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Autore: zaynseyes_    05/07/2015    0 recensioni
"Tu--tu non assomigli ad un angelo" esclamai stupidamente. Il ragazzo aveva tatuaggi lungo le braccia e un abbigliamento poco consono all'aspetto di un angelo. Che poi, come diavolo si vestiva un angelo?
Lui fece spallucce "Che ti aspettavi? Non tutti gli Angeli sono uguali"
"E a me doveva capitare quello che assomiglia al tatuatore in fondo alla strada?"
*
Si avvicinò e mi sfiorò la guancia con il naso, accarezzandomela delicatamente e respirando pesantemente sulla mia pelle.
"Sei la persona più bella che abbia mai visto in tutta la mia vita" le parole mi uscirono dalla bocca senza il mio consenso.
La logica e il corpo di Zayn più vicino del dovuto, a quanto pare non andavano molto d'accordo.
.
.
| Dove Zayn è un Angelo Custode un pò particolare e Charlotte una ragazza molto realista e affatto sicura di se stessa |
#Accenni Larry, se non vi piace il genere evitate di leggere o in alternativa di saltare le parti inerti ad esso. Grazie dell'attenzione.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sentì una mano toccarmi e accarezzarmi delicatamente le tempie, il collo per poi ritornare poi sulla guancia.

Mugolai contenta e mi spostai leggermente per facilitare i movimenti ad Emily che mi stava svegliando per andare a scuola.

"Ancora un paio di minuti, mamma" bofonchiai con gli occhi chiusi e la voce impastata di sonno.

Sentì una risata soffocata ed immediatamente aggrottai le sopracciglia, con ancora gli occhi serrati.

"Mi dispiace deludere le tue aspettative, ma non sono tua madre" ridacchiò qualcuno. Non riuscì a distinguere la voce. Non  apparteneva a qualcuno della mia famiglia, ma mi sembrava lo stesso così familiare.

Subito individuai a chi apparteneva quella voce e spalancai gli occhi, allontanandomi poi come scottata dal suo tocco, quasi cadendo dal letto "Che ci fai qui?"

"Io sono sempre qui. E per 'qui' intendo accanto te" sorrise lui, sistemandosi meglio sul letto.

Roteai gli occhi "Perché diavolo mi hai svegliato, sono--" lanciai un'occhiata all'orologio sul comodino "le cinque del mattino, dannazione!"

"Oh, davvero?" chiese fintamente stupito lui "Mi dispiace, non pensavo fosse così presto" disse lui ghignando.

Lo guardai stranita "Ma che razza di Angelo Custode sei? Dio, dovresti essere licenziato" gli dissi, alzandomi dal letto e guardandolo in modo truce.

"Anche se ti sembrerà strano, faccio molto bene il mio lavoro" fece schioccare la lingua sul palato.

"Si, immagino." brontolai, girandomi per andare in bagno "Se provi a svegliarmi un'altra volta così presto-- anzi no, se provi solo a svegliarmi di nuovo, giuro che ti strappo le ali, piuma per piuma, per poi fartele mangiare a colazione. Hai capito?" mi voltai e non c'era nessuno. Feci un piccolo urlo frustrato e mi passai una mano tra i capelli.

"Piuttosto aggressiva la mattina. Dovevo aspettarmelo in fondo" disse lui, comparendo sull'uscio della porta, con un sguardo pensieroso.

Sobbalzai spaventata e mi portai una mano nel cuore "Si, ho capito, sai scomparire e ricomparire dal nulla. Adesso potresti smetterla e magari ascoltare quello che ti dico?" chiesi con un sorriso tirato e con finto tono di voce gentile.

Lui fece un sorriso sghembo "Mi piace di più vederti isterica." ridacchiò "Però in fondo sono un Angelo, ed essendo tale conservo un pò di bontà nel cuore, quindi giuro che non ti farò prendere più nessun infarto. E che ti ascolterò. Anche se su quest'ultima non ci giurerei" borbottò alla fine.

Presi un profondo respiro. Cosa ne ho fatto della mia vita? Mi sono ridotta a parlare con un Angelo, davvero Charlotte?

"Adesso entrerò in bagno e tu puoi benissimo ritornare da dove sei venuto." E magari non tornare mai più qui, pensai "O perlomeno, non mi seguire fino a lì dentro" gli lanciai un'occhiataccia.

"Sfortunatamente per te, ritornerò." ghignò lui "E tranquilla, la tua privacy è al sicuro"

Mi voltai diretta verso il bagno e mormorai sprezzante un "Con te tra i piedi non può esistere il termine privacy "

Sentì una risata alle mie spalle ed io cercai di non voltarmi, chiudendo rumorosamente la porta del bagno per mostrare il mio di disappunto.

Mi poggiai contro la porta e sospirai. Stupido Angelo del cazzo.

◇◇◇◇◇

Arrivai davanti la scuola in leggero anticipo e decisi di fumarmi una sigaretta nel mio solito posto.

Ali candide non aveva fatto più nessun'altra apparizione per tutta la mattinata e ne ero piuttosto felice. Forse era stato davvero tutto un sogno.

Mi sedetti su un gradino e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe da ginnastica. Adoravo quel posto, era così piacevole stare lì a pensare o semplicemente per ricercare un pò di pace tra la massa di studenti che non facevano altro che fare rumore. Guardai il cortile vuoto, chiedendomi perché tutti preferivano il casino più totale al silenzio. Forse ero io quella strana.

"A che pensi?" sobbalzai e balzai in piedi, allontanandomi di qualche passo dalla quella voce.

"Avevi detto che non mi avresti più fatto prendere colpi!" esclamai arrabbiata.

"Scusa," rise leggermente "non volevo spaventarti"

Incrociai le braccia al petto "Non è normale che appaiono persone dal nulla, Zayn, quindi mettiti nei miei panni e cerca di essere più normale " dissi stizzita.

Lui semplicemente annuì, ridacchiando "Allora, cosa c'è che non va?"

Sbuffai e tornai a sedermi sul gradino "Sbaglio o eri quello che leggeva nella mente?"

Lui prese ad osservare il cortile davanti a sé "In teoria no. Riesco a sentire solo quello che tu mi vuoi far sentire. Io e te siamo legati da un filo sottile, possiamo comunicare senza il bisogno di parole, solo se tu mi permetti di sentire i tuoi pensieri ovviamente. Possiamo comunicare infatti semplicemente con gli sguardi perché noi ci capiamo al volo. Posso anche sentire le emozioni che provi tu, in qualsiasi momento. In pratica è come se io e te fossimo una sola persona." si girò e prese ad osservarmi "Io so tutto di te, Charlotte. E anche se non vuoi ammetterlo, so quando c'è qualcosa che non va. E questo è uno di quei momenti"

Lanciai una breve occhiata ai suoi occhi color nocciola e presi ad osservare davanti a me, riprendendo a fumare la sigaretta.

Espirai ed osservai come il fumo si disperdeva nell'aria e scompariva nel giro di qualche secondo "Non-- non lo so"

Zayn mi si fece più vicino "So che tutto questo è difficile da credere e probabilmente non pensi neanche che io sia reale ma-- è così." fece spallucce "Neanche per me è facile, sai. Cerco solo di rendere tutto più sopportabile"

"Perché non mi racconti un pò di te. Insomma, come-- come sei diventato un Angelo?" chiesi. Ero un pò sbalordita che Zayn sapesse fare dei discorsi così seri e quindi approfittai della situazione per saperne di più su di lui, magari evitando il discorso come-sta-Charlotte.

Lui mi guardò intensamente. I suoi occhi erano più luminosi di qualsiasi altro essere umano, quasi come se emanassero una luce propria. Distolsi lo sguardo, un pò a disagio.

"Non ne ho idea, sinceramente. Sono morto a diciannove anni, per overdose. Non ricordo molto. So solo che mi sono svegliato in un posto buio, al freddo e una voce che mi sussurrava che avevo bisogno di vincere una sfida con me stesso, a causa del mio pessimo comportamento, e se ci sarei riuscito avrei ricevuto in cambio un premio. Una seconda possibilità, in pratica" spiegò. Chissà quante volte aveva raccontato quella storia. La sua storia.

"Non eri proprio uno stinco di santo, a quanto pare" ridacchiai.

"No, affatto" si passò una mano tra i capelli "Ero il tipico cattivo ragazzo" scosse la testa.

"Da quanto tempo sei un Angelo?" chiesi curiosa.

"Da circa 54 anni." fece un sospiro stanco "Non sono poi così tanti. È come se fossi ancora un novellino" affermò con un sorriso divertito, notando la mia espressione sbalordita.

"Per quanto ancora dovrai farlo?"

"Non lo so," mi guardò brevemente "non so di cosa tratta esattamente questa sfida con me stesso, ma ormai ci ho perso le speranze da un bel pò" concluse, sospirando sconfitto.

Mi accigliai "Non dovresti abbatterti così. Come hai detto tu, sei ancora un novellino. Penso che devi dimostrare che sai prenderti cura, non solo di te stesso, ma anche di altre persone. Questa è la tua sfida: fare quello che non hai fatto nella tua vita precedente e amare te e il prossimo" conclusi, sicura delle mie parole.

Lui semplicemente restò ad osservarmi "Forse hai ragione." concluse poi "Adesso è il tuo turno a rispondermi, cosa c'è che non va?"

La campanella suonò, annunciando l'inizio della giornata scolastica.

"Mi sa che devo andare, mi dispiace così tanto non poterti rispondere" sorrisi vittoriosa, alzandomi in piedi.

Lui fece un sorriso sghembo "Per questa volta me l'hai fatta, ma ricorda che io sono sempre con te, ovunque tu vada. Non mi scappi, Charlotte" mi fece l'occhiolino e poi scomparì.

Scossi la testa divertita. Fottiti Zayncerta che il ragazzo mi avrebbe sentito.

◇◇◇◇◇ 

Entrai in casa, più stanca di quanto pensassi, gettando lo zaino sul pavimento e sospirando stanca. Volevo solo sdraiarmi sul letto e rilassarmi in assoluta tranquillità, dimenticandomi delle occhiate di disprezzo di alcune mie compagne di classe-- che non avevo idea del perchè mi odiavano-- e le voci irritanti dei professori.

"Charlotte, vieni un attimo qui!" urlò Emily dalla cucina.

Come non detto.

"Dimmi" le risposi, entrando in cucina e lanciandole un'occhiata confusa e allo stesso tempo curiosa.

"C'è qualcosa che devi dirmi?" mi disse lei, aggrottando le sopracciglia e mettendosi le mani sui fianchi.

"Uhm, no?" affermai, non molto sicura della risposta. Non le nascondevo chissà quali segreti, però ero comunque preoccupata. Quando una madre-- che fosse acquisita o meno-- ti chiamava e assumeva quell'espressione, non potevi non preoccuparti.

"Oggi mi ha chiamato il preside" annunciò, sbattendo il piede sul pavimento.

Aggrottai le sopracciglia "Che è successo?"

Lei spalancò gli occhi "Non fare la finta ingenua con me, ragazzina. So quello che fai durante la ricreazione, e non è certamente un qualcosa di cui vado fiera"

Capì al volo cosa intendesse: il fumo. Chi diamine aveva detto al preside che fumavo nel cortile, e soprattutto: perchè cazzo gli interessava così tanto di quello che facevo o non facevo nella ricreazione. Sospirai "Senti Emily, mi dispiace, ma alla fine non è poi così grave" cercai di farla ragionare.

Lei parve come punta sul vivo "Non è poi così grave? Salti la ricreazione per andare in cortile a fumarti dio sa solo cosa, e tu mi dici che non è così grave?" disse con tono duro, incrociando le braccia al petto.

"Se proprio ti interessa saperlo, fumo solo delle semplici sigarette." affermai, roteando gli occhi "Non capisco qual'è il problema: il fatto che non mangio il cibo di quella mensa da quattro soldi, che potrebbe benissimo mandarmi all'ospedale per la carne andata a me, o per il fatto che la tua presunta figlia, la ragazza perfetta in tutto con i massimi voti a scuola, stia trasgredendo le regole." risposi con una risata incredula "Ti sei mai chiesta perchè diavolo faccio quello che faccio? Sei mai andata oltre tutta l'apparenza? Ti sei mai chiesta come stavo? No, neanche una fottuta volta. Smettila di farmi questi discorsi, come se ti importasse qualcosa, tu non sei mia madre. E se mi voglio fumare una dannata sigaretta nel cortile della scuola, non sono di certo affari tuoi. Non sei tu a dirmi quello che devo o non devo fare, non più" sputai furiosa.

Non ero solita dire parolacce, specialmente alla donna che per me era quella che più si avvicinava alla figura di una madre, ma odiavo che cercasse sempre di entrare nella mia vita e controllarla a suo piacimento, rendendomi la ragazza perfetta che non ero mai stata e mai sarò. Fumare era stata la prima cosa che mi aveva fatto uscire dal mondo 'perfetto' che lei aveva costruito intorno a me, l'unica cosa che mi faceva sentire libera dalle stupide e rigide regole che gli altri avevano fissato per me. Era una mia piccola vittoria, che una come Emily non avrebbe mai capito.

"Mi hai deluso, Charlotte. Non pensavo potessi essere così insensibile nei miei confronti e per di più anche così maleducata" disse sprezzante, guardandomi e scuotendo la testa.

"Non capirai mai niente di me" risposi con una risata triste.

La guardai un'ultima volta per poi correre in camera mia e chiudere la porta a chiave. Mi presi la testa tra le mani, facendo un piccolo urlo dettato dalla rabbia.

Sentì qualcuno mettermi una mano sulla spalla. Sobbalzai, per l'ennesima volta, togliendomi le mani dal viso e guardando Zayn. Lui si limitò a spingermi tra le sue braccia ed abbracciarmi. Sapeva quello che stavo provando. Lo aveva detto lui, in fondo: eravamo legati da un sottile filo e quello che provavo io, automaticamente provava lui. Era strana, tutta quella situazione. Mi sentivo un pò a disagio a dire la verità perchè non gli potevo nascondere nulla o perlomeno non potevo mentirgli così facilmente.

"Ehi, shhh, calmati" mi disse rassicurante Zayn. Non mi ero nemmeno accorta di essere scoppiata in un pianto silenzioso.

Non volendo fare la figura della ragazzina debole, mi staccai bruscamente dal suo abbraccio e mi asciugai rapidamente le lacrime che erano scivolate lungo la guancia.

Eravamo caduti in un silenzio imbarazzante e nessuno osava parlare. Era piuttosto inutile in fondo: lui sapeva quello che stavo provando e il perchè stessi piangendo.

Distolsi lo sguardo dal suo e presi dalla tasca dei jeans il pacchetto di sigarette.

Lo aprì e ne accesi una, aprendo la finestra e sedendomi sul davanzale, in modo che il fumo uscisse fuori e non restasse dentro la camera. Zayn mi seguì silenziosamente, lanciandomi ogni tanto uno sguardo di sfuggita.

"Sai che lei l'ha detto solo per il tuo bene" ruppe il silenzio lui, osservando fuori dalla finestra.

Scossi la testa divertita "Sai anche tu che non è questo il motivo per cui l'ha detto, Zayn" affermai, fissando il suo profilo.

Lui si girò e prese ad osservarmi "Per quanto tu non lo voglia ammetterlo, tua madre ti vuole bene e ci tiene a te"

"Lei non è mia madre" dissi stizzita, riprendendo ad osservare la città di fronte a me, grigia e triste per l'imminente temporale, e aspirando un lungo tiro dalla sigaretta.

Lui sospirò "Questo però non significa che non può esserlo. Charlotte. Si è presa cura di te per quasi nove anni, non è una cosa da poco. Non tutti si sarebbero presi una responsibilità del genere. Non è facile crescere una figlia, e forse neanche lei ha idea di come si fa, ma almeno ci sta provando. Vuole solo che tu diventi una donna con la testa sulle spalle, responsabile e umile. Si sta solo assicurando che tu non prenda delle cattive strade"

Fumai nervosamente la sigaretta, rimuginando su quello che aveva appena detto Zayn. Emily non era mia madre, era vero. Ma come aveva detto lui non era da tutti prendersi la responsabilità di crescere una figlia da sola.

Mia madre era morta di parto e mio padre, non volendo crescere una bambina che somigliasse così tanto a sua moglie, mi lasciò nelle mani di una sua cara amica, che avrebbe fatto di tutto per lui. Probabilmente era innamorata di mio padre, ma non potevo dirlo con certezza. Questo però non significava che doveva trasformarmi nello stereotipo di ragazza perfetta, senza curarsi di quello che pensavo o dicevo. Non ero un animale domestico da accudire e tenere a bada, ero un essere umano con dei sentimenti e dei pensieri, e se lei avesse continuato così non avevo idea di come avrei potuto reagire.

"Ascolta," riprese Zayn con un tono di voce morbido e gentile "so a quello che stai pensando. Ma mettiti nei suoi panni: cosa faresti tu, con una figlia-- che non è nemmeno tua-- da crescere, accudire ed educare nei migliori dei modi? Sai anche tu che Emily non ha mai avuto un bambino, quindi tu sei stata e sei ancora la sua prima esperienza in questo campo. Probabilmente ha esagerato, sì hai ragione, ma non le dò tutti i torti." Zayn parlò lentamente, cercando di guardarmi negli occhi, ma io puntualmente evitato il contatto visivo "E poi non fa bene fumare. E te lo dice uno che non si limitava soltanto al tabacco" ridacchiò.

Mi sfuggì una piccola risata che subito ricacciai indietro. Mi asciugai l'ultima lacrima solitaria lungo la guancia e lo guardai "Se pensi che dovrei scusarmi con lei, ti sbagli di grosso. Almeno non adesso. Penso ancora quello che le ho detto e non mi rimangerò nulla. Non credere che il tuo discorso strappa lacrime abbia avuto qualche effetto su di me" gli sorrisi divertita, ancora con gli occhi lucidi.

Lui si limitò a fare spallucce "Ti conosco troppo bene, Charlotte, e so che in fondo le vuoi bene. E poi i miei discorsi strappa lacrime fanno sempre commuovere, come osi dire il contrario?" esclamò lui, fintamente stupito, mettendosi una mano sul cuore.

Lo spinsi giocosamente, con un sorriso timido a fare la comparsa sul mio viso "Sei uno stupido. Come diavolo sei potuto diventare un Angelo, non riesco ancora a spiegarmelo" scossi la testa divertita, gettando la sigaretta dal balcone.

Lui ci pensò un attimo prima di affermare "Forse perchè davo dei buoni consigli alle persone, quando ne avevano di bisogno. Questo però prima che diventassi un drogato. Ero un bravo ragazzo, prima di tutto quel casino" ridacchiò lui, con un velo di tristezza a coprirgli il viso.

"Perchè hai incominciato a fare uso di droghe? Insomma, cosa ti ha spinto a farlo?" chiesi curiosa. Non riuscivo a capire perchè una persona ricorreva all'uso di quelle sostanze quando poteva semplicemente ubriacarsi e dimenticare per un giorno il casino che si aveva in testa. Una sbronza era sicuramente migliore della dipendenza dalle droghe. Perchè farsi così male, in ogni caso?

Zayn mi guardò brevemente per poi spostare il suo sguardo verso il cielo plumbeo e carico di pioggia "I miei genitori volevano che sposassi una ragazza del mio Paese. Come avrai notato non sono Inglese, ed ero rimasto molto fedele alla mia religione. Mi rifiutavo sempre di mettere su famiglia con quella ragazza perchè ero già innamorato di un'altra, ma i miei non capivano. Allora io scappavo di nascosto e andavo dai miei amici a divertirmi e fregarmene di quello che i miei volevano impormi. Quando tornavo a casa vedevo sempre dei lividi sul viso e sul corpo di mia madre, ma lei mi dava sempre delle risposte vaghe e poco credibili. Ed io stupidamente le credevo." scosse la testa, come a ripensare a quanto fosse stato stupido, e abbassò lo sguardo sul davanzale della finestra "Poi un giorno vidi mio padre farle del male e dirle che era colpa sua se non volevo sposarmi o non volevo restare fedele alla mia religione. Diceva che era colpa sua per avermi cresciuto così male, senza valori e senza amore verso di loro, che era solo una puttana e che il giorno in cui l'aveva messa incinta era stato uno dei suoi più grandi errori. Io mi gelai sul posto. Non-- non volevo credere a nessuna delle sue parole e--" prese un profondo respiro "Non sapevo cosa fare. I sensi di colpa erano troppo grandi e così...non so bene quello che mi vorticava in testa, volevo solo dimenticare tutto. Allora sono andato nel locale più vicino e mi sono ubriacato e poi, non so bene come, mi sono ritrovato a ballare per strada con a seguito alcuni miei amici di sbronza. Fortunatamente un mio amico mi ha trovato e mi ha riportato a casa. Da quei giorni in poi ho continuato ad ubriacarmi più spesso e sono entrato nel giro della droga. Un giorno in particolare, prima di uscire di casa, ho detto a mio padre quanto facesse schifo e quanto poco si meritasse l'amore mio e di mia madre e poi me ne andai. Quel giorno però mi andò veramente male. Non so bene cosa successe, ma mi ritrovai per terra privo di sensi. Forse mi avevano messo della roba pesante nel mio drink senza che me ne accorgessi. E quando mi sono svegliato mi sono ritrovato in quella stanza buia e fredda, e adesso eccomi qua" concluse con un sospiro, passandosi una mano tra i capelli.

Restai a bocca aperta. Non credevo che Zayn avesse avuto un passato così turbolento e difficile. Però avevo ancora un dubbio in testa, dopo tutto quel discorso "Quindi, tu-- tu non-- ti hanno ucciso" non sapevo formulare una frase di senso compiuto, non dopo tutte quelle informazioni che avevo acquisito.

Lui ritornò a guardarmi, con la mascella serrata e i lineamenti del viso contratti dal dolore "Io non volevo morire, volevo solo dimenticare tutto ma non-- non in quel modo"

Senza pensarci due volte, mi allungai verso di lui e lo abbracciai, tenendolo stretto a me. Abbracciare un Angelo non era poi così diverso dall'abbracciare un umano. Ad eccezione del fatto che il suo corpo non emanava calore e vi erano le piccole sporgenze sulla schiena, dovute probabilmente alla presenza delle ali.

"Mi dispiace così tanto" risposi sinceramente, nell'incavo del suo collo.

Lui mi accarezzò la schiena delicatamente con le sua grandi e fredde mani "Non è colpa tua. Ormai è passato" rispose. Il suo fiato era sul mio orecchio e non potei evitare di rabbrividire. Non ero mai stata così vicina ad un ragazzo e soprattutto non ne avevo mai abbracciato uno, quindi in un certo senso era un qualcosa di nuovo per me.

Si staccò dal mio abbraccio, sorridendomi leggermente. Io lo guardai negli occhi, inclinando la testa di lato.

"Sei freddo. È cose se avessi abbracciato un pezzo di ghiaccio" affermai, non potendomi trattenere. Volevo sapere di più su di loro, sugli Angeli, era una cosa che mi affascinava ma allo stesso tempo mi terrorizzava. Quello era un mondo così diverso dal nostro, o forse i due mondi erano più simili di quanto pensassi. Ad ogni modo, volevo saperne di più.

"Beh sai com'è, in realtà sono morto." rispose lui ghignando "E comunque no, non posso darti tante informazioni sul nostro mondo. Anche perchè a malapena lo conosco io"

Aggrottai le sopracciglia "Ma sei un Angelo, dovresti sapere tutto sul tuo mondo" affermai scioccata.

"Come ho già detto: sono un novellino in questo campo. So solo qual'è il mio compito e quali sono le mie capacità" fece spallucce con noncuranza.

"Non vorresti saperne di più? Non sei curioso di sapere quante altre persone ci sono oltre te?" chiesi sbigottita.

"Riesco a vedere i miei simili." rispose lui sghignazzando e lanciandomi un'occhiata di sbieco "Li posso vedere per strada, accanto ai loro rispettivi umani. A volte faccio anche quattro chiacchiere con loro, a scuola. Non sono poi così in solitudine"

"Quindi ti allontani da me per chiacchierare con i tuoi simili?" chiesi scioccata, alzando entrambe le sopracciglia.

Lui stavolta si girò completamente a guardarmi, roteando gli occhi e appoggiandosi su un lato della finestra "Come ti ho già detto, io e te siamo legati da un filo. Quando tu hai bisogno di me, io corro in soccorso. Quando non mi vuoi attorno, io resterò lo stesso al tuo fianco. Non è così facile sbarazzarsi di me." affermò ridendo "Anche se parlo con i miei colleghi " mimò il termine con le dita "non significa che non ti tenga d'occhio. In realtà non ce ne sarebbe neanche di bisogno che ti stia così vicino. Anche se fossi dall'altra parte del mondo, arriverei da te in pochi secondi" fece spallucce con noncuranza.

"È proprio figo." esclamai meravigliata "E anche un pò seccante. Insomma, in pratica è come se vivessi la vita di un altro, con i suoi problemi, i suoi sentimenti e i suoi pensieri. Non ti stanchi mai?"

Ci pensò un attimo e "Sì, certo, è anche piuttosto stancante a dir la verità. Ma a me piace. Entrare nella vita delle persone e risolverli i problemi mi dà una grande soddisfazione, come se avessi un posto in questo mondo, se il mio compito fosse quello di renderli felici, capisci? È un qualcosa di meraviglioso" Zayn sorrise sincero.

"Non ti sono mai capitate delle persone che--che si sono suicidate?" chiesi, forse un pò troppo diretta.

Zayn sospirò, annuendo leggermente "Purtroppo sì. Gente che dava di matto e dopo qualche giorno si buttava giù da un palazzo o si trafiggeva con un coltello. Persone troppo deboli per poter sopportare la presenza di un Angelo o per accettare la sua esistenza. Sappiamo il rischio che corriamo ogni volta che appariamo davanti le persone, ma stupidamente pensiamo che forse tutti potrebbero accettarci e accoglierci nelle loro vite" scosse la testa, triste.

"Beh, di certo non è che tu appaia in modo molto discreto. Non do tutti i torti a quelle persone che danno di matto. È già difficile credere che esista un Angelo che possa apparire dal nulla, e tu lo fai come se fosse una cosa che si vede tutti i giorni" ridacchiai.

"In quale altro modo dovrei apparire? In fondo anch'io devo fare la mia figura da stupendo Angelo, che fa cadere tutte ai suoi piedi con i suoi strani e misteriosi poteri magici" disse, sicuro di sè.

Risi rumorosamente e mi misi una mano sulla bocca, arrossendo un pò e distogliendo lo sguardo "Almeno la sicurezza in te stesso di certo non l'hai persa"

Lui mi guardò con gli occhi che gli brillavano di divertimento e consapevolezza, non aggiungendo altro. Era uno sguardo di quelli che sembrava voler dire che lui sapeva quale fosse il mio problema, ma che non poteva confessarlo. Uno di quei sguardi che sembrava scavarti fin dentro l'anima.

"Posso farti una domanda?" chiesi, più timida di qualche minuto fa.

"Di certo questa non è la prima domanda che mi hai fatto." alzò gli occhi al cielo, distogliendo lo sguardo dal mio viso "Avanti, sputa il rospo. Di che si tratta?" 

"Ecco," incominciai incerta "gli Angeli non dovrebbero essere così...pieni di tatuaggi. Come è possibile? Non è che ispiri molta fiducia a primo impatto, scusa eh"

"Sì, lo so." ridacchiò "Credo che le persone conservino il loro aspetto, dopo essere diventate quello che diventano. O forse semplicemente io sono una di quelle poche eccezioni di Angeli ad essere così" concluse facendo spallucce e tornando a guardarmi "E poi, sono o non sono l'Angelo più sexy che tu abbia mai visto?" disse malizioso, inarcando un sopracciglio.

"In realtà sei l'unico che io abbia mai visto." risi sommessamente "Scommetto che ce ne siano altri molto più belli di te. Forse un 'Miss Angelo 2015' che si aggira da queste parti con il suo rispettivo essere umano" risposi, facendogli la linguaccia dopo aver visto il suo viso corrucciato.

"Fidati, li vedo ogni giorno. Non c'è un Angelo più bello di me, da queste parti" incrociò le braccia al petto ed io risi alla sua espressione.

"Se lo dici tu, allora mi fido" roteai gli occhi e tornai a guardare fuori dalla finestra. Adesso stava piovendo e potevo vedere le persone correre per le strade e coprirsi con i loro cappotti o con le loro borse firmate, altri invece che camminavano tranquilli sotto l'ombrello, con passo lento e sicuro.

Quando tornai a girarmi verso Zayn, lui era già scomparso. Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, tornando alla realtà. Non ho intenzione di rimangiarmi quello che ho detto ad Emily, ma mi sembra giusto scusarmi per il mio atteggiamento poco gentile nei suoi confronti. Niente di più, niente di meno.

"Brava ragazza" sentì sussurrare da dietro di me, ed io mi voltai di scatto. Scossi la testa divertita. Zayn mi aveva sentita. O meglio dire che ero stata io ad avergli fatto ascoltare i miei pensieri. Sorrisi al nulla e tornai a guardare fuori dalla finestra. Forse mi stavo abituando alla sua presenza. Forse


 

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Ciao tutti bella gentee!

Cosa ve ne pare di questo capitolo? Avevo detto che sarebbe stato più lungo rispetto al precedente ed ecco che ne è uscito fuori ahahah

Un bacio enorme e alla prossima♥♥

  
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