato e a buon ragione: la priorità era la fuga.

Raggiunse il secondo erede al trono, che tutto faceva meno che pensare a liberare gli ostaggi, e si mise ad analizzare la porta della cella, chiusa fortunatamente solo da una pesante corda. Sarebbe bastato un fendente e parte dell'impresa si sarebbe compiuta. Bastava solo quello e un paio di gambe abbastanza veloci.

Anthel iniziò quindi a trafficare con la spada, mentre Elorin sembrava voler entrare spudoratamente nelle grazie della fanciulla in difficoltà. Cercava di sfiorarle il viso con le dita, le sorrideva sornione e ammiccava in continuazione, sfoderando il suo charme principesco che a nulla avrebbe condotto se non ad un malcelato due di picche da parte della ragazza. Non era certo il momento di sembrare scorbutiche davanti al proprio salvatore, no?

“Maestà, è stata la mia sorellina a chiedere il vostro aiuto? -chiese la giovane, che prendeva il nome di Aster -È al sicuro?”

“Oh, mia cara! Mi sono personalmente occupato di nascondere quel dolce frugoletto da qualunque malintenzionato! Non devi preoccuparti di nulla!”

L'apprendista scosse la testa, ormai abituato alla strana visione che l'erede di Mistral aveva della vita, e lasciò correre il discorso tanto era intento a tagliare la corda.

Ci metterei di meno, se Sua Altezza si degnasse di aiutarmi e smettesse di fare il Don Giovanni...

Purtroppo per lui, non riuscì ad aprire la porta che un forte olezzo e le urla delle ragazze lo fecero trasalire e abbandonare l'arma a terra. Quasi volle scappare e trascinarsi dietro Elorin, tanto il ricordo della sua prima sconfitta era vivido e terribile.

I due ragazzi si voltarono lentamente e il biondino parve avere un mancamento. La sua pelle era sbiancata di botto e le ginocchia avevano preso a tremare come foglie al vento. Forse ora capiva in che situazione del cavolo aveva spedito il suo migliore amico. O lo avrebbe capito a breve.

Cercò di trattenere un urlo e fece di tutto per mantenere il sangue freddo di fronte all'enorme creatura, che lo osservava con famelica curiosità.

“Cosa ci fate nella mia casa, moscerini?” chiese come un tuono.

“C-Chi hai chiamato 'moscerino'? Come osi rivolgerti così al Principe di Mistral?!” chiese, ferito nell'orgoglio.

Anthel lo strattonò per un braccio, facendoselo cadere addosso, appena vide il mostro alzare la sua mazza contro il secondogenito del Re. L'arma si schiantò con un tonfo, sollevando una densa coltre di detriti che nascose alla vista la gabbia semi aperta. La terra aveva tremato per pochi istanti, i piedi dei due ragazzi a pochissimi millimetri dalla punta chiodata e il terrore dipinto sui loro volti.

“M-Mi h-hai salvato la v-vita...”

“Lo so...”

“Ah, mi ricordo di te, gamberetto! -fece poi il mostro, notando lo stregone mentre riafferrava la spada tra movimenti convulsi e goffi- Sei diventato blu dalla paura?”

Circa, fu la mai espressa risposta del giovane.

“Questa volta riuscirai a sconfiggermi? O devo iniziare a preparare il fuoco per cuocerti?”

“S-Smettila di farti trattare così, Anthel! Facciamogli vedere con chi ha a che fare!” fece Elorin, rialzando l'Eroe per la spalla. Si fissarono per una frazione di secondi, gli occhi azzurri del Principe in quelli verdi dello stregone, in una muta conversazione che come tema principale doveva avere una qualche strategia per uscire vivi da quell'impresa.

Cosa dovremmo fare?, implorò mentalmente l'apprendista.

Il biondino rivolse uno sguardo strafottente all'amico che mascherava perfettamente il terrore di pochi istanti prima, per poi fare l'occhiolino alla sua damigella in difficoltà, come farebbe un vero Eroe coraggioso e confidente. Aster, come il resto delle ragazze, rimase in silenzio, pregando che i due riuscissero a farla franca.

“Che avete intenzione di fare, moscerini?”

“Facile! Ti sconfiggeremo!” proclamò il Principe che, con gesto veloce e inaspettato, afferrò Anthel per il braccio destro e lo scagliò contro l'enorme bestia. Questa venne colta di sorpresa (e come dargli torto) e si ritrovò la spada del giovane conficcata nello stinco. Il dolore fu atroce e incredibile, come la sensazione che provò lo stregone nell'essere riuscito (non per sua volontà) a compiere un vero e proprio attacco dall'esito felice.

Si voltò per inveire e da una parte ringraziare l'amico, ma questo si era già premurato di tagliare quello che rimaneva della corda e darsi alla fuga salutando con la mano, lasciandolo ad un epico duello con l'orco ferito.

CHE DIAVOLO SIGNIFICA?!, urlò mentalmente, osservando Elorin sorridere beffardo mentre conduceva le ragazze verso il tunnel da cui erano arrivati.

“TU! MALEDETTO GAMBERETTO!”

L'orco ruggì furiosamente, iniziando a battere gli enormi piedi per terra, con l'intento di calpestare il giovane apprendista ancora attaccato all'elsa della spada. Veniva scosso su e giù, a destra e a sinistra, senza che le sue dita decidessero di mollare la presa sull'arma. La paura lo aveva paralizzato e probabilmente solo Elorin avrebbe potuto farlo uscire da quello stato catartico in cui era caduto.

“LASCIAMI!” inveì ancora il mostro, la cui pazienza era già a tre metri sotto terra, esattamente dove avrebbe voluto ficcare il suo piccolo avversario. Mosse velocemente la gamba ferita, come dovesse calciare un pallone, e scaraventò Anthel verso il suo sovrano.

I due si ritrovarono nuovamente a terra, uno addosso all'altro, questa volta da soli e senza possibilità di fuga.

“C-Che dolore...”

“A-Anthel! Che diamine stai facendo?! L-Levati di dosso!” fece il Principe spingendo via l'amico. Lo stregone dai capelli azzurri rotolò via dalle gambe di Elorin, mentre il mondo attorno a lui continuava a girare vorticosamente.

“Dove hai messo la spada? Quel coso non ci metterà molto a contrattaccare!”

Anthel scosse la testa e rialzò lo sguardo in cerca dell'arma, ancora conficcata nella carne verdognola del mostro. Trasalì a quella scena, soprattutto alla vista del rivolo di sangue ai bordi della lama e si chiese in quale modo avrebbe potuto recuperare la sua preziosa spada.

“Oh, fantastico! Come pensi di combattere ora?”

Gli occhi smeraldini dello stregone si posarono sulla figura del giovane nobile, con aria seria e piena di rancore. L'espressione era dura, quasi cattiva, e pareva pretendesse la testa del Principe su un piatto d'argento.

“Non ho intenzione di farlo da solo!”

L'orco fece nuovamente tremare la terra e si avvicinò pericolosamente ai due, bloccando la loro unica via di fuga con un colpo del suo pesante randello. Un paio di rocce caddero dal soffitto e un ruggito li fece trasalire ancora.

“VOI DUE! LA PAGHERETE CARA!”

La clava calò ancora, senza riuscire a colpire i due ragazzi, che schivavano gli attacchi come meglio potevano. Saltavano e rotolavano, scattavano e correvano, ma di attaccare a loro volta non se ne parlava affatto.

“In che senso non hai intenzione di combattere da solo?!” urlò Elorin, trovando rifugio dietro ad una cassa di legno.

“Sua Altezza mi ha cacciato in questo guaio, quindi ora deve aiutarmi ad uscirne!”

“TU SEI PAZZO!”

“AVETE FINITO DI CHIACCHIERARE? COMBATTETE O MORITE!” tuonò il mostro, più interessato a cercare di acchiappare Anthel, che non era riuscito a trovare un rifugio perché distrutti dalla furia del suo primo Boss.

“Non sono pazzo! Siamo nella stessa barca! -gridò evitando l'ennesima serie di colpi, per poi inciampare sui resti della gabbia che conteneva gli ostaggi e cadere a terra- Se affondo io, lei viene giù con me!”

Da dove venisse tutto quel coraggio non lo sapeva, di solito non si sarebbe ribellato ad Elorin, ma ora che c'era in gioco la sua vita, non poteva far altro che dar sfogo alla sua rabbia. Non aveva pensato che se fosse sopravvissuto, il biondino lo avrebbe sottoposto a una terribile punizione e ad una lavata di capo che sarebbe durata fino al compimento dei suoi vent'anni, ma in quel momento non importava. Nonostante il suo accompagnatore fosse palesemente nel torto, sarebbe stato lo stesso stregone a pagare le conseguenze delle sue decisioni, ma l'unica cosa che sicuramente sarebbe successa se avesse fallito, sarebbe stata la caduta del secondo erede al trono. Non che fosse un grande problema in presenza della Principessa, ma anche lei non c'era e questo avrebbe solo portato alla caduta stessa del potente Regno di Mistral.

Non si accorse della risposta di Elorin, tanto meno dell'ennesimo attacco dell'orco. Era ancora per terra, con la faccia sporca di polvere e la testa fra le nuvole, e non fece in tempo a spostarsi che si vide il randello scendere in picchiata sulla sua figura.

Chiuse gli occhi e attese l'impatto, ma invece di ritrovarsi spiaccicato sul pavimento, si sentì spintonare da un paio di mani.

“Lo sai che non devi mai chiudere gli occhi, di fronte al proprio avversario?”

“T-Teranis?!”

Anthel cercò immediatamente con lo sguardo il Principe, anche lui spaesato e confuso, mentre la ragazza dai capelli ramati si rialzava e incitava lo stregone a fare lo stesso, il tutto accompagnato da un calcio nel costato di lui.

“Dove sono i ringraziamenti? Ti ho salvato la vita!”

“Eh?”

La Principessa dei Ladri estrasse la scimitarra destra e la fece roteare con abile mossa, per poi scattare all'indietro, mentre un secondo colpo calava veloce. Lo stregone rotolò su se stesso per evitarlo, poi sentì nuovamente una mano strattonarlo per il colletto, all'altezza della nuca.

“Hai battuto la testa o sei così scemo da non riuscire ad evitare un mostro così lento?”

“C-Che ci fai qui?!” urlò Elorin dall'altro capo della stanza. Non osò avvicinarsi, rischiare di farsi vedere era un'opzione non contemplata e urlare era la cosa più ragionevole da fare. Sarebbe dovuto andare ad aiutare il suo campione, ma secondo lui era meglio tener salva la pelle.

“Molto coraggioso da parte tua, 'Sua Altezza', non combattere!”

Il Principe sentì un ruggito salirgli su per la gola, ma preferì rimanere in silenzio e fissare il mostro, piuttosto arrabbiato per non essere riuscito a colpire lo stregone dai capelli azzurri.

“Che fai, Eroe? Non hai intenzione di lottare?”

“N-Non ho p-più la spada...” mormorò Anthel, cercando di evitare lo sguardo indagatore della ragazza, che non ascoltò completamente quello che lui aveva da dire: sapeva già dov'era l'arma, l'aveva vista conficcata nella gamba del mostro, ma sperava che l'apprendista le propinasse qualche scusa e invece niente.

Aveva fatto spallucce e si era lanciata all'attacco, ferendo il mostro con un veloce fendente e estraendo la spada dell'Eroe dall'arto muscoloso. Con un scatto, indietreggiò velocemente e schivò la serie di colpi che seguirono. Non fece caso alla direzione che stava prendendo, procedeva sicura sotto lo sguardo ammirato di Anthel, che notò il mostro e la ladra avvicinarsi pericolosamente a Elorin.

“ALTEZZA!”

Il biondino ebbe un tuffo al cuore, si era sentito al sicuro fino a quel momento e nessuno lo aveva mai preparato ad una simile situazione. Teranis era ormai troppo vicina per poterle far cambiare direzione e il Principe era con le spalle al muro. Alla sua destra c'era un ammasso di casse e anfore, mentre alla sua sinistra c'era solo la parete di roccia. L'orco descrisse un largo arco che la ladra evitò con estrema facilità, diversamente da Elorin, che per poco non venne colpito alla testa. Il grosso randello spazzò via il resto delle casse e parte della parete, che rivelò una piccola nicchia nascosta.

Quella piccola rientranza sembrò un ottimo nascondiglio e subito ci si fiondò dentro, sentendo alle sue spalle lo scontro che imperversava. Avvertì in lontananza Anthel ringraziare timidamente la ragazza, sentì questa prenderlo pesantemente in giro a causa delle sue scarse abilità e probabilmente captò qualche insulto diretto alla sua persona.

Scosse la testa e si accorse di non avere più addosso la corona, che ritrovò in frantumi ai piedi di una vecchia stele ricoperta di muschio.

Lanciò un urlo di disperazione, chinandosi a raccogliere quello che rimaneva del gioiello della Famiglia Reale. Le mani smisero di tremare quando si rese conto dei frammenti di ferraglia malamente battuta e un'aura di puro odio sembrò iniziare avvolgere il giovane, la cui rabbia era indirizzata alla ladra che lo aveva preso in giro.

Alzò lo sguardo per attirare l'attenzione di Teranis, ma qualcosa davanti a lui divenne ancora più interessante. La stele che aveva di fronte presentava delle strane incisioni in caratteri antichi, che più volte aveva visto nella stanza del trono. Non che gli interessasse lo studio delle lingue antiche, ma qualcosa l'aveva imparata a leggere, sempre perché qualcuno era solito infilargli un libro sotto al naso. Gli era sempre stato detto che quella conoscenza lo avrebbe portato lontano e quell'affermazione ora non sembrava così poi tanto priva di senso.

Q-Quando il Male... Imperverserà, un Eroe f-farà la sua comparsa... -lesse incerto di ogni parola, irrimediabilmente attaccata e corrosa dal tempo- Dagli o-occhi di smeraldo, fiero come un l-leone, compirà il suo v-viaggio che lo c-condurrà in capo al mondo... Alla ric... Medesimo sang...”

Elorin scosse la testa confuso, avendo capito poco o niente della misteriosa stele. Si alzò poi, verso l'esterno della nicchia per vedere a che punto fossero i due guerrieri, con l'intento di chiedere ad Anthel se non avesse mai sentito parlare di qualcosa di simile.

“Un Eroe dagli occhi di smeraldo... Farà la sua comparsa quando il Male arriverà...” fece tra sé e sé, notando il campo di battaglia in condizioni terribili, tra vasi frantumati, terra smossa e casse distrutte, tra cui però non riusciva a vedere il suo campione e la ladra che li aveva da poco raggiunti. Al centro della grande sala, c'era solo l'orco che si guardava attorno con fare circospetto, mentre numerose ferite gli ricoprivano la pelle verdognola.

“Allora, dove diavolo siete finiti, moscerini?”

Non ci fu nessun tipo di risposta, il Principe sembrava essersi ritrovato da solo, i suoi due combattenti svaniti nel nulla, mentre un mostro circolava libero per la stanza. Quali erano le sue opzioni? Non molte, a giudicare dalla situazione. Poteva starsene rintanato nella sua nicchia e sperare che il mostro se ne andasse di nuovo a caccia, oppure poteva tentare la fuga e lasciare lì Anthel e Teranis. Non era sicuro sul da farsi, invocava semplicemente l'aiuto dell'Eroe... L'aiuto di quel giovane valoroso dagli occhi di smeraldo...

“A-Aspetta! C-che quella stele f-faccia riferimento ad Anthel?!”

Angolo Autrice ^^
Salve a tutti, cari lettori!
Allora, come va? Spero ve la passiate meglio di me (questa sessione estiva è terrificante) e che altro dire? Le solite cose, ossia spero che la storia vi sia piaciuta e che abbiate voglia di farmi sapere che ne pensate (mi piacerebbe ricevere qualche feedback, per sapere se non sto scrivendo troppo cretinate ^^)
Alla prossima e grazie a tutti coloro che hanno aperto e letto questi miei deliri!
Un bacione, 
DS

   
 
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