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Autore: Role    29/06/2015    4 recensioni
John diede una rapida scorsa al paragrafo, per un breve ripasso.
"L’osmosi indica la diffusione di un solvente attraverso la membrana semipermeabile dal compartimento a concentrazione minore di soluto a quello a concentrazione maggiore. Sebbene gli altri tipi di diffusione operi- "
Il biondo interruppe la lettura, distratto da qualcosa di ben più interessante.
Una nota, scritta in una calligrafia elegante e flessuosa, accompagnava la definizione.
Errato. Sono compartimenti a minore o maggiore potenziale chimico idrico, è improprio definirli in base alla concentrazione. Idiota.
[Raccolta di Flashfic] [AU]
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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9.

Se Sherlock non avesse avuto la totale certezza di essere stato sveglio, avrebbe pensato di essersi inventato tutto.

La biblioteca, Moriarty, perfino John stesso.

Tutti lo consideravano un pazzo, ergo, delle allucinazioni erano perfettamente plausibili.

Aveva rivisto quella scena milioni di volte, quella sera.

Sembrava che la sua mente non fosse capace di concepire altro.

Il mind palace che, fin da piccolo, era stato il suo rifugio, era inaccessibile.

Era sempre stato un luogo di disperazione, spesso sconforto, dove nascondere le paure per mostrarsi forte.

Era diventato il suo rifugio, ma pur sempre colmo del suo malessere.

Non quella sera, però.

Tutto, nella sua mente, parlava di John Watson.

Era ordinario, così maledettamente ordinario.

Eppure, migliore di chiunque altro avesse mai incontrato.

La sua risata cristallina non sembrava intenzionata ad abbandonarlo.

Una dolce melodia che sembrava accompagnarlo, scacciando il velo di solitudine che da sempre lo aveva contraddistinto.

Come poteva un semplice studentello del primo anno, peraltro con capacità grammaticali discutibili, riuscire dove tanti psicologi avevano fallito?

Per la prima volta, da tempo immemore, Sherlock stava bene.

Nessun peso gli opprimeva il petto, nessuna ansia sembrava pronta a soffocarlo.

Il moro non capiva come, una semplice parola di cinque lettere, fosse stata capace di tale prodigio.

Quella sera, dopo aver bruscamente congedato i genitori e il fratello, corse in camera sua.

 Non riuscì a chiudere occhio.

Continuò a fissare il soffitto, totalmente incapace di distogliere il pensiero da John.

 

 

 

                                                                            ***

John avrebbe dovuto percepire che qualcosa non andava, già dalla sua entrata nell’edificio.

Da quando era diventato amico di Sherlock, non era raro che le persone mormorassero al suo passaggio o che, tuttalpiù, lo guardassero incuriosite.

Quel giorno, però, gli sguardi non erano della stessa natura.

Sembravano quasi…compatirlo.

Perché poi avrebbero dovuto guardarlo in quel modo? Si chiedeva.

Certo, Sherlock a volte aveva un caratteraccio, ma non al punto da suscitare cotanta partecipazione…

Capì che qualcosa di brutto era accaduto quando, entrando nella classe di matematica, calò il silenzio più assoluto.

Occupò il solito posto, al fianco di Mark Stamford, e aprì il libro, con l’intento di ripassare.

Quando, dieci minuti dopo, l’amico non si era ancora deciso a smettere di fissarlo, decise che era arrivato il momento di indagare sulla questione.

-Mark, perché mi stai fissando? Anzi, perché…tutti mi stanno fissando? – Chiese spazientito.

Il ragazzo spalancò gli occhi.

-J-John…non lo sai? –

Sembrava sentitamente preoccupato e, in parte, sconvolto.

Il biondo era sull’orlo di una crisi di nervi.

-No, evidentemente non lo so. – Sbuffò.

Magari c’era un compito in classe e non lo sapeva.

Forse con un po’ di fortuna avrebbe potuto cavarsela…

-Sherlock è stato investito da un auto. L’ha portato via un ambulanza… –

Il cuore di John perse un battito.

No, non poteva essere. Doveva esserci un errore.

Magari era uno scherzo.

Eppure, a giudicare dal comportamento di tutti (e dal tono di Stamford), non era così.

Sentiva la mente annebbiarsi, man mano che l’amico lo aggiornava.

Sherlock aveva perso molto sangue.

Si alzò.

Non poteva farcela.

Doveva vederlo.

Uscì dalla classe, incurante delle conseguenze.

John Watson non saltava le lezioni, non faceva gesti avventati.

A meno che non ci fosse di mezzo Sherlock Holmes.

 

 

 

Angolo autrice.

E….siamo al nono capitolo u.u vi lascio un po’ in sospeso.

Vorrei ringraziare tutti coloro che seguono, recensiscono e leggono u.u siete fantastici (Lo so che sono ripetitiva, ma ci tengo tanto u.u)

 

                                                                                                                                        Alla prossima, Role.

  
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