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Autore: Reiko88    15/01/2009    1 recensioni
- Suona per me, esprimi ciò che io non riesco a fare con le parole, e io scriverò per te ciò che non riesci a gridare.-
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota 4 :

Nota 4 :

 

***

Se amate qualcuno che viene  definito un artista, sappiate che avrà un sacco di amanti.

Lo scrittore vi abbandonerò in quella che poteva essere una piacevole notte per leggere un  libro,

il pittore , guardando il chiaro di luna, gli sarà impossibile non ritrarre le tenebre,

il musicista, vagherà nel corridoio canticchiando una melodia, e se sentite un rumore di corde , o di tasti, non vi preoccupate, vi starà tradendo con il suo primo amore.

 

E se alla mattina, chi noterà i loro occhi stanchi e gli domanderà " Ma cosa hai fatto stanotte ?"

vi potrebbero rispondere con un vago sorriso malizioso e maledetto,

" Ho fatto l'amore. "

 

***

Fu uno spartito immaginario suonato con enfasi, più complesso degli altri, ci furono solo due o te note errate, ma considerando che  era una di quei pezzi veloci , gli errori non facevano stonare del tutto il brano, era suonato a due mani l’una distante dall’altra, non ci fu nessuna esitazione, era sicuramente un brano “ forte”, come se avesse voluto cancellare quell’ attimo di debolezza che aveva avuto.

Mente io, con volto impassibile scrivevo il mio racconto, ogni sua nota, una mia parola, fu così che arrivai alla cinquantesima pagina di word, ovvio me ne servivano altre, ma andava bene così, le idee primo o poi sarebbero arrivate.
Rilessi riga per riga quel pomeriggio, assorto nei miei pensieri e nei mie ricordi.
Nessuno avrebbe mai scommesso su di me, nessuno avrebbe mai potuto immaginare di cosa sarei diventato, e sicuramente nelle note del mio libro non avrei mai potuto scrivere cose del tipo

“ Dedicato alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto “
In verità mi chiedevo se quella specie di nota fosse solo per una serie di incovenevoli, perché quando per la prima volta dissi “ Mha…fare lo scrittore non mi dispiacerebbe “ , non ci furono risposte come

“ Ti sosteremmo “ o qualcosa del genere, il tono fu tutt’altro, del tipo “ Smettila di sognare e incomincia a trovarti un lavoro serio “ o “ Non farai mai soldi in questo modo e poi figurati se pubblicano te “.
Insomma…furono risposte normali. Non mi stupii, ne mi avevano di certo rovinato o infranto un sogno, semplicemente avevano espresso la loro opinione del tutto realista e razionale.
Quindi quando mi ritrovai alla prima pagina del mio libro, “ dedicato a …” fu la parte più difficile da scrivere. Non riuscivo a trovare un nome.
In realtà l’avrei dedicato a me stesso, ma il mio editore mi aveva detto che non si poteva, quindi quel lontano giorno, ricordo che presi il mio giubbotto in pelle e feci un giro nel grigio inverno di quella giornata che ricordo con nostalgia
E fu in quel modo che trovai una persona a cui dedicare il mio libro.
La mia prima nota di ringraziamento, quella che c’è prima di ogni racconto era andata ad un certo Richard.
Chi era? In verità non lo sapevo nemmeno io, l’avevo incontrato in quel freddo pomeriggio, era coperto di stracci e faceva l’elemosina al ciglio della strada, il suo cartello diceva quello che  tutti gli altri a clochard scrivevano .

 “ Mi chiamo Richard, ho fame e non ho una casa, vi prego datemi qualche moneta “
Mi piegai sulle mie ginocchia e lo guardai negli occhi stanchi
” Trovati un lavoro, piuttosto di stare qui a supplicare” gli dissi mentre frugai nella mia tasca, nel giubbotto corto di pelle.
” fosse facile “ rispose lui non scomponendosi. Aveva stranamente un aria fiera anche quando stava facendo l’elemosina e trovavo affascinante quel contrasto.
Risi appena.
” Una settimana fa avrei potuto essere te lo sai ? quindi ti capisco. “
” Ma non fatemi ridere signore, il vostro aspetto è trasandato, ma vedo un bel rolex sul vostro polso, vedo il vostro capotto in pelle, e sento odore di colonia, sono povero ma non cieco. “
Sospirai.
” Questo è uno strano modo di elemosinare, Richard lo sai ?
” Non lo faccio per hobby infatti, non mi riesce bene “ mi rispose con il mio stesso tono di voce, sarcastico.
Lo guardai nuovamente con l’aria superba, ma non perché era un senzatetto, ma perché quell’espressione era naturale sul mio volto.
” Dicevo davvero…ho avuto solo fortuna, puoi starne certo. “ dissi chinando il capo e sfilando dei soldi dal portafoglio.
” Non ti sto facendo la carità bada bene, ma è come se sto pagando me stesso, perché come ti ho detto, sarei potuto sedere accanto a te a quest’ora. “
” Come siete modesto “ disse con sprezzo e rifeci il mio mezzo sorriso.
” No, sono realista “ e gli misi vicino i miei soldi, dopodichè mi alzai e mi rimisi retto sulla schiena.
” Mi raccomando usali giustamente , sono impregnati della mia ispirazione “ sbarrò gli occhi grigi quando vide la somma, ero sicuro che era la più consistente che avesse mai visto,

“ usali per una buona vodka e per qualche droga tagliata bene “ dopodichè gli voltai le spalle.
” Lei…è strano ! è matto ! “ dopodichè rise scuotendo la testa.
Alzai una mano per salutarlo e proseguire sulla mia strada verso a casa per scrivere il suo nome.
Fu così che nacque la mia dedica.
Dopodichè, una settimana più tardi uscì il mio primo libro, e gli lo portai a quella persona che stava ogni mattina sul ciglio della strada, con i suoi abiti stracciati, con il suo cartello, ma con uno sguardo fiero.
” Guarda, questo è il mio libro , devo assolutamente festeggiare ! “ gli riapparii davanti con il fiato corto, non mi riconobbe immediatamente, solo qualche secondo dopo e mormorò
“ ah , sei la persona strana ! “
Il sole stava calando, quindi non mi stupii del fatto che aveva accesso un piccolo fuoco, li dove accampava, era un po’ più basso di me, non so dire quanti anni avesse, non superava la quarantina, ma trasandato com’era ne dimostrava sicuramente di più.
Non gli feci mai domande del tipo “ perché conduci questa vita ? “ non erano fatti miei ne mi importavano.
” Ah...sei uno scrittore ? “ disse buttando un occhio sul libro che avevo in mano.
“ sembra di si “ dissi assorto guardando il fuoco davanti a noi.
” e di cosa parla ? “ mi chiese con noncuranza mentre si sfregò le mani per scaldarsi.
” è solo una sciocchezza portata all’estremo, non è nulla di che. “
Gli altri potevano leggere le mie storie con occhi diversi, ma io sapevo da cosa erano nate, e non erano questo granché, bastava solo saperle raccontare, il tutto sta nelle parole.
Il fuoco sembrò accecarmi, e con le lenti  degli occhiali ne faceva il riflesso, intanto, il freddo era ormai palpabile, e il fiato era nuvola bianca, solo quando succedeva questo pensavo “ è inverno “,

e quando la gente si metteva in sandali allora per me era “estate “ , quando invece vendevano le caldarroste e le foglie erano rosse era “autunno “, e la “primavera “ era quando non avevi ne freddo ne caldo.
Era questo il modo in cui vivevo le mie stagioni, non c’era data.
Guardai il mio libro con freddezza, poi sorrisi amaramente e lo buttai nel fuoco
” servirà di più in questo modo “ dissi. e Richard rispose “ sicuramente”
e dopodichè rise, ma quella risata finì subito e anche lui con il suo profilo dignitoso guardò il fuoco davanti a sé.
Poi sulle sue labbra, fece un sorriso di comprensione e dolore.
”…Tu devi essere solo , persona strana, oggi è il 24 Dicembre.”
Ricambiai con un sorriso beffardo, ero sicuro che qualcuno primo o poi mi avrebbe preso a schiaffi a causa della mio volto strafottente.
” Come sei acuto Richard. “ gli risposi con tono saccente.
Si sfregò ancora una volta le mani, i guanti che aveva di certo non tenevano caldo confronto i miei in pelle nera.
” Non lo capito da questo. Non hai nessuno a cui far leggere quel libro, per questo ti ho detto che sei solo “
Fu un tono quasi paterno.
I miei occhi blu diventarono due fessure.
” ti è passata la voglia di sorridere arrogantemente eh ? “.
Feci una smorfia e guardai da tutt’altra parte.
Non pronunciammo più nessuna parola, in fondo non avevamo nulla di cui parlare, solo che quantomeno in quel modo avrei potuto dire che avevo passato del tempo con la persona a cui dedicai quel libro.
Non so che fine fece Richard, una settimana dopo , sparì dal quartiere e da allora non lo vidi più.

Sbadiglia rumorosamente ed esclamai un – che sonno!- Laris guardò l’orologio e ridacchiò.
Erano le 5 del pomeriggio.
Sapevo bene che avevo degli orari più che strani.
Ascoltai la sua melodia, che si fece calma quasi come una nenia.
-Ehi così mi stimoli il sonno ! – gli dissi dalla scrivania mentre controllavo le ultime parti che avevo scritto.
Non era vero, era una canzone lenta, ma sarebbe stato impossibile addormentarsi con quelle note anche se mi sarebbe piaciuto,

ma la voglia di ascoltare ogni sua nota fino alla fine mi avrebbe costretto a restare sveglio.
Mi ritrovai a fare un pensiero, e credo fosse naturale, che con il tempo chiunque lo avrebbe fatto.
Le sue note non mi bastavano più, volevo sentire la sua voce.
Era così che si incominciava ad invaghirsi di una persona ? Volendo sapere sempre di più ?
Tolsi i miei occhiali squadrati e mi massaggiai una tempia con un sospiro.
- Lo sai che con questo comportamento , incuriosisci ancora di più ? – gli dissi mentre mi alzai dalla sedia.
Continuò a suonare con il volto tranquillo quella “marcia “ solenne, solo lievemente incurvò le labbra.
” Lo sai che con le labbra dolci che ti ritrovi, viene voglia di azzannarle ?
a questo avrebbe sorriso un po’ meno ne ero sicuro.
Mi spostai sul divano rosso e presi in mano il telecomando per accendere la tele a schermo piatto e poi mi rivolsi all’unica persona che era in quella casa – Se vuoi puoi anche smettere, sarai stanco anche te.- non sapevo esattamente se suonando ci si stancava, io so solo che mi stancavo a fare tutto.
Non interrompeva mai ogni suo brano in modo burrascoso , ne lasciava le note a metà, quindi solo quando ebbe dato una conclusione appropriata avanzò verso il grande divano rosso., esitò prima di sedersi e mi guardò.
- Accomodati. Non c’è bisogno che ti fai questi scrupoli, stai praticamente mezza giornata a casa mia, che tu ti sieda, o prenda qualcosa dal frigor, non c’è di certo bisogno che chiedi il permesso. -
gli dissi intuendo le sue preoccupazioni, doveva sicuramente essere un tipo bene educato, non di certo come me.

-E poi non ti mangio mica !- aggiunsi, e nella mia mente pensai “ Forse “.
Basta, era colpa del maledetto libro che stavo scrivendo, quindi accettai la cosa, quando sicuramente il libro sarebbe finito e lui non sarebbe più restato in quella casa, la mia “fissa “ del momento sarebbe scemata, ne ero più che sicuro.
O almeno…speravo.
Feci un giro per i canali, ma non c’era nulla di mio gradimento, quindi decisi di fare qualcosa di più costruttivo, mi alzai e accessi la console che era sotto al plasma.
-Giochi ? – gli chiesi, lui distorse un sopraciglio, poi fece cenno di no con la testa, e guardò di fianco a se e prese ciò che era accanto al basso tavolino nero.
Alzò ciò che aveva preso nella mano e mi guardò, capii perfettamente cosa mi stava chiedendo.
Risposi alla sua muta domanda che chiedeva “ Posso ?
- Bhe se ti va di rovinarti la serata, leggilo pure, non è un granché, non lo ancora pubblicato,  era troppo poco commerciale, hanno detto così, e quindi insieme al mio editore stiamo spettando un periodo più fruttifero per pubblicarlo. – gli dissi mentre sfogliò il libro che aveva in mano.
L’avevo scritto, e giusto per sfizio avevo richiesto una copertina, la rilegatura e la stampa solo per me. Avere dei fogli in casa, che il mio gatto usava come cuccia non era il massimo, quindi era più comodo conservare i miei scritti come libri.
Ritornai a sedermi con un joistic in mano, aspettando che mi dasse la schermata di inizio, dove mi chiedeva se volevo iniziare nuovamente il gioco o caricare i dati.
Laris si poggiò con la schiena al divano e posizionò le ginocchia vicino a se, utilizzandole come se fosse un appoggio per il libro che si apprestava a leggere.
- Non è una storia molto bella, anzi è ridicola, parla della Vita e della Morte, li descrivo come personaggi, e ognuno è la metà dell’altro, ma naturalmente come in tutte le storie banali d’amore, faranno fatica a incontrarsi, è una di quelle storie dove sai che i due protagonisti non potranno mai stare insieme per sempre. -
Forse era proprio perché i miei finali erano sempre drammatici che facevo fatica a farmi pubblicare.
Lui alzò lo sguardo stupito, c’era un vago entusiasmo nei suoi occhi, e le sue guance presero colore, poi non feci in tempo a dire “ Non ridere !che lui si mise una mano davanti alle labbra e trattene la sua risata.
Io e i miei racconti contrastavamo sempre troppo, lo sapevo.
- Bhe in ogni caso, quando vuoi sei libero di andare, non credo che scriverò ancora, non ne ho voglia.-  caricai la partita e mi ritrovai li dove avevo lasciato il gioco.
Era imbarazzante. Doveva essere l’incontrario, ero io lo scrittore, e avrei dovuto leggere un buon libro seduto sul mio divano, e lui invece, che era ancora un ragazzo, avrebbe dovuto entusiasmarsi per i videogiochi., eppure quest’ultimi in un certo senso mi ispiravano sempre, però in un certo senso erano anche miei nemici, dato che mi distraevano spesso.
Passarono alcuni minuti, e poi furono ore.
Fu un clima tranquillo, Laris accanto a me, che sfogliava le pagine man mano che finiva di leggere, e io invece che  non facevo altro che cercare di avanzare al livello successivo e mi sentivo stranamente a mio agio.
Passammo così quel tempo, e anche se Laris avesse voluto parlare credo che non avrebbe pronunciato nessuna parola, perché quel silenzio non era “ reale “.
Non era quel silenzio in cui due persone non sanno cosa dire, ne era creato dal suo misterioso mutismo.
Era un silenzio diverso, dove le parole non servivano , ed era strano pensarlo, dato che io vivevo di parole.

Poi il sonno si fece sentire, quindi non ricordo bene cosa successe,  ma in fondo ero capace di addormentarmi sulla scrivania, che addormentarmi senza accorgermene sul divano rosso non mi riuscì difficile..
Solo quando sentii un peso nello stomaco, senza nessuna grazia, rimasi in dormiveglia, chiedendomi di che ore erano e dove era finito Laris, mentre chi era piombato addosso, cercava prepotentemente delle coccole strusciando il muso sul mio mento.
- Neve ..va via.- ma naturalmente non mi ascoltò e posizionai meglio la testa sul manico del divano.
Poi vidi la sagoma di Laris, aveva indosso il giubbotto, probabilmente stava andando via, avrei voluto accompagnarlo a casa, ma ero ancora tra sogno e realtà, quindi i miei sensi non erano del tutto connessi.
Mi misi un braccio sulla fronte per ripararmi dalla luce, riuscii solo a dire a voce bassa.
- Stai andando via ? -
La risposta naturalmente non arrivò come sempre, ma mi ero quasi abituato a parlare con lui in quel modo.
Poi sentii che si avvicinò a me, ma non fu per il rumore dei suoi passi, perfino in quello era silenzioso, me ne accorsi a causa del suo buon odore che aveva naturale.
Maledettissimo libro omosessuale.
Le fusa del gatto conciliavano il mio sonno, sempre pensante, tra l’altro me lo stavo portando appresso dalle 5 di quel pomeriggio.

- Buonanotte Zefir.-

 

un sussurro vicino al mio orecchio, i suoi capelli che sfiorarono il mio viso di lato, nulla di più di questo.

Quella voce, era ancora meglio delle sue melodie e di qualunque altro suono.
Di certo non avrei mai pensato di sentirla mentre ero in dormiveglia, e sicuramente quando avrei sentito la sua voce, ne sarei rimasto sorpreso e gli avrei fatto un sacco di domande, e invece, Morfeo mi rapì tra le sue braccia senza permettermi replica.
Le situazioni che immaginavo non capitavano mai.
Il suo respiro mi sfiorò appena, poi il suo buon odore si allontanò, la luce che si spegneva, e infine il rumore della porta d’entrata che si chiudeva dietro alle sue esili spalle.

Cosa sognai ?
Sognai un intervista che mi avevano fatto, ricordando la voce femminile che mi chiese quella domanda.

***

-Qual’è la parte più difficile che le viene da scrivere ? -
Dovetti pensarci qualche secondo per inventare l’ennesima fandonia
Chi mai avrebbe creduto che era proprio la nota di inizio libro, un semplice nome, era per me la parte più complicata di un racconto ?
- Il finale naturalmente.- risposi mentendo, in genere, le mie storie, le creavo proprio pensando alla fine.

 

***

Ma…credo che non sarebbe più stato un problema a chi dedicare il mio prossimo libro e a chi farlo leggere.

 

 

Continua

  
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