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Autore: Emily_exodus    28/06/2015    1 recensioni
Emily è una ragazza italo-americana di Detroit che dopo la morte del padre per non abbandonare la madre si trasferisce a Seoul, la vita con il nuovo compagno della madre va tutto bene fino al compimento dei suoi 17 anni, quella serata disastrosa le cambia la vita e da li l'incontro con 12 perfetti sconosciuti
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Sono nata e cresciuta a Detroit negli Stati Uniti, mia madre di origine siciliana scappò a 18 anni con un americano, ovvero, mio padre, che morì in un incidente d’auto quando avevo 10 anni. Sono figlia unica, mia madre restò incinta prima della prematura morte di mio padre, non seppi mai se fosse stata femmina o maschio, mia madre cominciò a bere così tanto da provocarsi un aborto. Dopo 5 anni dall’incidente mia madre conobbe un uomo e si innamorò. L’unico problema ? era coreano perciò valeva a dire che dovevamo trasferirci. Il coreano, il giapponese, il cinese e altre lingue tra cui francese e spagnolo le avevo studiate ad un corso di doposcuola, con l’italiano me la cavo visto che mia madre ha il vizio di parlarmi sono in questa lingua. Non mi andava di trasferirmi, lasciare la mia città, i miei amici, le rampe per lo skate e i miei campi da basket, come avrei fatto in una città che non conoscevo? Con persone diverse da me? Come avrei potuto farmi degli amici? La risposta fu semplice “ fallo per mamma” , aveva smesso di bere da quando quell’uomo era entrato nella sua vita. Decisi di chiamare la mia migliore amica, la quale ero cresciuta, una specie di sorella, dovevo darle la notizia che da li a pochi giorni sarei scomparsa dalla sua vita quotidiana. Mi feci coraggio e presi il telefono, cercai il nella rubrica il suo nome “Kate” schiacciai ed ecco “ tuu tuu tuu” lo squillare mi metteva in agitazione, stavo per riattaccare quando finalmente rispose – Em ciao scusa ero in doccia- aah la sua voce, mi mancherà tantissimo come farò senza ? possiamo chiamarci ma non tutti i giorni visto che starò dall’altra parte del mondo – hey Kat ho qualcosa da dirti vorrei dirtelo di persona ma non credo di averne il coraggio-, - quel cretino di Lucas ti ha fatto qualcosa? No perché sta volta lo uccido- rise e rise anche lei – no tranquilla, prima di tutto siediti e respira, tra pochi giorni mi parto mi trasferisco- attesi e attesi ancora – beh ? ti vengo a trovare, tra poco faremo 16 anni e avremo la patente- sospirai – no Kat vado in corea, a Seoul, il compagno di mia madre sta li e non posso abbandonarla-. Lo avevo detto, pensavo di essermi tolta un peso, ma invece il nodo in gola stava salendo, ma non dovevo farglielo capire così mi schiarii la gola. – Emily se è uno scherzo sappi che non è divertente - sospirai ancora – no, non lo è , solo che parto fra 4 giorni per favore vieni a dormire da me per questi nostri ultimi 3 giorni insieme- La sentì tirare su con il naso.. ma so che lei non voleva rendermi ancora più depressa, aspettai che si calmasse o che mi avrebbe fatto credere di esserlo – ok arrivo a dopo- staccò la chiamata e mi gettai a peso morto sul letto, dovevo dire a mia madre che Kate sarebbe stata con noi 3 giorni, scesi saltando le scale e andai in salotto ormai sotto una montagna di scatole e valigie –mà Kat si ferma qui fino a che non partiamo ok?- cercai di dirglielo in italiano sbiaccicato che sembrò più un grugnito di qualche orso che una frase, ma evidentemente lei capì lo stesso – si certo tesoro tutto ciò che vuoi ma sistemati le tue cose voglio tutto pronto entro domani- rassegnata salì in camera ed impacchettai tutto ciò che potevo, le più importanti erano le foto di mio padre e Kate, il mio pallone da basket e il mio skate. Finì in tempo quando sentì una voce alle mie spalle – buu – risi – sai che non mi spaventi- le dissi, lei si guardò in torno – allora è vero- sospirò chiuse gli occhi e dopo due secondi li riaprì lucidi- prendi lo skate e il pallone andiamo a divertirci- mise il borsone e prese il suo skate, io presi ciò che mi aveva detto e ci avviammo fuori casa. Arrivate alle rampe, che oggi erano stranamente deserte, ci mettemmo a farne un paio , a pensare che una volta ne ero terrorizzata , poi passammo al basket, quando ormai stanche e sudate optammo per tornare a casa. La cena fu abbastanza tranquilla e dopo una doccia ci preparammo per la nostra serata in stile “scaricatore di porto” finchè non ci addormentammo con la tv accesa. I 3 giorni passarono veloci, ogni giorno tornavamo stanche morte per non pensare all’imminente partenza, ma quel giorno arrivò. Non le permisi di venire all’aeroporto sarebbe stato solo più doloroso, ci scambiammo tante promesse e dopo un abbraccio me ne andai. Salì sul mio aereo e quando partì, lasciai la mia anima e il mio cuore a Kate , a mio padre e alla mia città.
   
 
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