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Autore: mik wicked    03/07/2015    1 recensioni
Juliette è una diciasettenne diversa dalle altre. Fin dalla nascita possiede il potere di controllare la materia e da poco si è manifestata la capacità di scorgere il futuro, che purtroppo non riesce a controllare bene. In seguito a un incidente tutta la sua vita cambia, lei stessa cambia, e per questo motivo i suoi genitori la mandano al Collegio dello zio. Sarà a quel punto che arriverà una svolta importante e la conoscenza di nuove persone, di lui in particolare, porteranno nuovi esordi. Ma la calma sembra durare poco perché strane sparizioni cominceranno a farsi strada e il passato sembra tornare, più spaventoso di prima..
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE


La notte era stata un incubo. Non ricordavo di preciso cosa avevo sognato, ma avevo la mente piena di figure raccapriccianti, sangue e urla. Tutto questo mi aveva lasciato una stanchezza indelebile, il mio corpo era come appesantito e il solo fatto di essermi alzata mi era costato una fatica immane.
 Mi guardai attorno e pian piano comincia a riconoscere la mia nuova camera e i miei oggetti sparsi qua e là, dovevo ancora sistemarli. Con un sospiro m’incamminai nel bagno adiacente e feci una bella doccia, forse in questo modo sarei riuscita a cancellare un po’ di quella spossatezza.
Fu così che dopo circa mezzora mi ritrovai al centro della mia camera vestita e più sveglia di prima, pronta quantomeno a sopravvivere alla mia prima giornata scolastica. Per mia fortuna mio zio mi aveva già dato il programma e spiegato qualche nozione di base, quindi non avevo bisogno di passare in segreteria.
Controllai l’orario e vidi che alla prima ora avevo scienze.
Mh cominciamo bene..
Un ultimo sguardo alla stanza e finalmente uscì. Fuori nei corridoi vedevo ragazzi e ragazze scherzare fra loro e dirigersi nelle loro rispettive aule in un misto di confusione e ilarità.
Feci una smorfia mentre camminavo. Quello non era il mio mondo e non desideravo farci parte. Il contatto che avevo avuto il giorno precedente era già troppo, mi ero scoperta senza volerlo. Speravo solo di non incontrare nessuno di quei ragazzi, specialmente la ragazza con cui mi ero asciata andare un po’ troppo per i miei gusti.
Stanca guardai le aule intorno a me trovando la mia. Prima di poter avanzare, però, comparve il tipico pizzicore agli occhi.
 
Avanzavo verso l’aula di fronte a me con gli occhi persi in qualcosa che nemmeno io capivo, ma ormai mi capitava così spesso che non ci facevo più caso. Un’altra delle conseguenze di un’apatia senza fine insomma. Feci appena in tempo ad attraversare l’entrata dell’aula prima di essere investita da tutti gli sguardi dei presenti.
Cercai di essere indifferente e dopo un’occhiata veloce trovai un banco libero infondo. Mi diressi rapida e indifferente agli sguardi altrui verso la mia meta senza vedere purtroppo la gamba che una delle oche in prima fila aveva allungato. Questione di secondi e mi ritrovai per terra, causando un tonfo assurdo. Sentivo le risate dei ragazzi che non si preoccupavano nemmeno di trattenersi. Ero a dir poco umiliata e il peggio era non poter nemmeno reagire, visto che la mia intenzione era non divulgare i miei poteri.
“Piccolina ti sei fatta male?” chiesero finte quelle galline per poi scoppiare a ridere.
“Non lo sai che la prima regola è non ignorare chi ha il potere qua dentro? Questo era solo un assaggio, la prossima volta ricordatelo”
 
Sbattei le palpebre mentre la vista ritornava lentamente. Con una smorfia entrai nella stanza ritrovando lo stesso scenario della visione, solo che questa volta ero preparata. Non persi tempo a guardare i presenti e ignorai anche le oche della visione sentendo i loro sguardi pungere come aghi. Nell’esatto momento in cui passai accanto a una di loro, vidi il suo piede allungarsi, come se nulla fosse, pronta a farmi cadere.
Non riuscì a trattenere del tutto un ghigno involontario. Con la sua stessa naturalezza, invece di inciampare su quel piede simile a un tentacolo umano ci appoggia sopra tutto il peso possibile.
“Cazzo! Ma sei pazza?!”
La guardai con un finto sguardo addolorato, ma non sprecai inutili parole. Le persone come lei erano come zanzare, così fastidiose che appena ne vedevi una ti veniva voglia di ucciderla.
Sapevo benissimo che il mio piano iniziale era sembrare invisibile, ma se c’era una cosa che non riuscivo a cambiare di me stessa era il mio agire d’impulso. Era più forte di me, non riuscivo a trattenermi e non provavo nessun dispiacere per quello che facevo. Probabilmente se ci fosse stato qualcuno che conoscevo mi avrebbe fatto una bella ramanzina, ma a mio avviso era già un passo avanti il fatto di provare qualche emozione. Il fatto, poi, che si trattasse di rabbia o vendetta erano solo dettagli.
“Sei stata grande! Giuro, se non avessi paura di spaventarti più di quanto tu non lo sia già ti sarei già saltata addosso!”
Ma che ca..
Una ragazza dai capelli neri e degli occhiali quasi più grandi di lei spuntò al mio fianco come un fungo, sedendosi nel banco accanto al mio senza darmi il tempo di reagire. Se a primo impatto sembrava normale, dopo il discorso che mi aveva fatto e il modo in cui si era avvicinata l’avrei ufficialmente considerata “pazza”.
“Ehi non è carino quello che hai detto” brontolò mettendo il broncio.
“Come cavolo..”
“Quando le persone mi guardano gli occhi posso leggere nei loro pensieri”
Ecco spiegato tutto. Fantastico, ora come minimo dovevo stare attenta a tutti quelli che mi si avvicinavano o come minimo avrei trovato qualcuno con i raggi X che mi guardava la biancheria.
La ragazza di fronte a me scoppiò a ridere e dopo un secondo capì di aver continuato a fissarla nonostante quello che mi aveva detto. Bella merda, dovevo stare più attenta.
“Scusami non lo faccio a posta. Qui dentro nessuno mi sta vicino proprio per questo motivo ma giuro che cerco di controllarmi. Mi dispiace se in qualche modo ti ho offeso, volevo solo.. conoscerti ecco” borbottò imbarazzata.
Voltai leggermente la testa verso la cattedra per pensare. Mi dispiaceva per lei, insomma non avevo un cuore di ghiaccio, ero solo troppo stanca dentro di me per provare a legarmi di nuovo con qualcuno. I legami sono pericolosi, finisci per darci così tanta importanza che quando si spezzano perdi una parte di te stessa finché non rimane nulla.
Già, io conoscevo bene quella sensazione. Ormai mi accompagnava ogni giorno e la notte si affacciava nei miei sogni, o forse è meglio definirli incubi, senza darmi tregua. Eppure conoscevo bene anche la solitudine e se possibile quella ragazza accanto a me ne era pervasa. Tutto per colpa del suo potere.. eravamo più simili di quanto sembrasse.
“Scusa davvero, i-io non volevo importi la mia presenza, ora me ne vado scusa..”
“Resta” la interruppi senza voltarmi.
Non avevo intenzione di diventare la sua amica del cuore o chissà cos’altro, avevo già i miei problemi. Tuttavia non vuol dire che non potevo starle un po’ vicino. Non l’avrei mai ammesso ad alta voce, ma stare vicino a qualcuno senza dover sopportare la sua commiserazione mi era mancato. Forse stare con qualcuno di normale era proprio quello che mi serviva per andare avanti.. o quantomeno per sopravvivere.
“D-dici davvero..?”
Sbuffai irritata e poi mi voltai a guardarla.
“Sì, puoi anche leggerlo nella mia mente se vuoi basta che la smetti di rompere..”
Neanche il tempo di finire la frase che mi era saltata addosso abbracciandomi dopo appena dieci minuti che mi conosceva.
“Ok, mettiamo in chiaro le cose: prima di tutto io sono acida, molto acida, quindi cerca di trattenere questa tua vena coccolosa. Seconda cosa cerca di non leggermi i pensieri, o almeno avvertimi, così non sarò costretta a guardare il muro quando ti parlo”
Ero sicura che non avesse sentito nemmeno una parola di quello che avevo detto e a provarlo c’era quell’enorme sorriso che si era stampata in faccia mentre l’intera classe ci osservava.
Alzai gli occhi al cielo sconfitta. Questa scuola cominciava già a crearmi problemi, avevo quasi paura di sapere cosa sarebbe successo nei prossimi giorni.
Spostai gli occhi verso il paesaggio esterno mentre il professore cominciava la lezione. Non ascoltai nulla e la stessa cosa fu per le ore seguenti. Insomma, già ero stata costretta a venire qua e tutto, mi serviva come minimo un attimo per respirare.
“Dai Juls vieni o non troveremo posto in mensa!”
Seguì controvoglia Wendy, la ragazza con cui a quanto pare avevo stretto amicizia. La consideravo ancora pazza, ma diciamo pure in senso positivo.
“Lo prendo come un complimento”
“Non dovevi avvertirmi quando usavi il tuo potere?” le chiesi ironica.
“Scusa uff, a volte è più forte di me”
Sbuffai, ma lasciai stare per questa volta.
Entrammo nella mensa e la prima impressione fu di essere finita in un manicomio. Giuro.
C’erano schiamazzi ovunque, gente che rideva e urlava e qualcuno che addirittura usava il suo potere per qualche dimostrazione.
“Ti ci abituerai vedrai”
“Ne dubito” dissi con una smorfia.
Andai a prendere un vassoio riempiendolo con un po’ di cibo a caso per poi dirigermi in un tavolo vicino dove si era seduta Wendy. Avevo appena appoggiato il cibo quando, alzando lo sguardo, vidi la ragazza di ieri.

Cazzo.

Cazzo.

Cazzo.

Ok dai, molto probabilmente (e per mia fortuna) si era dimenticata tutto e non avrei avuto problemi. Peccato però che appena incontrò il mio sguardo vidi nei suoi occhi un lampo di consapevolezza. Ero nella merda, e quel che è peggio è che sembrava volermi parlare. Ne ero quasi certa visto che mi stava facendo un buco nella testa a forza di fissarmi.
Speravo solo di riuscire a seminarla, non avevo alcuna intenzione di parlarci.

ANGOLO AUTRICE
Eccomi col secondo capitolo :) spero vi piaccia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! Grazie a tutte a presto!
   
 
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