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Autore: Alexandria_Jordison666    24/06/2015    1 recensioni
Ero sola, ero annoiata, dove abitavo io c'erano solo vecchi. Ah, e ovviamente c'era Lui, la mia ossessione.
È la prima storia che pubblico, quindi siate clementi, per favore! Mi farebbe piacere sapere il parere di voi lettori, quindi critiche e consigli sono ben accetti. Spero vi piaccia!
Genere: Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero sola, nel mio habitat naturale, comunemente chiamato camera da letto, fumavo una sigaretta, una Lucky Strike rossa, se proprio vogliamo essere precisi. La mia stanza era scura, le quattro mura che mi circondavano erano tappezzate da carta da parati di colore grigio tendente al nero, quel colore rispecchiava abbastanza me e la mia solitudine. Davanti a me, che ero sdraiata sul mio letto matrimoniale, era posizionato il mio armadio. Era marrone, difatti era in legno di Quercia. Era abbastanza grande, le due ante erano decorare con dei disegni a mio parere troppo classici: erano dei fiori intagliati nel legno e colorati di nero - credo fossero rose, non l'ho mai capito bene - e i disegni erano sparsi per tutta la lunghezza delle ante. Trascinavo il mio sguardo, come se per compiere tale azione ci volesse una forza sovraumana, fino al comodino - in legno anch'esso, ma senza le decorazioni presenti sull'armadio - situato di fianco al mio letto. Sopra c'erano varie cose, ero molto disordinata e quindi era tutto un grande caos. Avevo appena deciso di uscire, magari avrei incontrato l'oggetto dei miei desideri, e se questo effettivamente accadesse sarebbe molto interessante. Una volta alzata, la mia meta era il bagno. Allungai la mano verso la maniglia color oro della porta, tirai verso il basso ed entrai nella stanza. Una volta dentro la stanza, avevo cominciato a spogliarmi dei pochi indumenti che in quel momento indossavo - del resto, era Agosto e faceva caldo - e mi apprestavo ad entrare nel box doccia. Girai la manopola dell'acqua, fermandola sul cerchietto blu che indicava l'acqua fredda, e mi buttai sotto il getto d'acqua. Dopo un paio di minuti, ho preso una spugna e il bagnoschiuma, e versai un po' di liquido sulla spugna, creando una forma indecifrabile. Dopo aver rimesso il bagnoschiuma dove lo avevo trovato, avevo cominciato a massaggiare quasi ogni parte - del resto, non sono una contorsionista - del mio gracile corpo. Davo del colpi secchi e veloci, come se andassi di fretta, anche se in realtà nessuno mi correva dietro. Dopo un tempo a me sconosciuto, presi lo shampoo e me ne versai un po' su una mano, e dopo aver posato anche lo shampoo cominciai a massaggiare i miei lunghi capelli neri e rossi, facendo attenzione a prendere tutte le ciocche, per poi sciacquarli abbondantemente. Una volta chiuso il getto d'acqua e uscita dal box doccia, mi apprestavo a prendere il mio accappatoio - anch'esso nero - avvolgendomici dentro. Mi stavo dirigendo verso la mia stanza, era arrivato il momento di prendere gli indumenti che avrei indossato poi. Mi dirigevo verso il comodino, dove nel cassetto c'era la mia biancheria intima, e avevo preso un reggiseno e un paio di slip. Gettavo l'accappatoio sul letto e indossai ciò che qualche secondo prima avevo preso. Una volta compiuta quest'azione, mi dirigevo verso l'armadio, per decidere cosa avrei indossato. Optai per una canotta nera, dei comunissimi jeans neri e le mie Demonia. Mi diressi ancora una volta verso il bagno, avevo preso il phon e avevo cominciato ad asciugare i miei lunghi capelli, aiutandomi con la spazzola. Dopo averli asciutati li avevo stirati con la piastra per capelli. Fatto questo, mi diressi in camera per prendere il mio mp3 e la mia borsa a tracolla, che mi arrivava alle caviglie. ------- Fuori era nuvoloso e faceva un caldo assurdo, e di solito quando uscivo bramavo posti ombrati come un cane bramava un pezzo di carne, ma quel dì ero stata fortunata, dato che il sole era coperto dalle nuvole. In mano avevo il mio mp3, e mentre camminavo mi infilavo gli auricolari nelle orecchie, schiacciando quasi ossessivamente il pulsante che mi permetteva di scorrere tra i brani presenti nella memoria di quell'affarino, finché non trovai la canzone che volevo ascoltare. Camminavo, cercando nella borsa le sigarette, ricordando poi di averle dimenticate sul comodino della mia stanza, imprecando mentalmente. Ora sarebbe partita la lunga ricerca di qualche buon anima disposta a cedermi una delle sue stecchette di tabacco. Cominciavo a guardarmi intorno, in quel posto c'erano solo tanti vecchietti poco cordiali e, ovviamente, c'era lui. Continuavo a camminare per quelle stradine, dirigendomi verso la stazione della città, magari avrei incontrato qualcuno di interessante, o almeno disposto a darmi una sigaretta. Ero entrata salendo un paio di scalini abbastanza bassi, continuando poi a camminare all'interno della stazione - che di per se era abbastanza piccola - guardandomi a destra e a sinistra, come se dovessi attraversare la strada. Avevo deciso di andare a destra, spinta da chissà quale vocina nella mia testa - in realtà ce n'erano molte. Avevo un'andatura spedita ma tranquilla, mi guardavo intorno e, oltre a delle persone di dubbio interesse, avevo notato una figura nera esattamente come me starsene appoggiata ad un palo, probabilmente in attesa dell'arrivo del treno. Credevo di aver trovato l'oggetto della mia ossessione, almeno ci speravo. Quindi, dopo aver riflettuto sul da farsi, avevo deciso di avvicinarmi a quella figura. Aveva una felpa, il che mi incuriosì parecchio, dato il caldo che faceva mi chiedevo come facesse a portare una felpa. Il cappuccio era tirato su in testa quindi era ancora più difficile vedere il suo volto, e magari provare a riconoscerlo. Portava dei comuni jeans neri, una maglia appena visibile sotto la felpa grigia. Mi avvicinavo di più, presa dall'intento di scoprire chi fosse quella persona, se prima mi guardavo intorno ora avevo occhi solo per quella persona decisamente interessante. Ero a pochi metri da quella figura, lui aveva le mani in tasca e la testa era appoggiata al palo metallizzato, che avvertiva la gente che si accingeva a prendere il treno di non superare la linea gialla di sicurezza. Ero arrivata a destinazione, quindi avevo spicciato le mie classiche parole. "Hey, avresti una sigaretta da darmi?" La figura davanti a me rispose non molto dopo. "No, non fumo." La sua voce era esattamente come me l'aspettavo: era pacata e non aveva alcun tipo di accento. Aveva un tono piuttosto disinteressato, ma come biasimarlo. Noni aveva ancora guardata in faccia, il che mi aveva leggermente deluso, insomma, uno sguardo poteva anche concedermelo. Comunque, credendolo poco interessato ad interagire con me, sussurrai un "Ok" e, nel preciso istante in cui mi stavo voltando per andarmene, l'avevo sentito parlare. "Ci conosciamo?" Mi ero fermata di colpo, ero stupita..non pensavo volesse parlare con me, anche perché era ovvio che non ci conoscessimo, o almemo, era ovvio che lui non conoscesse me. Quindi mi sono voltata verso di lui, tornando alla mia posizione originaria e alzavo lo sguardo verso di lui, scoprendo che mi stava guardando, dritto nelle mie pupille verdi. Avevo appena scoperto di aver incontrato Lui, l'oggetto della mia ossessione. Allora, sempre col mio tono di voce basso, risposi. "Non credo, almeno non credo che tu mi conosca." Lui continuava a guardarmi con le sue pupille cerulee, un po' mi metteva a disagio, però finalmente avevo conquistato lo sguardo che tanto bramavo. "Quindi devo dedure che tu conosca me..comunque è strano che non ti conosca, sembri interessante." Ok, aveva appena detto che ero interessante, o lo avevo solo immaginato? Rimasi stupita, la mia ossessione mi riteneva interessante, questa situazione iniziava a piacermi. "Anche tu sembri interessante, almeno credo, non ti conosco così tanto bene." Stronzate, dissi soltando un mucchio di stronzate. Io sapevo tutto di lui, ma ovviamente non potevo dirlo, e poi, se avessi detto di non conoscerlo, dato che mi riteneva interessante molto probabilmente mi avrebbe invitata ds qualche parte, o almeno era quello che speravo. "Qual è il tuo nome?" disse, togliendo le mani che fino in quel momento erano rimaste nelle sue tasche, e calando giù il cappucio, permettendomi così di vedere meglio il suo viso e i suoi capelli. Aveva la carnagione chiara,come la mia,come già detto, aveva le pupille di un blu chiaro, e i suoi occhi erano contornati con un leggero strato di matita nera. I suoi capelli erano neri e lunghi quasi quanto i miei, erano leggermente spettinati, ma gli donavano molto. Era decisamente bello. "Alexandria, ed il tuo? Mi affrettai a rispondere, forse quello che speravo che accadesse stava per succcedere sul serio. Cercavo comunque di tenere un tono di voce abbastanza calmo, non volevo che capisse che ero felice per la sua domanda. "Joey." Conoscevo già il suo nome, ovviamente, ma sentirlo dire da lui era decisamente bello. "Piacere." dissi. Ero insicura se porgergli la mano o meno, quindi ero rimasta ferma, con la mano sinistra lungo il fianco e quella destra calata sulla tracolla che portavo sulla spalla destra. "Piacere." disse, imitando le mie parole, porgendomi la sua mano destra. Anche quel gesto mi aveva stupita, non credevo fosse il tipo da stretta di mano, ma comunque avevo alzato la mano dalla tracolla per andare a stringere la sua, di mano. Era calda, mi era piaciuto molto il contatto con la sua pelle, tant'è che avevo avuto un brivido lungo la schiena. Ero talmente presa dalla mia "nuova" conoscenza che non avevo fatto caso all'arrivo del treno. Joey squadrò il treno con aria stufata, evidentemente non aveva un bel rapporto con i mezzi di trasporto pubblici, e come biasimarlo, così rimise le mani in tasta e riportò lo sguardo su di me. "Ora devo andare, il treno partirà a breve. Se domani sarai ancora qui, mi troverai. È stato un piacere, Alexandria." disse, pacato come sempre, aspettando una mia risposta che non tardò ad arrivare. "Sì, credo di esserci anche domani. È stato un piacere." dissi, cercando di mascherare la felicità che, stranamente, stavo provando in quel momento. "Bene, allora a domani, ciao." disse, accennando un sorriso, un bellissimo sorriso, direi. "Ciao." dissi a mia volta, guardandolo allontanarsi da me per dirigersi verso il rumoroso mezzo di trasporto, vedendolo scomparire tra le sue fauci. Ero piuttosto felice e, detto da me, era veramente strano. Sì ok, non avevo fumato, ma avevo fatto un incontro decisamente interessante.
   
 
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