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Autore: Spleen89    04/07/2015    7 recensioni
Una storia semplice. Emozioni, gesti e piccole avventure di una quotidianità mai banale, ma intensa. Oscar e André dall' infanzia alla maturità. Cercando di rivivere insieme a voi quello che sarebbe potuto accadere tra gli spazi bianchi dell' anime e del manga. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Attenzione! Mi è stato fatto notare da un’amica del fandom che questo capitolo richiama in parte una fanfiction presente qui su EFP dal titolo “Villeggiatura”. Personalmente lessi tale fanfiction un bel po’ di tempo fa. Ne ho un piacevole e vago ricordo. Ma suppongo che tale somiglianza si riferisca a una villeggiatura dei nostri beniamini proprio ad Arras. Volevo tranquillizzare le lettrici ( e l’autrice della sovracitata ff qualora leggesse questo capitolo) che non è assolutamente mia intenzione voler copiare alcunché. La fortuita coincidenza è dovuta solo al fatto che necessitavo per proseguire la mia storia di un luogo diverso da Versailles, un luogo dove Oscar e André erano stati appunto bambini insieme. Ma la storia sarà totalmente diversa per il resto non temete.
Ladysibilla


 
[Oscar]
 
Settembre era il mese che preferiva. Aveva colori e profumi di stagione tenaci e malinconici, le ricordava il suo stesso animo. Foglie cadute, inesorabile segno del passare del tempo, della sua fuga inarrestabile… così come ne erano segno tangibile quei cinque anni passati tra riviste, parate, esercitazioni e sfilate. Conosceva persone che avrebbero pagato pur di passare il loro tempo a guardare la bellissima Principessa di Francia passeggiare tra i roseti di Versailles. Ma per lei… insomma non era di certo la sua aspirazione. Nonostante il ruolo che ricopriva ormai da cinque anni facesse pensare tutt’altro vi era poca azione, a dire il vero, nella sua vita. In quegli anni, i giorni più dinamici erano stati quelli degli attentati e degli incidenti capitati alla famiglia reale e sinceramente  non era così folle da sperare che la vita di qualcuno venisse messa a repentaglio solo per un po’ di “sale”. Quindi si era presto adattata a questa vita, restando però sempre all’erta nel caso nella sua tediosa vita da soldato giungesse un po’ di “sale” appunto. Non che a Versailles non capitasse mai qualcosa di “rilevante” agli occhi della nobiltà annoiata e frivola, ma a lei le dispute tra dame, gli intrighi e i tradimenti l’avevano sempre infastidita. Fin da bambina preferiva starsene immersa nella natura con André, godere della sensazione del vento sulla pelle che sferza tra i capelli, incitare Cesar a correre sempre più forte tanto da vedere i colori del tramonto confondersi ed unirsi tra loro. E poi il profumo delle rose di Arras, un profumo ben più intenso e buono rispetto a quello delle rose perfette e artificiose di Versailles. Le mancava tutto questo, eppure lei non si era mai concessa niente in quegli anni passati a Versailles, mai un cedimento, mai una concessione. Aveva accettato quella vita e lo aveva fatto fino in fondo. Dunque nonostante il suo cuore gioisse all’idea di rivedere Arras, aveva energicamente protestato all’idea del padre di prendersi una vacanza in quei luoghi. Troppe cose da fare a Versailles, troppi turni da organizzare e decisioni da prendere. E poi suo padre? Non era certo tipo da vacanza, non riusciva a capire davvero il motivo di quella proposta, un soggiorno prolungato ad Arras, almeno fino a quando il suo braccio non fosse guarito del tutto. D’altronde era vero, era stata una brutta ferita e aveva perso molto sangue, dunque non le restava che rimanere a riposo, e Arras tra tutti era il luogo dove questo “riposo forzato” sarebbe stato un po’ meno forzato.
Inoltre la incoraggiava il fatto di poter passare un po’ di tempo in più con André. Quello stupido mollaccione sembrava così strano e introverso in quel periodo. E d’altronde non poteva lamentarsene perché anche lei non era stata molto presente in quegli ultimi anni, pur stando sempre insieme si era resa conto che da quando lui era diventato il suo attendente André e lei si erano allontanati sempre più ognuno preso dai propri impegni, anche se…anche se… il loro legame non era svanito via. Perché il tempo poteva fuggire, ma tutto il loro legame, tutta la loro complicità, tutta la loro amicizia erano lì come una poesia,  aere perennius.  Tanto da gridarlo al re stesso, come una furia, perché nessuno, nemmeno il re stesso, nessuna prepotenza e ingiustizia avrebbe potuto portarle via quello che era diventato suo fratello, suo complice, suo unico amico, ma soprattutto la sua famiglia.
Quel fratello che aveva rischiato di perdere per un capriccio ‘principesco’ e che ora come un ombra discreta dopo aver finito di aiutare la nonna con i pesanti bagagli la fissava, muto e discreto, come sempre dalla soglia della stalla. Chissà cosa pensava André. Un tempo non vi sarebbe stato nemmeno il bisogno di domandarselo, lo avrebbe saputo d’istinto, a pelle. Quegli anni avevano mutato qualcosa tra loro, avevano forse allontanato lui, che pur solerte e presente era distante…come se un tormento lo perseguitasse. O forse era solo stanco di vivere in mezzo a quella frivolezza vacua di Versailles. Oscar in fondo lo sapeva, avevano letto insieme di nascosto i libri dei filosofi illuministi, avevano passeggiato tra le strade luride e poverissime di Parigi, avevano visto bambini morire di fame. E André no, non era il tipo da ignorarle certe cose. Lei lo sapeva, nonostante la sollecitudine e il rispetto mostrati verso la nobiltà, nel suo animo ribolliva qualcosa, dunque molto probabilmente si era stancato di quel mondo, forse lo odiava dall’alto del suo orgoglio muto e discreto che non aveva mai rinnegato le sue origini. Forse sarebbe passato poco tempo e lui avrebbe mollato tutto e tutti, quel mondo di nastri ,bignè e rose finte… quel mondo dove lei era imprigionata e dove lei sarebbe dovuta rimanere, fedele al suo ruolo, alla sua famiglia e al re.
Troppi forse e una sola certezza: un po’ di tempo libero, lì, ad Arras, nel luogo che così spesso li aveva visti bambini avrebbe fatto bene al suo animo “settembrino”.  Ma allora perché questa inquietudine? Forse temeva i progetti del Generale, perché ormai Oscar da adulta ne era consapevole, essi erano forieri di conseguenze spesso più grandi di tutti loro, inarrestabili e imprevedibili.
 
[André]
 
La osservava da lontano. In fondo gli bastava questo. Starle accanto e osservarla. Lo faceva da anni ormai… La sua Oscar e i suoi mille volti che solo lui sapeva leggere. Quel giorno, ad esempio, appariva pensierosa e crucciata da mille pensieri. La impensieriva forse il fatto di allontanarsi dal suo incarico per un po’ di tempo. Ma forse, e questo lo faceva intimamente sorridere, era contemporaneamente felice di passare un po’ di tempo ad Arras, lì nel posto dove tutto sembrava più vero, lontani da quel mondo frivolo, tedioso  e a volte crudele che era Versailles. Un mondo che odiava profondamente per la sua latente ideologia di dominazione degli uomini comuni, ma che amava contemporaneamente perché vi era lei, rosa bianca in mezzo a fiori artificiali, e non avrebbe potuto fare diversamente.
Le parole del Generale lo aveva inquietato non poco, incomprensibile la sua strategia, perché di quella si trattava chiaramente. Ed era anche chiaro il fatto che fosse una strategia dettata dai sensi di colpa verso Oscar. Tutto il resto un mistero.
Ad ogni modo anche lui era felice, felice di allontanarsi da Versailles per un po’, e di poter stare con Oscar. Non come attendente e Capitano delle Guardie Reali, ma finalmente come Oscar e André.  Avrebbe potuto osservarla con meno prudenza, avrebbe potuto addirittura accarezzarla in maniera accorta e fintamente noncurante dopo un allenamento di spada, così come quando erano ancora poco più che bambini. Avrebbe potuto aspirare di nascosto il profumo di rose che emanavano i suoi capelli color grano. In altro non sperava, anzi si rifiutava pure di sognare e fantasticare  su un approccio più ardito perché i sogni quando sono irrealizzabili conducono a una triste e lenta agonia. Non poteva esservi altro… Quello era il loro rapporto Intenso e immutabile. Almeno sperava, perché Oscar era bella, tanto bella da attirare gli uomini che a Versailles la osservavano e ammiravano, lanciando anche apprezzamenti poco cortesi, certo lo consolava il fatto che lei fosse giudicata inavvicinabile, algida e fredda, questo la salvava, e lo salvava visto che ne sarebbe morto, da attacchi più spregiudicati da parte di nobiluomini.
Dunque doveva allontanare quella malinconia triste prima che avesse insospettito  lei, che sicuramente ora nella loro Arras, con più tempo a disposizione, avrebbe prestato più attenzione a lui e a loro.
Il cuore gli scoppiava in petto al pensiero delle cavalcate con lei, delle pesche di fine estate succose da mangiare con lei, dei tramonti da vedere con lei. I piani del Generale continuavano a inquietarlo, ma doveva ammettere che quella di una vacanza fosse davvero una bella idea, che forse avrebbe acquietato e dissetato di lei il suo animo prima di ricominciare con la vita a Versailles.
 
Sorrideva guardando la sua Oscar seduta sul gradino di marmo con gli occhi chiusi e la fronte rivolta verso il sole. Sorriso che gli morì sul volto quando udì una voce ben conosciuta salutarlo dal finestrino di una carrozza carica di bagagli che era entrata dal cancello della tenuta..
“ Capitano, buongiorno. Buongiorno anche a te André. “ il Maggiore Victor Clement de Girodel con un sorriso radioso li stava salutando, scendendo dalla sontuosa carrozza piena di bagagli.
Oscar aveva spalancato subito gli occhi e li aveva rivolti all’inatteso ospite. Vi si era avvicinata curiosa e preoccupata insieme…
“ Maggiore Girodel cosa ci fate qui? È forse successo qualcosa a Versailles? Alla nostra principessa? “- fece lei allarmata, quasi con disappunto.
E anche il sorriso di Girodel si spense imbarazzato quasi
“ Beh Capitano, pensavo vostro Padre vi avesse avvisato, anzi pensavo fosse stata un’idea concordata tra voi quella di invitarmi nella vostra tenuta di Arras”
Oscar spalancò lo sguardo, André strinse i pugni incredulo. Girodel si affrettò ad aggiungere
“ Ma evidentemente non è così…e se per voi è un disturbo posso ritirarmi…ecco…”
Oscar riacquistò un po’ di lucidità e di garbo
“ Maggiore non lo sapevo semplicemente, ma chiaramente siete ospite gradito”- fece lei sforzandosi in un sorriso.
Ad André sembrò mancasse l’aria, sì lo sapeva lei non avrebbe potuto fare altrimenti, l’etichetta non avrebbe permesso un ‘ Beh vedete Maggiore non siete il benvenuto, io voglio solo riposarmi con il mio amico di infanzia’ ma tutti i suoi sogni, le sue speranze per quella vacanza vennero spazzate via di colpo dalle parole di Oscar.
“ Solo Maggiore a chi avete affidato gli incarichi a corte?”- continuò lei preoccupata di aver veramente lasciato il comando in mano a nessuno
“ Mi sostituirà il conte Francois de Ponthieu… un ottimo soldato, immagino lo conosciate”
Oscar tirò un sospiro di sollievo, evidentemente era sollevata dal sapere di lasciare il comando a un soldato valido vista non solo la sua assenza, ma ora anche quella di Girodel.
“Sì, bene, mi avete rassicurata Maggiore”
“ La prego Comandante, qui , in un contesto così familiare chiamatemi pure Victor. Mi rallegra poter passare con voi del tempo anche fuori Versailles”- fece rosso in viso Girodel poi quasi a giustificarsi per l’ardire dimostrato “…poi ad Arras ho una  cara cugina, mi farà piacere rivederla “ fece Girodel con un sorriso tenero e sincero.
 Girodel era un brav’uomo, non fosse stato innamorato di Oscar André lo avrebbe trovato pure simpatico, peccato quel piccolo particolare invece lo rendesse particolarmente nervoso in sua presenza. Non era il tipo di Oscar sicuramente, ammesso Oscar avesse un tipo d’uomo…ma era pur sempre un nobile, appartenente ad una delle più antiche e prestigiose casate nobiliari, era pure un bell’uomo corteggiato da parecchie dame e considerato un ottimo partito. Dunque avrebbe potuto averla con poco, fosse stato ricambiato. E questo lo innervosiva parecchio. Chissà poi perché il Generale avesse voluto invitarlo, forse per cortesia, per ricambiare le sue attenzioni e le sue preoccupazioni dimostrate nei giorni precedenti. Eppure…qualcosa non quadrava! Girodel giorni addietro era entrato nella camera di Oscar con un mazzo di rose, palesando il fatto che si preoccupasse per Oscar. Era ormai chiaro il fatto vedesse Oscar non solo come  superiore in grado a cui dovere rispetto, ma come  donna a cui porgere omaggio… un chiaro palesamento dei suoi sentimenti. Possibile il Generale non avesse colto tale interpretazione delle attenzioni del Conte? Magari, considerando Oscar suo figlio, figlio maschio, non le aveva colte davvero. Perché qualora le avesse interpretate come attenzioni verso sua figlia, figlia femmina quell’invito avrebbe significato tutt’altro che un cortese invito per ricambiare una gentilezza. No! No! Non poteva essere… quella che sembrava una vacanza dove immergersi in piacevoli ricordi d’infanzia si stava trasformando in un incubo! Un vero e proprio incubo.
Beh di certo non poteva andare peggio di così.
 
“ Madamigella, madamigella buongiorno! Buongiorno anche a voi André. Oh conte de Girodel ci siete anche voi…che meraviglia rivedervi qui riuniti, mi stavate forse aspettando per partire? Ahahah” – giunse da lontano una risata che accompagnava una domanda retorica posta in impeccabile francese con un lieve accento svedese.
André voltò i suoi occhi colore smeraldo verso la figura che aveva parlato. Ed ecco il conte Hans Axel von Fersen passeggiare ridendo accanto al Generale  Jarjayes che mostrava sul viso uno strano sorriso compiaciuto.
Sì voltò verso Oscar e la vide arrossire. Forse per la prima volta in vita sua.
“Conte volete dirmi che anche voi sarete dei nostri?”- disse Girodel con voce tremante e infastidita nonostante cercasse di celarla con un sorriso di circostanza.
“ Sì caro Girodel, se a Madamigella Oscar non dispiacerà avere tra i piedi un caro amico in più”- disse Fersen con il suo solito fare languido e sornione.
“ Fersen, siete il benvenuto, siete il benvenuto”- disse convinta Oscar. E stavolta il suo sorriso non era forzato. Non lo era per nulla.
 
André sì sarebbe picchiato violentemente da solo. La nonna lo diceva sempre mai dire che le cose peggio di così non potessero andare: perché puntualmente andavano peggio, molto peggio.
 
 
 
Ciao! Eccomi tornata! Avete iniziato a comprendere cosa stia combinando il Generale con i suoi sensi di colpa? Siete pronte per partire per Arras in compagnia dei nostri amici? Spero di sì. Un caro abbraccio a tutte. Ringrazio tutti coloro dedichino attenzione a questa storia leggendo e recensendo. Un abbraccio!
Ps. Il titolo del capitolo corrisponde al titolo di una canzone appunto intitolata “Impressioni di settembre” che ho ascoltato durante la composizione della prima parte del capitolo. In particolare la versione dei Marlene Kunz. Se  vi va, ascoltatela pure.
 
Ladysibilla
 
  
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