Crossover
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Autore: Odinforce    28/06/2015    5 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6
« Ragazzi, non vi sembra che faccia più freddo del solito? »
Le parole di Sora attirarono l’attenzione di tutti, che si voltarono a guardarlo. Alcuni lo guardarono come se volessero dire “e allora?”, ma non ebbero il tempo di dire nulla. L’improvvisa reazione di Harry Potter li allarmò.
« Oh no » esclamò il ragazzo, estraendo la bacchetta. « Non è possibile... non qui! »
Tutti quanti, compreso Sora, lo guardarono con aria interrogativa, ma nessuno di loro poteva immaginare cosa gli passava per la testa. Per Harry, infatti, quel gelo innaturale era terribilmente familiare: un freddo appiccicoso, seguito da una foschia opprimente e l’improvviso oscurarsi del cielo già nuvoloso, sembrava avvolgere la cima del grattacielo come se fosse un lenzuolo ghiacciato. Il giovane mago capì subito cosa stava succedendo, e non era niente di buono; quell’atmosfera era solo il preludio di una delle esperienze più orribili accadute nella sua vita.
« Restate in guardia, ragazzi! » gridò Harry, volgendo lo sguardo in ogni direzione. « Armi in pugno! Sta arrivando qualcosa di terribile! Non so se riuscirete a vederli, ma non temete... posso affrontarli! »
« Che cosa, Harry? » domandò Sora, sfoderando il Keyblade per obbedire al suo comando. « Che cosa sta arrivando? »
Harry non ebbe il tempo di rispondere, perché dalla nebbia emerse ciò che stava aspettando: una figura ammantata dalla testa ai piedi, fluttuante nell’aria come se galleggiasse. Aveva il volto completamente celato dal cappuccio, ma dal mantello sbucavano le mani, viscide e cadaveriche. La sua testa era rivolta indubbiamente verso Harry, che a sua volta gli puntava contro la bacchetta.
Poi dalla nebbia emersero altre figure, identiche alla prima; decine di esseri spettrali, fluttuavano in ogni direzione circondando il gruppo sul tetto del grattacielo, stringendosi lentamente in un cerchio.
Lara ed Helboy attaccarono per primi, sparando con le loro pistole sugli invasori. Spararono una decina di colpi in due, ma nessuno di essi andò a segno: gli spettri schivarono facilmente le pallottole, e in un attimo si avventarono su di loro. I due compagni udirono un lungo, lento respiro provenire dalle loro bocche, e un attimo dopo si sentirono mancare... precipitare nel buio.
Lara cadde in ginocchio, e nella sua testa udì delle voci, ma era come se urlassero a un centimetro dalle sue orecchie. Voci familiari, in un momento doloroso...
« No, stai indietro! Cosa vuoi fare a mia figlia? »
« Mamma! Non toccare la spada! »
« Non ti lascerò farle del male! »
« Mamma! Nooo! »
Hellboy era al suo fianco, e soffriva in ugual modo. Anche lui sentiva qualcosa, ricordava... il momento peggiore della sua vita.
« No, Liz! No... noooo! »
« È, morta, demone. Lei attende oltre la soglia. Diventa la Chiave, e potrai riaverla... »
« Red! Lara! » gridò Jake, pronto ad aiutarli, ma ancora troppo lontano da loro.
« State indietro, ragazzi! » urlò Harry. « Non fatevi aggredire da loro! Dannazione, sono troppi, devo concentrarmi... »
Troppo tardi. I mostri si avvicinarono troppo, e il loro strano respiro provocò su tutti loro lo stesso spaventoso effetto. Luke, Jake e Sora caddero a terra a loro volta, in preda al dolore del loro passato più cupo.
« Se tu solo conoscessi il potere del Lato Oscuro... Obi-wan non ti ha mai detto cosa accadde a tuo padre? »
« Mi ha detto abbastanza... che sei stato tu ad ucciderlo! »
« No, Luke... io sono tuo padre! »
« No... non è vero... non è possibile... noooo! »
Jake cercò di resistere con tutte le sue forze, ma sembrava inutile. Riusciva quasi a vederlo, l’Alberocasa in fiamme mentre cadeva al suolo... e il pianto della sua amata, distrutta dal dolore... tutto ciò per causa sua.
« Neytiri, mi dispiace... »
« Vattene via... »
« ...mi dispiace tanto... »
« Vattene via da qui! E non tornare mai più! »
Infine Sora, oppresso dal gelo, si reggeva la testa con le mani, abbandonando il Keyblade al suolo, mentre la sua più grande paura sembrava concretizzarsi davanti ai suoi occhi...
« Kairi! Kairi! Apri gli occhi! »
« È inutile. La principessa ha perso il suo cuore, non può svegliarsi. »
Ormai erano preda dei demoni, preda della disperazione che in qualche modo riuscivano a provocargli. Nessuno di loro era in grado di reagire, tale era il dolore che le loro menti rievocavano all’improvviso. Non erano preparati ad affrontare un nemico del genere, il passato doloroso che non avrebbero mai potuto cancellare. Era finita, non c’era più speranza...
« Expecto patronum! »
La voce di Harry eruppe in mezzo al gruppo, la Bacchetta di Sambuco levata al cielo, dalla cui punta esplose un’accecante luce argentea. La luce prese in qualche modo forma, assumendo le sembianze di un grande animale, un cervo, che balzò in avanti e respinse gli spettri con il suo potere, allontanandoli dai compagni. All’improvviso non erano più disperati, né vittime dei loro cupi ricordi; si rimisero in piedi uno dopo l’altro, un po’ ansanti ma ancora in forze.
« Porca vacca, che diavolo è successo? » borbottò Hellboy, fissando con rabbia i mostri fluttuanti.
« Sono stati loro, i Dissennatori » rispose Harry, mantenendo l’incantesimo. « Ho cercato di avvertirvi... risucchiano la speranza e la felicità dalle persone, distruggendoli lentamente. Se vi baciano, inoltre, vi risucchieranno l’anima. »
« Ugh... non si può dire che abbiano buon gusto » ribatté Sora mentre riafferrava il Keyblade. « Quasi preferisco gli Heartless. »
Il cervo luminoso continuò a galoppare intorno ai compagni, proteggendoli dai Dissennatori. La sua luce era come una barriera che impediva ai demoni di avanzare, tenendoli a una buona distanza da loro.
« Voi state indietro » dichiarò Harry, rivolgendosi ai compagni. « Conosco bene questi nemici, li ho già affrontati in passato. L’unico modo per fermarli è il Patronus, cioè il cervo che ho evocato. Li costringerò a tornare da dove sono venuti. »
« Scordatelo, Potter » intervenne Hellboy. « Non resteremo qui con le mani in mano mentre affronti quegli stracci volanti tutto da solo. Li affronteremo insieme. »
« Non capisci, Red... le vostre armi sono inutili contro di loro! Solo la magia può respingerli... »
La sua frase fu interrotta da un sibilo, provocata da Jake mentre scagliava una freccia nell’aria. Questa colpì in pieno il Dissennatore più vicino, trafiggendolo da parte a parte e inchiodandolo al suolo. Harry rimase sbalordito.
« Sembra che le mie armi funzionino perfettamente » commentò l’alieno soddisfatto, mentre afferrava una seconda freccia.
Gli altri compagni, incoraggiati dall’iniziativa di Jake, sferrarono il contrattacco. Si sparpagliarono in ogni direzione, affrontando i Dissennatori con la grinta ritrovata; Luke ne colpì uno, tranciandolo di netto con la sua spada laser; Hellboy ridusse a pezzi tutti quelli che trovava con le sue pallottole speciali; Sora li abbatté con il Keyblade, con la stessa facilità che aveva contro gli Heartless; Jake e Lara se la cavarono allo stesso modo, centrandoli con frecce e pistole.
Harry, rimasto al suo posto, fissò incredulo la scena. In pochi minuti la battaglia era finita; i suoi compagni avevano eliminato tutti i Dissennatori, una cosa che non aveva mai creduto possibile. Sapeva che i Dissennatori erano non-morti, quindi impossibili da uccidere; l’Incanto Patronus serviva solo a respingerli, a proteggere il mago dal loro terribile potere. Eppure i suoi nuovi amici erano riusciti a compiere il miracolo. Dei suoi antichi nemici non rimaneva altro che un cumulo di brandelli neri e pezzi di carne putrefatta sparsi qua e là.
« Incredibile » mormorò il ragazzo, mentre il suo cervo luminoso svaniva nel nulla. « Li... li avete distrutti tutti... »
« Ho affrontato mostri ben peggiori di questi straccetti, ragazzo » commentò Hellboy, tirando fuori l’ennesimo sigaro. « Il mio Samaritano li ha polverizzati in un attimo. »
« Già, non erano poi così tosti » aggiunse Sora con un sorriso. « Ma dobbiamo ringraziarti, Harry... se non fosse stato per il tuo incantesimo non ce l’avremmo mai fatta. »
« Giusto » disse Lara. « Il tuo cervo ci ha liberati dall’influsso e ha indebolito quelle creature. Hai fatto un ottimo lavoro. »
« Il loro potere era davvero tremendo » mormorò Luke, ripensando al momento precedente. « Quando si sono avvicinati ho visto delle cose... cose tristi del mio passato. E mi sentivo strano... come se non potessi mai più essere felice. »
Gli altri annuirono intorno a lui, perché avevano subito la stessa cosa. Harry spiegò rapidamente che i Dissennatori, con il loro potere, costringevano le vittime a ricordare gli eventi più brutti del passato. Per questo ognuno dei compagni aveva ceduto di fronte a loro; a tutti loro era accaduto qualcosa di spiacevole, ma da cui erano usciti. Solo Harry era sfuggito all’influsso dei Dissennatori, perché ormai ci era abituato: aveva imparato a chiudere la mente dagli attacchi esterni, anche se aveva ugualmente accusato un notevole sforzo nel riuscirci. Immaginò in quel momento ciò che avrebbe rivisto se non avesse chiuso la mente: il giorno in cui morirono i suoi genitori, assassinati da Lord Voldemort quando lui era ancora un neonato.
« Allora questi... Disserratori vengono dal tuo mondo? » chiese Sora in quel momento.
« Dissennatori » lo corresse Harry. « Sì, esatto... li ho incontrati parecchie volte sulla mia strada, in passato. Erano controllati da Voldemort, il mio nemico giurato. Ma non riesco a capire come mai si trovano qui anche loro. »
« Forse anche loro fanno parte di tutto questo, come nel caso degli Heartless. Sono stati prelevati dal loro mondo per lo stesso motivo per cui siamo tutti qui. È quello che ho capito quando ho affrontato Ansem, poco fa. Dalle sue parole ho intuito che non siamo gli unici ad aver raggiunto questo mondo. »
Nessuno dei presenti tentò di ribattere. Non capivano molto bene quel che diceva Sora, ma sembrava comunque vicino alla verità. Harry, intanto, continuava a guardarsi intorno, per confermare la completa vittoria: dopo che i Dissennatori erano stati eliminati, il freddo e la nebbia stavano svanendo rapidamente.
Poi, all’improvviso, un forte dolore lo colpì alla testa. Harry fu colto da un’ondata di orrore: era la cicatrice, ormai lo sapeva molto bene; bruciava come aveva fatto diverse volte in passato... ma non era possibile, si disse, non doveva più succedere...
Subito dopo udì una voce, anche questa perfettamente familiare, fredda e acuta come un sibilo. La sentiva nella sua testa, forte come non lo era mai stata.
« Harry Potter... » sibilò la voce. « Il Ragazzo Che è Sopravvissuto. »
Non è possibile... pensò Harry agghiacciato. Voldemort? Sei proprio tu?
« Sì, ragazzo. Non temere, non sei improvvisamente impazzito. Significa che sono tornato... di nuovo. »
No, non può essere! Tu sei morto! Ti ho visto morire... io ti ho ucciso!
« Sì, lo hai fatto. Io sono morto... ma questo non mi impedisce di trovarmi qui con te, ora, in questo mondo. E credimi se ti dico che non potrei essere più contento per questo. Qualcuno è stato così gentile da riportarmi in vita, insieme a un paio di nuovi amici. »
Cosa?
« A quanto pare il nostro legame mentale si è conservato in questo mondo. Ma non importa... quando questa conversazione finirà chiuderò la mente, così non potrai sbirciarci dentro a tuo piacere. »
Fai pure, Riddle... non mi è mai piaciuto guardarti dentro!
La voce di Voldemort divenne una lunga risata divertita.
« Sono tornato, Potter. Questo non è il nostro mondo, ma per il momento non ha importanza. Ciò che conta è che ci sei anche tu, perché continui ad essere il mio obiettivo. Ho mandato i Dissennatori a cercarti, per localizzare la tua posizione. Sì... vedo dove ti trovi, grazie al nostro legame. Peccato solo che mi trovo in un luogo decisamente troppo lontano... ma presto ti raggiungerò, e allora faremo i conti una volta per tutte. Ho giurato di ucciderti, Harry Potter... e ti assicuro che stavolta ci riuscirò. La tua morte sarà la mia vita! »
La voce si spense con un ultima risata, e il dolore alla cicatrice finalmente sparì. Harry si rese dunque conto di trovarsi in ginocchio sulla pietra, mentre i suoi compagni lo circondavano con aria preoccupata. Sora, il più vicino, lo stava scuotendo con forza.
« Harry, stai bene? Che cosa ti è successo? »
« Ha subito una sorta di attacco mentale » osservò Luke, che con i suoi poteri era in grado di capirlo. « È cessato prima che avessi il tempo di intervenire. »
« Maledizione » disse Harry, rialzandosi in piedi di scatto. « Ragazzi, si mette male, si mette molto male. Dobbiamo andarcene da qui, subito! »
« Cosa? » fece Sora, confuso.
« Non c’è un istante da perdere! Dobbiamo allontanarci il più possibile da questo posto! Aggrappatevi tutti a me, presto! »
I cinque compagni tacquero, colti alla sprovvista da quel tono che non ammetteva repliche. Ma uno alla volta obbedirono alla richiesta di Harry, posando tutti una mano sulle sue spalle. A quel punto il giovane mago si Smaterializzò, portando tutti con sé.
Mollarono la presa pochi attimi dopo, quando ormai erano giunti a destinazione. Harry vide ognuno di loro barcollare, vittime del normale capogiro provocato dai primi salti.
« Continuo a non trovarlo piacevole » borbottò Sora, che aveva già avuto tale esperienza.
« Dove siamo? » domandò Jake, guardandosi intorno con l’arco in mano. I compagni seguirono il suo esempio, scoprendo di trovarsi ancora in un luogo urbano, nei pressi di un grande parco pubblico.
« Siamo tornati al punto di partenza » spiegò Harry con serietà. « Al mio punto di partenza... il luogo in cui ricordo di essere apparso dopo essere stato prelevato da Hogwarts. È il luogo più lontano che sono riuscito a raggiungere con la Materializzazione; mi dispiace di averlo fatto con così poco preavviso, ma ho preferito non correre rischi. Dovevo assolutamente portarci tutti via da lassù. »
« Perché? Che cosa è accaduto? » chiese Lara.
« Ricordate Voldemort? Il mio nemico giurato, quello a cui ho preso la Bacchetta di Sambuco. Il mio attacco di poco fa è stato provocato da lui, perché abbiamo una sorta di legame mentale. Lui può vedere ciò che vedo io, e viceversa; ma non preoccupatevi, ormai so come impedirgli di guardarmi dentro. Ora ne ha approfittato per mandarmi un messaggio... farmi sapere che anche lui si trova qui, in questo mondo, e che è pronto a darmi la caccia di nuovo. »
« Ma non avevi detto che era morto? » disse Hellboy con aria perplessa.
« Anche il nemico di Sora doveva essere morto » ribatté Harry guardando l’amico. « Eppure anche lui è qui. Inoltre, Voldemort mi ha detto una cosa... ha detto che qualcuno lo ha riportato in vita, insieme a “un paio di nuovi amici”. »
I compagni si guardarono tra loro con evidente preoccupazione. Non avevano ancora informazioni sufficienti per stabilire un’ipotesi, ma quel che avevano non lasciava presagire nulla di buono. Due dei loro nemici erano apparsi per perseguitarli... chi altro avrebbero potuto incontrare?
Poi un suono improvviso spezzò la tensione che aleggiava sul gruppo. Veniva dallo stomaco di Sora, che gorgogliava per la fame.
« Oh... scusate » disse il ragazzo, mortificato. « Il fatto è che non mangio da un po’, e finora non ho fatto altro che correre e combattere. »
« Sì, vale anche per noi » commentò Luke, tenendosi la pancia a sua volta.
« Vorrà dire che troveremo un posto ove riposarci » dichiarò Jake. « Suggerisco di entrare in questo parco. Sta calando la notte, dunque dubito che vi incontreremo i Senzavolto. Lì staremo al sicuro fino a domattina. »
Diedero tutti ascolto a Jake, e senza perdere altro tempo s’inoltrarono nel parco. I pochi Senzavolto che ancora si vedevano in giro lasciavano la zona per tornare nelle loro case, quindi non corsero alcun pericolo. Il gruppo proseguì per un po’, addentrandosi tra i grandi alberi e le panchine. Era un parco molto grande, indubbiamente.
Intanto Sora sentiva ancora i morsi della fame, ma era l’unico a darlo a vedere. Gli altri erano infatti nella sua stessa situazione: stanchi e affamati da morire.
« Che palle » brontolò Hellboy, frugandosi le tasche. « Perché finisco sempre le mie merendine quando ne ho più bisogno? »
« Spero che ci sia qualcosa di commestibile da queste parti » pensò Luke con evidente pessimismo.
« In un parco pubblico? Ne dubito seriamente » gli rispose Lara. « Magari nella tua galassia funziona diversamente, ma qui non puoi pretendere di trovare una pentola di stufato nel bel mezzo di un... »
La donna si fermò di colpo, sia con le gambe che con la lingua. I compagni si fermarono a loro volta, colti alla sprovvista come lei. Tutti quanti, infatti, sentivano improvvisamente un profumino, un inconfondibile odore di cucinato. Non poteva certo essere un’illusione, visto che lo sentivano tutti.
« Mmm, niente male » commentò Jake, che aveva l’olfatto più sviluppato. « Non sentivo un profumo così appetitoso da un sacco di tempo. Viene da quella parte » aggiunse, indicando un punto tra il folto degli alberi.
Seguendo il fiuto di Jake, il gruppo trovò in breve tempo ciò che stava cercando. In una radura tra gli alberi, lontano dalle panchine, vi era una grossa pentola sul fuoco acceso, colma fino all’orlo di quello che sembravano spaghetti in brodo. Restarono tutti a fissarla senza parole, stupefatti ma con l’acquolina in bocca.
« Be’, questo sistema il problema del cibo » disse Sora con un sorriso, fissando il ribollire della pietanza.
« Io non sarei così entusiasta, Sora » ribatté Harry sospettoso. « Insomma, che ci fa una pentola di spaghetti in un luogo del genere? È ovvio che l’ha preparata qualcuno. Potrebbe anche essere una trappola per noi! »
Nessuno dei presenti ebbe il tempo di aggiungere altro, perché qualcosa di enorme spuntò dalla chioma degli alberi, precipitando al suolo con la forza di un macigno. Sentirono un lungo urlo durante la caduta, riuscendo così a scansarsi senza subire danni. Quando rivolsero lo sguardo sul punto dell’impatto, videro la cosa più strana della giornata.
Era un panda gigante, poco più alto di Hellboy ma decisamente più grosso. Stava perfettamente in piedi, imitando una postura inequivocabilmente umana; indossava un paio di pantaloncini marroni e dei vecchi sandali; il suo sguardo era colmo di durezza, fisso sui sei compagni come se ce l’avesse con loro. La sua posa era la più singolare, dal momento che sembrava una posa di arti marziali.
« 你是谁?» gridò il panda, rivolto al gruppo.
Cinque dei sei compagni si guardarono tra loro con aria confusa.
« Che diavolo ha detto? » domandò Luke.
« Non capisco la sua lingua » disse Harry.
« 你是谁?? » ripeté il panda, più forte di prima, cambiando posa.
« È cinese! » esclamò Lara in un barlume di comprensione.
« Oh? Tu lo capisci, Lara? » chiese Sora.
« Sì, perfettamente. Conosco molte lingue, e il cinese è una di queste. »
Lara si fece avanti, fissando senza paura il panda che continuava a sbraitare in cinese, mettendosi ogni volta in una posa diversa.
« Va tutto bene, amico » disse la donna, usando il suo stesso linguaggio « non vogliamo farti del male. »
Il panda smise di muoversi, facendosi improvvisamente stupito.
« Tu parli la mia lingua? »
Lara annuì. Si voltò verso gli altri mostrando il pollice alzato, indicando che era tutto a posto.
« Ragazzi, ho idea che anche lui sia uno di noi » suggerì Sora, rilassandosi per primo.
« Tu dici? » fece Harry, dimostrando una forte incredulità. « Mi sembra strano, però. Insomma, guardatelo, è... un panda! »
« E allora? » ribatté Jake. « Sento che ha delle potenzialità... dobbiamo scoprire di cosa è capace. »
« In che modo? Non parla nemmeno la nostra lingua. »
« Forse io ho la soluzione a questo problema. »
Luke si fece avanti, raggiungendo Lara. Si pose di fronte al panda con aria amichevole, ponendo le mani ai lati della sua testa. Il gruppo udì un lieve suono, simile a quello di un dito umido che scorre su un bicchiere di cristallo; il panda assunse un’espressione assente, ma durò un attimo, poi tornò come prima.
« Credo che ora tu possa capirci, amico » disse il Jedi, facendo un passo indietro.
« Sì » rispose il panda, decisamente sorpreso. « Ora conosco la vostra lingua. È incredibile! Come hai fatto? »
« La Forza » rispose Luke sorridendo. « È il mio potere. L’ho usato per trasmettere nella tua mente la mia conoscenza della lingua comune. Così potrai parlare con noi senza impedimenti. »
« Oh, mitico, è davvero una cosa da sballo! »
Per alcuni dei compagni divenne finalmente chiaro un dubbio che avevano da un po’ di tempo. Si erano domandati infatti com’era possibile che Luke parlasse perfettamente la loro lingua nonostante provenisse da un’altra galassia. Evidentemente l’aveva imparata leggendo nella mente di Sora, quando lo aveva salvato dall’aggressione di Ansem.
« Perdonaci se abbiamo invaso il tuo territorio » disse Lara. « L’odore della tua cena ha attirato la nostra attenzione. Non avevamo intenzione di rubartela, te lo assicuro. »
« No, sono io a dover chiedere il vostro perdono » rispose il panda, facendo un leggero inchino tipicamente orientale. « Il fatto è che sono stato inseguito e aggredito per tutto il giorno da un’orda di tizi simili a voi, che volevano chiaramente farmi del male. Fortuna che non erano un granché, così li ho sempre battuti con pochi colpi ben assestati di kung fu. »
« Tu conosci il kung fu? »
« Puoi dirlo forte! Io sono il maestro Po, il mitico Guerriero Dragone protettore della Valle della Pace! Sono il più temibile, il più micidiale, il più tosto maestro di kung fu del mondo! »
Il panda assunse un’altra posa marziale, reggendosi sulla punta del piede destro. Il gruppo lo fissò con aria sempre più stupita, in un silenzio di tomba che fu rotto poco dopo da un nuovo gorgoglio di fame, proveniente dallo stomaco di Sora.
« Affamati anche voi, eh? » osservò Po con aria divertita. « Bene, visto che non volete farmi del male posso invitarvi a cena. Servitevi pure, ho preparato abbastanza spaghetti da sfamare un intero villaggio! »
« E volevi mangiarteli tutti da solo? » chiese Harry.
Po divenne improvvisamente imbarazzato.
« Be’, sai com’è... sono un panda... quelli come me mangiano sempre tanto... »
   
 
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