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Autore: comecloser    30/06/2015    1 recensioni
Un foglio bianco.
Mille pensieri per la testa ma zero parole per esprimerli.
Voglia di parlare.
Voglia di confrontarsi.
Voglia di scrivere.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Il suono della sveglia mi fa alzare di scatto.

E' scientificamente provato che le prime note che ascolterai la mattina saranno quelle a cui ripenserai durante tutta la giornata. Continuerò a cantare la canzone di buon Natale durante tutto il viaggio di ritorno, perché sono così svogliata e non l'ho ancora cambiata?

Entro in bagno e mi guardo allo specchio. Nonostante mi renda conto di avere bisogno di una sistemata, mi ostino a presentarmi in pubblico con i soliti leggins e la solita felpa abbastanza larga da non mettere in risalto il mio fisico. Mia madre continua a dannarsi di questo fatto, ma ormai ha perso le speranze. Raccolgo i capelli in una cipolla dalla forma indefinita e mi metto quel filo di matita tale da non farmi assumere le sembianze di un mostro.

Ecco forse adesso le persone possono avvicinarmi e parlarmi.

Vado a fare colazione. C'è uno strano silenzio e allora mi ricordo che la mia coinquilina è ripartita questa mattina presto per fare una sorpresa alla sorellina che compie gli anni. Mi ha lasciato un biglietto sul tavolo, “Ci rivediamo tra due settimane, ci sentiamo per gli auguri. Baci, Allyson.” Sorrido. Non so come farò senza di lei durante queste vacanze pasquali.

E ora di uscire. Mentre scendo le scale ancora mezza addormentata, penso al mio ritorno a casa dopo tre mesi dall'ultima volta.

Prendo il telefono e faccio partire una delle playlist che mi diverto a fare nel tempo libero.

Mentre mi incammino verso la stazione penso a cosa troverò una volta tornata a casa. L'ambiente che ho lasciato era sicuramente uno dei migliori degli ultimi anni. Ma non sono ancora pronta a ritornare alla mia vecchia vita.

Appena entro in stazione una voce informa i passeggeri che il treno farà un ritardo di quindici minuti. Le persone incominciano a lamentarsi. Chi per il ritardo che dovrà giustificare al datore di lavoro. Chi per gli appuntamenti a cui non arriverà puntuale. E poi ci sono le coppie e le famiglie che gioiscono per quei minuti che possono ancora passare insieme. E allora partono gli abbracci, quelli che ti danno la forza di resistere quando pensi di non farcela. E i baci, quelli che ti fanno tremare perché ti rendi conto di come, nonostante la distanza, sarai sempre legata a quella persona, quasi come da un filo che congiunge i vostri cuori.
Ho sempre amato le stazioni. Quello che ho visto oggi vi aiuterà a capirne il perché.

Assorta tra i miei pensieri non sento nemmeno arrivare il treno. Le lacrime di chi rimarrà a guardarlo inerme il continuare il suo viaggio mi riportano alla realtà.

Salgo e mi siedo sul sedile vicino al finestrino. Considerando il viaggio che mi aspetta, so già che passerò molto tempo con lo sguardo rivolto verso i paesaggi che diventano come delle macchie astratte. Un po' come facevo ogni giorno al ritorno dal liceo. Maledette vecchie abitudini.

Appoggio la borsa sopra il tavolino e controllo le e-mails.

Mentre il mio telefono trasmette “Lay Me Down” di Sam Smith vengo distratta da un ragazzo che si siede davanti a me. Appena vede che l'ho notato, mi sorride e incomincia a leggere “Il ritratto di Dorian Gray” di Oscar Wilde. Proprio il libro che ho portato con me per questo viaggio.
   
 
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