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Autore: Heyale    28/06/2015    2 recensioni
Sasuke era scappato dal suo villaggio anni prima, e come lui e suo fratello, anche sua figlia ha dovuto rendersi conto di non vivere nel mondo che credeva. Sarada Uchiha vede nella fuga la sua unica via d'uscita quando nessuno risponde più alle sue domande.
Shikadai Nara pensa che la sua migliore amica gli confidi sempre tutto.
Inojin Yamanaka è convinto che la ragazza che gli piace non possa scappare dalla sua vita.
Boruto Uzumaki alla fine tiene alla sua compagna di team, e non vuole che corra pericoli.
Ma si sa, ad un Uchiha, di questo importa ben poco.
  
Dal testo:
Fu questione di un attimo, e lo Sharingan eterno apparve al centro dei suoi occhi. I tavoli erano completamente ribaltati, a terra giacevano i vassoi e i cibi ormai irrecuperabili, Sasuke e Sakura fissavano allibiti il corpo di Sarada tremare tra le braccia di Shikadai.
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Sarada incontrerà nuovi compagni, a loro volta nuova generazione di vecchi compagni di Sasuke. Affronterà nuovi pericoli, tenteranno di riportarla a casa, dovrà fronteggiare tanti nemici. Lei ha il suo obbiettivo, ma basterà per farle dimenticare cos'ha lasciato al Villaggio della Foglia?
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sarada Uchiha, Shikadai Nara, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Sarada 01
Riassunto del capitolo precedente: Sarada, dopo aver evocato lo Sharingan in seguito alla vista di Inojin che stava per essere baciato da una ninja del Suono ed aver provocato un disastro dovuto alla perdita di controllo, decide di scappare dal Villaggio in cerca di quante più possibili risposte lasciando solamente un biglietto a Shikadai dove promette che ritornerà.

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01

Insieme a voi, amici miei, ho imparato in fondo che diventerai quel che già sei.



Sarada doveva riprendere fiato, erano almeno tre ore che saltava da un ramo all'altro per non essere vista. Più che altro, lei non aveva problemi di resistenza, il problema era che il cuore le martellava in petto talmente forte che era impossibile sostenerne il peso senza sentire il fiato abbandonarla piano piano. Sapeva bene di aver commesso uno sbaglio più grande di lei, non sarebbe stato facile ricucire lo squarcio causato da lei stessa. Se n'era andata dalla sua vita, era scappata da tutto e da tutti senza preoccuparsi di come avrebbe potuto vivere da lì in avanti. Ma non la vedeva come un'arresa, l'Uchiha, per lei era una rinascita. Era stanca di vivere in un mondo dove non sapeva nemmeno chi lei fosse o chi fossero le persone nella sua famiglia, non poteva convivere con abilità innate che non le insegnavano ad utilizzare. Si sentiva una stupida per essere andata via anche dai suoi amici, dai suoi compagni, ma con loro non sarebbe riuscita ad andare via senza un minimo di rimorso. Nel cuore sentiva solo veleno, in quel momento, la rabbia per aver dovuto ricorrere alla fuga per sapere tutto ciò che non era mai riuscita a capire, la delusione per aver avuto un padre assente e totalmente diverso dai racconti che giravano su di lui. Tutti parlavano di Sasuke Uchiha coma un uomo temuto, molto potente, che sapeva ciò che voleva: ai suoi occhi, però, non era altro che un padre non degno di quel nome, che non si prendeva cura di niente e di nessuno, che pensava solo a se stesso. E allora, che senso avrebbe avuto rimanere lì? Il Villaggio della Foglia era sì casa sua, ma non le apparteneva. Non sentiva di essere legata a quel posto, nemmeno alla sua famiglia: aveva sempre sentito che qualcosa non andava.
In quel momento si rese conto di trovarsi ancora a Konoha, ma fortunatamente lontana dal suo villaggio. Aveva già visto quel posto, ma in un disegno o qualcosa del genere. Sapeva chi erano le persone raffigurate nelle statue ormai distrutte, sapeva anche chi era stato a distruggerle.
La Valle dell'Epilogo era famosa per essere stata teatro degli scontri tra il Primo Hokage e Madara Uchiha, e successivamente tra il Settimo Hokage e Sasuke Uchiha. Sarada continuava a chiedersi com'era possibile che il suo cognome fosse così famoso e che lei non avesse uno straccio di informazione riguardo ad esso, se non che il suo Clan si era estinto ed erano rimasti solo lei e suo padre. Saltò sempre più in basso, fino ad atterrare sulle superficie rocciosa, bagnata ancora da qualche rivolo d'acqua. Sorrise quando vide un punto segnato da un coprifronte fermato da una bandiera, dove c'erano scritto i nomi dei quattro guerrieri che si erano affrontati tra quelle pareti. Passò la mano lungo i due cognomi uguali al suo, e sentì un brivido correrle lungo il braccio, come se lì sotto ci fosse ancora un flusso di chakra. Ma era impossibile, pensò Sarada, era proibito tenere battaglie lì, era inconcepibile che ci fosse del chakra residuo. Per lo meno, la situazione rimase strana finché, attivando lo Sharingan, si rese conto di non essere sola. Possibile che l'avessero già trovata dopo appena tre ore? Si girò di scatto, lanciando un kunai nella direzione della concentrazione di chakra, peccato che lì non ci fosse proprio nessuno. Sebbene Sarada non sapesse controllare lo Sharingan, era sicura che dietro di lei ci fosse stato qualcuno.
"Ti ho spaventata?"
L'Uchiha fece un balzo all'indietro, e quando alzò gli occhi davanti a lei, vide un ragazzo che non conosceva. Aveva i capelli bianchi, tenuti in un ciuffo un po' strano che quasi copriva l'occhio destro, e le iridi di un vivace colore viola. Indossava una maglietta senza maniche viola con una cerniera quasi laterale, dei pantaloni grigio scuro e aveva fasciature fino al gomito del braccio destro, sulla pancia e fino a poco prima delle caviglie. Chissà perché, ma era sicura di averlo già visto da qualche parte. Comunque sospirò, sollevata, stranamente nemmeno intimorita. Poteva essere chiunque, ma l'importante era che non avesse il coprifronte del suo stesso villaggio.
"Diciamo di no. Sei stato veloce."
"Chi vorrebbe prendersi un kunai in pieno petto?"
Il ragazzo sorrise, e anche Sarada si ritrovò sinceramente divertita. Anche lei, certo, non sarebbe rimasta ferma. Scrutò quindi il tipo di fronte a lei, sentendosi per un attimo mancare quando vide un'enorme spada agganciata con una cintura sulle sua schiena. Forse, se avesse voluto essere una ninja astuta, si sarebbe messa sulla difensiva, invece che dialogare con lo sconosciuto.
"Sei un'Uchiha, vedo. Bello Sharingan."
"Sì, io...grazie. Sempre che sia un complimento."
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata: "Certo che lo è!" e con un balzo si avvicinò a Sarada, rivolgendole un sorriso. "Sono Aki Hozuki, ninja senza una qualificazione che vaga senza una meta precisa."
Sarada guardò Aki un po' confusa, chiedendosi da quando in qua uno sconosciuto si presentasse senza un apparente motivo. Per di più uno sconosciuto con una spada più grande di lui dietro alla schiena. Era indecisa se presentarsi o no, ma alla fine non sarebbe potuta andar via così senza dir nulla. Sarebbe stato alquanto bizzarro.
"Sarada Uchiha" disse alla fine. "Chunin in fuga dal proprio villaggio."
"Ma non dirmi" ridacchiò lui, mettendo in mostra i denti affilati. "Come i vecchi tempi!"
La ragazza storse il naso, confusa. Cosa voleva dire quel tipo con quella frase? Insomma, che l'avesse già visto in giro era un conto, ma che addirittura si conoscessero era un altro. Così lo guardò stranita, ma lui rimase tranquillo e con quel sorrisetto stampato sulle labbra.
"Vecchi tempi?" domandò poi, incrociando le braccia al petto. Le sue idee stavano andando alla rinfusa, e si rese conto che probabilmente non doveva restare lì: di sicuro Shikadai aveva già visto il messaggio e aveva smosso mari e monti. 
"Intendo dire che-"
"Che ne dici se mi spieghi mentre ci allontaniamo da qui? Sai com'è, dato che sto scappando dovrei...beh, scappare."
Aki fece un sorriso, indicandole una via tra gli alberi. "Dopo di te."


Shikadai era quasi crollato sulle sue ginocchia col biglietto tra le mani e lo sguardo perso in qualcosa di indecifrabile. Temari lo vide e, preoccupata, gli chiese cosa gli stesse succedendo. Ma lui non riusciva a parlare, la sua mente era occupata ad ipotizzare i mille pretesti che avevano portato Sarada ad allontanarsi dal villaggio, dandosi una buona metà della colpa, pensando che la sera scorsa lui non c'era quando lei aveva visto Inojin, al suo posto c'era Boruto. Ma poteva essere benissimo qualcos'altro, chissà cosa frullava in testa alla sua migliore amica. Migliore amica, appunto, perché non gli aveva detto nulla? Niente prima l'aveva mai ferito come pensare a quella parola e collegarla al volto di Sarada, ora così distante. Non era mai stato un tipo sentimentale, Shikadai, per niente. Ma quello era decisamente un colpo basso.
"Forza, figliolo" Shikamaru lo prese per le spalle, rimettendolo in piedi. "Andiamo ad avvisare Naruto."
Shikadai annuì, ma non era convinto. Anzi, era in stato di shock più completo. Non capiva cosa fosse successo, perché quel biglietto e quella promessa di un ritorno, non credeva che Sarada potesse fargli una cosa così. Nonostante non si fossero mai dichiarati apertamente di volersi un bene dell'anima, erano sicuri che ci fosse qualcosa di dannatamente forte ad unirli. Eppure, l'Uchiha non ne aveva tenuto conto ed aveva deciso di andarsene, lasciandolo con un misero biglietto attaccato alla porta di casa.

Il Settimo Hokage era appena stato avvisato, ed aveva appena fatto chiamare Sasuke e Sakura. Nel frattempo, la famiglia Nara era salita al piano di sopra del palazzo, e mentre Shikamaru e Temari stavano parlando con Ino e Sai - chiamati a loro volta da quest'ultima -, il più piccolo dei Nara se ne stava ad osservare le nuvole seduto sulla panchina sistemata al centro dell'enorme tetto.
"Come ha potuto?" domandò flebilmente Shikadai, rivolto probabilmente verso l'aria, non aspettandosi alcun genere di risposta. Era veramente una domanda, sebbene non fosse rivolta a qualcuno. Lui voleva sapere.
"Ce lo può dire solo lei."
"Inojin..." Shikadai guardò il biondo negli occhi, notando nelle iridi azzurre la stessa tristezza presente nelle sue.
"E' colpa mia. Ieri sera, dico. Non avrei dovuto lasciarmi abbindolare da quella lì."
Il moro annuì: "Già, non avresti dovuto" prese una piccola pausa, e poi guardò di nuovo il suo migliore amico negli occhi. "Ma sono sicuro che non sia quello il problema."
Inojin rimase in silenzio, anche perché le sue parole non sarebbero servite a riportare indietro Sarada. Si chiedeva cos'avrebbe fatto da quel momento in poi, senza di lei. Lui non poteva stare senza di lei, si sarebbe preoccupato per la sua intera esistenza se non l'avesse trovata. Aveva passato quasi due anni a preoccuparsi di non fare brutte figure davanti a lei, e in quel momento ne avrebbe fatte un milione per di riaverla davanti agli occhi. Lui sapeva che Sarada perdeva facilmente il controllo, sapeva che se l'avesse visto avrebbe scatenato poi il putiferio - in un certo senso ci sperava, voleva sapere se l'Uchiha teneva veramente a lui -, ma non immaginava di certo un disastro simile. E poi nemmeno se n'era reso conto che quella ninja del Suono lo stava baciando, stavano parlando fino a tre secondi prima delle loro rispettive cotte, come se fosse un paradosso.
"Tornerà?" domandò Inojin dopo qualche minuto di silenzio, rivolto verso Shikadai. Lui si strinse nelle spalle, sconfortato, e sospirò.
"Ha detto di sì. Tu però devi aspettarla."
Il biondo fece una smorfia ironica: "Come posso dimenticarla dopo tutto ciò che è successo?"
"Beh, ieri sera non ci hai messo molto" Shikadai sferrò questo colpo basso per vedere la reazione del suo amico e, come previsto, ottenne ciò che si aspettava.
"Non è vero che-" Inojin prese quasi a gridare, arrabbiato come mai, ma si diede un contegno non appena notò che i suoi genitori si erano girati verso di lui. "Non c'ero con la testa, va bene? E poi mi fido di lei, se ha detto che tornerà, allora tornerà. Non dimenticarti che è un'Uchiha."
"Non afferri il punto, Inojin" sospirò il Nara ancora una volta. "E' proprio per questo che è andata via."


"Aki Hozuki, eh?" Sarada camminava accanto a quel ragazzo dai capelli bianchi da un bel po' ormai, ma non erano ancora andati in argomento fuga o familiarità. Avevano solo chiarito l'età - quindici anni Sarada e sedici Aki - e la provenienza, anche se era già intuibile per entrambi.
"Non capisco come tu faccia a non sapere il mio cognome" brontolò l'altro, mettendo le mani dietro alla testa. "Non dico che tu debba conoscere me personalmente, ma almeno il mio cognome. Tuo padre deve averti parlato del team Taka."
Sarada storse il naso, scuotendo la testa. Ne sarebbe rimasta sicuramente delusa se suo padre fosse stato un tipo come Naruto o Shikamaru, ma suo padre era Sasuke, e i misteri erano all'ordine del giorno. Quindi si limitò a sbuffare, alzando le spalle: più tempo passava, più il senso di colpa si trasformava in frustrazione.
"Non ne so nulla" rispose alla fine, e Aki imitò il suo gesto, prendendola giocosamente in giro.
"Sei solita a non sapere nulla tu, vero?"
"Prova ad essere figlio di Sasuke Uchiha e poi ne possiamo riparlare. Piuttosto, dimmi un po' di più sui tuoi. Sono come mio padre?"
"In un certo senso" Aki si strinse nelle spalle, facendo una smorfia indifferente. "Non so chi sia mia madre, e sinceramente me ne importa ben poco. Non sono uno di quei tipi 'mamma, ti ritroverò!'. No, sai, sono più un tipo 'mia mamma mi ha lasciato con mio papà dopo avermi messo al mondo, bene, è una stronza. Fine.', nulla di speciale in fondo."
Sarada si trattenne dal ridere, anche se quel ragazzo le infondeva una strana allegria. Era proprio un tipo simpatico.
"E tuo padre? Come si chiama?" chiese poi, ricomponendosi per non scoppiare a ridere.
Aki prima indicò una strada in mezzo agli alberi con la mano, e poi rispose: "Suigetsu. Sasuke e lui erano nel team Taka insieme ad un altro tipo e ad una ragazza."
"Ragazza, dici? Sei sicuro?"
Il ragazzo annuì, e poi sorrise: "Stiamo andando proprio da lei, in effetti."
Sarada si bloccò all'istante, perché non avevano ancora stabilito una meta e non si sarebbe fatta portare in giro da questo tipo, per quanto amichevole e ben intenzionato potesse risultare. Poteva anche non saper usare lo Sharingan, ma non era di certo ingenua.
"E quando l'avremmo deciso?" domandò, retorica, incrociando le braccia al petto.
"Ho pensato che fosse la cosa migliore. E poi, non andiamo proprio da lei, ma da suo figlio. Hai bisogno di risposte, no? Lui te le può dare. E poi è come se fosse mio fratello, non devi avere paura. Ci hanno cresciuti insieme."
"Non ci sto capendo più nulla" Sarada si portò e mani alla testa, sinceramente confusa. "Chi è questo qui? Quanti anni ha? Come faccio a sapere di potermi fidare? Con chi vivete? E-"
Aki portò la mano sulla bocca della ragazza, scoppiando a ridere: "Che parlantina!"
"Di solito non parlo mai" borbottò Sarada da dietro la mano di Aki. "Toglimela di dosso!"
L'Hozuki eseguì, e poi si incamminò nuovamente senza badare se l'Uchiha lo stesse seguendo o meno. Sarada tenne gli occhi su di lui, confondendosi ad ogni secondo di più. Come poteva essere che quel tipo sapeva chi era lei, che cosa fosse la cosa migliore da fare, che fosse un bene presentarla al suo amico? Di sicuro, se fosse stato lì, Shikadai avrebbe scosso la testa e le avrebbe detto di stare bene attenta a ciò che combinava. Sarada sorrise, perché vedeva il suo migliore amico di fronte a lei che agitava il dito all'aria con fare autoritario, mentre scuoteva la testa e oscillava anche il ciuffo d'ananas in cima alla nuca. Già, Shikadai. Il suo sorriso si trasformò in una smorfia triste, le mancava. Era arrabbiata per via di suo padre, ma le moriva il cuore se pensava a come aveva salutato il suo migliore amico. L'aveva abbandonato lì senza una straccio di spiegazione, e sebbene da un lato fosse stata la cosa migliore da fare, dall'altro era stata la peggiore. Forse lui si sarebbe addossato tutta la colpa, ma non sarebbe mai stata più grande di quella che lei doveva portare nel cuore. Forse doveva tornare indietro, forse no. Era ancora in tempo. Guardò indietro, e poi davanti a lei, dove Aki la fissava interrogativo. Sì, Shikadai avrebbe fatto la stessa identica espressione. Per non parlare di Inojin, a quel punto lui le avrebbe già chiesto cosa stava succedendo, se si sentisse bene o cose del genere. Possibile che se ne fosse andata solo per Inojin? Era davvero così importante quel Yamanaka per lei? Ne era davvero innamorata?
Ancora domande e, come al solito, nessuna risposta.
"Ehi, Uchiha" Aki le andò finalmente vicino, notando nei suoi occhi uno smarrimento totale. "Che ti prende?"
"Io...devo tornare indietro." mormorò lei, prendendosi la testa tra le mani. "Non dovevo farlo, io non dovevo andarmene."
"Bene, allora. Ti riaccompagno al Villaggio della Foglia. Forza, vieni."
"Cosa?" la mora alzò gli occhi di scatto verso il ragazzo. "Mi lasci andare via dopo tutto quello che mi hai raccontato?"
"Sei tu a volertene andare via dopo tutto quello che ti ho raccontato" ghignò l'altro, sistemandosi l'enorme spada sulla schiena. "E' semplice, Sarada Uchiha. O torni indietro da tutti i tuoi dubbi, domande, e dal tuo fantastico papi che ti dice sempre tutto, o ti apri ad una nuova vita, ad un percorso che ti porterà a sviluppare le tue abilità e che ti aiuterà a trovare ogni risposta. E, naturalmente, nel prezzo siamo compresi anche io e il mio amico. Pensaci su, è un grande affare. Tu guadagneresti due compagni di team pronti a scortarti ovunque, a proteggerti e ad aiutarti, e noi guadagneremmo semplicemente qualcosa da fare. Immaginati: tre giovani ninja in giro per i Villaggi alla ricerca di un modo per sviluppare la tua tecnica e in cerca delle origini degli Uchiha. Sarà divertente, te lo prometto. E se finiamo i soldi, beh, siamo ninja, per l'amor di Dio!"
Sarada sorrise, ritrovando la sicurezza di qualche decina di minuti prima. Era tutto lì, a portata di mano, aveva l'occasione di crescere senza dover essere costretta a capire cose inutili, senza imparare tecniche che non avrebbe mai usato e senza stare ad ascoltare chi pensava di saperne più di lei.
Avrebbe posto solo l'ultima domanda, e poi avrebbe acconsentito all'inizio di questa sua nuova avventura.
"E che diranno i vostri genitori?"
Aki abbassò lo sguardo per un istante, ma lo tirò su pochi secondi dopo, ghignando: "Te l'ho detto, Sarada. Mia madre era una stronza ma mio padre non è da meno, si fa sentire una o due volte all'anno. Stessa cosa la mamma del mio amico. A differenza mia, sua padre ha abbandonato lui e sua madre quando lui aveva quattro o cinque anni, e da allora lei e mio padre stanno sempre via. Io e lui ce ne stiamo nel vecchio covo di Orochimaru a far nulla."
"E dimmi, ce l'ha un nome questo terzo membro del gruppo?" Sarada sorrise, perché aveva dato la sua conferma. Non sarebbe tornata indietro prima di aver ottenuto tutto ciò che voleva.
"Il nuovo team Taka è pronto a rinascere! Dobbiamo solo trovari un nome..nostro. Comunque si chiama Daichi." sorrise anche Aki, abbracciando leggermente l'Uchiha. "Daichi Uzumaki."


Boruto Uzumaki stava inveendo contro suo padre peggio di un serpente sputando domande su domande in merito alle sorti di Sarada.
"E' la mia accidenti di compagna di team!" aveva gridato, e Naruto era sicuro che gli uccelli fossero scappati dal tetto del palazzo. "E se n'è andata da questo accidenti di villaggio per chissà quale accidenti di motivo! Sei l'Hokage, e non che io ti rispetti o riconosca la tua autorità, ma tu devi fare qualcosa!"
"Questo non mi dovrebbe incoraggiare a prestarti ascolto, piccola peste" Naruto aveva incrociato le braccia al petto, scrutando suo figlio davanti a lui. "Ma dovresti sapere che è mio dovere riportare a casa Sarada, indipendentemente da quanto tu possa essere arrabbiato o meno. Lei è una del Villaggio della Foglia, fa parte della nostra famiglia. E' chiaro che la riporteremo indietro."
"Papà, senti..." il biondino si sedette sul banco che divideva lui e suo padre, sospirando. "Devi farla tornare indietro. Lei è la mia compagna, cosa posso fare io senza di lei?"
"Ma voi due non vi detestavate spudoratamente?" Naruto di tolse il cappello da Hokage, pensando di dover finalmente parlare a tu per tu con suo figlio.
"In fondo siamo amici. Insomma, il fatto che ci prendiamo a botte ad ogni due per tre non sta a significare che la odio. Avrei voluto che mi dicesse almeno perché ha deciso di andarsene."
"Sai, Bolt, quando avevo la tua età, avevo un amico che era come Sarada è per te ora. E pensa un po', era proprio suo papà. Io e Sasuke non siamo mai andati d'accordo, ma ho sempre fatto di tutto per esserci per lui, per fargli sapere che la mia porta sarebbe sempre stata aperta. Ma lui era una testa dura, sai, non voleva saperne di tornare indietro, e si è cacciato in guai più grandi di lui." Naruto sospirò, ricordando per un attimo l'ultima battaglia combattuta contro Sasuke alla Valle dell'Epilogo. "Per fargli cambiare idea, alla fine, abbiamo dovuto perdere un braccio. Ma poi ha capito, e anche io ho capito. Da quel momento sapeva che io c'era per lui, come c'era anche Sakura, che ora è diventata sua moglie."
"Non credo mica che Mitsuki possa diventare suo marito" borbottò Boruto, guardando male suo papà. "E lei è sicuramente più ragionevole di Sasuke, del resto è anche una femmina."
"Il punto è, figliolo: pensi che valga la pena perdere un braccio per lei? Correre rischi, restare via per mesi dal villaggio?"
Boruto ci pensò un po' su, ma poi alzò lo sguardo verso gli occhi del padre, convinto: "Assolutamente sì...quindi posso partire per cercarla?"
"No, santo cielo!" Naruto si picchiò una mano alla fronte, pensando che come al solito suo figlio aveva travisato ogni parola. "Non voglio dire che tu debba partire e fare l'eroe, Bolt, dico solo che magari potremo avere bisogno di te per portarla indietro. Di chi è tanto amica?"
"Di Shikadai, Inojin...un po' tutti, insomma, è una tipa abbastanza socievole." nel pronunciare quei due nomi, Boruto si rese conto che in effetti aveva una possibilità per riportare a casa Sarada prima che si potessero muovere le squadre di jonin. Bastava liberarsi in fretta di suo padre ed andare a chiamare i due diretti interessati.
"Vedrai che la troveremo. Sasuke non la lascerà a andare via, non se lo può permettere."
Boruto annuì distrattamente, e poi indicò la porta: "Ora devo andare, papà. Ho promesso a Himawari che l'avrei aiutata con i compiti."
L'Hokage guardò storto suo figlio: "Mi posso fidare?"
"Quando mai ho tradito la tua fiducia?" domandò il ragazzino retoricamente, con un sorrisetto. "Ci vediamo, papà!"
E si dileguò dalla stanza, studiando nella sua mente le prossime mosse. Sarebbe andato prima da Shikadai e poi da Inojin, e avrebbero riportato a casa Sarada. Costi quel che costi, pensava l'Uzumaki, ti sfiderò ancora una volta, Uchiha.






ANGOLO AUTRICE
Okay eccomi qui!
La nostra Sarada si è decisa e finalmente seguirà Aki!
Al prossimo capitolo metterò i disegni che ho fatto di come mi immagino Aki e Daichi, ammetto che mi sono divertita a farli :')
Grazie per le recensioni nel capitolo precedente e a tutte le persone che hanno già aggiunto la storia nelle loro liste, spero di non deludervi ♥
Ps. Ho modificato la trama, perché per come si presentava parlava solo del primo capitolo, ora ho dato una panoramica.

Un bacione!
Ale xx
  
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