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Autore: The_red_Quinn_of_Darkness    03/07/2015    1 recensioni
Hiccup dopo aver rimesso in sesto la città di Berk ed aver preso il posto di Stoik, deceduto durante il combattimento contro gli Alfa, vive un periodo tormentato da incubi e sogni strani.
Questi sogni sono legati a un ricordo di capelli rossi, occhi acquamarina e una voce incantevole, che cantava una nenia che si disperdeva in un fitto bosco, guidato da fuochi fatui.
Ma un giorno, andando a caccia, si imbatte in quei fuochi blu del sogno e decide di seguirli.[...]
Merida, principessa di Dunbrock, viveva libera dopo essere scampata ai giochi per la sua mano 3 anni prima.
Era diventata un abile guerriera, dopo aver rischiato di perdere la propria madre e la propria vita nello scontro con Mord'u, crebbe e divenne un altra persona.
Nonostante fosse ormai divenuta forte ed indipendente, il suo cuore rimuginava nel silenzio quegli occhi verde smeraldo, per cui mandò in fumo i giochi tre anni prima.
Successivamente, sbarcata sulla costa di Berk, dopo anni che non ne vedeva...una scia di fuochi fatui la guida nel bosco...[...]
Una MERICCUP dedicata a mia sorella e alla sua ossessione per i due film e scritta dopo aver insistito tanto:)
Spero vi piaccia!!!!:)
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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∞MERIDA∞
 
Era un freddo giorno di sole a Dunbroch.
Tutti i cittadini del regno erano impegnati a fare tante provviste per l’inverno, a coltivare campi e a cacciare nei boschi; il mercato era affollato, offriva viveri e stranezze e i bambini giocavano spensierati nelle strade con spade di legno e bambole di pezza.
Sembrava tutto normale, se non fosse stato per i volti preoccupati e sconvolti dei cittadini.
Il regno infatti era coinvolto in una guerra contro il regno di Macintosh.
Tre anni prima i giochi per la mano della principessa Merida furono mandati in fumo dalla principessa stessa, perché non voleva saperne di sposarsi così giovane e per giunta con ragazzi che non conosceva e di cui non era innamorata.
Per ciò lei combattè per la sua stessa mano, uscendo vittoriosa nell’intento e riuscendo a far instaurare una pace tra i regni.
Ma questo affronto oltraggioso non venne accettato dal sovrano del regno di Macintosh, né tantomeno dal figlio.
Perciò, dopo numerose pressioni e minacce fatte a Fergus, per riscattare la mano continuamente negata della principessa Merida, scoppiò un conflitto che durava ormai da un anno, vedendo i Macintosh in testa, con un esercito molto più numeroso di quello di Dun Broch.
Erano tempi duri per il regno e Merida, lo sapeva bene.
Era cresciuta tanto in tutto quel tempo e giorno dopo giorno diventava sempre più forte e decisa a combattere non solo per se stessa, ma anche per il suo popolo e la sua famiglia.
Era consapevole dei suoi doveri, certo, ed era consapevole che, come le ripeteva sua madre da mesi, “Una principessa non deve prendere parte alle guerre”.
Ma Merida, scelse la via opposta.
Oltre ad essere un’ottima arciera di natura, era diventata un’eccellente guerriera, e voleva convincere il padre a farla combattere al suo fianco nella guerra contro quegli insistenti, petulanti e maledetti Macintosh.
E non era mai stata più ferma e decisa di quel giorno.
Merida marciava verso il castello a passo pesante, con le sopracciglia rosse aggrottate sopra gli occhi cristallini e lo sguardo infuriato che penetrava qualsiasi cosa incontrasse.
Il suo fedele arco e le sue frecce erano ovviamente con lei, ma nella sua mano destra pendeva una spada di fattura Macintoshiana.
Non appena incontrò davanti a sé le porte del castello, ringhiò e con un colpo deciso le spalancò, facendo un fracasso tremendo.
La madre, Elinor trasalì seduta al lungo tavolo di legno mentre leggeva delle carte con il marito Fergus.
Subito voleva sgridare la figlia perché “Aprire le porte facendole sbattere” non era un comportamento da principessa, ma non appena vide lo sguardo indemoniato di Merida e il vestito bluastro rotto e sporco di sangue sbucare da sotto il pesante mantello nero, aprì la bocca spaventata.
Con un gesto deciso, Merida alzò la spada che impugnava e la conficcò nel tavolo davanti ai suoi genitori, con un rumore sordo, poi appoggiò entrambe le mani sopra il tavolo e puntò gli occhi acquamarina rossi di rabbia su suo padre.
Calò un pesante silenzio sui tre, che fu disturbato solo dall’incessante respiro rabbioso di Merida che diventava via via sempre più forte e nervoso.
Elinor rimase pietrificata, un po’ per lo spavento preso nel vedere la figlia in quelle condizioni e un po’ per la vista della spada Macintoshiana conficcata nel tavolo.
Sapeva cosa significava…
Il re Fergus fissò per un po’ la spada, poi rivolse gli occhi a Merida.
-Cosa significa?
-Cosa significa? – sibilò la figlia tremando dalla rabbia.
-ECCO COSA SIGNIFICA!!!- urlò poi lei facendo sobbalzare l’intera sala, mentre gettava in terra il pesante mantello con uno scatto di rabbia.
Il vestito era ridotto a brandelli lasciando intravedere il corpo nudo della ragazza, grosse chiazze di sangue lo ricoprivano interamente e alcuni tagli le si aprivano sulla pelle pallida.
Elinor dopo essersi messa le mani sulla bocca per tappare un grido, scattò in piedi e dopo aver raccolto il mantello di Merida la coprì, stringendola a sé con le lacrime agli occhi.
Ma la giovane non distolse lo sguardo dal padre nemmeno per un istante.
Fergus non aprì bocca ulteriormente, sentendo lo sconforto e la rabbia crescere dentro di lui come un fiume in piena.
-Un gruppo di soldati Machintosh ha attaccato me e il mio gruppo di cacciatori mentre eravamo nel bosco, ai piedi delle mura della città…- disse ringhiando.
Si bloccò un attimo e poi continuò imperterrita.
-Nessuno è sopravvissuto, a parte me. –sibilò colma di rancore.
A quelle parole Fergus si passò una mano sul volto, distogliendo lo sguardo da Merida.
In quel momento capì che i nemici ora non si limitavano ad accontentarsi di combattere ed uccidere i suoi soldati sul campo di battaglia, ma avevano deciso di puntare più in alto, ai suoi cittadini, al suo paese ed infine ci sarebbero stati il suo castello e la sua famiglia.
Capì che i Macintosh stavano iniziando a stringere la cinghia e in più, non poteva accettare che avessero attaccato direttamente la sua amata figlia, ferendola.
-Cosa vogliamo fare, eh?! Continuiamo a starcene con le mani in mano, perché il tuo orgoglio ti impedisce di chiedere aiuto ai regni vicini, oltre a quello di Dingwall e dei McGuffin?? Vuoi permettere a quei cani di fare quello che han fatto ai miei compagni, al popolo??- sbottò Merida tutt’in un tratto.
Lui ascoltava, ma non aveva il coraggio di guardarla, perché sapeva che aveva pienamente ragione.
E si sentiva debole e in colpa per ciò che era accaduto… tutto per colpa del suo maledetto orgoglio.
Già… perché non solo Dunbroch stava perdendo migliaia di uomini… ma anche i due regni che tre anni fa parteciparono ai giochi assieme ai Macintosh, stanno subendo gravissime perdite.
Se la guerra sarebbe andata avanti così, molto probabilmente Dingwall e McGuffin si sarebbero ritirati o, peggio, si sarebbero alleati con il regno nemico.
-Voglio combattere padre… fammi combattere al tuo fianco… - disse lei, e a quelle parole Fergus la guardò con sguardo severo, pronto a fare l’ennesima lite con la figlia, ma lei continuò inesorabile.
-Ho combattuto tre anni fa per la mia stessa mano… questa guerra è scoppiata perché si ostinano a volere me… e ora voglio combattere per la mia vita, per la vita del mio regno e della mia famiglia…- disse con gli occhi che ardevano di decisione.
-È anche questo il compito di una principessa. – affermò decisa, rivolgendo un fugace sguardo alla madre, che rimase in silenzio spiazzata da quelle parole.
Ci fu un intenso gioco di sguardi fra padre e figlia, che fu poi interrotto da Fergus che si alzò di scatto ed iniziò a sbraitare alla servitù.
-DOVE SONO GLI INDUMENTI PULITI?! DOVE SONO I MEDICAMENTI E LE BENDE??! DANNAZIONE MUOVETEVI, MERIDA HA BISOGNO DI AIUTO!
A quelle parole un ammasso di serve si calcò intorno a Merida, per aiutarla, impauriti dal tono rabbioso del re.
Ma quelle parole, oltre che ad incutere timore, scatenarono in Merida ancora più furia.
-NON PUOI CONTINUARE AD IGNORARMI PADRE!!!! DEVI PRENDERE DELLE DECISIONI!!! IO NON VOGLIO STARE CON LE MANI IN MANO COME FAI TU!!!- urlò isterica, trattenuta dalla servitù e dalla madre Elinor.
-Portatela nella sua stanza e chiamate un medico… -disse lui con tono autoritario ed affranto e detto questo si girò e si diresse verso il camino in fondo alla sala, ed osservò il fuoco ardere, continuando a sentire la figlia urlare mentre la portavano a viva forza nelle stanze al piano superiore.
-IO NON PERMETTO DI FAR AMMAZZARE DELLE PERSONE IN NOME DELLA MIA MANO!!!! IO NON LO PERMETTO!!!- le faceva male la gola…la testa le pulsava e le lacrime scendevano incessantemente.
Ogni volta era così: una domanda…una richiesta…una supplica… ignorata senza nemmeno avere uno straccio di risposta.
Fergus venne avvolto dal silenzio e dalla solitudine, che quasi lo stritolarono dal tanto che erano opprimenti.
Rimase lì… a fissare il fuoco e il legno che bruciava inerme sotto la sua potenza… mordendosi le labbra e pensando ad una soluzione.
Ma quella volta, non potè ignorare la richiesta di Merida…
Poteva trovare una soluzione per non coinvolgerla fisicamente nella lotta… ma lei oltre che essere la sua amata figlia, obiettivamente, poteva anche essere un ottimo asso nella manica.
Sapeva benissimo che serviva un piano…e serviva in quell’istante.
   
 
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