Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja
Segui la storia  |       
Autore: Gru    02/07/2015    3 recensioni
"Ma noi non siamo pericolosi! E se... e se lo spiegassimo? Potremmo dire loro che siamo bravi, eh papà? Veniamo fuori sotto una grande coperta e... e poi diciamo che... no, anzi, scriviamo un bigliettino! Scriviamo un biglietto e lo spingiamo verso il primo umano che passa, così lui capirà e lo dirà agli altri umani, e potremmo uscire! Eh papà?"
Raccolta di drabbles su quanto la vita sia ingiusta con le persone sbagliate.
(La cronologia disordinata dei capitoli è ispirata ad una fanfiction in lingua inglese che ho letto tempo fa. Spero di non venire arrestata per questo.)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Grazie (II parte)


Splinter lo osservava, appoggiato con entrambe le mani al bastone di giada. I suoi occhi, contornati ormai da alcuni peli bianchi, così come la punta delle orecchie e la pelle vicino al naso, non avevano mai smesso, con il passare degli anni, di scrutarlo in quel modo, come se si facesse ogni volta strada dentro di lui, come se riuscisse a vedere tutto ciò che voleva nascondere agli altri e a se stesso, tutto ciò che lo spaventava e da cui cercava di tenere lontano tutti perché… perché avrebbe fatto paura.
 Sapeva solo che sotto quegli occhi che potevano vedere tutto si sentiva colpevole e vittima, giudicato e compreso. Era sempre quel “sì e no” che non capiva, che buttava all’aria tutto ciò che riusciva a mettere in ordine con fatica e rigidità, ma che allo stesso tempo lo teneva stretto e lo guidava attraverso quel gran vortice rabbia, incomprensione e inquietudine.

“Sembrano tutti molto occupati” commentò il mutante più anziano voltandosi in direzione delle voci concitate che si alternavano dalla zona al di sotto dei pochi gradini. 
Raffaello si grattò il collo, non sapendo dove guardare. “Già.”
Passarono alcuni istanti in cui il ragazzo-tartaruga valutò la possibilità di sgattaiolare via disinvoltamente.
“Leonardo ha detto che non c’eri, a colazione.”
Ecco. Perfetto. 
“Ero con Casey.”
Splinter annuì, pensieroso. “La ronda è andata bene?”
“Sì.”
Raffaello si voltò a guardare distrattamente Casey e Donatello che scaricavano vari pacchetti e buste dallo Shell Raiser. Il primo si stava rivolgendo con un ghigno divertito stampato sul volto a suo fratello, il quale si limitava ad alzare gli occhi al cielo e a superarlo a testa bassa verso la cucina, da cui si udiva il vociare indaffarato e le risate occasionali degli altri.
Non si girò a ricambiare l’occhiata di suo padre che si sentiva addosso.
“C’è qualcosa che ti turba, figlio mio? È successo qualcosa?”
Raffaello trattenne un sospiro. “No, Sensei.”
Splinter sapeva benissimo che quello era tutto ciò che avrebbe avuto da suo figlio, e che si sarebbe dovuto accontentare di leggere quel che taciuto nei suoi silenzi e nei suoi gesti. Per questo si sorprese di sentirlo continuare.
“C’era un gruppo di uomini” riferì atono il ninja mascherato di rosso “Non siamo riusciti a fermarli prima che scappassero.” Contrasse una mascella. “Avevano accerchiato una ragazza, in un vicolo. Erano già…” Basta. “…a buon punto.”
Guardò finalmente suo padre, e quest’ultimo pensò a quanto quell’espressione somigliasse a quella della piccola tartaruga mutante che abbassava lo sguardo stringendo i pugni dopo essere stato sgridato, o che litigava con i suoi fratelli per un gioco, che dava così tanta importanza ad una vittoria e ad una sconfitta, che si scontrava a mani nude contro le ingiustizie e che si rassegnava solo dopo essere stato schiacciato completamente, ignorando e seppellendo le ferite sotto un sarcasmo disilluso.
Raffaello, dal canto suo, non sapeva perché avesse raccontato tutto ciò. Era semplicemente uscito dalla sua bocca, sollevandosi dal suo stomaco. Non per questo, in ogni caso, bruciava di meno.
“Il solito, insomma.”
Si pentì ulteriormente quando vide l’espressione addolorata del padre puntata su di lui. Lo interruppe prima che potesse dire qualcosa - non poteva proprio vedere quegli occhi.
“Penso di dover, uhm, andare ad aiutare gli altri.”
E, senza voltarsi, Raph disse addio alle prospettive di fuga e si avviò verso gli schiamazzi.


April tossicchiò, rompendo il pesante silenzio d’attesa calato intorno alla tavola finalmente imbandita. 
“Okay, allora… dovremmo tenerci per mano.”
Alzò gli occhi per sbirciare le reazioni dei presenti.
Michelangelo afferrò tranquillamente la mano di Splinter e quella di Raffaello, che scambiò con Casey un’occhiata dubbiosa. Quest’ultimo e Leonardo allungarono imbarazzati il braccio l’uno verso l’altro lato del tavolo. 
Dopo un paio di sbuffi e sussurri di protesta, tra cui quello di Casey, che non aveva mancato di offrire la mano a Raph facendo sfarfallare le ciglia, per poi guadagnarsi un calcio sotto il tavolo, ci fu di nuovo silenzio.
La ragazza prese un respiro profondo e strinse grata la mano che Donatello le aveva offerto senza scomporsi. Rispose al sorriso incoraggiante del Sensei seduto accanto a lei a capotavola.
“Innanzitutto, vi ringrazio per avermi permesso di organizzare questo pranzo. Vi ho monopolizzato la settimana, eh?” sorrise nervosamente. Nessuno rispose. Si sistemò leggermente sulla sedia e riprese:
“Sapete già che mio padre è tornato a lavorare ormai da un po’. Lo vedo nei fine settimana, e a volte pranziamo insieme, quando i corsi me lo permettono. Dice che avrebbe dovuto impedirmi di scegliere un’università così vicina, che non si è mai vista una figlia che passa tutto questo  tempo libero con suo padre.” 
Sbuffò una risata al ricordo, abbassando lo sguardo. “La verità è che non posso farne a meno. Mi piace cucinare con lui, guardare un film insieme la sera. Mi piace svegliarmi e sentirlo russare nella stanza accanto. A chiunque questa sembrerebbe la normalità” April non aveva smesso di sorridere, ma la sua espressione era cambiata in qualcosa che non apparteneva al viso di una donna così giovane. “ma non lo è. Non per forza, non per me.” 

In qualche modo, il silenzio era ancora più intenso di prima. Raffaello si ritrovò a dover costringersi ad abbassare gli occhi, di tanto in tanto. Si accorse di non essere l’unico nella stessa situazione, ma poi April riprese a parlare e le sue mani a sudare contro quelle altrui.

“Di normalità, come la intenderebbe chiunque, non ce n’è da anni nella mia vita. Ho scoperto che le cose possono cambiare da un momento all’altro, senza alcun  tipo di preavviso, o di segnale. Possono cambiare nel bel mezzo di una passeggiata con tuo padre, e non hai neanche bisogno di essere distratta per essere colta di sorpresa. Ho scoperto che possono cambiare in peggio, e che non c’è mai una fine, a questo peggio.

“Ci sono stati lunghi, interminabili momenti in cui ho pensato di non essere mai stata così sola in vita mia. C’era sempre stato mio padre, i miei amici, la mia routine. È incredibile quanto ci si possa sentire abbandonati senza le proprie certezze” commentò con una leggerezza di cui tutti diffidarono. “Ogni cosa cambia aspetto, ed è uno spettacolo da cui vorresti scappare, ma contemporaneamente non riesci a staccargli gli occhi di dosso. E non c’era nessuno a cui potessi davvero chiedere aiuto, non in una situazione del genere.”
La ragazza batté le palpebre un paio di volte. “Non ce n’è stato bisogno.”

“Un’altra cosa che ho imparato, è che non possiamo fare tutto da soli. Cercando di dimostrare a me stessa che sarei stata in grado di cavarmela, credo di aver iniziato ad allontanare molti di coloro che erano rimasti. Gli eventi mi stavano separando dal mondo, o almeno da ciò che conoscevo di esso, e io mi lasciavo trascinare. Ho scoperto che c’è sempre stata, anche quando mi rifiutavo di vederla, una mano tesa verso di me.”

Ora il suo sguardo si posava su ognuno dei presenti, e Raffaello dovette evitarlo accuratamente. Voleva smettere di ascoltare, ma allo stesso tempo lasciava malsanamente fluire quelle parole attraverso la sua mente, dove bruciarono a tradimento.

“Più tardi, col tempo - molto tempo - ho imparato altre cose ancora: ad esempio…” Un sorriso le si allargò lentamente negli occhi “…che una serata a base di pizza e schifezze può alleggerire il ricordo di una pessima giornata. Che le risate possono essere contagiose, e che, se casa tua è troppo vuota, l’essersi lasciati portare al cinema dagli amici non è una cosa per cui sentirsi in colpa.
“Ho imparato che c’è sempre un po’ di luce, da qualche parte, davanti ai nostri occhi. Anche se vederla è tremendamente difficile, quasi quanto credere che ci sia veramente; anche se le voltiamo le spalle, preferendo gettare le armi e sperare solo che non faccia ancora più male.”
Esitò. “L’ho vista anch’io, alla fine. In realtà, era lì da quando è iniziato tutto, ma se alla fine sono riuscita a scorgerla, probabilmente è perché era davvero grande.”

Tutti sembravano essersi stretti intorno a lei, sporgendosi inconsciamente nella sua direzione. Negli occhi liquidi di April, questo confermava le sue parole.
“Io… speravo di poter ringraziare per questo. Ho avuto… ho sempre avuto qualcuno che ha preso un po’ di peso su di sé, che ha tentato di distrarmi anche senza poter sapere, almeno all’inizio, da cosa.”
Sorrise a Casey, che le rispose ammiccando. 
“Mi sono state fatte promesse, mi è stato offerto tutto, con ogni mezzo. Mi è stato perdonato tutto”, e la mano di Donatello si mosse in quella della ragazza, che però la tenne ferma aumentando leggermente la presa “quando le cose non sembravano volersi aggiustare ed ero troppo stanca per rimanere a guardare.

“Mi è stato dato un posto dove nascondermi, un modo per difendermi, per essere più forte. E ho potuto vedere con i miei occhi questa forza, che non ha niente, niente a che vedere con gli allenamenti, o con le lotte. Stava nel convivere con tutte le aspettative deluse, con tutta la fatica, i problemi, le cadute, sapendo che tutto ciò di cui si ha bisogno per resistere sta combattendo accanto a te.”

Raffaello ricominciò a respirare quando, alzando di scatto gli occhi, quasi rispondendo ad un richiamo, incontrò immediatamente quelli del padre, che sorrideva solo per lui. O forse quando sentì la stretta di Michelangelo, che non potè non ricambiare. O quando vide la mano di April e quella di suo fratello intrecciarsi ancora più saldamente, al di là di tutto il rumore ed il dolore sopra le loro teste, al di là del passato e del futuro, e di un destino che nessuno di loro avrebbe dovuto affrontare da solo.

“Oggi ho un padre che festeggia il Giorno del Ringraziamento con la sua famiglia, nella città che amo, e sono qui. Proprio dove vorrei essere. Mi sembrano buoni motivi per cui ringraziare.”

 E forse lo erano davvero.
“Raph, se poi te la sentissi di mollarmi la mano, mi passeresti quei salatini?”
Decisamente.




ANGOLO GRATO DELL’AUTRICE:
(C’è qualcosa di sbagliato in questi Angoli dell’autrice. Credo che sia il termine “Angolo”.)
Lieta di annunciarvi che questa volta non ci saranno lunghe puntualizzazioni, almeno alla fine vi lascio in pace.
Spero solo che i personaggi non siano risultati OOC e che il tema di questo “episodio” non vi sia sembrato banale.
Che vi dicevo? Niente precisazioni… *fischietta*
Tornando seri (?), mi auguro che questo finale sia stato all’altezza di quella gente meravigliosa che fa cose meravigliose quali leggere, recensire, sopportare i miei scleri, e via scrivendo.
Quindi, è ora che anche io ringrazi qualcuno:
Un grazie gigante a Ayumi Edogawa, cartoonkeeper8, chitta97, Helen91, HellenBach, LaraPink777, Longriffiths, The_Warrior_of_The_Storm e Zoey Charlotte Baston (avrò sicuramente dimenticato qualcuno o fatto confusione con i nomi cambiati, perché altrimenti non sarei io, quindi chiedo perdono in anticipo). Siete stati tutti gentilissimi, con i consigli e le rassicurazioni, vi ringrazio di cuore.
Un ringraziamento particolare alla mia Dean, paziente incitatrice di pulcini fifoni.
Penso che ora mi dedicherò per prima cosa alla correzione delle one-shot precedenti, dato che ogni volta che, per paranoia, le rileggo, spunta fuori un nuovo errore, che bello…
(Ho fatto una scoperta che mi ha traumatizzata: a quanto pare le “e” maiuscole accentate esistono, e NON SI DEVE USARE l’apostrofo. Detta così, in effetti, la storia dell’apostrofo è stupida, ma io so per certo che qualcuno ha inquinato la mia innocente (?) mente infantile con questa sporca menzogna (??): ebbene, io troverò quel qualcuno, e costui pagherà per questo. Ecco.)
Detto questo, e constatando che mi sono di nuovo dilungata, vi mando un abbraccio mastodontico. Ci si vede in giro… :*
Gru











   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > TMNT / Tartarughe Ninja / Vai alla pagina dell'autore: Gru