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Autore: Ghost Writer TNCS    01/07/2015    2 recensioni
Secondo racconto della saga La via degli assassini (sequel di VdA - 1 - La Contessa di Genseldur).
Hélene Castillon, forte dei suoi innumerevoli successi, ha sia il talento che la volontà per essere la migliore, ma per chi percorre la via degli assassini, vanità e senso della giustizia sono sentimenti pericolosi.
Un giorno si sveglia in una stanza sconosciuta, con un occhio bendato e il corpo indolenzito. I ricordi sembrano inaccessibili, invece le basta vedere la sua immagine riflessa per ricordare ogni cosa e scoppiare in un pianto irrefrenabile.
Cosa può aver spinto una sicaria nobile e infallibile come lei a versare tutte quelle lacrime?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. Sangue chiama sangue

Dei colpi risuonarono contro il portone della villetta e il golem-cameriere si affrettò a controllare chi stesse bussando. Aprì lo spioncino e subito i cristalli per la cattura delle immagini che aveva al posto degli occhi riconobbero il viso barbuto di Morpheus.

Senza perdere altro tempo aprì il battente e lo accolse con un inchino. «Benvenuto, signor Grimbèle. Al momento sua nipote sta riposando, ma se lo desidera posso andare a chiamarla.»

«Da quanto sta dormendo?»

«Da questa mattina. Ultimamente è stata piuttosto impegnata e non ha riposato molto, per questo ho preferito non disturbarla.»

Ormai era tardo pomeriggio e lui aveva bisogno di parlarle, così diede ordine all’automa di andarla a chiamare.

Conoscendola, Hélene ci avrebbe messo almeno dieci minuti per “rendersi presentabile”, così decise di raggiungere la cucina per prendere qualcosa da mangiare. La sua era stata una giornata abbastanza impegnativa e a pranzo aveva mangiato solo un panino, quindi la fame cominciava a farsi sentire.

Come previsto, la ragazza lo raggiunse non prima di una decina di minuti. Indossava la vestaglia e il viso era ancora un po’ assonnato, i capelli poi erano piuttosto in disordine: doveva aver dormito davvero pochissimo ultimamente se era così stanca da non prendersi nemmeno il tempo di pettinarli.

Si sedette di fronte a lui. «Ciao zio, come mai qui?» gli chiese con uno sbadiglio.

«Ti devo parlare.»

Lei annuì distrattamente, le palpebre mezze abbassate.

«Sono diventato un uomo di Aubierre. Lavoro per lui adesso.»

Questa notizia fece riaprire gli occhi ad Hélene. «Perché? Voglio dire, sei sempre stato un solitario…»

«Le cose sono cambiate.» affermò Morpheus in tono serio «L’addestramento di Bloody è quasi completo e Aubierre mi ha chiesto di fare da istruttore ai suoi novizi. La paga è buona, e poi l’idea di addestrare dei futuri sicari non mi dispiace… Se ci fossero più assassini come te, il nostro mestiere sarebbe meno disprezzato.»

L’uomo sapeva che i complimenti erano il modo migliore per persuadere sua figlia, infatti la giovane cambiò presto espressione: da stupita e leggermente contrariata, a stupita e leggermente compiaciuta. «Beh, sì, forse non hai tutti i torti…»

«E c’è un’altra cosa di cui vorrei parlarti.» Morpheus attese un attimo prima di proseguire, approfittando di quegli istanti per studiare l’espressione di Hélene. «Cosa sai della morte di Hanzo de Sauze.»

La giovane si strinse nelle spalle. «Non sapevo nemmeno che fosse stato ucciso.»

«Non ho detto che è stato ucciso.»

La ragazza cercò di dissimulare la propria tensione. «Hanzo è uno dei migliori assassini dei Tadarés, no? Uno così non muore all’improvviso, a meno che non sia ucciso ovviamente.»

Morpheus continuò a fissarla, impassibile. «Michelle, ti conosco da quando avevi sei anni, lo capisco quando mi stai mentendo…»

Lei si ricordò solo in quel momento di controllare lo stato delle sue unghie. «Non capisco di cosa tu sia parlando.»

«“Un uomo minuto con il cappuccio e un fucile”, ti dice niente questa descrizione?»

«Sinceramente no.»

«Michelle… perché hai ucciso Hanzo? Ti ho detto mille volte di non versare sangue inutilmente.»

La giovane si voltò finalmente verso di lui. «Era un assassino sanguinario, ho fatto un favore a tutti togliendolo di mezzo!»

Il pugno di Morpheus batté con forza sul tavolo, facendo sobbalzare la ragazza. «Non hai fatto un favore a nessuno! I Tadarés penseranno che il responsabile sia Aubierre e con ogni probabilità useranno questa scusa per scatenare una guerra contro di lui! Molte persone moriranno per questo, te ne rendi conto?! Se non mi fossi unito a Aubierre, adesso saresti già in un baule diretto a Hendo!»

Hélene sentì un brivido salirle lungo la schiena. Era raro vedere suo zio arrabbiato, ma soprattutto non credeva che il suo gesto avrebbe portato ad una situazione del genere. Cavolo, che idiota era stata…

«Perché non pensi alle conseguenze? E poi cosa ti aveva fatto di tanto grave de Sauze per meritare di essere ucciso?»

La giovane non ebbe il coraggio di rispondere. Non poteva dire che la causa di tutto era la stupida classifica di una rivista scandalistica.

«Allora?»

«Mi dispiace, non credevo che sarebbe finita così…»

«Il tuo dispiacere non impedirà lo scoppio della guerra.» la zittì Morpheus «Cosa intendi fare adesso, si può sapere?»

Hélene serrò i pugni, incapace di trovare una risposta. L’unica cosa che le veniva in mente era di consegnarsi ai Tadarés e di lasciarsi giustiziare, ma non era certa che questo avrebbe risolto la situazione. Molto probabilmente sarebbe stato un gesto inutile, e in ogni caso aveva troppa paura per farlo.

«Michelle!»

«Non lo so!» esclamò la ragazza, di colpo in piedi. «Non ne ho idea!»

Corse via, pensando solo a lasciare la cucina prima che suo zio potesse vedere le sue lacrime. Non voleva scatenare una guerra, non voleva mettere in pericolo gli abitanti di Genseldur, lei voleva solo… voleva solo… Già, cosa voleva? Dimostrare di essere la migliore? Ma a chi? A se stessa? Una motivazione inutile e infantile. Aveva dimostrato solo di essere una stupida.

Si chiuse a chiave in camera sua, a quel punto le sue gambe parvero sciogliersi e scivolò a terra, la schiena contro il battente e gli occhi velati di lacrime. Ora tutti gli oggetti che decoravano l’ambiente le sembravano sbagliati, fuori luogo, nient’altro che emblemi della sua pietosa vanità.

Altro che migliore assassina del mondo…


***


Morpheus, rimasto solo in cucina, chinò il capo. Non avrebbe dovuto provocare sua figlia con tutte quelle domande. Era ovvio che non volesse scatenare una guerra, e poi i Tadarés non avevano ancora fatto la loro mossa, quindi forse c’era una remota possibilità di impedire alla situazione di degenerare. In realtà aveva solo paura che qualcuno le facesse del male, che Gordon Tadarés decidesse di farla uccidere.

Si sentiva in colpa. Quando Hélene aveva ammesso di aver ucciso Hanzo, nei suoi occhi non aveva visto solo rabbia e disprezzo per l’uomo ucciso, ma anche un muto desiderio di approvazione: quasi nessuno conosceva la vera identità della Contessa, quindi l’unico che poteva complimentarsi con lei per le sue imprese era proprio lui. E negli ultimi tempi era stato troppo occupato per darle l’affetto che lei ricercava.

In occasione del suo diciassettesimo compleanno le aveva regalato quella villetta per farla sentire libera e indipendente, solo adesso però si rendeva conto di quanto doveva essere pesante abitare da sola in una casa così grande.

Molto probabilmente sua figlia desiderava a tutti i costi primeggiare nell’assassinio proprio perché così si sarebbe sentita meritevole delle sue attenzioni.

Decise di farsi coraggio e di andare a parlarle. Raggiunse la porta della stanza della ragazza e bussò. Non voleva rischiare di indisporla ulteriormente, così, anche se gli risultava strano, si sforzò di usare il suo nome nuovo: «Hélene, per favore, apri la porta.»

Non ottenendo risposta, decise di continuare a parlare: «Tu sei la migliore assassina che conosca, e con questo voglio dire che sei la più brava, ma anche la più virtuosa. Non sono arrabbiato perché hai ucciso un assassino spietato come Hanzo, anzi in realtà sono molto fiero che tu ci sia riuscita, però devi capire che questo tuo gesto comporta delle conseguenze. Non metto in dubbio i tuoi buoni propositi, quindi permettimi di aiutarti a trovare una soluzione.»

Dovette attendere un po’, ma alla fine le sue parole riuscirono a persuadere sua figlia a sbloccare la serratura. Quando la ragazza aprì la porta, i segni delle lacrime sulle guance non c’erano più, gli occhi però erano ancora un po’ arrossati. Senza dire niente, fece due passi avanti e lo abbracciò. «Scusami, non volevo farti preoccupare.»

Quella semplice frase riuscì a scaldare il cuore di Morpheus, che per un attimo si scordò addirittura della precedente arrabbiatura. La strinse a sé. «Insieme troveremo una soluzione, te lo prometto.»


***


Gordon Tadarés era seduto sulla sua confortevole poltrona dallo schienale alto e stava digitando una serie di dati su una tastiera olografica. Su quel pianeta non erano ancora disponibili simili tecnologie e c’era una minima possibilità che usarla avrebbe fatto saltare la sua copertura, tuttavia i vantaggi che ne derivavano compensavano adeguatamente il rischio. E poi in quel momento stava stilando l’ordine per acquistare delle altre dosi del siero TitanShape, quindi già quello avrebbe potuto rivelare che in realtà lui e molti membri del suo clan venivano dallo spazio.

Di norma affidava gli acquisti ai suoi subordinati, in quel caso però aveva voluto farlo di persona: voleva sapere esattamente quanto siero ordinava, di che tipo era e quanto sarebbe stato il costo totale della spedizione. Non poteva permettersi di correre il rischio che qualcuno aggiungesse una dose o due per uso personale.

Dato l’elevato costo del siero, sarebbe stato troppo dispendioso farlo avere a tutti i suoi sottoposti, quindi per il momento l’unico ad averlo ingerito era suo nipote, Roman Tadarés, il suo migliore assassino, nonché quello di cui si fidava di più.

Aveva quasi finito di compilare l’ordine quando qualcuno bussò alla porta. Per sicurezza spense gli ologrammi, quindi diede il suo assenso ad entrare. Se fosse stato un estraneo, la sua segretaria lo avrebbe di sicuro avvisato per tempo, tuttavia non amava nemmeno mostrare ai suoi sottoposti ciò che stava facendo, specie se si trattava di faccende di una certa importanza.

«Mi scusi per il disturbo capo, ho una notizia importante.» annunciò il giovane assassino con gli orecchini «Hanzo è stato ucciso a Genseldur mentre cercava di assassinare Jerard Roulé.»

Gli occhi di Gordon divennero due lugubri fessure. «E chi è stato? Uno degli uomini di Aubierre? Questa è l’ultima volta che mi faccio mettere i bastoni fra le ruote da quei fottuti succhia-sangue…»

«Ancora non lo sappiamo.» ammise il ragazzo «Vuole che mandi qualcuno ad indagare?»

Il capo dei Tadarés incrociò le dita e i numerosi anelli formarono una ricercata trama di pietre e metalli preziosi. «No, chiama Roman e digli di venire subito da me.»

«Sì capo, lo faccio immediatamente.»

Il ragazzo uscì rapido dallo studio richiudendosi la porta alle spalle, a quel punto Gordon si abbandonò all’alto schienale della sua poltrona. Sorrise.

Dopo un attimo di placida contemplazione, riattivò gli ologrammi di schermo e tastiera e si rimise al lavoro. Diede una rapida rilettura all’ordine che aveva stilato, quindi aumentò di diverse unità le dosi di siero che stava acquistando. Per ricevere la prima fialetta aveva dovuto attendere due deche, in quel caso però si trattava di una prevendita a tiratura limitata. Non aveva idea di quanto fosse lunga la lista d’attesa per un ordine normale, di sicuro però non era affatto breve.

Dei rispettosi colpi sulla porta richiamarono la sua attenzione.

«Avanti.»

Suo nipote Roman entrò nello studio. Al contrario dello zio, si trattava di un uomo dal fisico prestante, con i tratti del viso precisi e accattivanti, ideali per conquistare il cuore delle donne. «Ho sentito che Hanzo è stato ucciso.»

«È così. Voglio che tu vada a Genseldur e uccida il responsabile.»

Il giovane gli lanciò uno sguardo interrogativo. «Non è Aubierre il mandante?»

«Ti pare? Aubierre non è stupido, non avrebbe mai fatto una cosa del genere nella sua città. Si tratta sicuramente di qualcun altro, e questo qualcuno deve morire. Fa’ che sembri un incidente.»

Roman annuì. «E immagino di dover tenere la bocca chiusa su questo incarico.»

«Infatti. Quando tornerai, dirai che hai le prove che il mandante è Aubierre. Sarà perfetto per instillare un forte desiderio di vendetta nelle menti degli uomini.»

«D’accordo, mi preparo subito per partire.»

«Conto su di te.»

Roman lasciò la stanza e Gordon si crogiolò ancora per un po’ nella meravigliosa situazione che si stava delineando: fino a quel momento si era limitato a disturbare gli affari di Aubierre, ad esempio uccidendo alcuni suoi fornitori o mandando a monte qualche incarico, adesso però era giunto il momento di fare sul serio, e grazie all’omicidio di Hanzo i suoi uomini avrebbero avuto una valida motivazione per combattere fino alla morte.

Controllò per l’ultima volta il modulo appena compilato, quindi inviò l’ordine: se voleva scatenare una guerra, aveva bisogno di parecchi uomini in grado di combatterla.

   
 
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