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Autore: slashsriffs    27/06/2015    3 recensioni
Los Angeles, 1987.
Lisa ha vent'anni, vorrebbe divertirsi ma non può, perchè dentro di sè sente di averne ottanta.
Una sera di maggio incontra Slash, un chitarrista squattrinato che insieme al resto della sua band riscuote una certa notorietà nella città degli angeli.
La loro può sembrare una passione durata una singola notte fatta di alcol e forse stupefacenti, ma le cose cambiano quando da sobri un paio di occhi neri ritrovano le grandi pupille chiare che lo avevano tormentato notte e giorno.
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Superati le 10k letture e i 550 voti favorevoli su Wattpad.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Malibu Lagoon State Beach, Malibu (CA) 1989
 
 
 

Il sole era alto e l’afa illudeva gli occhi lasciando che il paesaggio dinanzi ad essi ondeggiasse quasi al ritmo della canzone che il giradischi suonava da qualche minuto. Il rumore delle onde che si stagliavano contro gli scogli in lontananza si confondeva con il suono della chitarra di Don Felder che intonava le prime note di Hotel California.
La roulotte bianca faceva da ombra al sonnellino di alcuni ragazzi, chi sdraiato su un’amaca improvvisata, chi leggeva un vecchio giornale seduto sul terreno freddo al quale si univa la sabbia trasportata dal vento, chi semplicemente guardava il cielo e cercava di addormentarsi.
Un tavolino di legno e una piccola poltroncina bianca abbandonati da chissà quanto tempo erano stati posizionati sull’unico tratto di asfalto che collegava la zona riservata alle roulotte a quella che conduceva alla spiaggia. Su quest’ultimo un pacchetto di Lucky Strike ormai quasi vuoto ed un posacenere che conteneva una sigaretta ancora fumante erano esposti al sole mentre totalmente coperta dai raggi solari grazie alla copertura di cui era dotata la roulotte era la ragazza seduta sulla poltrona che guardava l’oceano ed ascoltava attenta come sempre le parole di quella canzone.
La pelle chiara, per niente sfiorata dai raggi solari, era decorata con dei tatuaggi, uno sulla gamba, l’altro sulla caviglia e tanti altri, alcuni ben nascosti altri invece ben visibili. Il colorito sembrava ancora più chiaro di quanto in realtà non lo fosse a causa della copertura azzurra che la proteggeva dal sole mattutino. Vestita con un semplice pantaloncino bianco e con una camicia dello stesso colore che era stata lasciata appositamente aperta per lasciare intravedere il reggiseno, scostava di tanto in tanto i capelli corti e ricci mentre ogni tanto dava uno sguardo al suo viso per accettarsi che il trucco non si fosse sciolto a causa del caldo. Il biondo dei suoi capelli era così chiaro che quasi si confondeva con il colore della camicia che stava indossando, in contrasto con il rossetto rosso che le adornava le labbra.
Da lontano qualcuno la stava chiamando ma se ne infischiava, preferiva qualche altro minuto da sola per aspettare che la canzone terminasse e per godersi ancora quei pochi minuti all’ombra. I suoi occhi lentamente si chiudevano, sarebbe stata pronta per addormentarsi e magari svegliarsi il mattino seguente per ritrovare ancora la dolce sensazione dell’ombra sulla sua pelle fredda.
Erano lì da pochi giorni ma non aveva ancora osato metter piede sulla spiaggia o catapultarsi in acqua con lo scopo di colorire la sua pallida pelle.
Aveva accettato di fare quella piccola vacanza e trascorrere quel mese libero a Malibu solo per cercare di smettere di pensare.
Di pensare al passato, a quello che era stato e a quello che aveva avuto ed aveva fatto soltanto per amore. Ma l’avrebbe fatto di nuovo, altre mille volte per riavere quel rapporto con un altro uomo, per sentire ancora quei sentimenti che la conducevano all’apice del piacere. 
Era diventata così disperata, si chiedeva come fosse riuscita a sopravvivere nonostante il dolore che continuava a perseguitarla ma che riusciva a nascondere in presenza di altri. Si sarebbe messa in ginocchio e avrebbe iniziato a pregare gli angeli per anche solo un’ora di riposo assoluto, senza che i ricordi le tornassero alla mente e la tormentassero.
Il  vento fresco soffiava tra i suoi capelli, nell’aria si diffondeva un odore che ricordava la colitas mentre in lontananza, nonostante la vista annebbiata dalla stanchezza, scorgeva una figura. Stava forse avendo le allucinazioni?
Il sole colpiva il piccolo specchietto posizionato sul tavolino dinanzi alle sue gambe, la luce brillante avrebbe accecato anche di vista non era dotato.
Sentiva la testa diventarle pesante e la sua vista pian piano si indeboliva mentre si chiedeva se quello fosse stato il paradiso o magari l’inferno.
Sentiva lontane le voci di coloro che continuavano a discutere sul vecchio divano malandato che era stato posizionato qualche passo più in là, gli sconosciuti che si sforzava a chiamare amici e che la notte si divertivano a ballare spensierati nel piccolo cortile che faceva da parcheggio, sudati per la dolce estate.
Prima che le sue palpebre si chiudessero del tutto scorse una delle ragazze passare una bottiglia di vino rosso al suo vicino che aveva ammesso di non bere quel tipo di spirito da tanto tempo, abituato alle birre e ai cocktail, non agli champagne rosati.
Malibu era un posto amabile, i ragazzi si divertivano e vivevano le loro storie d’amore estive.
Era fuggita lì con la speranza di poter rimettere in sesto quello che restava della sua anima, sdraiandosi la notte sulla sabbia per lasciarsi morire osservando le stelle che sembravano esplodere nel blu del cielo, camminando tra le onde del freddo oceano, per affogare le sue cicatrici.
Sapeva che l’amore l’avrebbe distrutta.
 
 
 
 
 
 
 
 


 
Costa Mesa, CA, la notte tra il 14 e il 15 settembre 1988
 
 
 
 


“ Oh, Lisa “ Meredith le fu subito vicina per un abbraccio, cullandola e passando le sue mani tra i capelli lisci e crespi; “ so che lo ami, lo so. Ma è arrivato il momento di capire e scegliere: o lui o tu “ e detto ciò, si lasciò andare ad un pianto silenzioso anche lei mentre Lisa era in preda ai singhiozzi.

Nella sua mente scorrevano immagini di lei e Slash felici, un futuro che pian piano si rese conto non sarebbe stato reale per quanto lo avesse desiderato con tutta se stessa. La vita on the road non poteva essere per sempre, Lisa sognava una casa, anche la  più piccola di tutta la California, ma voleva un posto sicuro, un rifugio dove sarebbe potuta tornare, dove avrebbe potuto vivere e chissà, forse anche morire.
E lentamente si rese conto che Slash non poteva offrirle quella vita.
Il successo dei Guns N’ Roses cresceva a dismisura, per non parlare dell’ammonto di soldi che si ritrovavano tra le mani e che i ragazzi non avevano la più pallida idea di come spendere.
Il suo amore nei confronti di Slash era incondizionato, sapeva che ne avrebbe sofferto se se ne fosse distaccata, ma in preda ai singhiozzi e alle urla, che sembravano farle bene in quel momento, iniziò a capire anche che continuando di quel passo non avrebbe mai realizzato il desiderio di vedere lei e Slash seduti in un piccolo giardino magari a bere del thè, non sapeva neanche se a Slash piacesse il thè, e non ad iniettarsi dell’eroina o qualsiasi altro tipo di droga in una sconosciuta camera dell’ennesimo hotel che avrebbe ospitato quella che stava diventando la rock band più famosa dell’intero mondo.
Meredith l’aveva posta dinanzi ad una scelta, o meglio aveva deciso lei stessa di scegliere.
Sembrava semplice, o lei o Slash. Lo amava, in modo veramente incredibile, ma sapeva che un giorno l’avrebbe delusa, e quel giorno sarebbe potuto essere quello successivo o magari tra anni. Avrebbe aggiunto gelo a quel freddo che aveva dentro e l’avrebbe ferita, come solo gli insensibili avrebbero saputo fare.
Se ne sarebbe andato, ma lei l’avrebbe aspettato, ma a che scopo? Aspettare un amore che non sarebbe mai più tornato.
Sapeva che Slash l’amava, non le aveva mai rivelato i suoi sentimenti ma ne era certa.
Solo che Slash sembrava amare di più quella polverina bianca, le sue amanti erano un paio di siringhe e qualche laccio emostatico che sicuramente l’avrebbero accompagnato per la vita.
Slash l’avrebbe dovuta vedere appena sveglia, durante tutti quei mesi che avevano trascorso insieme, prima ancora di ricordare esattamente il suo nome cancellato momentaneamente dall’oblio della sera precedente, quando Lisa aveva i magoni allo stomaco e si chiedeva quando tutto quello sarebbe giunto ad una fine.
Ma la cosa che più la spaventava, la cosa strana era che dopo tutto quello che avevano passato, nonostante tutto quello che avevano condiviso, sapeva che un giorno sarebbero tornati ad essere due estranei e ciò che li avrebbe accomunati sarebbero stati soltanto i ricordi.
Ricordi che l’avrebbero fatta piangere quindi perché definirli  “ bei ricordi “?
Non avrebbe mai dimenticato loro due insieme, avrebbe ricordato ogni singolo momento perché non avrebbe importato quanto tempo sarebbe passato, tutto le sarebbe rimasto nella mente, dotata di una forza solo per reggere il peso delle memorie.

Non si era accorta di nulla e per questo si sentì confusa quando si ritrovò in uno dei camerini dei ragazzi, completamente vuoto perché ormai il tutto era già stato trasportato sul pullman che li avrebbe condotti all’hotel.
Il giorno dopo ci sarebbe stato il secondo concerto per gli Aerosmith, l’ultimo per i Guns come band di apertura per Steven Tyler e la sua band.
Che cosa fare? Lasciare Slash e tornare a Los Angeles con Meredith o continuare con una vita che ormai Lisa aveva capito, non accecata più dalla droga, non l’avrebbe condotta da nessuna parte se non nell’ozio e nell’avarizia totale?
Si domandò come avrebbe fatto a dimenticare Slash, a liberarsi di qualcosa che ormai le apparteneva, smettere di amare qualcuno amato così tanto e così ardentemente, accettare di perderlo e di lasciarlo uscire dalla propria vita, creando un vuoto che l’avrebbe fatta sentire totalmente sola.
Chi l’avrebbe rassicurata durante la notte quando non sarebbe riuscita a dormire? Slash la tranquillizzava con un semplice tocco, sfiorando con la sua calda e ruvida mano il suo viso tondo.
Non avrebbe mai potuto dimenticarlo perché lui era stata la sua felicità.
Ma non avrebbe potuto esserlo in futuro.
Sarebbe morta di nostalgia, questo lo sapeva. Ma la consapevolezza della presenza di Meredith che continuava a ripetere che non l’avrebbe mai lasciata sola le donava forza, la faceva sentire un po’ più sicura nei confronti della grande decisione che ormai aveva preso.
Non avrebbe mai smesso di amarlo, Slash era stato il suo primo e più grande amore e tale sarebbe rimasto.
Sapeva che anche se fossero passati giorni, settimane, mesi o anni, e se l’avesse incontrato per puro caso, si sarebbe ricordata tutto.
Ogni singola parola, ogni singolo momento che avevano trascorso insieme in quello che sembrava essere il più bel tempo trascorso in vita.
E in quel momento, quando un giorno avrebbe incontrato di nuovo quella riccia e folta chioma e quel paio di occhi scuri come la pece, sapeva che sarebbe crollata, inevitabilmente.
 
 
 
 


 
Malibu Lagoon State Beach, Malibu (CA) 1989
 
 


Perché sentiva ancora qualcuno sussurrare il suo nome? Non stava dormendo ma i suoi occhi erano chiusi e si godeva quella pace che sapeva sarebbe durata poco.
Voltò lentamente la testa in direzione della voce, tenendo ancora le palpebre abbassate, e corrugando la fronte cercava di capire chi fosse colui che richiamava la sua attenzione.

“ Lisa!” sentì ancora e capì al volo a chi appartenesse quella voce: era Tyler.

Contorse le labbra in una strana smorfia causando una piccola risata a suo fratello che si avvicinò a lei e la colpì leggermente sulla spalla dicendole di aver capito che in realtà non stava dormendo.

“ Era quello che cercavo di fare “ rispose acida, lasciando andare le braccia sui braccioli della calda poltrona.

“ Ma stiamo andando tutti in spiaggia, dai! C’è molta gente! So che siamo venuti a Malibu per aiutarti dopo la riabilitazione ma ciò non significa che tu non possa divertirti, anzi!” quando riaprì gli occhi Lisa si ritrovò dinanzi il sorriso smagliante di suo fratello che emozionato le indicava la spiaggia con una mano mentre alle sue spalle intravedeva la figura di sua moglie, Anne.

Lei e suo fratello si erano sposati pochi mesi prima, non appena Lisa era uscita dal suo periodo di disintossicazione.
Era stato un bel matrimonio tutto sommato, ricordava ancora l’orrendo colore del suo abito che era stato però scelto da Anne e alla quale non avrebbe potuto disobbedire, d’altronde anche Meredith la pensava allo stesso modo ma aveva preferito il silenzio per volere di Tyler.
Quest’ultimo le stava ancora sorridendo e il bagliore dei suoi occhi e la fiducia che Lisa aveva nei suoi confronti le diedero il coraggio di alzarsi finalmente da quella poltroncina e di raggiungere la spiaggia, quel giorno più affollata che mai.
C’erano i ragazzi che reggevano tavole da surf ed altri che erano pronti a sdraiarsi per prendere un po’ di sole, alcuni giocavano schizzandosi in acqua, altri sulla sabbia che correvano dietro ad un pallone, ragazze affiancate dai fedeli amici che erano i cani e in vicinanza un campo adatto per dell’ottimo skateboarding. Tyler non lo faceva più da tempo ma non avrebbe mai potuto dimenticare i tempi in cui si divertiva a guardarlo mentre percorreva intere strade al bordo di quella piccola tavola dotata di ruote.
Si decise a dirigersi da quella parte, sotto lo sguardo vigile di Anne e Tyler che la seguivano silenziosi ma felici di scovare un minimo di tranquillità in quello spirito tormentato.
L’asfalto era caldo quando Lisa si sedette sul bordo della pista ad osservare decine di ragazzi che si divertivano.
Qualcosa attirò il suo sguardo, una folta chioma riccia raggruppata in una bassa coda ed un paio di tondi grandi orecchini.
Cercò di ignorare quella visione, facendo finta che la persona che si stava di nuovo facendo spazio tra i suoi pensieri non  fosse realmente esistita.
Ma come si faceva ad annullare tutte le emozioni provate, le parole dette e il calore degli abbracci ricevuti?
L’immagine di quel sorriso delicato, gentile, rivolto soltanto a lei? Come si faceva ad essere indifferente, far finta che non facesse male? Come si faceva?
Come calmare quel dolore? Come calmare le mancanze? Come si ignora qualcuno che si aveva solo voglia di abbracciare e non lasciar più andare?
Sentì ancora una volta il suo stomaco sottosopra, l’ansia impossessarsi di ogni suo muscolo e la tensione intrufolarsi pian piano nei suoi nervi, al punto tale da farla alzare con una velocità impressionante.
Tyler ed Anne furono rapidi ma mai quanto Lisa che inevitabilmente si scontrò con qualcuno, ma era abbastanza salda e tesa da non lasciarsi cadere.
I suoi occhi grandi e chiari si spostarono verso la persona che aveva urtato, pronti a scusarsi per quel banale malinteso, ma il mondo sembrò caderle addosso. Fu come se tutti quei mesi fossero stati buttati all’aria, trasportati lontani dal vento e che tutti insieme i ricordi fossero ritornati a tormentarla ma quella volta non sapeva se avrebbe retto il peso.
Di fronte a lei, immobile quasi come se l’avessero investito, c’era Izzy.
Izzy Stradlin la stava osservando, sentiva i suoi occhi chiari attraversare i vetri scuri delle lenti da sole e raggiungere il suo viso così cambiato, forse più sereno. Le sue labbra involontariamente si spalancarono, non avrebbe mai pensato di ritrovarsi uno dei ragazzi in quel posto. Forse a Los Angeles sarebbe capitato, se un giorno ad esempio fossero tornati per un drink al Roxy.
Ma la California era così grande, non si sarebbe mai aspettata di ritrovare Izzy a Malibu.
Lo guardò, si guardarono e i secondi che trascorrevano sembravano ore, le ore che non avevano passato insieme.
Izzy si liberò degli occhiali per poterla guardare meglio, scorgendo la sua chiara carnagione e quel rossetto rosso quanto il fuoco che le adornava le labbra sorprese.
Lisa non aveva il coraggio, la forza di parlare, era semplicemente scossa, travolta da un treno in pieno, rinchiusa in una gabbia di ricordi.

“ Lisa, ciao “ fu la sola cosa che Izzy fu in grado di dire, anche lui sorpreso di averla incontrata.

Erano passati mesi da quell’orribile notte, ore buie che non avrebbe mai dimenticato.
 
 
 





 
Costa Mesa, CA, la notte tra il 14 e il 15 settembre 1988
 
 
 
 


“ Dannazione Duff, passami quella cavolo di birra!” Izzy sentì Axl urlare mentre faceva il suo ingresso nella stanza che accoglieva la band e non solo.

Aveva riconosciuto un paio di cameriere che aveva visto quella stessa mattina gironzolare tra i corridoi delle loro camere e tra di loro c’erano anche delle perfette sconosciute che aveva già dimenticato di aver invitato lui stesso nei pochi minuti dopo il concerto, quando erano stati circondati all’uscita, prima di raggiungere il pullman che li avrebbe riportati in hotel, dove però la notte andava ancora vissuta.
Axl ne aveva ben due sulle gambe, se si fosse mosso di un solo centimetro sarebbero molto probabilmente cadute entrambe contando il loro stato di ebrezza, mentre Duff sembrava star aspettando qualcuno.
Si guardò intorno e notò Slash che silenziosamente, più del solito, si fumava una sigaretta, era nervoso e ciò lo capiva dal movimento incessante del suo piede sul pavimento di legno. La Marlboro era quasi finita ma tra le mani ne aveva già un’altra pronta per essere accesa, come se fumando attendesse che tutto quello che lo stava turbando passasse.
Steven era sdraiato sul divano, la cocaina era già stata tirata su per il naso, stava considerando l’idea di unirsi a lui.
Ma poi un brutto presentimento, come se fosse consapevole della tempesta che si sarebbe abbattuta su Costa Mesa quella sera, si voltò e notò che né Lisa né la sua amica erano lì con loro.  
Forse Duff stava aspettando proprio quella Meredith, lo sapeva lui quello che era successo, il biondo si era confidato prima del concerto.
Aveva tradito Mandy, si sentiva così in colpa, ma non poteva far a meno di continuare a dire quanto fosse stato bello.

Quasi come un fulmine nel più buio dei cieli, Meredith entrò nella piccola stanza dalle pareti chiare, il suo sguardo si posò dolcemente su Duff, magari i pensieri della scorsa notte si insinuarono nella sua mente facendola momentaneamente distrarre dal suo obiettivo che era Slash.
Gli chiese se non gli dispiaceva che Lisa quella notte dormisse in camera con lei, come ai vecchi tempi, quando Meredith restava a dormire nel letto di Tyler che sarebbe tornato da lavoro soltanto il mattino seguente.
Slash scrollò le spalle, sembrava che non gliene importasse più di tanto, ma poi si alzò e velocemente si incamminò verso la sua stanza.
Meredith lo avvertì che Lisa era nella sua e con un cenno della mano il riccio gli disse di aver capito.
Izzy notò il nervosismo della ragazza quando precisò a Slash il luogo in cui si trovasse Lisa, il suo tono di voce era molto alto, poco credibile per una ragazza che aveva si e no parlato una volta con tutti i componenti della band, fatta eccezione per Duff.
Quei due sembravano attirarsi come le calamite, andavano d’accordo ed inoltre Duff sembrava aver cambiato umore, non più isterico come il mattino precedente.
Finse di non aver sentito nulla, ignorò quel brivido di freddo che gli aveva percorso la schiena e si avvicinò al divano sul quale Steven era ancora sdraiato, approfittandone per rilassarsi un po’.
 
 







Erano le tre del mattino, Slash era tornato da circa un’ora e la band era ancora tutta lì.
Le cameriere che lavoravano in quell’hotel avevano più volte consigliato ai ragazzi di ritornare nelle loro camere ma questi ultimi sembravano non averle ascoltate neanche mezza volta. Steven era collassato sul divano, occupando tutto lo spazio possibile; Duff era tornato da poco, aveva trascorso del tempo con Meredith chissà dove, dato che la stanza era stata occupata da Slash e Lisa; Axl invece non la smetteva un attimo di parlare, nessuno però sembrava dargli retta e questo lo faceva arrabbiare, ma era abbastanza ubriaco da non prendersela troppo.
Izzy aveva un urgente bisogno di andare in bagno, la birra d’altronde faceva quell’effetto, e così ne approfittò per andare in camera e magari cambiare anche la maglia che stava indossando e che puzzava di sudore.

Una volta aperta la porta della stanza notò sul letto una grande valigia e al fianco di questa Lisa era seduta, le mani tra i capelli che le ricoprivano il volto, il respiro affannoso e le gambe che penzolavano tremanti.
Aveva sentito la porta aprirsi ma era convinta fosse Meredith pronta a riportarla a Los Angeles.
Fu quando non sentì la voce della sua migliore amica che si voltò e il cuore sembrò fermarsi per qualche secondo.
Immobile, con la mano ancora sulla maniglia della porta, bello e mezzo fatto, Izzy la guardava, sorpreso e ferito, confuso ed innamorato.
I suoi occhi vagavano vigili in ogni angolo mentre le sue labbra erano strette in una linea sottile.
Non parlò, non le chiese nulla, non c’era bisogno di fare domande, aveva capito: se ne stava andando.
Scappava come la peggiore delle ladre, portandosi via il suo cuore e quello di Slash.
Perché nascondersi? Slash non l’avrebbe lasciata andare via, neanche lui. Perché andare via allora?
Tante, troppe domande iniziarono a farsi spazio nella sua mente che non ne reggeva il peso, sapeva soltanto che da un momento all’altro avrebbe iniziato a piangere. Fu per quel motivo che semplicemente fece un passo indietro e chiuse la porta, gli occhi a fissare il numero diciassette intagliato nel legno.
Lo stava lasciando.
Indietreggiò ancora, sino a raggiungere il muro alle sue spalle, portandosi una mano tra i capelli, tra i quali poteva ancora sentire il dolce profumo di quelli di Lisa e le mani che accarezzavano lentamente la sua cute.
Se ne stava andando. 
Ricominciò a camminare, con piccoli passi riuscì a raggiungere di nuovo i ragazzi, ma nessuno si accorse del suo aspetto, soltanto Slash che casualmente guardava nella sua direzione.
Corrugò la fronte e scostò i suoi capelli ricci dal viso mentre Izzy si appoggiava con la schiena allo stipite della porta bianca e si accendeva velocemente una sigaretta. Slash continuava a guardarlo ma non voleva parlare, gli sembrava di dover interrompere un momento così intimo, Izzy era tra i suoi pensieri, troppo complicati per uno come lui, ma che avrebbe ascoltato se ce ne fosse stato il bisogno.
Quando tutta la Lucky Strike si dissolse come cenere, Izzy si avvicinò al tavolino e lasciò cadere la cicca ancora fumante nel posacenere di vetro ed improvvisamente, come un lampo, si voltò ed iniziò a camminare velocemente verso l’uscita.
Doveva fermarla, che razza di uomo sarebbe stato se l’avesse lasciata andare!
Ma costringerla a restare?
Si fermò un attimo, pensando a cosa fare, ma l’istinto quella volta prevalse sulla ragione.
Era lì, pronto a spalancare quella maledetta porta e a prenderla con forza e stringerla tra le braccia.
Lo fece, con un suono tonfo il legno sbattè quasi contro il muro ma quello a crollare fu Izzy: la stanza era vuota.
Sul letto, una lettera d’addio.
Era per Slash.
 
 
 






 
Malibu Lagoon State Beach, Malibu (CA) 1989
 


“ Izzy, sei.. Sei davvero tu?” Lisa si avvicinò di poco, allungando una mano per toccarlo ma ritraendola subito.

“ Non sono cambiato molto, sai. Sono passati soltanto pochi mesi infondo “ dieci mesi, pensò nella sua mente, ricordando l’inferno che era riuscita ad attraversare.

“ Che cosa ci fai a Malibu? “ il suo tono di voce era basso ed alquanto preoccupato, non sapeva davvero cosa dire.

“ Piuttosto tu cosa ci fai qui! Sei con qualcuno?” le labbra di Izzy accennarono ad un sorriso, un sorriso amaro, i più belli Lisa li aveva visti e li ricordava ancora.

“ Sono con Meredith, e mio fratello. Tu?” sentì il battito del suo cuore impercettibilmente accelerare al pensiero di Izzy qui con il resto della band.

“ Sono qui con Duff e Slash “ il ragazzo portò una mano al collo, massaggiandolo velocemente e chinando il capo al pronunciare quel nome.

Ed eccolo, l’aveva visto sin da subito ma aveva preferito ignorarlo, il chitarrista a cui aveva dedicato pensieri, film mentali, parole, canzoni, tempo ed energie. Trascorso giorni e notti insonni a guardare le stelle e pensare al suo sorriso.
Si materializzò come attratto da una luce, alle spalle di Izzy la guardava in silenzio, seduto su di una bicicletta nera, più bello che mai.
Lisa osservò la moltitudine di collane che adornavano il suo collo sudato, non sprecò tempo a contare quante fossero, fu piuttosto distratta dal suo viso scoperto grazie alla coda.
Gli occhiali da sole furono rimossi per dar spazio a qualcosa di ancora più scuro: i suoi occhi.
Le labbra sussurrarono di non credere a quello che quelle pozze nere stavano vedendo.

“ Lisa “ un sospiro fuoriuscì dalle sue labbra mentre il suo sguardo si spostava dalla ragazza al ragazzo che fu prontamente al suo fianco.

“ Ciao “ i ricordi erano pronti così come le lacrime che avrebbero bagnato il suo viso se qualcuno, per fortuna o forse no, non li avesse interrotti.

“ Hey, Slash, allora andiamo?” una ragazza con dei lunghi capelli scuri ed un costume rosso si affiancò a Slash che restò comunque con lo sguardo fisso negli occhi di Lisa disturbati dal sole.

“ Andiamo anche noi, Lisa?” Tyler le accarezzò la schiena e si avvicinò al suo viso per lasciare un dolce bacio sulla guancia rosea della sorella che sembrava voler morire da un momento all’altro.

“ E’ stato bello rivederti “ disse Izzy, sforzandosi ancora una volta per sorridere ed osservando Lisa andare via senza voltarsi una seconda volta, lasciando che Tyler la stringesse a sé.

Mentre Izzy si voltò per guardarsi intorno e cercare Duff, o magari per evitare di soffermarsi ancora su Lisa che stava andando via, Slash non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua figura.
Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi in quelli di Lisa, persi ed innamorati ma sempre pronti a celare quel sentimento.
Quella notte, l’ultima notte in cui erano stati insieme, l’avevano trascorsa facendo l’amore, l’uno nelle braccia dell’altro.
Lisa gli aveva ripetuto di amarlo più e più volte ma lui aveva sempre continuato a rispondere riempiendola di baci, sperando che lei capisse.
E Lisa l’aveva intuito ciò che Slash sentiva per lei, era Slash che non avrebbe mai capito la sua assenza una volta tornato in camera la mattina seguente.
 
 
 
 


 
Costa Mesa, CA, 15 settembre 1988
 
 

 
“So che non ne vorrai sapere più niente di me. So che è finito tutto, so che ci siamo fatti tanto male e che adesso è arrivato il momento dell’addio.
Non c’è bisogno che tu lo dica, lo so già. È un addio non detto ma comunque esplicito, non ho bisogno di un ultimo abbraccio o di un ultimo bacio, che mi farebbero solo più male.
So che andrai avanti senza di me e te la caverai benissimo. Ma una cosa voglio chiedertela, posso? Ricordati di me.
Non dimenticarti dei nostri ricordi. Non buttare via niente di noi, di ciò che siamo stati e chissà, forse un giorno saremo ancora.
Ricordati di quando il mio cuore era tuo e il tuo era mio e di come le nostre mani si cercavano sempre.
Di quando le persone di noi dicevano che eravamo troppo fatti per poterci amare, per poterci rendere conto di quello che stavamo sentendo, e noi non li ascoltavamo e anche se ci facevamo male, andavamo sempre avanti, in due.
Ci siamo amati davvero, non è così?
Un giorno stringerai altre mani e bacerai altre labbra. Un giorno il mio nome non ti passerà neanche per la testa, e nel cuore avrai solo il suo.
Ma per favore, ricordati di quello che siamo stati e di quanto abbiamo riso, di quanto abbiamo pianto, di quante volte ci siamo persi e di quante ci siamo ritrovati e stretti.
Io adesso dovrei odiarti ed  andare via, ma non posso perché sono innamorata di te.
Forse mi odierai tu.
Ti dico addio ma non ti dimentico. Non dimenticarmi neanche tu, non dimenticarti mai del mio amore.
Ti prego, ricordami. Ti amo Slash, ma ho dovuto scegliere e se non l’avessi fatto ti avrei perso e non l’avrai sopportato.
Tua per sempre, Lisa.”




Slash leggeva e rileggeva quelle parole in preda al dolore, alla disperazione, alla delusione e alla rabbia.
Lisa era andava via, l’aveva lasciato.
Un vuoto incolmabile si stava pian piano aprendo, lo stomaco iniziava a fargli male e le lacrime bagnavano il pezzo di carta che era stato marchiato velocemente dall’inchiostro scuro, la calligrafia era quasi illeggibile.
Aveva scelto e tra se stessa e lui aveva deciso di continuare a vivere.
Perché se n’era reso conto anche lui che quella vita, fatta soltanto di droghe ed illusioni che un giorno sarebbero svanite, li stava conducendo a qualcosa più grande di loro. Era forse la morte o forse qualcosa di più doloroso.
Smise di pensare al futuro, smise di pensare anche al passato, o almeno tentò.
Ma non poteva farci niente, in quel momento più che mai, ne aveva bisogno.
Dalla valigia che aveva riposto al di sotto del letto estrasse la scatola contenente il materiale necessario per ciò che sapeva essere sbagliato ma del quale non poteva fare a meno.
Si sdraiò sul letto, consapevole di quello che stava per fare, ma era l’unico modo per poter dimenticare.
Non lei, Slash avrebbe ricordato Lisa per sempre, avrebbe voluto poter essere capace di smettere un giorno di ricordarla, di sognarla, di pensarla, di cercarla tra la gente.
Chiuse gli occhi, lasciandosi andare e stringendo la lettera tra le mani mentre una lacrima scorreva lentamente lungo il suo viso e l'immagine di Lisa si materializzava nella sua mente. 
Iniziò a sentire la sua voce che gli implorava di ricordarla.
Sorrise e si abbandonò a quella che era l’eroina.












 


Fine.






 
Spazio autrice:
niente foto per questo che è l'ultimo capitolo e contemporaneamente l'epilogo di Rocket queen.
Potrei anche aggiungerla, ma vorrei che per una volta ciò che avete letto sia come voi stessi l'avete immaginato, senza che riportiate le vicende ad un'immagine.
La storia tra Slash e Lisa termina qui. Passionale, tormentata, assurda, banale, patetica, scontata, troppo triste, drammatica, malinconica, non mi interessa.
Il finale è sempre stato questo, sin dall'inizio. Slash e Lisa, per quanto si amassero, per quanto si desiderassero, non sono destinati a stare insieme.
E anche per Izzy è lo stessp, stato innamorato di Lisa, forse anche più di Slash, e chissà, magari entrambi lo sono ancora.
Ma nelle scene che vedono i tre a Malibu nessuno accenna a ciò che sta provando in quel momento se non allo stupore di incontrarla di nuovo.
Ciò che ricordano e l'ultima notte, della quale ho parlato attraverso quella sorta di flashback che li riporta indietro nel tempo con la mente.
Per favore, ringraziamo gli Eagles che sono stati fondamentali per la stesura di questo capitolo ma ancor di più gli Hole con la canzone " Malibu ".
La musica è un qualcosa che mi accompagnerà sempre, spero per voi che sia lo stesso.
Io non so mai cosa scrivere nelle note, non riesco ancora a credere che anche Rocket queen sia terminata.
Dopo ben 26 capitoli ce l'abbiamo fatta e mi dispiace se il finale non era quello che vi aspettavate.
Mi butto sui ringraziamenti, su quella son sicura ahahah
Ringrazio Angie Mars Halen per avermi accompagnato sempre lasciando una recensione ad ogni capitolo. Ho sempre apprezzato le sue parole, mi hanno incoraggiato sin dall'inizio e soprattutto quando era dell'idea che Rocket queen sarebbe potuta restare incompleta. Ma poi leggevo e rileggevo i suoi commenti e non potevo far altro che essere felice e riprendere a scrivere e correggere i capitoli! Mi dispiace se questo finale non è quello che in realtà ti aspettavi, spero solo che questa fanficion ti sia piaciuta abbastanza! Ti ringraziò, lo farei mille e mille volte se potessi! Sei stata fondamentale per questa storia!
Poi vorrei ringraziare breath, e qui i ringraziamenti non avrebbero mai una fine! Sempre prudente ed attenta, senza di lei non so come avrei fatto! Non potrò mai ringraziarla abbastanza per i suoi consigli e le sue recensioni mozzafiato, sempre accurate e che a volte temevo. Qui su Efp è stata una figura importante per me, non solo per il contributo che ha lasciato a questa storia che è ormai giunta ad una fine. Non dimenticherò mai il ruolo che ha assunto per me in questi mesi, è stata prima di tutto un'amica! Mi ha accompagnato in ogni passo ed era sempre pronta a scrivere qualcosa che mi avrebbe lasciato senza parole. Ci siamo confrontate più volte, trovando punti in comune o qualche divergenza, ma è questa la cosa più bella.
Spero di non perdere i contatti con nessuno di voi!
Per qualsiasi cosa sarò sempre qui, o potete cercarmi su Twitter ( coffeenrock ) o Tumblr ( sempre coffeenrock ) per qualsiasi cosa, anche la più stupida!
Dio, solo al pensiero che ormai questa storia è completa mi sale la malinconia, ricordo ancora quando pubblicai il primo capitolo temendo che nessuno l'avrebbe letta. Ed invece siamo arrivati a ben 26 capitoli, dannazione!
Spero di aver creato una storia diversa dalle altre, trattando forse tematiche non molto piacevoli, ma cercando di attenermi la maggior parte delle volte alla realtà di quel tempo.
Vi starò annoiando, quindi la smetto di scrivere e me ne vado a piangere da qualche parte al buio.
Vorrei dire " alla prossima!" ma nonostante abbia già pubblicato il capitolo di una nuova storia incentrata questa volta su Duff non so se riuscirò a continuarla.
Quindi, mi attengo ad un più formale arrivederci.
Arrivederci cari lettori/lettrici! Spero di avervi trasmesso almeno un po' di quel che io ho provato narrando dei Guns N' Roses e di Lisa.
Tanti baci e tanti abbracci,
la vostra slashsriffs.xx

 
   
 
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