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Autore: Leonetta99    28/06/2015    3 recensioni
Violetta e Leon. Due nomi e due persone diverse. Due persone che si sono amate fin quando qualcosa in loro é cambiato. Una decisione che porta alla fine della loro storia d'amore, appena incominciata e poco vissuta. Lui, la lascia senza spiegazioni. Il destino, l'unico che non puó sbagliarsi li porterá a rincontrarsi e riconoscersi. Cosa succederà? Riusciranno a sistemare tutto? O si saranno forse dimenticati l'uno dell'altro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Francesca, Leon, Violetta
Note: Cross-over | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Lo guardo mentre sta fumando sopra il muretto, non sta ascoltando i suoi amici parlare. È assorto nei suoi pensieri, vedo la tensione e la preoccupazione in ogni suo gesto. Stamattina non mi ha baciata nè ha mi ha fatto uno di quei sorrisi che mi regala ogni giorno, ha fatto un semplice segno col capo. Non sto ascoltando Ludmilla che cerca di distrarmi da questa giornata, la guardo negli occhi e blocco il suo discorso -"torno subito, scusa"- mi dirigo verso di lui decisa fregandomene degli sguardi dei suoi amici e dei commenti idioti. Alza lo sguardo su di me, ma quando i nostri occhi si incrociano lui posa lo sguardo per terra continuando a fumare, "guardami" sussurro avvicinandomi di più a lui, ma dalla sua reazione capisco che non vuole avermi vicino. Non mi faccio intimorire e dico "guardami, sono qui"-"lo so che sei qui e non dovresti  ci stanno guardando tutti" alzo le spalle e azzerro quella distanza fisica ed emotiva che c'è tra di noi "non mi interessa se ci guardano, Leon parlami, urlami contro, ma dimmi qualcosa" mi guarda specchiandosi nei miei occhi e vedo la sua preoccupazione "non posso perderti" sussurra posando le mani sui miei fianchi. Lo abbraccio cercando di fargli capire che qualunque cosa accadrà io resterò qui. Lo tiro verso di me facendogli posare il viso sulla mia spalla. In questo momento mi sembra un bambino, piccolo e indifeso, bisognoso di attenzioni e sicurezza - "qualunque cosa accadrà su quella fottuta pista non mi perderai" contino ad accarezzargli l'attaccatura dei capelli. Si stacca lentamente, allontanandosi avvicinando il viso alla mia fronte per lasciarmi un leggero bacio, come quello di una farfalla. 
 
"hai paura?" mi chiede lud, mi girò lentamente verso di lei e annuisco appoggiando il capo sulla sua spalla. "andrà tutto bene" mi sussurra accarezzandomi i capelli "non puoi saperlo" annuisce e la conversazione finisce lì. 
 
Rientro in casa con le chiavi e lascio la borsa vicino all'entrata. "Violetta" alzò lo sguardo e vedo mio padre con in mano una busta "ciao papà" non leggo niente nel suo sguardo. "Io sapevo che un giorno avrei dovuto farlo, ma non credevo che sarebbe arrivato così presto" lo guardo chiedendomi che cosa significano le sue parole, ma lui senza dire altro allunga quella busta verso di me. "Che cos'è papà?" -mi fa un piccolo sorriso- "quando non saprai cosa fare e ti sentirai persa leggi questa." continuo a non capire allora chiedo "non posso leggerla ora?" - "No tesoro, sono chiari ordini della tua mamma" - "della mamma?" Sento la mia voce tremare "si piccola, ascolta quello che ti ho detto per favore' annuisco e guardo la lettera tra le mie mani, i miei occhi iniziano a inumidirsi quando vedo la sua calligrafia curata “Alla mia bambina”. 
 
Mi guardo allo specchio e sospiro, ho indossato un paio di pantaloncini jeans semplici e una maglia corta con scritto "Hope" in bianco al centro. Speranza. Quella che mi serve, quella di cui ho bisogno. Prendo dietro la felpa che mi ha regalato Leon mesi fa e la abbraccio come per cercare conforto e coraggio. Scendo dalla finestra grazie alle scarpe da ginnastica che rendono tutto più semplice e corro verso la macchina di Leon. Apro la portiera e lo guardo: "Ciao" si gira verso di me squadrando "faresti meglio a metterti quella felpa" annuisco senza dire nulla e me la infilo. "comunque di solito si saluta eh" non proferisce nemmeno una parola e continua a guardare davanti a sè. Odio quando fa così, sono io quella che deve correre in macchina contro una ragazza che si è portato a letto. Fortunatamente in pochi minuti arriviamo al Carscrossed, scendo dalla sua amata auto e sbatto più forte che posso la portiera. Mi allontano ma la sua mano mi afferra il braccio per farmi girare verso di lui, il mio corpo si scontra con il suo e le mie mani si appoggiano automaticamente sul suo petto, appoggia la fronte sulla mia e io mi rilasso "ciao" sussurra - "ah ora ti decidi a salutarmi?" - "Violetta, per favore" sospiro e decido di lasciar perdere. Avvicina il suo viso al mio e pochi secondi dopo le sue labbra sono sulle mie, è un bacio casto, uno di quelli che ti restano nel cuore e che restano custoditi nei ricordi.
 
Entro nell'auto cercando di non guardare nè Trent nè quell'ochetta, Leon si appoggia alla finestrino che è del tutto abbassato e mi dice: "Buona fortuna piccola, mi raccomando applica tutto ciò che ti ho insegnato e" - lo fermo prima che ricominci- "lo so lo so, mi ricordo tutto tranquillo" mi fa un sorriso rassicurante e si gira per andare dagli altri, ma a un certo punto si blocca e torna da me "cosa hai dimenticato di dirmi? La frizione? La velocità?" cerco di metterla sul  ridere, ma scuote il capo "no, nulla di tutto ciò" - "allora cosa?" si avvicina ancora di più e dice "ti amo" oh amore mio "ti amo anche io" mi da un bacio sulla guancia, mi fa l'occhiolino e urla "ora fagli il culo". 
 
Prendo un bel respiro mentre metto le mani sul volante e guardo alla mia sinistra la mia avversaria che ha un ghigno sorridente sulla faccia il quale mi mette i brividi. "Forza Violetta" un ragazzo ci passa davanti mettendosi in mezzo tra le due auto con una bandiera in mano "pronte? 3...2...1.. VIAAA" scuote la bandiera e schiaccio l'accelleratore cercando di stare più tranquilla possibile. Supero la prima curva in seconda posizione e quando torniamo su un percorso dritto aumento la velocità così da arrivare alla sua stessa altezza, siamo pari, affiancate. Da una parte c'è la costituzione in metallo dall'altra lei, quando cerco di districarmi superandola lei mi viene addosso mandandomi contro la barriera "puttana" cerco di togliermi ma non c'è nulla da fare, continua con un altro colpo questa volta più forte. La sento urlarmi qualcosa quindi mi giro verso di lei "Violetta, non perdo mai" giro lo sguardo sulla strada ma non faccio in tempo a sterzare che sbatto contro i badili, l'impatto è così duro che sbatto la testa contro il volante. Sento del fumo, urla e male alla testa. Cosa è successo? Avevano architettato tutto. Perdo i sensi continuando a sentire dolore ovunque e so che tra poco non sentirò più nulla di fuori perché sto perdendo le forze. Qualcuno apre la portiera e mi prende in braccio posandomi lontano dalle fiamme e dal fumo. "piccola, svegliati, Violetta" Leon. 
Sento la sua voce, vorrei muovermi ma non ci riesco, sto andando lontano di lui. Sto morendo? 
E mentre le forze mi lasciando rivivo il momento in cui la mia vita è cambiata radicalmente: 
 
Esco dalla scuola dirigendomi verso il muretto del cortile e ci salgo sopra sdraiandomi e guardando il cielo, mi da un tale senso di pace che riesco a malapena a capire. Dimentico delle pressioni di mio padre, scordo del mio sentirmi incompleta e della mia paura di non sentirmi mai libera. Siamo a gennaio e il freddo mi tocca il viso anche se non mi da fastidio, anzi mi fa sentire una rondine. È così che mi sento ogni volta che mi guardo allo specchio, un piccolo uccello chiusa in una gabbia che guarda i suoi amici liberi dall'alto, dalla sua camera chiusa e isolata da tutti. Chiudo gli occhi e dimentico del fatto che tra poco devo entrare in classe e che sono uscita con una banale scusa del tipo:ho mal di pancia. Sento dei passi avvicinarsi e immagino sia Fran che mi sia venuta a controllare ma quando mi tiro su e apro gli occhi quello che vedo è un ragazzo. Anzi, è il ragazzo. Leon Vergas. Il sogno proibito di ogni studentessa della scuola. É il classico bello e impossibile che sembra irraggiungibile. Sta fumando e scalcia i rami per terra ignorando il mondo che gli sta intorno. Non sopporto il fumo, non ha assolutamente senso rovinarsi la vita così. La maggior parte degli studenti fuma senza una motivazione ma poi chi è che lo fa con un motivo valido? Porta un giubbotto firmato da un sacco di soldi come il resto dei suoi vestiti, ha senso dello stile lo ammetto. Ha un bel fisico tutte lo pensano ma secondo me la parte più bella di lui sono i suoi occhi. Verdi. Due pozze verdi che ti ammaliano e ti fanno innamorare per poi illuderti. È questo l'amore. Ė come uno scivolo: quando scendi ti diverti ma quando devi salire ti stanchi e cambi gioco. Ecco per i tipi come León le ragazze sono tutte uno scivolo. 
Si passa le dita tra i capelli e lascia uscire il fumo dalla sua bocca, quando lo fa sembra una tela che si deve dipingere. Rende azioni così fastidiose semplicemente meravigliose. 
Smetto di fissarlo e prendo il telefono premendo 'play' alla prima canzone che ho sotto mano sperando che Fran mi copra con la professoressa di chimica. Alzo lo sguardo dal telefono e lo vedo sedersi a un metro di me, mi ignora, guarda fisso davanti a se e aspira il fumo. Lo guardo di profilo e mi chiedo come faccia a non sentirsi osservato, forse ci è abituato. "Hai qualche problema?" gira il viso verso di me ho le sue due pozzi verdi puntate su di me che mi fanno sentire piccola, come una bambina. "Ehm no" rispondo in un sussurro distogliendo lo sguardo -dov'è finita la mia audacia?- lo vedo schiacciate la sigaretta contro il muretto per poi lanciarla per terra. "Comunque piacere Leon" mi dice sorprendendomi con un cenno della testa - "lo so ti conosco" sussurro cercando di non incontrare i suoi occhi poi continuo "sei Leon vergas" - "sai il mio nome e allora mi conosci?" alza un sopracciglio e sbuffa lanciandomi uno sguardo pieno di fastidio e irritazione. "Sei molto popolare a scuola tutti sanno il tuo nome" dico innervosendomi davanti al suo tono. Sono Violetta Castillo non mi farò mettere i piedi in testa da un ragazzo con due occhi verdi che sono la fine del mondo. "Tu non dovresti essere in classe ragazzina?" - "ragazzina? Ma cos-" - "oh andiamo quanti anni hai? 15?" Impertinente, stupido, irritante. 
"Ho 17 anni quindi solo un anno in meno di te Mr. Io sono meglio di tutti voi" lui mi guarda con un sopracciglio alzato mentre io mi alzo prendendo lo zaino e dirigendomi stizzita verso l'entrata. "Hey piccola ferma, okey ho sbagliato stavo scherzando non te la prendere" mi dice mentre lo sento avvicinarsi. 
 
Si ferma davanti a me e allunga una mano "cominciamo da capo" fa un sorriso che farebbe sciogliere chiunque e lo guardo stando sulla difensiva "non sono come le altre, non ti basterà un sorriso per farmi dimenticare il tuo comportamento da stronzo"-"no, infatti. Non sei come le altre, ma al mio sorriso non resiste nessuno" gli scoppio a ridere in faccia ma la sua espressione sicura non cambia - "sei forte piccola" lo fulmino con lo sguardo - "non chiamarmi piccola" mi fa l'occhiolino e se ne va. 
 
Odio le persone così, avrei voluto dargli uno schiaffo su quella sua bella faccia. "mi ami già piccola" urla prendendomi in giro "fottiti" - "se vieni con me magari in qualche posto nascosto posso fottere te"-"vaffanculo" sento la sua risata e le mie gambe perdono il contatto con la terra, dio che suono meraviglioso. "Te l'ho detto, sei già ai miei piedi" nei suoi sogni "e se lo fossi tu?" mi sorride alzando un sopracciglio e dice -mentre siamo a tre metri di distanza- "non mi innamoro io" non capisco il perché ma gli dico "prima o poi sì" si gira di nuovo verso l'entrata senza rispondere.
 
"Non mi innamoro io" 
Sicuro Vargas? 
 
  
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