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Autore: lilla_90    24/06/2015    0 recensioni
"Ed è quando perdi tutto che devi avere la di rialzarti e ricominciare da capo". Questo è il pensiero di Celeste, una ragazza come tante, in viaggio per ricostruire quello che ha perso per sempre... Non sa cosa le riservi il futuro ma...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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~~CAP 1: Che l’avventura abbia inizio!

“Il volo con destinazione Miami partirà tra 15 minuti” ci avvisa una voce metallica proveniente dall’altoparlante. Miami… non riesco ancora a credere di aver avuto il coraggio di partire per inseguire il mio più grande sogno. Ma, in fondo, non mi rimaneva nient’altro da fare. Qui, in Italia, ormai non mi rimane più niente… solo vuoto e dolore…
“Prima volta che voli?” un uomo sulla cinquantina, seduto accanto a me, richiama la mia attenzione.
“Ehm… no ma è passato un po’ di tempo dall’ultima volta e non mi ricordo bene come funziona la cosa” rispondo nervosa mentre l’uomo mi osserva senza far trapelare alcuna emozione.
“Tranquilla non è niente di eccezionale…” dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo e torna a leggere il suo giornale. -Io ero tranquillissima prima che tu mi rivolgessi la parola-. Intanto le hostess spiegano tutte le procedure di salvataggio e in men che non si dica stiamo volando alla volta di Miami.
Il tempo su questo aereo sembra non passare mai ed il silenzio che invade l’ambiente sembra farti un invito a riflettere sul tuo passato. Già il passato… avercelo un passato…so a malapena chi sono! Tutto quello che so è che mi chiamo Celeste Lockhart, ho 20 anni e l’unico ricordo che ho è quel fatidico giorno; il giorno in cui la mia vita è andata in mille pezzi.

È una giornata di fine marzo, si inizia ad uscire con il nuovo caldo primaverile.
“No no no, stasera c’è il derby, quindi quando si torna si vede quello!” dice autoritario mio padre.
“Ma papà, non possiamo perderci il finale di stagione di A un passo dal cielo!” ribatto facendo gli occhi da cucciolo mentre la mamma ride di gusto e guida.
“Cely ma abbiamo tre televisioni devi proprio usare quella in sala con il decoder?”
“Eh, certo! È quella dove si vede meglio… e poi il divano è così comodo!!”esordisco e scoppiamo tutti a ridere.
“Vedremo vedremo…”
“Eh no eh… un’altra lotta per il telecomando no” conclude esasperata la mamma ma con un sorriso stampato in viso.
Ripartiamo dal semaforo quando scatta il verde per dirigerci verso casa per prepararci per la festa organizzata per un compleanno.
Tutto è tranquillo fino a quando uno stridio di gomme attira la mia attenzione e, voltandomi di scatto, vedo una macchina blu metallizzato frecciare a tutta velocità verso di noi. Poi il buio totale.

Apro lentamente gli occhi e mi ritrovo in una stanza completamente bianca, asettica, circondata da volti estranei che si avvicinano a me abbracciandomi e chiedendomi come mi sento. Io, non capendoci nulla, li respingo bruscamente e gli ordino di uscire dalla camera. Poco dopo entra una donna sulla quarantina, bionda con occhi verdi.
“Finalmente ti sei svegliata…”dice regalandomi un sorriso e controllando dei monitor per poi appuntare qualcosa su una cartellina blu.
“Come finalmente? Dove mi trovo? Come ci sono attivata qui? Chi era tutta quella gente?” domando a raffica.
“Tranquilla, tranquilla, calmati… davvero non conosci quelle persone?”
“Mai viste in vita mia!” confermai decisa.
“Come pensavo…” dice con una nota di amarezza l’infermiera.
“Perché? Dovrei?”. Non ci sto capendo più niente: ho un mal di testa atroce, ho tutto il corpo indolenzito e non mi ricordo più nulla.
Solo dopo il racconto della dottoressa capisco: sono stata in coma per 5 mesi, gli “sconosciuti” che erano nella stanza sono in realtà i miei parenti e i miei genitori sono morti sul colpo in quell’incidente.

Tutto il resto della mia vita è costituito solo da immagini sfuocate con persone senza volto. Non so chi sono, da dove vengo, come sono arrivata fino a qui… vuoto il buio più totale! È passato più di un anno da quando sono stata dimessa dall’ospedale e in questo periodo mi sono dedicata completamente allo studio dell’inglese.
Ed eccomi qui, in viaggio verso gli States, verso il mio futuro, verso un nuovo inizio, verso la mia nuova vita! In fuga dal nulla che mi circondava e che costituisce il mio passato per andare incontro all’ignoto che rappresenta il mio domani… ma un domani fatto di sogni, speranze, aspettative e anche delusioni che mi aiuteranno a crescere.
“Preghiamo i gentili passeggieri di allacciare le cinture di sicurezza e prepararsi all’atterraggio” mi risveglia dai miei pensieri la solita voce metallica. -Non posso crederci, ci siamo, sono davvero qui!- penso mentre eseguo le indicazioni date. Dopo neanche 20 minuti ci troviamo a terra; allora mi precipito fuori dal velivolo per recuperare i bagagli senza curarmi del fatto che ho praticamente le gambe in cancrena a causa delle 7 ore di viaggio seduta. Corro, corro; non mi interessa se urto qualcuno o se combino qualche disastro, corro e basta. Recuperati i bagagli mi affretto ad uscire dall’aeroporto. Arrivo fuori e una ventata d’aria con il profumo dell’oceano invade le mie narici. Non sto più nella pelle e comincio a saltare come un canguro: sarà gioia, adrenalina, senso di libertà? Non lo so! So solo che mi sento bene dentro e non mi importa se sembro una pazza sclerotica da rinchiudere al manicomio.
“Quanto entusiasmo ragazzina…” esclama con una nota di fastidio un uomo alle mie spalle che poi identifico come mio vicino durante il viaggio.
“Perché? È un reato essere felici?”
“No ma non ci trovo nulla di elettrizzante in tutto questo…” dice annoiato e accendendosi un sigaro.
“Beh forse per lei che sarà venuto qui molte volte durante la sua luuuuuunga vita, ma per me… è tutta un’altra storia!” e facendo bye bye con la manina mi incammino verso un taxi fregandomene di quello che sta dicendo l’uomo.
“All’università” dico al conducente mentre mi accomodo sulla vettura. La macchina parte e solo ora mi rendo conto di quello che ho fatto pochi minuti fa: da dove cavolo l’ho tirata fuori tutta questa audacia? È un piccolo assaggio della nuova me? Ben venga!
Tra un pensiero e l’altro mi ritrovo a percorrere la strada principale che costeggia l’oceano… quella che si vede sempre nei film holliwoodiani! Rimango semplicemente a bocca aperta: delle palme giganti affiancano la strada trafficata ma scorrevole; gli edifici alla mia destra sono tutti di colori accesi e sono per lo più negozi, pub e ristoranti; sulla mia sinistra si estende per chilometri la spiaggia stracolma di gente intenta a prendere il sole o a giocare a beach volley o ancora a fare un tuffo in quella tavola cristallina che è l’oceano o semplicemente a passeggiare sulla sabbia bianca. Arrivati alla fine del “lungomare” svoltiamo a destra in una strada che, suppongo, porti verso la periferia. Durante il tragitto sento il mio stomaco brontolare… grazie al cavolo! Non so da quante ore non tocco cibo, contando che sono partita alle 10.00 da Malpensa e non ho mangiato niente neanche durante il volo. Guardo l’ora sul cruscotto dell’auto che segna le 11.30. SOLO!?!? Ma come cacchio è possibile che sia passata solo un’ora e mezza?!... Ah già, il fuso orario… stupida Celeste… -Dovrò ricordarmi di cambiare l’ora anche sul telefono!-.
“Siamo arrivati!” mi informa l’autista interrompendo il flusso di insulti che mi autodedicavo.
 Scarico i bagagli, pago e ringrazio. Mi volto verso quella che dovrebbe essere l’università e rimango letteralmente sotto shock! Questa non è un’università, questa e una reggia degna dei reali inglesi: il giardino è immenso ed è cosparso di sentieri che portano in ogni dove. Al centro giace la via principale che arriva fino all’ingresso di un enorme edificio, che credo sia la sede dell’università. Ai suoi lati sorgano altri due edifici più piccoli che penso siano i dormitori.
Mi ci vogliono almeno 15 minuti buoni per riprendermi e varcare il cancello che delimita la proprietà. Che l’avventura abbia inizio!        

  
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