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Autore: giu_ggiola    02/07/2015    3 recensioni
Mentre sospirava all’idea di tutto questo, si riaffacciò sulla sua mente una discussione vecchia avuta con il fratello maggiore.
“Albus, sei talmente sciocco che potresti finire in Tassorosso!” ridacchiò James, mentre gli tirava una pappa gialla addosso, che secondo la madre, sarebbe dovuta essere purea.
“Finiscila James!” disse esasperata la madre, e con un colpo di bacchetta fece tornare la pappetta, che in quel momento era a mezz’aria, direttamente nella bocca di James.
Dopo essersi ripreso dal gusto orribile, il fratello tornò alla carica “Avanti mamma! Guardalo ha proprio la faccia da Tassorosso…oppure” e gli occhi di James si illuminarono di un malsano divertimento “Perché no? Potrebbe diventare un Serpeverde!” Ginny quasi si strozzò, forse per la rivelazione a cui non aveva mai pensato oppure perché aveva trovato un rimasuglio strano dentro il suo cucchiaio di purea.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Louis Weasley, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Tornarono a casa. Angelina, la madre di Fred e Roxanne, Audrey e suo marito Percy, avevano iniziato a imbastire una grande tavolata, molto più grande di quella che avevano preparto per il compleanno di Albus.
Zia Molly dirigeva quelle che secondo Charlie erano “Le grandi manovre” della cucina, con un seguito di gente che pelava, strizzava e tagliava quello che sembrava cibo per un esercito.

In effetti, Ginny, pareva non aver ascoltato il desiderio di Harry di festeggiare un tranquillo compleanno in quella che era già una famiglia più che numerosa.
Aveva invitato Luna e suo marito Rolf Scamander, “è il nipote di Newt, quello che ha scritto Animali Fantastici dove trovarli!” disse esaltata Rose, al seguito c’erano anche i loro figli, che Albus non aveva mai conosciuto.
Neville Paciok era stato invitato, cosa che metteva molto in soggezione James, poiché erbologia era la materia in cui faceva più schifo. Altri invitati erano Hagrid, Teddy Lupin, Lee Jordan, sua moglie e i suoi tre figli, e altri amici di Harry e Ginny.
Il giardino, che di solito sembrava enorme, in quel momento invece pareva addirittura angusto, visto la montagna di persone che si erano presentate.
Ginny aveva avuto l’idea di fare un tavolo separato per i giovani, in modo che potessero stare tra di loro.
Harry, seppur infuriato, parve accettare la cosa di buon grado, alla vista della moglie che assumeva un cipiglio arrabbiato, con le mani sui fianchi e lo sguardo deciso.

Una volta trovatosi a tavola, Albus, poté osservare i commensali che non conosceva.
Tra tutti spiccavano di sicuro Lorcan e Lysander Scamander, erano identici, ma avevano un’aria abbastanza stranita, come se fossero un pochino tocchi.
I capelli erano biondo chiaro, quasi sporco ed entrambi avevano occhi neri, che come Albus notò più tardi, avevano preso dal padre.
Fosse stato solo per l’aspetto Albus, non ci avrebbe fatto troppo caso, ma purtroppo i ragazzi, si comportavano in maniera inquietante.
Prima di tutto si muovevano sincronicamente e parlavano uno completando le frasi dell’altro, sembrava che potessero leggersi nel pensiero.
Poi citavano cose e animali strani, creature che a quanto pare, solo loro potevano vedere. Albus era abbastanza angosciato ma la piccola Lily invece era affascinata dai due gemelli e continuava a chiedere di parlare di tutte le loro stranezze.
Louis parlava con una certa Shannon Finnegan di Quidditch e credo che non avrebbe potuto trovare persona tanto appassionata quanto lui.
Albus non era mai stato molto bravo a fare amicizia con le persone, di solito era timido e schivo, così si era seduto vicino a una ragazza scura, anche lei destinata a far parte di quel nuovo primo anno di Hogwarts.
“Ciao, io sono Albus” si presentò, visto che non trovava scusa per non farlo, la ragazza, aveva occhi color mogano e disse “Ciao, io mi chiamo Jean Thomas”. Albus si ricordò di Thomas, forse compagno di suo padre durante Hogwarts, per sicurezza le chiese conferma.
Così si ritrovo a parlare piacevolmente con quella ragazza, che sembrava molto intelligente e sicura di se, ad Albus piacque, non era petulante come alcune delle sue cugine da piccole, e non era troppo poco femminile come Roxanne, che ora stava ridendo sguaiatamente dall’altra parte del tavolo.
Parlarono di Quidditch, dei babbani, di Hogwarts, di draghi e di bacchette.
“Fantastico!” disse lei guardando la bacchetta attentamente, “davvero straordinaria!”, e la ripose nelle mani del proprietario con delicatezza e reverenza. “La mia e di Acacia e corda di cuore di drago” disse Jean mostrando una bacchetta abbastanza chiara ma molto lunga. Parlarono dei Thestral e delle Fenici e Albus racconto di Fanny, la fenice del vecchio preside di Hogwarts e disse a Jean che lui si chiamava esattamente come quest’ultimo. Non sapeva da dove gli nascesse tutta quella loquacità, ma si sentiva abbastanza felice.

Nel frattempo Rose, parve davvero molto seccata di condividere il posto tra Louis e Lysander, uno non faceva altro che parlare di Quidditch e l’altro continuava a chiederle perché le ronzavano in testa tanti Gorgosprizzi. “Lysander, ti ripeto che non esistono, insomma, nessuno li ha mai visti!” e Lysander la guardò con il suo sguardò scuro e vuoto “Beh, io si!”. Rose alzò gli occhi al cielo esasperata e disse “Esattamente, io parlavo di qualcuno con del merito scientifico!” Sempre con la voce molto quieta Lorcan disse “Ti prego di non usare ironia per offendere mio fratello, non siamo stupidi” e tornarono a mangiare le cose che avevano nel loro piatto, non dando la benché minima attenzione a Rose.
Hugo che era seduto vicino ad Albus lo strattonò per la manica e gli disse “Tienila d’occhio sai, con quel carattere non credo si farà molti amici!”.
Albus, si voltò preoccupato, ma vide che Rose, stava già discutendo con James di qualcosa, e sembravano piuttosto ridanciani, così torno a preoccuparsi della discussione con la sua vicina.
Roxanne parlava con un ragazzo, scuro di pelle quanto lei ma con un cespuglio al posto dei capelli.
“Per piacere Mike!” rise di gusto Roxanne, mentre si tirava fuori dai capelli un verme lungo almeno venti centimetri. Lucy di fianco a lei si spostò di mezzo metro per il disgusto dicendo “Jordan, smettila con queste schifezze” e il ragazzo disse “Avanti Weasley, non facciamo i rigidi, puoi chiamarmi per nome” e dicendo così le strizzò l’occhio. Lucy, si limitò a rivolgergli lo stesso sguardo usato per il verme, e poi si voltò verso discussioni più interessanti, lasciando il povero Mike Jordan triste e deluso.
 
La cena stava volgendo al termine, con un colpo di bacchetta, Ginny porto i tavoli a forma di ferro di cavallo, in centro c’era Harry, tutti aspettavano la torta, continuando a ridere e a chiacchierare amabilmente, Ginny prese la parola, e la sua voce suonò stranamente amplificata, così da sovrastare il chiacchiericcio della folla.
Calò il silenzio e tutti si voltarono verso la donna.
“Benissimo, cari amici, come sapete siamo qui per festeggiare quest’uomo straordinario che è mio marito. Come tutti gli anni, avrebbe fatto a meno della vostra compagnia e come tutti gli anni si trova costretto a concordare con me, che non vi sia compagnia più bella di quella dei nostri più cari amici.
Prima di lasciare la parola al prescelto…”  a questa affermazione molti risero e altri alzarono leggermente i calici.
“Volevo comunicare due informazioni di carattere…ecco…generale” e così dicendo sembro imbarazzata, immediatamente cercò lo sguardo dei figli.
“In questi mesi, ho vissuto alcuni grandi cambiamenti, primo tra tutti il mio nuovo lavoro alla gazzetta” e qui molti applaudirono, e confermarono l’ottimo lavoro della donna come reporter sportiva.
“In secondo luogo, il più grande cambiamento di tutta la mia vita è stato senz’altro il trasferimento in questa bella casa, da condividere con mio marito e con i miei figli, che a volte sono tutt’altro che adorabili, ma cui voglio un bene… davvero…ecco si….grande”.
James sbuffò, quando sentì che a volte era tutt’altro che adorabile e disse “Io sono sempre adorabile!” e Fred gli rispose sarcastico “Uno zuccherino Jaime” suscitando l’ilarità dei ragazzi.

“Nonostante sia faticoso crescere dei figli e portare avanti una famiglia, cosa di cui mi sono accorta solo di recente e per cui ringrazio i miei genitori” alzò il calice verso Molly e Arthur “Harry ed Io pochi mesi fa abbiamo deciso che volevamo allargare la nostra famiglia, che è già numerosa se vi guardate intorno” e sorrise dolcemente a tutti.
“…Così volevo informarvi amici, che sì insomma, non so più come dirlo diavolo…sono incinta!”.
In un momento esplose il caos. Molti commensali puntarono le bacchette al cielo e spruzzarono quelli che sembravano fuochi d’artificio, Lilly era commossa e urlava “Speriamo che sia una femmina!”, Louis invece urlava “Sarà un giocatore di Quidditch davvero formidabile!” facendo esasperare la sorella Dominique, stufa di sentir parlar di Quidditch. James invece, tra il clamore delle urla di gioia diceva “Speriamo che sia come me, altrimenti sai che disgrazia averne un altro come Albus?” e qualcuno rideva.
Albus invece era rimasto fermo, troppo spaventato e allo stesso tempo esaltato all’idea di avere un altro fratello, lo stesso aveva fatto il padre, che ora lo guardava e pensava a quanto il figlio gli somigliasse. Era commosso nel vedere la reazione di tutti, ma in particolare nel vedere come Albus fosse sensibile e pensieroso.

Si alzò e lo raggiunse in mezzo al turbine di congratulazioni e di pacche sulle spalle, Albus guardò il padre e chiese “Ma è vero?” e Harry annuì sorridendo “Sei contento?” chiese con un po’ di preoccupazione “Co-? Ma certo! Che domande!” e sorrise, abbracciando il padre con affetto.
Estinta l’eccitazione finale, prese la parola Harry dicendo “Vi ringrazio amici di questo affetto e di questi auguri calorosi, che ci fate. Sono contento di avervi qui riuniti, non potrei sperare di meglio, nonostante tutta questa serena felicità, il mio pensiero corre ancora a chi non può essere qua materialmente con noi, ma che in realtà ci accompagna ogni giorno della nostra vita, dentro di noi.” Fece una pausa “Quindi prima di brindare a me e ai miei fantastici figli, brindiamo a chi non c’è e a chi veglia sempre su di noi” e tutti insieme, i commensali brindarono ai morti delle guerre magiche. Albus vide che Harry, aveva gli occhi lucidi, ma fu solo un momento.
“E ora, ho ancora un annuncio da fare, anzi sarà il nostro Teddy a farlo!” e si sentì inneggiare il nome di Teddy da una parte all’altra del tavolo.
“Sì sì, ragazzi, eccomi” si alzò una voce. Era un giovane alto e muscoloso, aveva capelli turchesi, che davano subito nell’occhio, e un orecchino di legno agganciato al lobo destro. Nonostante questo, i suoi lineamenti erano molto curati, era un metamorphomagus, poteva cambiare il suo aspetto come e quando voleva.
“Innanzi tutto complimenti Harry, se è una femmina, ti giuro che girerò con i capelli rosa per un anno” e dicendo questo strizzò l’occhio a Molly, che guardava con disapprovazione gli eccentrici capelli del nipote acquisito. Albus sentì parecchie ragazze al suo tavolo sospirare, Roxanne aveva uno sguardo quasi trasognante, che stupì il ragazzo, ma anche il fratello. Fred, vedendola così le tirò una gomitata nel fianco, cosa che la riscosse, facendole scuotere la testa da una parte all’altra. Sibilò nella direzione di un divertito Fred e di uno shoccato Mike Jordan, poi riprese ad ascoltare.
“In secondo luogo, volevo dire grazie alla mia famiglia, che è sempre calorosa e chiassosa quando si tratta di notizie” e sorridendo spostò lo sguardo su Victoire, che non sembrava molto felice.
“Volevo informare tutti voi, soprattutto i giovani, che il prossimo anno occuperò il posto di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, a Hogwarts…si intende”. Tutti ritornarono a urlare, meno forte che prima, ma sicuramente più a lungo. Albus spostava il suo sguardo da Victorie a Teddy, che sembravano non voler staccare gli occhi l’uno dall’altra. C’era qualcosa sotto, pensò Albus grattandosi la testa scura.
“Benissimo, vi ringrazio ancora per gli urli, i miei timpani ve ne sono grati.” E continuò “Questo lavoro è molto importante per me, come alcuni di voi sanno” e torno a guardare Victorie, che era sempre più… arrabbiata?! Pensò Albus, ma magari si era sbagliato.
“Ecco perché, sono certo che sarà un anno, ma che dico, molti anni di duro lavoro e sacrificio, ma che verranno sicuramente ripagati con la gioia nel vedere tutti gli studenti di Hogwarts imparare cose utili e concrete! Dedico questa mia assunzione a mio padre, che prima di me ha insegnato con dedizione e capacità questa materia così importante e a mia madre, che ha cercato in tutti i modi di proteggere il modo dalle Arti Oscure, io non farò meno di loro.” E terminò, con un’aria di splendido orgoglio sul viso, che fece commuovere Hermione e sorridere Harry “Questo è il mio figlioccio!”.
Albus pensò, che, in effetti, fosse molto più di un figlioccio, era il suo quarto, pardon, quinto figlio.
Si alzarono per la terza volta brindarono “A Remus e a Tonks!” due persone di straordinario coraggio, che di sicuro, non avrebbero avuto certo paura di uno smistamento, cosa che Albus pensò tristemente.

Mentre si brindava per Harry, le donne correvano impazzite da Ginny a toccargli la pancia, la torta fu portata fuori fluttuando ed era a forma di boccino, cosa che Harry parve gradire.
Più che un boccino sembrava una palla di cannone ma la gente non ci faceva troppo caso.
Albus con Lilly e James parlava del loro nuovo fratello “O sorella” disse Lilly  con forza.
Come sarebbe stato? Non vedevano l’ora che nascesse, in particolare Lilly, che saltellava gioiosa per il giardino, noncurante del fatto che stava buttando giù parecchie sedie. Albus credette che la sua felicità fosse data dal fatto che finalmente, per la prima volta, non sarebbe stata la più piccola della famiglia.
Era così felice che, si sollevo da terra fluttuando come aveva fatto la torta poco prima, in uno di quegli sprazzi di magia infantile che ancora non riusciva a controllare, Hugo la guardò accigliato e cercò di farla scendere, tirandola per il braccio ma rimanendo vittima dello stesso incantesimo.
Albus, pieno fino a scoppiare, osservava la sorella e il cugino svolacchiare senza scope a due metri da terra, felici e liberi.
“Diventerai fratello di nuovo!” disse Lorcan sedendosi di fianco ad Albus e a ruota seguito da Lysander.
“Sarà difficile crescere un altro piccolo essere umano, ma questo non impedirà ai tuoi genitori di volerti bene” disse Lysander ad Albus, il quale rabbrividì, perché il biondo, aveva dato voce alla sua paura nascosta, se fosse nato un altro fratellino, chi si sarebbe preoccupato di Albus, lui era il figlio di mezzo, quello che non dava grattacapi e spesso, anche la madre sembrava dimenticarsi di lui.
Ciò che più lo spaventava però, era che il padre non gli riservasse più quell’affetto che era solito dargli ogni volta che più ne sentiva il bisogno. Al non avrebbe potuto spiegarlo a parole, ma sapeva che il rapporto tra lui e il padre era qualcosa di speciale, che forse neanche James riusciva a percepire.
Nonostante questo, Harry amava i suoi figli moltissimo, ma vedeva una certa somiglianza con Albus, con cui si prendeva la libertà di esprimere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni.
“Già non temere, ti vorranno bene sempre, d’altronde basta guardare come ti ammira tuo padre” riprese Lorcan. Albus molto preoccupato dalla capacità deduttiva dei gemelli, si alzò e con una scusa si allontanò da loro “Non ti preoccupare, a volte spaventiamo la gente” dissero insieme.
Albus raggiunse Louis e Rose, che parlavano dei gemelli “Spero che quei due non finiscano in Grifondoro” disse Rose, Non sai neanche tu in che casa finirai!” esclamò Louis.  A quel punto Albus decise di fuggire anche da quel discorso, finché a un certo punto non vide Teddy da solo.
Notandolo gli disse “Ehi fratello!” e Albus, contento di averlo trovato si sedette di fianco a lui. “Grande notizia, vero?” chiese Teddy riferendosi a una delle due. “Si, si entrambe..” disse Albus poco convinto.
“Avanti spara!” disse Teddy guardando Albus che sembrava avere una crisi “Quindi sarai il mio professore? E se avessi bisogno di te? Non potrei venirti a cercare? Insomma, ai professori non bisogna dare troppa confidenza” disse Albus abbattuto e Teddy rise di gusto “Al, lo sai, quando avrai bisogno di me, io ci sarò sempre, non importa se sarò il ministro della magia o il re dell’Amazonia, quando mi cercherai io ti ascolterò, ma promettimi che farai anche tu lo stesso con me…” e Albus tutto serio annuì con forza, pensando se davvero esistesse un re in Amazonia.
Dopo un po’ di silenzio riprese e disse a Teddy “Ted, sai ho paura che questo bambino, ecco mi scacci via…” “insomma, che mamma e papà non mi considerino più” Albus si aspettava che Teddy scoppiasse a ridere, certamente James l’avrebbe fatto, invece Teddy lo guardo con tenerezza e disse “Al... anch’io avevo la stessa paura quando è nato James, tuo padre” disse e si corresse “Nostro padre, non aveva solo più me a cui pensare, ora c’era un altro bambino che non faceva altro che rompere le cose e strillare e sbavarsi addosso” Al si illumino e chiese “Si sbavava addosso?” e Teddy ridendo disse “Usa bene quest’informazione!” e gli strizzò l’occhio.
“E poi come hai fatto a capire che papà ti voleva bene lo stesso?” riprese Al.
“Beh non è stato semplice disse Teddy, non ero neanche veramente figlio suo, sapevo che mi voleva bene, lui, Ginny e la nonna Andromeda, ma vedere quell’altro sgorbietto, mi preoccupava, così lo dissi a Harry e lui mi fece capire che, non si possono sostituire le persone nel nostro cuore, una non ne sostituisce un'altra, questa è la forza dell’amore e anche un po’ condanna” concluse Teddy vangando con lo sguardo sulla folla.
“In che senso?” chiese Albus, non capendo il significato di quelle parole e Teddy disse “Quando ti capiterà, capirai.” e il suo sguardo imperterrito vagava “Quando una persona entra nel tuo cuore, in maniera davvero definitiva, non si può sostituire con nessun’altra persona al mondo, anche se ti sforzassi.”
Albus pensava di aver capito a cosa si riferisse, suo padre non lo avrebbe mai sostituito con il nuovo figlio in arrivo. “Forse…” si azzardò Albus, e Teddy tornò a guardarlo con interesse “Forse più persone ci stanno, più l’amore si allarga no?”.
Teddy lo guardò con rispetto, e gli mise una mano sulla spalla “Sarai un grand’uomo Albus, non vedo l’ora di insegnarti tutto quello che so!”
Dicendo così si alzò, stranamente felice e alla ricerca di qualcosa che ad Albus sfuggiva. Avrebbe voluto chiedergli un conforto anche sullo smistamento, ma era troppo tardi, e si rassegnò a tornare da Louis e Rose.

 
 
Pochi giorni più tardi finì il periodo delle feste con il compleanno di Ginny, che cadeva l’undici Agosto.
Oramai Louis era tornato a Villa Conchiglia con le sorelle e Rose, anche se era rimasta per un po’ di giorni, era andata a passare il resto della fine delle vacanze insieme alla nonna Molly.
Albus si sentiva terribilmente solo, come afflitto da un’inspiegabile malattia. Continuava a scrivere lettere a Rose a Louis e a Jean Thomas, che gli era di gran conforto.
James, si era fatto più frenetico e sospetto, tutte le sere tornava a casa sudato dall’allenamento per il Quidditch oppure sporco di fago e terra. Il motivo, sfuggiva a tutti gli abitanti de “il Castello”.
Per curare la malinconia che precedeva i giorni prima della partenza, Lilly saliva con Al sopra la torre più alta della casa, e si faceva raccontare tante cose interessanti sulle costellazioni. La bambina cercava di assorbire più che poteva la voce dei fratelli, come se avesse paura di dimenticarla, mentre loro erano via.
Il giorno prima di partire Al fece una crocetta sul suo calendario incantato che urlò “Ci siamo quasi! Metti i calzini nel baule e non dimenticarti il dentifricio!” era un regalo di nonna Molly.
Lily, in quei giorni aveva raggiunto un livello di sconsolazione altissimo, e Ginny spesso la portava in giro cercando di distrarla, l’aveva addirittura portata nel campo a giocare a Quidditch, cosa che James si sognava da almeno due anni.

La sera, arrivarono molti gufi di parenti che gli auguravano buon inizio anno e cercavano di dare consigli su come vestirsi e comportarsi, a quali materie dare più peso e a quali meno e addirittura su cosa mangiare e su quanto spesso farlo. “E caro mangia più che puoi! Sei tutto pelle e ossa come tuo padre, non vorrei vederti barcollare come uno scheletro di Halloween quando ci rivedremo a Natale!”. Gli urlò una strillettera della nonna. “Mi raccomando! Nipote, non fare niente che io non farei” gli arrivarono due lettere che si concludevano allo stesso modo. Una era dello zio Percy, una di zio George. Harry rise quando le lesse.

Harry salì fino al piano più alto della torre, dove si trovava la camera di Albus e si sedette ai piedi del suo letto. “Al, Io sono fiero di te” disse pacato il signor Potter.
Al non riusciva a spiccicare una parola dall’agitazione.
“Sono sicuro che ti comporterai meglio di come mi ho fatto io alla tua età, sei un ragazzo dotato e pieno di talento, mi ricordo ancora di quando avevi sei anni e riuscisti a fermare quel ramo che stava per cadere sulla testa di tua sorella.” E sorrise, vagando con lo sguardo in un fiume di ricordi invisibile.
“Mi sento molto strano sai? Già l’anno scorso, quando sono andato da tuo fratello James…” Albus si riscosse e disse “L’hai confortato?” chiese stupito. Harry rise, “Devi credere di meno a quello che ti dice James, ti prende solo in giro… e poi certo, l’ho confortato, era più agitato di te, anche perché era il primo a mettere piede a Hogwarts tra di voi.”
Albus rimase abbastanza compiaciuto nel sapere che il coraggioso James aveva chiesto che il padre lo confortasse.
Chissà poi che cosa lo agitava tanto, doveva essere una delle cose più belle della sua vita, eppure era così in ansia.
“Mi ricordo il mio primo giorno di Scuola, il mio primo ingresso sul vagone dell’Espresso per Hogwarts e Hagrid che ci accoglieva” continuò a sorridere. “Sono diventato un vecchio sdolcinato!” si disse da solo il signor Potter mentre toccava le gambe del figlio sotto le coperte.
“No papà!” esclamò Albus “Adoro quando parli di Hogwarts e delle tue avventure…non dire che sei sdolcinato..”
Harry annuì e continuò a guardare il figlio “Sei preoccupato Al?” e Albus fece cenno di sì, non osando parlare per paura di scoppiare in una crisi di pianto “E per che cosa?”.
Albus avrebbe voluto dire tante cose, prima tra tutte quella della casa in cui sarebbe finito ad Hogwarts, ma si limitò ad esprimere il dubbio che aveva espresso a Teddy Lupin, durante la festa di compleanno del padre.
Così gli raccontò quello che si erano detti e gli espose la sua teoria, dicendo che forse, se anche lui era stato capace di amare tutti i suoi cugini e persino suo fratello James, sarebbe stato capace di voler bene a questo nuovo fratello.
Harry guardò il figlio da sotto gli occhiali rotondi e si scostò il ciuffo, cosa che permise ad Albus di intravedere la cicatrice a forma di saetta.
“Non temere Hogwarts figlio mio, hai già il cuore giusto per affrontare questa sfida”. L’espressione che Harry riservò per il figlio, fu una di quelle che il figlio amava di più, era come se nessuno potesse capirlo meglio, occhi verdi negli occhi verdi.
Gli sarebbero mancati gli sguardi del padre a Hogwarts ma ora si sentiva più sicuro, certo che, qualsiasi cosa avesse dovuto affrontare in quella scuola, niente al mondo gli avrebbe fatto dimenticare di come il padre lo sosteneva sempre, temeva anche di meno l’arrivo del fratellino (“o sorellina!”, rimbombava la vocina di Lily nella sua testa). Di fronte alla fiducia e alla stima che il padre aveva di lui, si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa, persino diventare un Serpeverde.

L’indomani mattina, corsero su e giù per la casa, James aveva dimenticato di mettere metà delle cose nel suo baule e Zimmer, non aveva alcuna intenzione di entrare
nella gabbia, cosa che fece andare su tutte le furie James, il quale aveva programmato un incontro con i suoi amici mezz’ora prima della partenza…
“Chissà per fare cosa?” si chiedeva una sospettosa Ginny, mentre metteva dentro il baule maglioni pesanti e guanti di lana, che James puntualmente toglieva quando la madre guardava da un'altra parte.
A un’ora e mezza dalla partenza dell’Espresso per Hogwarts, La famiglia Potter al completo, vestita con abiti babbani, si ritrovò a usare il camino, per rispuntare nel familiare salottino de “Il Paiolo Magico”.
Harry, esperto della Londra babbana, condusse la famiglia, completa di ogni cianfrusaglia verso una macchina, parcheggiata poco più in là. Quando entrarono, Albus notò che la macchina era davvero molto grande, forse anche troppo e sospettò di un qualche strano tipo d’incantesimo.

Osservò affascinato la Londra babbana per tutto il viaggio, i negozi, le persone che si trascinavano in giro vestite in una maniera diversa da quella dei maghi, usavano tutti degli strani aggeggi “Si chiamano Cellulari” disse Ginny, quando il figlio gli chiese cosa fossero, tutti andavano in giro in macchina, non c’erano ne scope ne carrozze. Che strani che erano questi babbani penso Albus, usavano dei cavalli a due ruote, che chiamavano bici e soprattutto vide che le ragazze andavano in giro molto più scoperte rispetto a tutte quelle che conosceva, imbarazzato, tornò a guardare all’interno della macchina e vide di fianco a lui che James e Lily facevano dei giochini con le mani.
“E quest’anno Lily voglio mandarti un souvenir di Hogwarts!” prosegui James una discussione con la sorellina, che sbatte le mani allegra “Così non sentirai la mia mancanza” e fece un’espressione, che secondo lui, avrebbe dovuto farlo sembrare figo.
“Il solito egocentrico…” borbottò Albus.
“Cosa mi spedisci Jamie?” chiese la sorella e James storse la bocca a sentirsi apostrofare così, Lily era l’unica della famiglia da cui si lasciava chiamare in questo modo… “mmmh vediamo… potrei mandarti la testa di uno di quei troll di pietra!” e Lily rise mentre la madre spiegava a James in modo colorito cosa ne avrebbe fatto della testa di Troll se lui l’avesse spedita a casa.
“Va bene va bene, Madre!” disse in tono solenne, “ti mando i capelli che perderà Albus durante la sua prima lezione di Volo” e strizzò l’occhio alla sorella, che iniziò a dire “Albus è molto bravo a volare, se solo potesse partecipare alle selezioni per il Quidditch…” e Albus roteò gli occhi “Tra te e Louis non so chi sia più fissato con la mia ammissione nella squadra, se sosteneste in questo modo James, si troverebbe a galleggiare a due metri dalla Luna…” e guardò James con fare sarcastico.
“Nonostante il tuo fallito tentativo di darmi del pallone gonfiato, Testa di Rapa..” e sottolineo bene le ultime parole “Sappi che io quest’anno verrò preso e sarò il più giovane cercatore di Quidditch di Grifondoro, dopo papà si intende!”
“Al non ti farebbe male entrare in una sana competizione con tuo fratello ogni tanto sai?” disse la madre mentre il padre annuì “Forse riusciresti a dimostrare e tuo fratello James che non è l’unico della famiglia a saper volare!”
James ci rimase male quando il padre non lo difese, e assunse un broncio esagerato, come tutte le cose che faceva James.
Ora mai mancava mezz’ora al treno, e la stazione di King Cross si stagliava davanti alla macchina scura, che stranamente era riuscita a scivolare nel traffico impazzito di Londra.

Harry spense il motore e aiutò i ragazzi a caricare i loro oggetti sui carrelli.
James, offeso perché il padre non aveva proferito parola sul suo prossimo successo nel mondo del Quidditch, iniziò a tormentare Al, con la solita storia di “Tu sarai un Serpeverde” e Al, verde in faccia non riusciva più a mantenere il controllo sulle sue emozioni.
Il padre salutò bene James prima di attraversare il binario, Harry sapeva che, una volta attraversatolo, non c’era modo di farlo calmare, così gli disse alcune parole, mentre Ginny si rivolgeva ad Al amorevolmente e consolava una disperata Lilly.
James parve davvero soddisfatto, abbracciò il padre e disse “Ci vediamo dopo serpentello….” E sibilando si appoggiò alla barriera tra i binari nove e dieci, lasciando Albus angosciato e una Ginny rassegnata.
“Prima o poi, gli affatturerò la lingua!” disse Ginny ad Harry, il marito gli rispose “E le mani? E i piedi?” Ginny rise “Dovremmo fargli un incantesimo della pastoia permanente…”
“Non credo signora Potter, non lo fermerebbe nemmeno quello, mi ricorda davvero molto…” Harry non finì la frase, Ginny gli si appoggiò alla spalla e con una mano, gli sfiorò il petto.
“Signor Potter…” disse semplicemente, in un momento di dolcezza, che lasciò Lily estasiata e Albus abbastanza disgustato.

Albus salutò suo padre con la mano, prima che il treno svoltasse dietro l’angolo.
Ripensò alle parole che gli aveva detto, avrebbe potuto scegliere in che casa andare, se l’avesse veramente voluto, ma si chiese, “Perché dovrei scegliere?” aveva ragione il padre, sarebbero fortunati ad avere uno come me! E sorrise sereno al cielo, che ora pareva carico di grandi speranze.















N.d.A: mi piaceva l'idea che Albus e i suoi fratelli, non conoscessero molti maghi della loro età, all'infuori di quelli che fanno parte della loro famiglia. Questo è utile ai fini della storia, e anche un po perchè, mi sembrerebbe strano se Albus conoscesse già metà Hogwarts prima di arrivare a scuola.
La questione delle bacchette voglio continuarla, è troppo affascinante per lasciarla andare, ecco perchè ogni tanto la ricorderò, non prendetemi per ripetitiva (spero di non esserlo, quindi fate attenzione alle bacchette!
Detto questo vi aspetto per il prossimo capitolo, ringrazio tutti quelli che hanno letto, vi chiedo di lasciare un commento, fa sempre bene sapere cosa ne pensate, sia che siate d'accordo, sia che non lo siate! 
Alla prossima! Un abbraccio, giu_ggiola :)
  
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