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Autore: Dimea    03/07/2015    7 recensioni
Clarke Griffin è una neo psichiatra specializzata in traumi, che cerca di emergere dalla fama della madre, la celeberrima Cardiochirurga Abby Griffin.
Bellamy Blake è un tenente colonello dei Marine, di ritorno dall'Afghanistan che cerca di fuggire dai fantasmi che lo tormentano.
La terapia li avvicinerá, insieme al matrimonio di Octavia.
"L'aggeggio maledetto, gracchia in un angolo del comodino, segnalandomi che è ora di alzare il culo dal letto.
Finalmente mi libero delle sabbie mobili in cotone e pile, ma i postumi della nottata di ieri si fanno sentire.
Oggi ho un solo appuntamento, ma non promette nulla di buono. Un giovane Marine di ritorno dall'Afghanistan dopo due anni spesi in missioni [...]
-Dio, Clarke! Hai delle occhiaie mostruose.- squittisce la voce di Octavia alle alle mie spalle.
Non mi volto nemmeno, so perfettamente che si trova appoggiata allo stipite, con la spalla sinistra.
-Ti ho portato il caffè...- sussurra sorniona. Mi conosce troppo, per non sapere che l'unico modo per trattarmi a quest'ora, è una tazza bollente di caffè.
Ed io la conosco abbastanza bene, per sapere che non devo aspettarmi nulla di buono"

{Attenzione: Bellarke }
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I
The Scientist



(Clarke Pov)



Diventa chirurgo
, mi dicevano i parenti fino a qualche anno fa, come tua madre.
Ecco, questo temo sia stato il vero motivo per cui ho scelto un percorso completamente diverso, dopo la graduation. Non molti capiscano cosa voglia dire essere la figlia di Abby Griffin, una dei migliori chirurghi di LA. Le aspettative sono elevate, e poi non ho mai desiderato essere la copia di mia madre.
In ogni caso, non mi sono staccata da medicina, ma mi sono tuffata in un territorio inesplorato.
Quattro anni fa, sono scappata qui a San Diego, per iscrivermi alla California University San Diego, School of Medicine.
La vita da campus non faceva per me, quindi dopo aver passato tre anni -d'inferno- nel dormitorio comune, mi sono trovata un posticino non molto lontano dalla facoltà, insieme a due coinquiline. Oramai è poco più di un anno che conviviamo.
Raven ed Octavia sono come il giorno e la notte, sono davvero pochi gli argomenti che le accomunano, tra cui scarpe e ragazzi. La prima lavora in un'officina, la seconda è una giornalista in una rivista femminile, in gran voga in città. O è la responsabile dell'ambito relazioni di coppia, o qualcosa di simile.
Per ora O, è l'unica con una relazione stabile. Sin da quando la conosco, esce con Lincoln, un ragazzo statuario dalla pelle ambrata. Io e Rav, abbiamo condiviso un ragazzo senza saperlo, per qualche settimana, ma è stato liquidato quasi subito, non appena abbiamo intravisto il doppio gioco. Abbiamo comunque mantenuto Finn nel giro di amici, ed ogni tanto lo ritroviamo ad una serata o ad un'uscita in gruppo.
Noi tre pazzoidi, formiamo uno strano trio, potremmo sembrare l'inizio di una pessima barzelletta: "C'erano una giornalista, una meccanica ed una psichiatra...".
Insomma niente a che vedere con la serie preferita di O, Sex and the City.
Psichiatria non è mai stata, davvero, la mia scelta principale. Lo è diventata silenziosamente, come se avessi riconosciuto in quella specializzazione, la mia strada...Probabilmente perchè sentivo il bisogno di confrontarmi con uno psichiatra. UNO BRAVO.
Sin da subito sono stata tra i migliori del mio corso, ed il master è arrivato dopo i quattro anni canonici.
Avevo in mano la laurea di psicologia da quindici giorni, quando il padre di Wells, il mio migliore amico mi ha chiamata, dicendo che in un piccolo studio associato, situato nel cuore di San Diego, cercavano una Psichiatra specializzata in traumi.
Conoscendo il padre del mio migliore amico, quel posto si è materializzato nel nulla, come se stesse aspettando me... non so se avete inteso.
Insomma, una vita facile, diranno gli incoscienti.
Non penso proprio.
Il mio lavoro, da un mese a questa parte, consiste nel trattare con reduci di stupri e catastrofi, che hanno subito danni da stress post traumatico.
Farsi carico di così tanto dolore, non è naturale e ci vuole una dose di pelo nello stomaco, che non ho. Non ancora, almeno. Spero.
Distaccare il lavoro dalla vita privata non è semplicissimo, per una novellina, in questo campo. Fortunatamente, le mie ore in studio sono limitate a 35/40 a settimana, ed ho le mie coinquiline, pronte a trascinarmi da qualche parte.
Sfortunatamente le mie amiche non si limitano a portarmi fuori, la loro è una disperata ricerca di un uomo che sia in grado di, ehm, sciogliermi. Per Octavia, essere una ventisettenne ancora single, non è concepibile... in realtà, penso di essere l'esperimento per il suo prossimo articolo. Non è una novità che O, scelga me e Raven come cavie.
In ogni caso, queste uscite mondane, terminano ad orari improponibili, rendendo il mio risveglio sempre più difficoltoso.
Rincasare alle quattro, per svegliarsi alle nove, non è il massimo!

Dopo una lotta impari con le coperte, le quali cercavano di trattenermi nel loro mondo caldo ed ovattato,trovo a tentoni la sveglia. L'aggeggio maledetto, gracchia in un angolo del comodino, segnalandomi che è ora di alzare il culo dal letto.
Finalmente mi libero delle sabbie mobili in cotone e pile, ma i postumi della nottata di ieri si fanno sentire.
Nonostante la testa minacci di scoppiare, cerco di trascinarmi verso il bagno per prepararmi per l'ennesima giornata stressante.
Oggi ho un solo appuntamento, ma non promette nulla di buono. Un giovane Marine di ritorno dall'Afghanistan dopo due anni spesi in missioni.
Non mi è dato sapere nome e cognome in anticipo, forse per la privacy del ragazzo. Non ho mai fatto domande su questa strana pratica.
Nonostante il mio essere ben poco patriottica, provo una gran pena per questo ragazzo, Dio solo sa a quali orrori ha dovuto assistere.
A quanto pare, lui non voleva la seduta, ma un suo superiore l'ha obbligato a parteciparvi, dopo la morte di due dei suoi commilitoni.
Sospiro, cercando di domare la foresta bionda che troneggia sul mio capo.
-Dio, Clarke! Hai delle occhiaie mostruose.- squittisce la voce di Octavia alle mie spalle.
Non mi volto nemmeno, so perfettamente che si trova appoggiata allo stipite, con la spalla sinistra.
-Ti ho portato il caffè...- sussurra sorniona. Mi conosce troppo, per non sapere  che l'unico modo per trattarmi a quest'ora, è una tazza bollente di caffè.
Ed io la conosco abbastanza bene, per sapere che quando lei mi porta il caffè, non devo aspettarmi nulla di buono.
Mi volto di scatto, guardandola dagli occhi socchiusi. -Cosa devi dirmi?- sibilo, arricciando il naso.
La sua espressione da finta innocente, conferma la mia teoria.
-Sai... mio fratello dovrebbe tornare in congedo- inizia cantilenando, quasi - E mi chiedevo, se potevamo ospitarlo per qualche giorno qui... finchè non trova una sistemazione.-
Svelato il mistero.
Non rispondo nemmeno, tanto sarebbe fiato sprecato, quindi mi limito ad annuire, accettando la tazza colma di liquido nero.
Octavia non parla molto di suo fratello, forse è un suo rito scaramantico, per poterlo vedere tornare sulle sue gambe. Già, perchè Bellamy è un Marine che ha scelto, per un motivo a me sconosciuto, la vita al fronte.
A dir la verità penso di non aver nemmeno mai visto una sua foto... O, ne terrà qualcuna nel portafoglio o cose del genere. Mi riprometto di chiederle di mostrarmela prima che il ragazzo possa presentarsi alla porta. Sono famosa per il chiudere le porte in faccia, a quanto pare.
Abbasso distrattamente lo sguardo sul cellulare. Nove e quaranta. Dannazione, se non mi sbrigo arriverò in ritardo!
Schizzo fuori dal bagno, dirigendomi verso la mia stanza. Fortunatamente ho la fissa di preparare gli abiti da lavoro, la sera prima.
Infilo la camicia velocemente e la gonna a tubino blu. Cercando di uscire dalla camera, afferro la giacca, saltellando da un piede all'altro per mettere i tacchi.
Detesto essere donna...
Saluto le ragazze, uscendo di casa e mi avvio al garage.
Fortunatamente lo studio si trova a poco più di dieci minuti dal nostro appartamento.
Arrivata al palazzo anni '20, saluto il vecchio portiere che mi sorride ogni mattina e mi avvio agli ascensori.
Quarto piano, alla fine del corridoio, prima porta a destra. Sorrido nel vedere la targhetta in ottone su cui è stato inciso, in corsivo,  Doc. Griffin.
-Buongiorno Dottoressa- mi saluta Clarence, la mia segretaria - Le ho portato il caffè ed un dounut, sulla scrivania- sorride.
-Sei gentilissima, ma lo sai che non devi.- l'ammonisco scherzosamente. Lei è una ragazza dolcissima, ma sono convinta che gran parte della sua cordialità derivi dal timore/affetto che prova per chi mi ha fatto avere il posto.



Continua...


Eccoci qui, sono tornata con una Bellarke, come promesso.
Niente superiori, college o simili. Ho scelto di tentare qualcosa di diverso, forse più maturo (conoscendomi, ben poco maturo).
Qui, Tutti i personaggi sono tra i 25 ed i 30 anni, e credetemi, ne vedrete delle belle.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci leggiamo Presto
Dimea


   
 
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