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Autore: _Vi___    26/06/2015    3 recensioni
NOspoiler!LaMutazione || Spoiler!LaRivelazione || FinaleAlternativo||
"«L’ho conosciuto la prima settimana. Era… il primo non immune da mandare nel labirinto. La ricerca era appena iniziata, il virus aveva cominciato a diffondersi in fretta. Siamo stati insieme tutto il tempo in cui è stato in isolamento qui… il tempo di sottoporlo ai test e le analisi di cui avevamo bisogno per avere i dati che ci servivano e poi l’abbiamo chiuso in fretta e furia nel labirinto» concluse con tono di voce che straripava di amarezza. [...]
«Ho passato anni senza potergli parlare. Senza poterlo toccare…» riprese improvvisamente a raccontargli «siamo confinati in quest’angolo d’inferno da talmente tanto tempo… e lui… è come se non ci fosse più» [...]
«Ogni tanto torno nella sala di controllo solo per poterlo guardare per quei pochi minuti al giorno, e allora mi ricordo che lui c’è ancora ed è lì, ad aspettarmi; a ricordarmi a cosa serve a tutto questo»."
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Un piccolo assaggio della mia storia, nella speranza di riempire un po' il vuoto che questa saga mi ha lasciato al posto del cuore.
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STORIA IN FASE DI BETAGGIO. CAPITOLI CORRETTI: CAPITOLO 1
Genere: Angst, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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1. Quando si inizia, si è già a metà strada



 
 
 
Se c’era qualcosa di cui Newt era mai stato veramente certo – e non che le certezze fossero poi molte nella sua vita. Sapete, la perdita di memoria e tutto il resto – era che non aveva mai visto tanta paura negli occhi di quei pivelli che arrivavano ogni mese, come quella che aveva visto negli occhi dell’ultimo arrivato.

Intendiamoci, non che tutti i fagiolini arrivati prima di lui nella Radura saltassero dalla gioia, ma c’era qualcosa nello sguardo da pesce lesso di quel pive che non piacque per niente al ragazzino fermo in piedi sul bordo orientale della Scatola.
Rimase a guardarlo impallidire mentre Alby e Gally lo riempivano di parole e informazioni a caso (la Scarpata, la Radura, le scaertole, la Gattabuia…) e cercavano di tirarlo fuori da quella gabbia di metallo.
Il fatto è che quella faccia di sploff non era una faccia di sploff normale; Newt lo aveva capito subito, e grazie tante. Ad ogni parola degli altri due l’espressione sul volto del pive si faceva sempre più terrorizzata e, Newt ci avrebbe scommesso la gamba buona che gli rimaneva, sembrava stesse tremando.
Come se Alby e Gally non gli stessero dicendo niente di nuovo. Come se lui già sapesse… e proprio perché sembrava già sapere era bello che spaventato.

Ma non era possibile, no? I creatori si erano ben preoccupati di svuotare le loro caspio di teste prima di buttarli in quel buco dimenticato da Dio, e quel pive non aveva all’apparenza niente di speciale. Anzi, si ripeté il biondino ancora una volta, quello lì aveva una faccia di sploff più faccia di sploff di tutte le facce di sploff che avevano mai affollato la Radura prima d’allora.

«Chi sarà il suo Intendente?» gridò qualcuno in fondo, tra la folla.
«Questo è una sploff, quindi si beccherà uno Spalatore, non c’è dubbio
» sentenziò Gally ridendo in faccia al nuovo arrivato.

«Chiudi quella fogna, Gally.» lo zittì Newt, prendendo per la prima volta la parola. «Sarò io il suo intendente.» decise, mettendo gli altri davanti al fatto compiuto. «Forza, Fagiolino» si rivolse per la prima volta al ragazzo che se ne stava lì in mezzo a loro, ancora troppo spaventato per proferir parola. «andiamo a cercarti una branda libera, così potrai metterti a dormire.» Lo afferrò per il polso, trascinandolo verso il lato della Radura in cui era stato arrangiato un enorme tendone, poco più in là di un’immensa costruzione di legno; doveva avere quattro piani, ad occhio e croce, e sembrava si tenesse su per miracolo.


«Sistemiamo i rifornimenti e poi, per oggi, basta così!» sentirono urlare Alby agli altri, facendo sfollare quella parte della Radura.
 
«Una volta dormivamo tutti nella Tana, ma poi siamo diventati troppi.» rispose Newt alla tacita domanda del ragazzo, che guardava il palazzo in legno con sguardo assorto. «Ma non preoccuparti:» proseguì, con voce calma. «Qui fuori non è per niente male. Non fa mai troppo freddo e non piove mai: starai benissimo.»
Il ragazzo vicino a lui non mosse nessuna obiezione alle sue parole: continuava a fissarlo, assorto, spostando lo sguardo dai suoi occhi ai suoi capelli, esaminandolo con minuzia e con uno sguardo vagamente devoto.
Newt mascherò il disagio con un grugnito «Allora, Fagio:» esordì cercando di farlo parlare, in modo che la smettesse di guardarlo. «come ti chiami?»
«Cosa?»
«Il tuo nome. Non ce l’hai ancora detto… e so che te lo ricordi, quello.»


«Thomas. Mi chiamo Thomas.» scandì con tono duro e Newt poté giurare di aver visto un lampo di tristezza attraversare gli occhi di Thomas «qual è il tuo nome?»

«Io mi chiamo Newt. E quelli che ti hanno tirato fuori dalla Scatola sono Alby e Gally.» lo informò indicandogli i due ragazzi da lontano. «Vieni, ti faccio fare il giro della Radura.»
Gli fece cenno di seguirlo.
Newt accompagnò Thomas in giro per la Radura, mostrandogli gli allevamenti, i campi coltivati, il piccolo boschetto all’angolo opposto della Tana e tutto ciò che poteva fargli vedere lì intorno.
Gli raccontò del Labirinto, dei Dolenti e di come i Creatori li avessero spediti tutti lì, senza memoria e senza nessuna spiegazione su quale fosse il motivo della loro reclusione.
Il biondino osservò la paura riaffiorare sul suo volto, così profonda e radicata e di nuovo, nell’arco di una sola giornata, ebbe la netta sensazione che lui sapesse.
«Perché non fai domande?» sbottò alla fine.
«Cosa?» gli chiese Thomas, confuso.
«Tutti i Fagio che arrivano qua, il primo giorno non stanno mai un attimo zitti. Tutti fanno domande su tutto, terrorizzati, come se stessero per farsi un mare di sploff nei pantaloni.» gli spiegò, sospettoso. «Tu sembri solo un pive che sta per svenire dalla fifa, ma non chiedi niente e… » Newt esitò, ma alla fine glielo chiese, giusto per cercare di mettere le cose in chiaro fin da subito. «ricordi qualcosa, pive? I Creatori ti hanno lasciato dei ricordi?»

Thomas lo fissò a lungo, con inquietudine. Troppo a lungo; come se stesse decidendo cosa dirgli. E quando gli rispose, Newt ebbe quasi la certezza che gli stesse dicendo una bugia.
«Mi chiamo Thomas. Mi sono risvegliato in quell’orribile stanza di ferro. Non ricordo nient’altro.»

Il raduraio decise di lasciar perdere la questione, per il momento. Oh, gli avrebbe fatto sputare la verità a calci nel culo, prima o poi, di quello poteva starne certo, ma non era quello il momento adatto.
«Vieni, Fagiolino: stanno tornando i Velocisti.» e si mise a correre a tutta velocità verso la porta Est, per quanto la sua gamba zoppicante glielo permettesse.
«Che cosa hai fatto alla gamba?» gli chiese Thomas, inseguendolo senza alcuno sforzo.
Newt fece una smorfia. «Domanda sbagliata.» lo liquidò il biondino, fermandosi davanti all’uscita.
La porta dava su un lungo corridoio, perpendicolare a quel lato della Radura, dal fondo del quale si vedeva un ragazzo dai capelli corti e neri come la pece correre a perdifiato nella loro direzione. 
Non fece in tempo a oltrepassare la grande entrata che afferrò distrattamente la borraccia che gli stava porgendo Gally, appoggiato all’angolo delle mastodontiche mura in pietra. «Grazie, pive. » gli disse, dandogli una pacca riconoscente sul braccio. «È arrivato?» chiese, guardandosi intorno con impazienza.

«Lui è Minho.» gli sussurrò Newt, di fianco a lui. «Ogni mese se la fa nei pantaloni per ogni nuovo Fagiolino che arriva, come una ragazzina eccitata.» lo informò. Poi abbassò ancora di più la voce, tanto che Thomas dovette avvicinarglisi fin quasi a toccarlo, per poterlo sentire. «Sai, penso che passare tante ore nel labirinto faccia andare un po’ fuori di testa.» E gli mimò il gesto, roteando il dito vicino alla testa e facendo gli occhi storti.

E, per la prima volta da quando era arrivato, Thomas ridacchiò.
E Newt ricambiò con un sorriso.


«Cos’hai da ridere, faccia di sploff?» lo apostrofò il Velocista, una smorfia di ostilità mista a odio a imbruttirgli il volto. Portò lo sguardo su Newt, poi di nuovo per pochi attimi su Thomas e poi di nuovo sul biondino vicino a lui e, se possibile, la sua espressione si fece ancora più cupa e disgustata. «Vedo che tra pezzi di sploff ci si riconosce subito.» sentenziò, per poi andarsene.

Thomas lo fissò con un’indifferenza che Newt non seppe dire se fosse semplicemente simulata.

«Non farci caso, Fagio.» cercò di consolarlo. «Minho mi odia fin dal primo giorno in cui è arrivato.» ghignò. «E nemmeno tu gli stai troppo simpatico, a quanto pare.»


                                                                                   
                                                                                  ***


 
 
Alla fine, Newt gli aveva trovato un posto sotto il grande tendone e gli aveva presentato il ragazzino che dormiva giusto un po’ più in là rispetto a dove dormiva lui.
Si chiamava Chuck ed era il Fagiolino della Radura. O almeno, lo era stato fino a quella mattina.
Chiacchierarono per un po’ del più e del meno e Newt gli spiegò brevemente i vari lavori che avrebbe potuto fare nella Radura per rendersi utile.
«Tutti devono collaborare.» aveva sentenziato alla fine, per poi ghignare quando notò Thomas farsi sempre più pallido, mentre gli descriveva il lavoro della macelleria.
Alla fine, Alby era venuto a interromperli. « Le luci si spegneranno tra poco.» li informò, per poi sorridere all’indirizzo di Thomas e stringergli la mano. «Benvenuto, Fagio. Mi chiamo Alby. Vedrai, ti troverai bene qui; segui le regole e fa’ il tuo dovere e vedrai che andrà tutto bene.» E così dicendo, mise un braccio intorno ai fianchi di Newt e augurò a tutti la buonanotte, entrando nella Tana.
Chuck intercettò lo sguardo insistente che Thomas aveva lanciato ai due mentre entravano nella baracca e lo sgridò: «Non fissarli così. Alby ti darà un pugno in faccia, come ha fatto la settimana scorsa con Ben.»
«Ben?»
«E’ arrivato qua tre mesi fa ed è finito a litigare con Newt per una questione che non ho capito bene. Quando Alby è intervenuto e ha dato ragione a Newt, quell’idiota di un pive gli ha urlato qualcosa sui vantaggi di essere la… emh… la puttana del capo, o qualcosa del genere.» gli spiegò, arrossendo nel pronunciare l’epiteto poco lusinghiero che questo Ben aveva usato per definire Newt.
Thomas si incupì. « È così? Newt è la puttana di Alby?»
Chuck scosse forte la testa. «No, quei due… non lo so se sono innamorati. Ma sono uno la roccia dell’altro, capisci? Erano davvero buoni amici, o almeno così ho sentito dagli altri, poi un giorno sono diventati qualcosa di più.» gli spiegò «Non lo so cos’è Newt per Alby, ma di certo non è la sua puttana.»
«E Alby? Che cos’è per lui?» gli domandò Thomas con voce rotta, cercando di ignorare il nodo che gli si era formato al posto della gola e che gli impediva quasi di parlare.
«Non lo so, pive.» tagliò corto il ragazzino. «Però c’è una cosa che devo darti. Minho mi ha detto di farti avere questo.» gli disse, passandogli un foglietto di carta, più volte ripiegato a metà.
«Lo hai letto?» si allarmò subito Thomas.
Chuck si imbronciò. «No che non l’ho letto, testa di caspio. Minho è un Intendente: disubbidisci ad uno di loro e ti ritrovi chiuso in Gattabuia prima che tu riesca a dire sploff.» Detto questo, si girò dall’altra parte, senza nemmeno dargli la buonanotte.

Thomas aprì il foglietto di carta striminzito.
Poche e chiare righe:


“Ci vediamo sta notte nel bosco. Aspetta che si addormentino tutti e raggiungimi.
Sei arrivato, finalmente”.

 
Thomas riuscì a stento a leggere l’ultima riga, tremendamente scarabocchiata.
Strinse forte nel pugno il messaggio e cerco di non addormentarsi, mentre aspettava che il tempo passasse. 



 

Prima di iniziare con le note, un grande grazie a Tomi Dark angel che ha accettato di farmi da beta e sorbirsi questa fic, della quale probabilmente non aveva nemmeno l'intenzione di leggere il titolo! XD Grazie davvero! <3 



 Note finali: ciao a tutti/e bellezze! ;) 
Dopo tanti anni che ho smesso di scrivere, torno con questa piccola cosuccia (oddio, piccola è una parolona Vì!) qui. 
Questa penso sia la mia prima Fanfcition "matura", se così vogliamo chimarla. E spero di riuscire a emozionare ed entusiasmare tutti quelli che decideranno di accompagnarmi in questo viaggio.
La storia è già tutta ben delineata nella mia mente, so esattamente come andrà a finire, saprò farvi soffrire ( :D ), ma anche rendervi tanto felici, più di quanto abbia fatto Dashner, questo è certo! XD 
Forse voi non ve ne rendete conto (ed è giusto che sia così, altrimenti che gusto ci sarebbe a spiattellarvi tutto coì, subito?), ma questo primo capitolo è forse uno dei 3 nodi principali di tutta la vicenda. Spero di avervi incuriosita. 
Sono proprio curiosa di sapere cosa ne pensate :3 
Che cosa sta succedendo, secondo voi? Perché Thomas è così interessato a Newt e Alby? E perché Minho sembra odiarlo così tanto? E quel biglietto alla fine? Nemmeno lo conosce e vuole incontrarlo in gran segreto? 

Questa ff è un esperimento anche per me. Voglio vedere se sono davvero maturata dal punto di vista creativo, come penso e spero di essere. Ci tengo tanto a leggere le vostre recensioni, quindi non preoccupatevi, lasciate pure recensioni negative se ne sentite la necessità. Ma fatemi sapere! Un bacio e al prossimo capitolo!  

P.S.: i dialoghi in grassetto sono dialoghi originari contenuti nel libro. Li ho riportati e inseriti nella storia mettendoli dove i faceva più comodo XD 

P.P.S.: lo so che la costruzione in legno non si chiama La Tana. Ma io la chiamerò così! :) 
   
 
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