Crossover
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Autore: Odinforce    29/06/2015    4 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7
Poco dopo, fatte le dovute presentazioni, erano tutti seduti intorno alla pentola sul fuoco, intenti a porre fine al loro enorme appetito. Dopo aver ingoiato il primo boccone dovettero ammettere che Po era un ottimo cuoco: quegli spaghetti erano davvero deliziosi, tanto che Sora si complimentò con lui a voce alta.
« Grazie, amico » rispose lui con un gran sorriso. « Questa è la ricetta segreta della Zuppa dall’Ingrediente Segreto di mio padre. Tutta la Valle della Pace ne va ghiotta. »
« E dove hai preso tutta la roba per prepararla? » domandò Harry, incapace di credere che fosse giunto dal suo mondo con tutto quel cibo.
Po assunse un’espressione imbarazzata.
« L’ho... presa in prestito da un negozio qua vicino » spiegò senza guardare in faccia nessuno. « Avevo una gran fame, e... siccome quegli strani tipi senza faccia non avevano fatto altro che attaccarmi... ho pensato di vendicarmi in qualche modo. Così ho approfittato di un momento in cui non potevano vedermi né toccarmi, sono entrato in un negozio di alimentari e ho... preso un po’ di cibarie. Non ne vado fiero, eh... il Guerriero Dragone non deve rubare. Posso accettarlo solo se si tratta di fare un torto ai cattivi.
« Sapete, ragazzi, visto che ora ci conosciamo potete chiarirmi qualche dubbio. Prima di tutto, voi che cosa siete? Non ho mai visto creature come voi in tutta la mia vita... a quale specie appartenete? »
I sei compagni si guardarono tra loro con aria sbalordita. Non si aspettavano affatto una domanda del genere, perciò esitarono parecchio prima di dare una risposta comprensibile.
« A parte Jake ed Hellboy, siamo tutti esseri umani » spiegò Lara. « È una razza che discende dalle scimmie, secondo alcune teorie, come risultato di un lungo processo di evoluzione. »
Po tacque per un po’, e dal suo sguardo risultò evidente che ci aveva capito ben poco. Ogni parte di lui, infatti, dava l’impressione che non era un tipo molto sveglio.
« Be’, in effetti vedevo qualche somiglianza con il mio amico, il Maestro Scimmia » mormorò alla fine.
« E tu, Po? » domandò Lara. « Anche tu susciti molte curiosità con il tuo aspetto. Che cosa sei? »
« Credevo fosse evidente... sono un panda. »
« Infatti, ma non ci è chiaro da dove vieni. Parli cinese e conosci il kung fu, quindi vieni... »
« Dalla Cina, naturalmente » rispose Po, anticipandola. « Abito nella Valle della Pace, un luogo isolato nel cuore della nazione. È abitato da molte creature... conigli, maiali, oche, panda... ma di umani non ne ho mai visti. »
« La Cina che conosco io è la nazione più popolata del mondo, con oltre un miliardo di persone che ci abitano... e non ho mai sentito di panda o altri animali che parlano e camminano come noi. »
Po ingoiò una gran quantità di spaghetti, prima di rispondere.
« Non fo cosa dirti... » disse mentre ancora masticava « ti afficuro che la mia terra è efattamente come te l’ho defcritta » poi deglutì. « È bellissima e vorrei tanto tornarci al più presto... visto che non ho la minima idea di come sono finito qui! »
Le sue ultime parole confermarono l’ipotesi che già fluttuava nelle menti dei sei compagni. Anche Po era finito in quello strano luogo contro la sua volontà, per mano di una sconosciuta forza superiore. Ciò lo rendeva di fatto uno di loro... un guerriero solitario in cerca della strada per tornare a casa.
Dopo che tutti avevano finito di mangiare (Po fu l’ultimo, poiché vuotò la pentola prima di sentirsi sazio), Jake decise di prendere in mano la situazione. Si alzò in piedi, sovrastando tutti quanti con la sua altezza vertiginosa; aveva lo sguardo serio ma rilassato; chiaramente voleva dire qualcosa di importante, lo capivano tutti, perciò restarono in silenzio.
« Okay, dobbiamo fare il punto della situazione, una volta per tutte » dichiarò l’alieno. « Noi siamo qui, in questo luogo pazzesco in cui ogni cosa sembra avere intenzione di ammazzarci. Nessuno di noi sa che razza di posto sia, né in che modo o perché ci sia finito. Gli esseri che abitano questo luogo normalmente non ci vedono, ma quando possono farlo ci aggrediscono.
« Se vogliamo sopravvivere a tutto questo, dobbiamo unire le forze. Imparare a fidarci l’uno dell’altro. Ognuno di noi viene da un luogo diverso, da un’epoca diversa. Sembra però che in alcuni casi ci siano delle discordanze, come se qualcuno stia mentendo o venga da chissà quale strano mondo. Quello che propongo di fare, dunque, è che ognuno di noi racconti ogni cosa: il nome, il cognome, la data di nascita, il luogo da cui proviene, le sue capacità e l’impresa che ha compiuto. Dobbiamo condividere le nostre informazioni in modo dettagliato. In questo modo potremo farci un’idea sull’identità di questo posto, e magari scoprire perché siamo finiti qui. Siete d’accordo? »
I sei compagni si guardarono tra loro per un po’, cercando di capire ognuno cosa ne pensava. Alla fine annuirono tutti quanti.
« Molto bene » disse Jake, rimettendosi a terra. « Allora cominciamo con le presentazioni. Chi vuole essere per primo? Magari tu, Lara... la precedenza alle donne. »
Lara si alzò dunque in piedi, senza alcuna esitazione, e cominciò a parlare.
« Mi chiamo Lara Henshingly Croft. Sono nata in Inghilterra. Sin dall'età di tre anni, ho ricevuto un'istruzione privata dentro le mura di casa, seguita da un precettore, e a undici ho frequentato l'istituto femminile di Wimbledon. Nel frattempo persi mia madre in un tragico incidente, durante la sua ricerca della mitica spada Excalibur: la vidi scomparire davanti ai miei occhi, lasciandomi sola.
« All'età di sedici anni cominciai ad interessarmi all’archeologia, tanto che trovai nel famoso Werner Von Croy un’ottima guida che mi introdusse in quel mondo, fatto di luoghi lontani e antichi misteri. All'età di ventun'anni, naufragai su un’isola sperduta al largo del Giappone, che mi vide costretta a sopravvivere alle più ostili condizioni. Questa esperienza mi cambiò radicalmente, divenendo ciò che sono ora: la rinomata archeologa avventuriera attualmente conosciuta.
« Negli anni seguenti ho iniziato a girare il mondo, e ho acquisito una conoscenza da autodidatta sulle antiche civiltà intorno ad esso. Sono diventata famosa per aver scoperto diversi siti archeologici di profondo interesse; mi sono costruita da sola la mia fama pubblicando libri di viaggio e dettagliate riviste sulle mie spedizioni.
« Non c’è molto da dire sulle mie capacità. So sparare, so combattere... sono in grado di avventurarmi negli ambienti più ostili all’uomo e uscirne viva. Sono esperta nell’uso di varie armi da fuoco. In più porto questa antica spada magica, nota alla storia con il nome di Excalibur. È molto diversa da come è narrata nella leggenda, ma il suo potere è notevole. L’ho trovata durante una delle mie recenti avventure, in cui ho ritrovato mia madre... morta da parecchio tempo.
« All’improvviso, al termine della mia ultima avventura, mi sono ritrovata qui, senza sapere come. Questo luogo non assomiglia a nulla di ciò che ho visto finora, dopo aver girato il mondo innumerevoli volte. Sono comunque certa che questo luogo nasconde segreti che intendo svelare; forse mi permetteranno di tornare a casa. »
La donna tornò quindi a sedersi. Nessuno dei compagni volle commentare ciò che aveva detto finora, tanto erano rimasti colpiti; se qualcuno di loro aveva avuto finora dei dubbi, ora potevano confermare che Lara Croft era una dura, con l’avventura nel sangue.
Jake si rimise dunque in piedi, per raccontare la sua storia.
« Mi chiamo Jake Sully, nato sulla Terra il 24 agosto 2126. Sono cresciuto sentendo parlare di Pandora, una piccola luna in orbita attorno al gigante gassoso Polyphemus nel sistema di Alpha Centauri. Mi sono arruolato nei Marines per una causa per cui combattere. Durante un’azione di guerriglia rimasi ferito alla spina dorsale mentre combattevo in Venezuela. La ferita era grave, lasciandomi paralizzato dalla vita in giù.
« Dal momento che i miei benefici da veterano non erano sufficienti per pagare l'intervento alla spina dorsale, non ebbi altra scelta che vivere la mia vita su una sedia a rotelle. Mi sentivo un uomo finito, naturalmente. Un povero disabile come me non poteva fare un bel niente in quello schifo di mondo in cui vivevo. Ma poi, una notte, dopo aver trascorso la serata a bere, fui avvicinato da due agenti della RDA, la più grande organizzazione non governativa del pianeta. Mi informarono che il mio fratello gemello, Tommy, era stato ucciso in una rapina. Mio fratello era uno dei pochi scienziati scelti per partecipare al programma Avatar; si era addestrato sulla Terra per tre anni in preparazione di un viaggio su Pandora. Rappresentava un investimento significativo per la RDA, a causa del legame intrinseco tra il pilota e l'Avatar che controlla... anche perché era costato una cifra pazzesca. E dal momento che ero geneticamente identico a mio fratello, potevo collegarmi con il suo Avatar, facendo risparmiare alla società il costo di crearne uno nuovo. Accettai dunque di prendere il posto di Tommy, dopodiché mi ritrovai a partire per Pandora.
« Pandora è un mondo primordiale, ricoperto da foreste pluviali con alberi giganteschi, ed è abitato da varie creature, tra cui degli umanoidi senzienti chiamati Na'vi. Loro erano in guerra con gli umani perché questi stavano depredando il loro mondo, tanto era ricco di risorse minerali. L'aria del satellite non è respirabile dagli umani, pertanto gli scienziati hanno sviluppato degli Avatar, corpi ibridi genetici tra umano e Na'vi privi di coscienza propria: attraverso un'interfaccia mentale un uomo può trasferire la sua anima e la sua coscienza nel corpo dell'Avatar e controllarlo come il suo corpo.
« Dopo un viaggio di quasi sei anni, mi risvegliai dal criosonno a bordo dell’astronave in orbita su Pandora. Quando entrai nella base RDA, incontrai il colonnello Miles Quaritch, capo dell’intera forza di difesa paramilitare di Pandora. Io ignoravo assolutamente tutto su Pandora e sui Na'vi, ma mi entusiasmava la possibilità di poter tornare a camminare, e accettai il patto offertomi dal colonnello: l’operazione chirurgica per riavere le mie gambe, in cambio di informazioni per attaccare i Na’vi.
« Durante una spedizione nella foresta, entrai in contatto con i Na'vi. Mi dichiarai intenzionato a conoscere i loro usi e costumi e nonostante la diffidenza della tribù, fui in grado di apprendere il suo popolo e il loro rapporto empatico verso le creature di Pandora.
« Dopo un po’ di tempo, fui infine accolto dalla tribù, imparai le loro usanze e finii con l'innamorarmi della figlia del capoclan. Non riuscii però ad impedire l'attacco degli umani al loro villaggio: l'Alberocasa fu abbattuto e i Na'vi fuggirono disperati, e a quel punto fui visto da loro come un traditore. Mentre la mia amata mi abbandonava, venni accusato di essermi opposto all'attacco anche da parte dei militari, che mi rinchiusero in cella.
« Riuscii a fuggire e raggiunsi i Na'vi, raccolti attorno all'Albero delle Anime, un luogo sacro per loro e categoricamente inviolabile per gli estranei. Ma sapevo che la tribù non mi avrebbe riaccettato così facilmente, e quindi tentai un'impresa al tempo stesso eroica e disperata: riuscire a domare il mastodontico Toruk, la più grande creatura volante di tutti i cieli, un'impresa considerata leggendaria e compiuta solo 5 volte dalla nascita di Pandora. Dopo essere riuscito a domarlo, azione altamente simbolica, radunai molti clan Na'vi, così da prepararsi al successivo attacco della RDA. La battaglia che seguì fu drammatica: i militari stavano avendo la meglio su di noi, finché le mie preghiere formulate ad Eywa, la divinità suprema, non furono accolte: furono gli stessi animali di Pandora a guidare la carica, arrivando a sconfiggere gli umani; lo stesso Quaritch morì dopo avermi affrontato in un’ultima, disperata battaglia. I Na'vi raggiunsero infine la base terrestre, obbligando i soldati a lasciare il satellite, mentre io partecipai ad una sacra cerimonia, nella quale lasciai il mio corpo umano, trasferendomi definitivamente nell’Avatar.
« Così è cominciata la mia nuova vita su Pandora. Sono diventato il nuovo capoclan, abbandonando completamente tutto ciò che avevo di umano. Credevo che sarebbe durata per sempre... ma mi sbagliavo. Non so come, ma un giorno mi sono addormentato risvegliandomi in questo strano mondo, molto simile alla Terra. Non ho idea di come o perché sia accaduto, ma giuro che farò tutto il possibile per andarmene da qui e tornare nel mio mondo... dalla mia famiglia.
« Infine, per quanto riguarda le mie capacità, posso contare sul mio addestramento militare, oltre che sulle tecniche di combattimento Na’vi. So cacciare, cavalcare, tirare con l’arco e maneggiare un gran numero di armi da fuoco. Posso cavarmela in un ampio ventaglio di situazioni, come avete già potuto notare. Quindi vi assicuro che potrete sempre contare su di me, qualunque cosa accada. »
Jake tornò a sedersi. Molti dei compagni rimasero perplessi, questa volta. Non sapevano cosa pensare, infatti, di un uomo che aveva sacrificato tutto ciò che era per diventare un alieno. Ma chissà, forse se fossero stati al suo posto avrebbero compiuto le sue stesse scelte. In ogni caso, Jake era un eroe anche ai loro occhi.
Fu dunque il turno di Hellboy, che si alzò in piedi dopo aver gettato nel fuoco il mozzicone del suo sigaro. Si schiarì la voce e cominciò a parlare.
« A voi sono noto come Hellboy, ma non è il mio vero nome. Non posso pronunciarlo ad alta voce, perché facendolo rivelerei la mia vera natura e il mio vero potere. Ma visto che devo condividere con voi ogni cosa, ve lo scrivo. »
Afferrò un rametto e tracciò una parola a terra, affinché tutti potessero vederla.
« “Anung Un Rama”? » disse Sora dopo aver letto la parola.
Hellboy annuì. « Il Figlio del Caduto... o almeno così dicono. Sono stato creato da chissà quali forze oscure con un unico scopo... essere la Chiave per liberare gli Ogdru Jahad, i Sette Dei del Caos. Sono giunto sulla Terra la notte del 23 dicembre 1944. Fui evocato dal malvagio stregone Grigori Rasputin, che era stato ingaggiato dai nazisti affinché gli trovasse un’arma per vincere la guerra contro il mondo. »
« Rasputin? » ripeté Lara, stupita. « Il monaco russo dei Romanov? »
« Proprio lui. I libri di storia non dicono che era sopravvissuto al suo assassinio nel 1916, e che si era rifugiato in Germania continuando le sue ricerche sull’occulto. Era comunque un bel po’ fuori di testa e voleva distruggere il mondo, evocando gli Ogdru Jahad con l’aiuto dei nazisti. Fui evocato, dunque, e apparsi davanti a un gruppo di soldati americani inviati per indagare sul misterioso rituale nazista. Lo scienziato che mi accompagnava, il professor Trevor Bruttenholm del BPRD, mi prese con sé diventando mio padre, dandomi il nome di Hellboy. Così fui allevato in segreto dal governo degli Stati Uniti e addestrato per essere un investigatore del paranormale. »
« Da allora ho fatto un sacco di cose. Ho dato la caccia ai mostri e alle entità che minacciavano il mondo, ho recuperato oggetti e artefatti magici pericolosi, ho eliminato Rasputin una volta per tutte, sconfitto l’Armata d’Oro... ho salvato il mondo dozzine di volte, in pratica. Ho tenuto separati il mondo degli uomini da quello occulto per diversi anni, almeno finché non sono stato scoperto dalla gente. Ora posso muovermi liberamente, anche se in molti ancora mi temono a causa del mio aspetto. Purtroppo la gente comune continua a temere quello che non conosce... e poiché non mi conoscono, mi considerano un mostro.
« Adesso, non so come, mi ritrovo qui, in questo mondo assurdo. E credetemi, dopo tutto quel che ho visto in vita mia, questo posto si aggiudica la medaglia d’oro nelle olimpiadi delle assurdità. Non mi piace affatto e non intendo restarci, quindi non mi arrenderò finché non scoprirò che diavolo succede, per poi tornare finalmente a casa. »
E tornò a sedersi, dopo aver cancellato il suo nome dal terreno con una pedata. Passò quindi il turno a Po, che squadrò il gruppo con aria nervosa prima di parlare.
« Mi chiamo Po, e vengo dalla Valle della Pace, situata in Cina. Sono figlio di uno spaghettinaro, e per tutta la vita ho lavorato nel suo ristorante credendo di essere destinato a condurre l’attività della famiglia. Ma in realtà ho sempre sognato di fare il kung fu. Ero un grande ammiratore dei Cinque Cicloni, i mitici guerrieri allenati dal grande maestro Shifu. Un giorno, il maestro Shifu organizzò un torneo tra i Cinque Cicloni per vedere quale di loro fosse adatto a diventare il Guerriero Dragone... un guerriero leggendario difensore della giustizia. Il vincitore avrebbe inoltre potuto leggere il contenuto della Sacra Pergamena del Drago, che si diceva nascondesse il segreto di un potere illimitato.
« Emozionatissimo per la notizia, andai a vedere il torneo per scoprire chi sarebbe diventato il Guerriero Dragone, ma non arrivai in tempo. Usai dei fuochi d'artificio per lanciarmi in aria ma caddi proprio nel mezzo del torneo. Il maestro Oogway, maestro di Shifu, mi scelse credendo che fossi il Guerriero Dragone mandato dall'universo. Shifu rimase deluso, credendo che fosse un caso, ma Oogway gli rispose con la sua lezione più importante: il caso non esiste.
« Nessuno di loro, nemmeno i Cinque Cicloni, credevano fossi il Guerriero Dragone. Ma Shifu accettò a malincuore di allenarmi per confermare la verità. I primi tentativi di allenamento andarono male, perché... be’, potete immaginarlo. Non ho certo l’aspetto di uno capace di fare cose del genere. Per loro ero solo un grosso, lardoso panda... un completo incapace. Come se non bastasse, nel frattempo, la Valle era minacciata da Tai Lung, un ex-allievo di Shifu divenuto malvagio: voleva la Pergamena del Drago per diventare invincibile, e stava arrivando al Palazzo per ottenerla. I Cinque Cicloni avevano tentato di fermarlo, ma erano stati sconfitti dalla sua furia.
« Shifu, piuttosto scoraggiato, si rese presto conto che ero capace di superare i miei limiti se incitato con del cibo: così iniziai un duro allenamento basato sul presentarmi da mangiare obbligandomi a combattere per averlo. Così imparai finalmente il kung fu, dopo aver scoperto questo incredibile metodo. A quel punto fui considerato degno di diventare il Guerriero Dragone, ma quando mi venne consegnato il potere supremo, scoprii che la pergamena era vuota. Tai Lung, intanto, era ormai vicino. Preoccupato, pensai di scappare, ma da un insegnamento di mio padre capii la verità: il vero potere è dentro sé stessi. Così, incoraggiato da questa rivelazione, affrontai e sconfissi Tai Lung, mettendo in pratica i miei insegnamenti.
« Da allora sono considerato l’eroe della Valle. Il maestro Shifu fu orgoglioso di me e trovò la pace interiore... qualunque cosa sia. I Cinque Cicloni sono diventati miei amici, e lavoriamo insieme per compiere grandi imprese. E mio padre... be’, è sempre lì al ristorante, ma è fiero di me.
« È questo che so fare, alla fine. Conosco il kung fu. So combattere con le mie sole mani, e affrontare nemici del calibro di Tai Lung. La mia tostaggine non ha eguali, credetemi. Ultimo, ma non meno importante, so cucinare degli ottimi spaghetti. Ho portato queste doti con me, in questo strano luogo pieno di scimmie senza peli. Non so come ci sono finito, ma dal momento che mi sono trovato in pericolo fin dal primo momento, voglio assolutamente tornare nella mia Valle. »
I sei compagni lo guardarono con approvazione mentre tornava a sedersi. Anche se non lo dava a vedere con il suo aspetto comico, sotto quella ciccia si nascondeva il cuore di un vero guerriero... di un eroe.
Fu il turno di Luke, che imitando gli altri si mise in piedi e cominciò a raccontare.
« Mi chiamo Luke Skywalker. Sono cresciuto su Tatooine, un pianeta sperduto nell’Orlo Esterno della galassia. Sono un Cavaliere Jedi e un eroe dell’Alleanza Ribelle durante la Guerra Civile Galattica.
« Fino a poco tempo fa, la Galassia era dominata dal malvagio Impero Galattico, che stava seminando terrore e morte su tutti i pianeti circostanti. Tutto questo ad opera dell’Imperatore Palpatine, un malvagio Signore Oscuro dei Sith. I Sith sono l’opposto dei Jedi... usano il potere della Forza esclusivamente per i loro scopi crudeli. L’Imperatore era riuscito a prendere il potere sulla Galassia dopo aver sterminato i Jedi, rovesciando l’antico ordine e la Vecchia Repubblica. Riuscì a fare tutto questo con l’aiuto del suo allievo, Darth Vader, un Jedi passato al Lato Oscuro della Forza.
« Io sono nato quando ormai era caduto tutto in disgrazia. Mia madre era morta dopo avermi partorito, ritrovandomi dunque senza famiglia. Trascorsi la mia infanzia lontano dall’Impero, allevato dai miei zii su Tatooine. Poi la mia vita cambiò completamente quando comprai due droidi al mercato. Scoprendo un messaggio disperato dentro la loro memoria, scoprii l’esistenza di un maestro Jedi che aveva insegnato le vie della Forza a mio padre, Anakin Skywalker. Oltre al messaggio, i droidi contenevano i piani di una terrificante arma spaziale costruita dall’Impero. Nel frattempo i miei zii furono uccisi dai soldati imperiali che cercavano i due droidi, perciò decisi di aiutare il maestro Jedi nella sua missione: consegnare i piani alla principessa Leila, capo dell’Alleanza Ribelle.
« Lasciai così Tatooine per la prima volta nella mia vita, e da allora ho vissuto molte avventure. Dopo essermi unito all’Alleanza Ribelle, ho distrutto la Morte Nera e imparato le vie della Forza. Questo mi ha permesso inoltre di affrontare l’Imperatore e Darth Vader... che altri non era che mio padre. »
« Tuo padre? » ripeté Harry incredulo.
« Già... era un potente Jedi, prima dell’Impero e della crisi. L’Imperatore era riuscito a plagiarlo, facendolo passare al Lato Oscuro con l’inganno. Tradì l’Ordine dei Jedi e il suo stesso maestro. Si trasformò in un agente di morte dell’Impero, uccidendo i Jedi e seminando il caos sui pianeti che prendevano di mira. Non aveva altra scelta, comunque... ormai aveva perso tutto, compreso l’amore di mia madre, che morì per il dolore. Dopo avermi riconosciuto tentò disperatamente di farmi passare al Lato Oscuro, ma invano. Ci siamo scontrati diverse volte durante la Guerra Civile. Riuscì infine a redimersi dopo il nostro ultimo incontro, e uccise l’Imperatore per salvare la mia vita. Morì subito dopo, a causa delle ferite riportate nello scontro. Mi ha rattristato molto vederlo morire dopo la sua redenzione, ma so che ora è in pace... è divenuto tutt’uno con la Forza, e veglia su di me.
« Dopo la morte dell’Imperatore, la pace è tornata nella Galassia. È stato instaurato un nuovo ordine, e la Repubblica è tornata a governare sui pianeti uniti. Io sto tentando di ricostruire l’Ordine dei Jedi, con l’aiuto di mia sorella Leila e dei miei amici. Ero di ritorno da una missione, quando mi è accaduto tutto questo. una luce ha avvolto la mia astronave, e un istante dopo mi sono ritrovato qui, in questo mondo sconosciuto.
« Io sono un Cavaliere Jedi. Dalla mia parte ho il potere della Forza, l’energia che scorre in tutta la Galassia. Essa mi fornisce molte capacità, che scoprirete nel corso di questo viaggio. Sono inoltre un ottimo pilota e sono esperto nell’uso della spada laser. Userò questo potere per scoprire che sta succedendo, e per trovare un modo per ritornare sul mio pianeta. »
Luke tornò a sedersi, circondato da molti sguardi sbalorditi. Nessuno di loro si aspettava che avesse compiuto una simile avventura, nemmeno Sora, che in qualche modo ci vedeva delle somiglianze con la sua. Ma le congetture s’interruppero con l’intervento di Harry, poiché era venuto il suo turno.
« Mi chiamo Harry James Potter. Sono nato in Inghilterra il 31 luglio del 1980 da genitori maghi, James Potter e Lily Evans. Rimasi orfano all'età di un anno, quando Lord Voldemort, lo stregone malvagio che terrorizzava il paese, uccise i miei genitori, che si sacrificarono per salvarmi la vita. Grazie all'amore di mia madre, la maledizione lanciata da Voldemort rimbalzò sulla mia testa, lasciandomi questa cicatrice e distruggendo Voldemort stesso. Fui così affidato ai miei zii Babbani, i quali però non mi accolsero a braccia aperte: mi trattarono da schifo, negandomi un'infanzia felice. Mi nascosero perfino la mia vera natura, perché odiavano tutto ciò che riguardava la magia. Solo al mio undicesimo compleanno scoprii di essere un mago, e per giunta molto famoso, perché sono l'unico ad essere sopravvissuto a Voldemort e all'Anatema che Uccide.
« Dopo aver compiuto undici anni, un mago inglese ha il diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Così lasciai volentieri la casa dei miei zii e raggiunsi la scuola, ritornando nel mondo a cui appartenevo davvero. Ho trascorso sette anni a Hogwarts, imparando a controllare la magia e vivendo un sacco di avventure... molte delle quali assai spiacevoli.
« Sarà incredibile, ma a Hogwarts non ho mai trascorso un anno normale. Mi sono capitate un sacco di cose là dentro. Ho assistito al ritorno di Voldemort e alla sua riconquista del potere, provocando la morte di altre persone a me vicine. Non desideravo altro se non una vita normale, ma ho dovuto combattere per riportare le cose alla normalità. Si da il caso che io fossi una specie di prescelto, designato da una profezia come il solo in grado di eliminare per sempre il Signore Oscuro. Per questo Voldemort aveva cercato di uccidermi quando ero piccolo, nel tentativo di scongiurare la profezia. Ci siamo affrontati per l’ultima volta alla fine del mio settimo anno a Hogwarts, dopo che aveva scatenato una vera guerra tra i maghi. Dopo aver scoperto il segreto della sua immortalità e aver distrutto i frammenti della sua anima, riuscii finalmente a ucciderlo, riportando la pace nel mio mondo.
« Ora, dopo aver completato gli studi – e aver sconfitto forze oscure della peggior specie – posso dire di avere a disposizione notevoli capacità. Sono piuttosto versato nelle arti magiche, e sono in grado di affrontare tutto ciò che riguarda la magia. Ho dalla mia parte persino la Bacchetta di Sambuco, che è considerata la bacchetta magica più potente mai realizzata. L’ho sottratta a Voldemort dopo averlo ucciso, ed è arrivata con me in questo strano mondo prima che potessi metterla al sicuro.
« Non so come ho fatto ad arrivare qui, né per quale motivo. L’unica cosa di cui sono certo è che anche Voldemort è qui, ed è intenzionato ancora una volta ad uccidermi. Non mi sono mai arreso contro di lui, e non intendo farlo nemmeno adesso. Sono pronto ad affrontarlo di nuovo, se necessario, e a tornare a casa a qualsiasi costo. »
Toccò infine a Sora, che si alzò lentamente dal posto. La cosa era di per sé buffa, poiché l’avventura era cominciata con lui, insieme alla formazione del gruppo. Tuttavia prese a parlare senza pensarci due volte.
« Mi chiamo Sora. Ho quindici anni e vengo dalle Isole del Destino, un luogo lontano e quasi completamente isolato. Ci ho passato tutta la vita laggiù, fino a che un anno fa non è accaduta una svolta. Io e i miei amici avevamo intenzione di partire, di lasciare le Isole per raggiungere un nuovo mondo, e per questo motivo avevamo costruito una zattera.
« La sera prima della partenza, tuttavia, la costa fu sconvolta da una violenta tempesta; mi precipitai sull'isola per mettere a secco la zattera e, arrivato al molo, incontrai per la prima volta gli Heartless. In quel momento non potevo saperlo, ma il mio mondo era stato collegato all’Oscurità... e ora era giunta per divorarlo. Gli Heartless erano arrivati per questo. Non potevo niente contro di loro, e fui costretto a fuggire. I miei amici, Riku e Kairi, scomparvero davanti ai miei occhi, e poco dopo fui inghiottito anch’io dalle tenebre. Proprio allora, però, una luce squarciò l'oscurità e tornai sull'isola con in mano il Keyblade, la chiave della Luce, unica arma efficace contro gli Heartless. Ma era comunque troppo tardi per salvare il mio mondo, che infatti fui distrutto. Io mi salvai raggiungendo un nuovo mondo, la Città di Mezzo, dove iniziai la mia avventura come Custode del Keyblade.
« Durante i viaggi per i vari mondi, le mie abilità aumentarono. Inoltre incontrai nuovi e incredibili personaggi, mentre sconfiggevo i malvagi dei vari mondi e i loro Heartless. L’Oscurità, infatti, si muoveva per conquistare tutti i mondi dell’universo, a causa dei piani dell’individuo che controllava gli Heartless: Ansem, lo studioso dell’Oscurità, che avete già avuto modo di conoscere. Il suo piano era quello di raggiungere il Kingdom Hearts, il cuore di tutti i mondi, e di conquistarlo per ottenere un potere illimitato. Al termine del mio viaggio riuscii a sconfiggerlo salvando i miei amici, e ripristinando i mondi consumati dalle tenebre.
« Ma la mia avventura non era affatto finita. Le manovre di Ansem erano solo parte di un piano ben più grande, di cui non potei subito rendermi conto. Ancora oggi viaggio e combatto per difendere i mondi dall’Oscurità, insieme ai miei amici; non sono più l’unico, infatti, ad avere un Keyblade, perché è un’arma che possono meritare coloro che hanno un cuore forte. Ho ancora dei nemici in cerca del Kingdom Hearts, nascosti da qualche parte in attesa di colpire. Io ero tornato alle Isole del Destino, aspettando lo sviluppo degli eventi, quando all’improvviso mi sono ritrovato qui. All’inizio credevo che fosse un mondo come tanti altri, ma mi sbagliavo: non assomiglia a nessuno di quelli che finora ho conosciuto, e in qualche modo sembra ben più inquietante dello stesso regno delle tenebre. Ma non sarà questo ad abbattermi. Vi assicuro che non mi arrenderò finché non avrò trovato un modo per tornare nel mio mondo... e per riportare tutti voi nei vostri. »
Calò dunque il silenzio intorno al falò. Ognuno di loro aveva detto tutto, tutto quello che c’era da sapere. Si ritrovarono dunque a guardare Jake, che aveva avuto questa brillante idea. Il giovane Na’vi guardava per terra, chiaramente impegnato a riflettere. Alzò il capo dopo una manciata di minuti e si apprestò a parlare.
« Molto bene » dichiarò. « Ora che ci conosciamo tutti a fondo, dalle informazioni che abbiamo condiviso posso dedurre qualcosa. Noi ci troviamo in un altro mondo, diverso da quelli da cui noi proveniamo... tipo una dimensione parallela o roba simile. »
« Lo immaginavo » commentò Sora, senza aggiungere altro.
« È chiaro, quindi, che ognuno di noi viene da un mondo diverso. In alcuni casi si tratta di mondi simili, con lievi differenze. Come nel vostro caso, Lara e Red. »
Lara ed Hellboy annuirono, pur avendo qualche dubbio a riguardo.
« Altri mondi, invece, possono avere enormi differenze. Nel caso di Po, per esempio, non esiste la razza umana. Quello di Sora è un piccolo mondo isolato, ma da cui ne ha potuti vedere molti altri. Infine ci sono mondi in cui differisce l’epoca di appartenenza. Io vengo da un’epoca che per voi non è ancora avvenuta, mentre Harry proviene da un passato poco lontano. »
Tutti quanti continuarono ad annuire, perfettamente d’accordo. Jake aveva fatto una sintesi ammirevole della situazione.
« A questo punto » riprese Jake, « viene da chiedersi cos’hanno in comune i mondi da cui proveniamo. Cosa rappresentano l’uno per l’altro? In apparenza, assolutamente nulla. In realtà, invece, siamo noi ad avere qualcosa in comune... qualcosa che potrebbe essere il motivo per cui ci troviamo tutti insieme. »
« Cosa? » domandò Harry ansioso. « Che cosa abbiamo in comune? »
Jake sorrise, come se la cosa fosse banale.
« Be’... noi siamo eroi. Siamo quelli che hanno salvato il mondo... quello da cui proveniamo. A sentire le vostre storie, non c’è uno tra di noi che non abbia compiuto delle grandi imprese. Qualcuno vuole forse sostenere il contrario? »
I compagni si guardarono tra loro, perplessi, poi scossero tutti la testa.
« Allora è come dico io » disse Jake soddisfatto. « Non so ancora che genere di mondo sia questo, o perché stia succedendo il casino in cui siamo finiti, ma di una cosa sono sicuro. Non siamo finiti in questo mondo per caso... io dico che siamo stati scelti. Qualcosa, o qualcuno, ci ha selezionati per portarci qui. »
Di nuovo silenzio. Hellboy fece un grugnito, dal quale traspariva il suo stato di seccatura.
« E chi diavolo sarà stato a compiere questa bravata? » borbottò, guardando verso l’alto. « Quale potenza cosmica era così annoiata da decidere di strapparci dalle nostre case e buttarci in questo cesso intasato? »
« Ovviamente non ne ho idea » rispose Jake. « Per il momento, con le informazioni in nostro possesso, ciò che ho detto finora è tutto quello che posso supporre. »
« Se vogliamo scoprire qualcosa sulla faccenda, dobbiamo andare avanti » intervenne Lara con serietà. « È chiaro che ci troviamo qui per qualche motivo... come ho detto prima, intendo scoprirlo, e trovare il modo per tornare a casa. »
Tra i compagni si levò un mormorio, in cui tutti dicevano « Anch’io. »
Sora si alzò dunque in piedi, e avanzò fino al focolare trovandosi al centro del gruppo.
« Se restiamo uniti, ce la faremo » dichiarò. « Domani mi metterò in viaggio per trovare una soluzione, e preferirei non doverlo fare da solo. Ora siete miei amici, e in quanto tali ve lo chiedo... camminerete al mio fianco in questa avventura? »
Sollevò una mano, tenendola in orizzontale verso una direzione qualsiasi. Il suo viso era solcato da un sorriso colmo di determinazione. Così Harry si alzò dal suo posto e lo raggiunse, mettendo una mano sopra la sua.
« Io sono con te, amico » disse sorridendo.
Lara si alzò dopo di lui e li raggiunse, ripetendo il gesto.
« Potete contare su di me. »
La mano di pietra di Hellboy si posò sopra le altre subito dopo.
« Credo che ci sia posto anche per me su questa carrozza. »
Luke si fece avanti, posando la sua mano.
« Che la Forza sia con noi. »
La figura gigantesca di Jake torreggiò su tutti loro, prima che la sua mano si posasse sulle altre.
« Ora siete miei fratelli. »
Infine, la zampa di Po trovò posto in cima alle mani di tutti, dopo essersi fatto avanti in modo goffo.
« Questo è l’inizio di una mitica avventura... e non ho intenzione di perdermela! »
Erano tutti riuniti, tutti e sette, pronti a rimettersi in marcia per dare un senso alla loro presenza in quel mondo sconosciuto. Rivolsero dunque lo sguardo su Sora, il cui sorriso era più largo che mai, in maniera decisamente comica. A lui spettava l’ultima parola, dato che li aveva riuniti in quel modo, pur non sapendo quanto valesse per lui quel gesto.
« Uno per tutti... tutti per uno! » esclamò alla fine.
   
 
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