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Autore: Claire Penny    05/07/2015    1 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal diario di Clare, 25 Ottobre (seconda parte):
«[...] Ma certe cose non sembrano proprio destinate a funzionare, a prescindere dall’impegno che ci si mette per cercare di preservarle. E come se questo non fosse abbastanza, di solito sono i momenti come questi, quelli in cui lo stupido mondo in cui viviamo sceglie di crollarti completamente addosso, trascinando con sé persino le poche convinzioni che avevi. E tu non puoi fare nient'altro che stare a guardare tutto ciò che avevi costruito e per cui avevi lottato sgretolarsi come un castello di sabbia

La ragazza fissava la tazza di cioccolata ormai non più calda, da troppo tempo. Doveva trovare qualcosa da dire, ma sembrava che più si scervellasse, più le idee le sfuggissero.
Stringeva la tazza con forza, con entrambe le mani. Inizialmente voleva solo scaldarsi, poi però si era resa conto che quel semplice ed anonimo oggetto di uso quotidiano era improvvisamente diventato l’unico appiglio che le impediva di scivolare in un vortice di confusione assoluta e di mantenere un flebile contatto con la realtà.
Non aveva nemmeno idea di come fossero arrivati in quella tavola calda. Ricordava a malapena la cameriera carina che aveva tentato di flirtare con Max mentre prendeva le ordinazioni e che si era sporta molto più del necessario mentre gli versava il caffè, mettendo così in mostra una generosa porzione del suo abbondante décolleté, ignara del fatto che per il vampiro che aveva davanti, le sue tettone avevano la stessa utilità dell’aria condizionata in Groenlandia.
Curiosamente, a seguito di quel pensiero, a Clare erano improvvisamente scomparsi tutti i complessi che si faceva dalla prima superiore a proposito della sua seconda scarsa di reggiseno.
-L’ho sempre saputo, più o meno- esordì infine Max, cominciando a rispondere alle tacite domande che aleggiavano tra loro da quando se n’era uscito con quella frase, poco prima.
-Ho provato ad evitare, a reprimere questa parte di me praticamente da sempre. Per un brevissimo momento dopo essere stato trasformato, ho creduto di essere finalmente libero di essere me stesso, salvo poi accorgermi che i vampiri hanno la mentalità più chiusa di quella degli umani, in merito all’argomento. È ironico, se pensi che hanno sempre fatto della superiorità fisica ed intellettuale il vanto principale della nostra specie. Invece sono talmente fossilizzati nel loro cliché di irresistibili seduttori di giovani fanciulle, da non trovare spazio nella loro comunità per chi non lo rispetta. Sarebbero in grado di guardarmi male per mesi per il semplice fatto che io ora mi trovi in questa dozzinale e puzzolente tavola calda a bere caffè con te, anziché in un bar elegante a bere vino rosso e a lanciare occhiate seducenti a qualche bella ragazza che si finge inconsapevole del proprio fascino-.
Clare cercò per un attimo di immaginare la scena e fu persino troppo facile per lei vedersi Max in quella situazione, però non disse nulla e lo lasciò continuare, sempre tenendo salda la presa sulla tazza.
-Ho capito subito che se non volevo rimanere solo, esiliato dai miei simili, non avevo alcuna scelta: avrei dovuto adeguarmi, reprimere la mia identità e comportarmi come loro, così ho cominciato a passare da una ragazza all’altra, seducendole e nutrendomi per poi passare alla successiva prima che avessero il tempo di innamorarsi. Forse mi detesterai ancora di più per quello che sto per dirti, ma…all’inizio tu per me eri come le altre. Non eri popolare, avevi pochi amici e sembrava cercassi di fare di tutto per non attirare l’attenzione. In parole povere, eri quella che la maggior parte dei vampiri considera la preda perfetta. Tuttavia, dopo un po’ che ci frequentavamo, mi sono accorto che con te le cose stavano prendendo una direzione diversa rispetto al solito. Stavo bene come non mi capitava da anni, forse addirittura da secoli. Mi piaceva parlarti tanto quanto mi piaceva starti ad ascoltare e spesso mi capivi addirittura meglio di quanto riuscissero a fare i membri del mio stesso clan. A quel punto ho capito che per me eri davvero speciale. Tutto ciò mi spiazzava, soprattutto quando ho realizzato che non mi consideravi solo il bel vampiro affascinante da sfoggiare davanti alle altre ragazze,  quello che ti viziava con una miriade di regali costosi o elargiva continuamente aforismi romantici; eri interessata a me semplicemente per com’ero al di là della mia natura di immortale. Con te non ho mai dovuto comportarmi nel modo in cui in genere le ragazze si aspettano che io mi comporti, non ho mai dovuto recitare la parte dello stereotipato vampiro romantico ma tormentato. Allo stesso modo, tu con me ti sei lasciata andare, ti sei mostrata per com’eri davvero senza alcun timore. Ricorderò sempre quando mi hai detto che ero la prima persona nei confronti della quale non sentivi di dover costantemente dimostrare qualcosa e con cui ti sentivi libera, perché io mi sentivo nello stesso modo. Ai miei occhi eri un’incognita, abituato com’ero ad avere a che fare con ragazze prevedibili che amavano solamente giocare a fare le principesse mentre io avevo l’obbligo di ricoprire il ruolo del loro principe salvatore e, nonostante non fossi abituato a sentirmi in qualche modo "disorientato", era anche questo che mi affascinava di te…-
-Dovrei sentirmi lusingata?- lo interruppe Clare con un filo di voce, continuando a fissare la tazza e sforzandosi di controllare la valanga di emozioni contrastanti che dentro di lei premevano per uscire e riversarsi contro il vampiro. –Dopo tutto quello che ho fatto per te, tu mi hai ripagato trattandomi come l’ultima delle stupide. Se pensi davvero che basti piazzarmi qualche bel complimento probabilmente riciclato dal discorso fatto a qualche ragazzina da cui ti sei nutrito nel 1847; se credi sul serio che sia sufficiente elogiarmi sottolineando quanto io sia unica e speciale, allora mi conosci molto meno di quel che credi, Max. Ho smesso più di un anno fa di credere ciecamente ad ogni parola eccessivamente zuccherata che usciva dalla tua bocca-.
Il vampiro abbassò a sua volta lo sguardo, stizzito dall’inaspettata reazione così ostile della ragazza. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, prima di riuscire a trovare le parole giuste con la quale tentare nuovamente di convincere Clare in merito alle sue presunte buone intenzioni.
-Non avrei mai voluto farti soffrire- continuò. –Poi però un giorno Tristan, per prendermi in giro, mi chiese se per caso non mi stessi innamorando. Non mi aveva mai visto uscire con la stessa ragazza per più di qualche mese. Avrei dovuto ignorarlo, lo so, del resto è un imbecille. Invece andai in paranoia e cominciai irrazionalmente a pensare che se il mio clan, la mia famiglia, aveva notato di questo mio cambiamento, c’era la possibilità che prima o poi si accorgesse anche del fatto che nascondevo qualcosa di molto più grosso, per questo ho cominciato a fare lo stupido con le altre ragazze per dimostrare agli altri che ero quello di sempre. Avrei dovuto avere il buonsenso di lasciarti, così forse saresti riuscita a fartene una ragione ed andare avanti più facilmente ma…ero troppo egoista per farlo. Non volevo perderti, eri la persona migliore e l’amica più cara che avessi mai avuto la fortuna di incontrare da non so nemmeno quanto tempo a questa parte, ma allo stesso tempo ero terrorizzato dall’idea che qualcuno potesse scoprire il mio segreto-.
Clare sentì le lacrime salirle nuovamente agli occhi senza che potesse fare niente per reprimerle. Con la coda dell'occhio si guardò rapidamente intorno e fu felice di constatare che il locale in quel momento fosse quasi deserto e che i tavoli attorno a loro fossero vuoti, perché mettersi a piangere per la seconda volta davanti all’ultima persona da cui voleva farsi vedere vulnerabile era già abbastanza umiliante senza che degli sconosciuti si mettessero a fissarla formulando o bisbigliando tra loro supposizioni sicuramente errate su ciò che stava succedendo tra loro.
-Quindi sono stata questo per te? Un’amica?- domandò, cercando inutilmente di controllare il tremore nella propria voce. -Io ti amavo!-
Max non rispose subito e la fissò per alcuni istanti.
Nei suoi occhi, Clare vedeva qualcosa che non avrebbe mai creduto di scorgere negli occhi di un vampiro: rimorso, senso di colpa, pentimento. Sapeva che lui era perfettamente in grado di fingere, recitare quei sentimenti e quelle emozioni come ogni altro soggetto appartenente alla sua specie, ma allora per quale motivo avrebbe dovuto inventare tutta quella storia? A che pro? Avrebbe semplicemente potuto lasciarla nei suoi dubbi e dimenticarsi di lei, invece l’aveva cercata, si era preoccupato per lei senza alcun apparente tornaconto personale.
No, Clare sapeva fin troppo bene che con i vampiri era essenziale fidarsi del proprio istinto, e il suo diceva che Max, per una volta, stava dicendo la verità. Una verità che non sarebbe mai riuscita ad immaginare nemmeno nelle sue fantasie più assurde, ma pur sempre la verità.
-Anche io ti ho amata, per quanto mi era possibile amarti. Quando però mi sono reso conto che quello che provavi stava diventando troppo importante, ho capito che non potevo più continuare a mentirti, ad illuderti, a fingere di essere quello che non ero. Per questo ho deciso di…-
-…provarci con Sharon Harrison davanti a me?- concluse lei, al posto suo. -Un modo davvero di classe per chiudere i rapporti con la ragazza che consideravi unica e speciale-
-Volevo che pensassi che ero solo un’idiota come tanti- spiegò lui. -In questo modo credevo sarebbe stato più facile per te dimenticarmi-.
Clare sospirò, cercando per l'ennesima volta di ricacciare indietro le lacrime.
-Era troppo tardi, Max-
-Lo so- ammise. -E io l’ho capito troppo tardi. So perfettamente di essere l'ultima persona che ha diritto di chiederti qualcosa ma ci voglio provare lo stesso. Perdonami, Clare, te ne prego. So che sarà difficile, forse impossibile. So che non meriterei un così grande sforzo da parte tua dopo tutto quello che sei stata costretta a subire a causa mia, ma dimmi almeno che ci proverai, che mi concederai un'altra possibilità, fosse anche una su un milione, per redimermi da tutto il male che ti ho fatto, da tutta la sofferenza che ti ho causato con il mio egoismo. Non voglio che di quello che c’è stato tra noi, restino solo rancori e rimorso-.
La ragazza rimase a lungo in silenzio, riflettendo sulla richiesta di Max. Si trovava in una situazione la cui probabilità di assistervi era alta quanto quella di avere un incontro ravvicinato del terzo tipo con un extraterrestre: un vampiro che chiedeva perdono ad un umano ammettendo le proprie colpe senza attenuanti, invocando il perdono arrivando addirittura ad implorare la mortale che aveva davanti.
Clare tuttavia, per quanto avrebbe potuto sforzarsi, non sarebbe mai riuscita a guardare le cose da quel punto di vista, perché ai suoi occhi, seduti uno di fronte all’altra a quel vecchio tavolo di una banale tavola calda non c’erano un'umana ed un vampiro. C’erano solo Max e Clare, la specie a cui appartenevano, il luogo ed il tempo da cui provenivano e tutte le altre apparentemente inconciliabili differenze che c’erano tra loro, in quel momento erano passati in secondo piano, ridotti a dettagli del tutto irrilevanti.
Dopo una lunga riflessione silenziosa durante il quale la ragazza riuscì a percepire chiaramente l'agitazione del suo ex in attesa della sua risposta, la ragazza esalò un lungo sospiro ed annuì.
-Ci proverò, ma non posso garantirti che ci riuscirò- sentenziò infine. –Questo è quanto di più sincero posso prometterti ora come ora-.
A quelle parole, Max sorrise radioso. Evidentemente si era aspettato un rifiuto definitivo che avrebbe reso vano anche l’estremo tentativo di farle capire quanto tenesse a lei mostrandosi completamente sincero e spontaneo, come avrebbe dovuto essere fin dall’inizio.
-È comunque più di quanto avessi potuto sperare-.

***

Passeggiare per le vie del centro era un’attività tipica delle coppie che Clare aveva preso l’abitudine di osservare, ogni tanto. I più si tenevano per mano, qualcuno teneva un braccio sulle spalle della compagna, qualcun’altro non teneva nessun tipo di contatto fisico, ma il modo in cui parlava o guardava la persona che aveva accanto tradiva ugualmente i suoi sentimenti.
Mentre camminava al fianco di Max, la ragazza si chiese cos’avrebbe potuto pensare se avesse guardato la scena dall’esterno. Si sarebbe accorta del proprio stato d’animo? Del fatto che provasse qualcosa per il ragazzo che le stava accanto, ma che lui non la ricambiava? Sarebbe riuscita a leggere nei suoi occhi il caos di emozioni contrastanti che dentro di lei continuavano a scontrarsi e mescolarsi nel vano tentativo di trovare il proprio posto?
Forse no, ma di certo avrebbe capito subito che tra quei due ragazzi che passeggiavano davanti alle vetrine dei negozi decorate a tema Halloween c’era qualcosa in sospeso, perché il loro atteggiamento non aveva niente a che fare con quello spontaneo delle normali coppie che si tenevano per mano come se fosse la cosa più naturale del mondo o che sembravano capirsi con un semplice sguardo.
-Clare- disse lui ad un certo punto. -So che questa è una situazione particolare-.
“L’eufemismo del secolo, pensò la ragazza.
-Ma vorrei che ti sentissi libera di parlarmi liberamente. Di chiedermi o dirmi qualunque cosa ti passi per la testa-. Fece una pausa e le sorrise. -Anche perché ti conosco abbastanza da sapere che nonostante il tuo apparente menefreghismo, sai essere piuttosto curiosa-.
Clare si sforzò di sorridere a sua volta, sperando che Max non notasse l'immensa tristezza che continuava ad aleggiarle intorno come un’aura nonostante i suoi gesti affettuosi. Quella che riguardava la sua vorace curiosità era solo una delle mille cose che Max e pochissimi altri avevano capito di lei. D'altra parte, delle persone che aveva conosciuto negli ultimi anni, non erano stati in molti ad interessarsi seriamente a chi avevano di fronte.
Aveva osato sperare una sola volta in tutta la sua vita che le cose potessero migliorare, ossia quando aveva cambiato scuola. Aveva creduto di potersi finalmente reinventare, essere sé stessa, immaginava che se sei fosse giocata bene le sue carte, sarebbe addirittura potuta entrare a far parte del gruppo dei più popolari e guadagnarsi ammirazione e rispetto da parte dei suoi coetanei. I suoi propositi però avevano avuto vita breve perché, in qualche modo, la sua fama di cattiva ragazza era riuscita a precederla, rendendo vani i suoi tentativi di liberarsi dell’odiata etichetta con cui i suoi vecchi compagni di scuola l’avevano marchiata.
Clare però non era mai stata veramente la “cattiva ragazza” che i suoi coetanei additavano e detestava il fatto che un solo errore come ne fa la maggior parte degli adolescenti, a lei fosse costata la possibilità di poter essere sé stessa in libertà.
Alla fine, la ragione per cui tra lei e Max c’era stata da subito una forte intesa e sintonia era proprio la radice comune dei loro problemi: vivevano entrambi intrappolati nel limbo dei pregiudizi e nei luoghi comuni nati dall’ignoranza e dall’incapacità di andare oltre le apparenze.
-Credo di essere ancora troppo scossa per cominciare con le domande inopportune- rispose infine. -Ma se per caso ci fosse qualcos’altro che ti va di condividere, dillo ora o mai più. Non credo che riuscirei a sopportare un altro pomeriggio come questo-.
-D’accordo- acconsentì Max. -Ricordi la storia del triangolo di Sharon?-.
Clare fece una smorfia quasi disgustata. Ricordava quella vicenda fin troppo bene e non solo perché era stata il fulcro del gossip scolastico per diverso tempo, ma soprattutto perché la cosa aveva avuto inizio subito dopo la loro rottura tra lei e Max.
Le cose, stando alle voci di corridoio, erano andate più o meno così: Sharon e Max, dopo la fine della relazione di quest’ultimo con Clare, erano stati sul punto di diventare ufficialmente una coppia. Proprio quando sembrava che le cose fossero ormai ufficiali però, tra di loro era subentrato Cameron King, migliore amico di Sharon, gran figo e, soprattutto, capobranco dei licantropi che vivevano in città e nelle zone circostanti, il quale si era dichiarato a Sharon, supplicandola di lasciar perdere Max e scegliere lui. A quanto pareva, dopo qualche settimana di struggente indecisione da parte di Sharon, sembrava che ad averla vinta fosse stato proprio il lupacchiotto tuttavia, per qualche ragione sconosciuta ai più, il finale di tale avvincente storia era rimasto in sospeso. Sharon e Cameron non erano stati più visti assieme e chi li conosceva bene aveva riferito che del loro meraviglioso rapporto quasi simbiotico erano rimasti solo dei freddi saluti reciproci quando si incontravano per i corridoi della scuola.
-Come potrei non ricordare una storia così coinvolgente? Ad ogni occasione che le si presentava, soprattutto davanti a me, Sharon che impersonava la regina del dramma tormentata dalla struggente decisione dal quale sembrava dipendessero le sorti dell’intero universo, mentre io interpretavo quella che faceva la superiore, se ne fregava e che non moriva dalla voglia di tirargli un pugno sul suo grazioso nasino-.
Max rise. -Per quel che vale, credo proprio che ti avrei assegnato sia il Golden Globe, che l’Oscar-.
Suo malgrado, sorrise anche lei e questa volta, per la prima volta da quando lei e il vampiro avevano iniziato quell’assurda conversazione, lo fece in modo sincero e spontaneo.
-Beh, sarebbe stato il minimo- concordò. -Però, seriamente, cos’è che dovrei sapere?-
Max sospirò. -La vera ragione per cui alla fine né io, né Cameron l’abbiamo avuta vinta con Sharon è che…come dire, ci siamo messi assieme. Io e lui, intendo-.
A quelle parole, Clare smise di camminare.
Non era mai stato facile spaventarla o sorprenderla. Aveva sempre creduto che mostrare la propria paura, vulnerabilità o anche solo il proprio stupore potesse essere interpretato come un segno di debolezza o stupidità. Era una convinzione nata quando faceva ancora parte del gruppo di Nikki e mai abbandonata, perché col tempo era diventato per lei una sorta di meccanismo difensivo. Tuttavia, in quella situazione, ogni abitudine precedentemente acquisita l’abbandonò improvvisamente per lasciare il posto ad un’autentica espressione d’incredulità.
Max e Cameron?
Il vampiro ed il licantropo?
Gli eterni nemici?
Il suo ex ed uno dei ragazzi più ammirati e desiderati della scuola?
Insieme?!
Clare non aveva ancora richiuso la bocca, che si era spalancata per lo shock della notizia, quando Max riprese a parlare.
-Lo so, è assurdo. La verità è che a volte fatico a crederci anche io. È cominciato tutto quando ci siamo incontrati da soli, nel bosco. Ufficialmente avremmo dovuto affrontarci per Sharon, la mia idea però era quella di parlargli e spiegargli che, per quanto mi riguardava, poteva anche averla e tenersela. Ero già stanco di tutti quei suoi modi da primadonna e se per liberarmene avessi dovuto fingere di essere stato battuto da un lupo, era un prezzo che sarei stato disposto a pagare volentieri. Incredibilmente però, quando gli ho proposto il mio accordo, lui mi ha guardato stupito e mi ha detto che era venuto lì con l’intenzione di chiedermi la stessa cosa-.
-Ma allora per quale motivo si era fatto avanti con Sharon?- chiese Clare, perplessa.
-I licantropi non sono retrogradi quanto i vampiri. Nessuno di loro non è mai stato cacciato solo perché omosessuale, non è una ragione valida per mettere in discussione la sua fedeltà o la sua leadership. Cameron però non si sente ancora a suo agio con sé stesso, non credo abbia ancora accettato del tutto questa parte di sé. Del resto è ancora molto giovane, mentre io ho avuto più di qualche secolo per abituarmi alla cosa. Ha finto di essere segretamente innamorato di Sharon per parecchio tempo e quando sono subentrato io non poteva far finta di niente: faceva parte della recita. Doveva lottare per lei, o almeno fingere di farlo-.
Clare annuì tra sé. Tutto tornava, finalmente. Domande che non aveva mai avuto il coraggio di fare ma rimaste in sospeso troppo a lungo, avevano avuto una risposta. Una risposta che di sicuro non si aspettava, ma che chiudeva almeno in parte la questione.
-Da quanto va avanti questa...situazione?- chiese lei, incerta sulle parole più corrette da usare.
-Abbiamo cominciato a frequentarci a fine novembre dell'anno scorso, ma ufficialmente…-
La voce di Max fu interrotta dalla suoneria del suo cellulare. Clare la riconobbe perché da quando lo conosceva non l’aveva mai cambiata: la Nona Sinfonia di Beethoven.
Max adorava la musica classica, una volta le aveva raccontato di quando aveva sentito eseguire quella stessa sinfonia dal vivo, diretta proprio dal suo compositore. Clare aveva sorriso intenerita quando aveva notato nella sua voce e nei suoi gesti lo stesso entusiasmo di un ragazzino che racconta della sua prima esperienza al concerto del proprio idolo. Col tempo, Max le aveva insegnato ad amare quel genere a lei quasi totalmente sconosciuto e ora quelle stesse note le stavano facendo tornare in mente una miriade di ricordi che aveva inutilmente tentato di seppellire.
Si era innamorata di quella musica mentre stavano insieme. L’aveva odiata quando lui l’aveva lasciata. Ora, invece, per lei era improvvisamente tornato ad essere solo un brano di musica classica come un altro, come tanti altri.
In quel momento capì che forse perdonare Max forse non sarebbe stato così impossibile come aveva creduto fino a poco prima.
-Che cosa?!- esclamò Max ad alta voce, strappando Clare ai suoi pensieri e riportandola con i piedi per terra.
Max aveva un espressione sconvolta, un’altra emozione che Clare non si sarebbe mai aspettata di leggere sul suo volto, o su quello di qualsiasi altro vampiro.
-Sì, certo, arrivo subito- disse, dopodiché chiuse la telefonata, quella sua aria incredula però non lo abbandonò.
-Cos’è successo?- chiese Clare, preoccupata.
Qualunque cosa riuscisse a suscitare in un vampiro quel genere di reazione, doveva essere qualcosa di veramente grave.
-Era Xavier. Stava cercando Will perché era da un paio di giorni che non si faceva vedere o sentire. Beh, l’ha trovato. Morto-.

* * *

Dal diario di Serena, 27 ottobre:
«Stupida.
Prepotente.
Arrogante.
Piena di sé.
Oca.
Egocentrica.
Ragazza facile (questa in realtà è la versione gentile dell’insulto).
Esibizionista.
Psicopatica.
Sfigata.
Questi sono solo alcuni degli insulti più frequenti che mi sono stati rivolti negli ultimi anni, all’incirca da quando ho iniziato il liceo. Nessuno ovviamente ha mai avuto il coraggio di dirmeli in faccia ma, quando le si volta le spalle, la gente sa esibire un repertorio di critiche e offese gratuite davvero fantasioso e variegato, anche (e forse soprattutto) da chi meno te lo aspetteresti. Ho sempre cercato di farmi scivolare tutto addosso, di ignorare certe voci ed essere superiore per non dare soddisfazione a chi le metteva in giro.
Nonostante il mio impegno però, quello che ragazze e ragazzi si sussurrano al mio passaggio nei corridoi e quando entro in classe da un paio di giorni a questa parte è qualcosa che mi ferisce molto più profondamente e mette alla prova fino all’ultima briciola della mia pazienza.
ASSASSINA[…]»

Un anonimo vicolo buio ed isolato, un affilatissimo paletto di frassino, un unico colpo dritto al cuore. Così era morto William Gideon Percival McKellen III, diciotto anni dimostrati, duecentosette effettivi. Xavier aveva trovato il suo corpo ad alcuni chilometri dalla scuola, in un area dismessa della zona industriale e, stando alle poche informazioni che il clan dei vampiri aveva fatto trapelare, doveva trovarsi lì da almeno un paio di giorni, ossia da quando aveva smesso di dare sue notizie.
-Max e gli altri stanno cercando di capire chi possa essere stato. Non ha aggiunto molto altro ma ho avuto la sensazione che non volesse dirmi tutto quello che in realtà sapeva o sospettava- stava raccontando Clare.
Serena l’ascoltava e, allo stesso tempo, la osservava. Esteriormente sembrava sempre la solita Clare: felpa nera con la stampa del logo di una band che non conosceva, cappuccio calato fino quasi a nasconderle gli occhi nonostante il regolamento della scuola lo vietasse, jeans strappati, Vans anch’esse nere.
Nel suo atteggiamento però c’era qualcosa di diverso: era comprensibilmente scossa dalla morte di Will e nella sua voce era udibile una nota di preoccupazione per il modo sempre più complicato in cui la situazione intorno a loro andava evolvendosi, tuttavia Serena notò anche che la ragazza che aveva di fronte sembrava molto più calma rispetto solo a qualche giorno prima. Si chiese se dipendesse dalla conversazione che aveva avuto con Max della quale le aveva accennato, promettendole che le avrebbe dato più dettagli in un momento più opportuno.
Serena era felice che per Clare le cose cominciassero a migliorare. Anche se il rapporto con Kelly migliorava ogni giorno di più, non era certa di poterla già definire nuovamente sua “amica” a tutti gli effetti. Nel corso dell’ultimo anno infatti, aveva imparato a dare nuovo peso a certe parole e ad usarle con attenzione e parsimonia. Quindi, per il momento, l'unica persona il cui legame che la univa a Serena poteva essere considerato “amicizia” era proprio Clare.
Nonostante tutto però, non poteva fare a meno di provare una punta d’invidia per quanto successo a Clare, poiché aveva ottenuto ciò che Serena aveva desiderato disperatamente dal momento in cui Tristan l’aveva lasciata: una spiegazione. E, a quanto pareva, quella che Clare aveva ricevuto doveva essere risultata anche piuttosto esauriente.
-Cosa ne pensi del fatto che più di qualcuno è convinto che la colpevole sia una di noi?- chiese Serena mentre un gruppetto composto da tre ragazzine del primo anno passava loro accanto lanciando occhiate curiose e bisbigliando in modo decisamente poco discreto. Serena intercettò lo sguardo di una di loro e la incenerì. La ragazzina tacque immediatamente e abbassò gli occhi.
-Penso che sia l’ennesima dimostrazione del fatto che questa scuola è frequentata in gran parte da idioti- rispose Clare mentre apriva il suo armadietto per riporre i suoi libri.
-Come se avessimo potuto tenere testa a Will fino a sopraffarlo. È assurdo!- continuò Serena.
-È esattamente per questo motivo che secondo me…-.
La frase di Clare s’interruppe quando, una volta aperto lo sportello dell’armadietto, ne scivolò fuori un foglio, che vorticò leggero fino a terra. La ragazza lo raccolse e lo lesse, dopodiché l’espressione sul suo volto si fece perplessa.
-"Aula di Inglese, primo piano, ora di pranzo. Dì anche a S. di venire"- lesse.
Serena ebbe un sussulto. Ad eccezione dell’ultima parte, le parole di quel biglietto le erano fin troppo familiari: erano le stesse indicazioni che un anno prima aveva scritto nei biglietti che aveva poi fatto pervenire a Clare, Em ed Aly, gesto che aveva segnato l’inizio del loro club.

Nessuna delle due ragazze fu particolarmente dispiaciuta di non andare in mensa, alla pausa pranzo; erano entrambe stanche di fingere di non accorgersi di occhiate ambigue e commenti sussurrati a mezza voce al loro passaggio. Di conseguenza, anche un biglietto anonimo che le invitava a presentarsi in un aula vuota, ad un orario in cui a quel piano non c’era nessuno e che chiedeva loro di essere sole era comunque un’alternativa più allettante di un pasto a base di ansia e costante sensazione di disagio.
-E se per caso fosse uno dei nostri ex? O un altro dei vampiri? Dio, spero non sia Evelyn, quella sa essere inquietante anche quando sorride. Anzi, soprattutto quando sorride- stava dicendo Serena.
-E cosa diavolo potrebbe mai volere Evelyn da noi? Ci avrò parlato sì e no tre volte, e si è trattato per lo più di convenevoli e risposte monosillabiche. Senza contare che lei detesta i giocattolini umani dei suoi colleghi, per questo cerca di averci a che fare il meno possibile- spiegò Clare.
-Sarà, ma allora chi potrebbe essere stato a…-
Serena s’interruppe quando Clare aprì la porta dell’aula e davanti a loro apparve una persona, forse l’ultima che si sarebbero mai aspettati di trovarsi di fronte. Era stata convocata a sua volta o era stata lei a scrivere quel biglietto?
-Em?!- esclamarono all’unisono.
La ragazza, che se ne stava seduta sulla cattedra, si voltò verso di loro.
-Ciao Serena, ciao Clare- le salutò, con la voce quasi ridotta ad un sussurro. –Potete chiudere la porta, per favore?-
-Sei stata tu a chiederci di venire?- chiese Serena a denti stretti e in tono decisamente poco amichevole, ignorando la richiesta che le era stata rivolta.
Em, con la sua più classica ed indecifrabile espressione, si limitò ad annuire, dopodiché prese tra le dita una ciocca dei suoi capelli castani ed iniziò a giocherellarci, un suo tic abituale.
Senza aggiungere una parola, Serena fece per andarsene.
-Se te ne vai senza nemmeno sentire prima cosa ho da dire, penso che potresti pentirtene- la avvertì Em.
Serena non l’ascoltò. Era già sul punto di uscire, quando Clare l'afferrò per il polso, costringendola a fermarsi.
-Anche a te è stata data una seconda possibilità. Concedile almeno qualche minuto- la rimproverò a bassa voce quest’ultima.
L’altra si voltò. -Ci ha prese in giro, lo hai dimenticato? Ci ha usate e basta, non è mai stata una di noi!- le ricordò.
Clare lanciò un’occhiata veloce ad Em, che assisteva immobile alla conversazione, e sospirò.
-È vero, ci ha usate, ma io credo che sia davvero pentita di averlo fatto, altrimenti non ci avrebbe raccontato tutto. Concedile solo un paio di minuti, poi potrai andartene, se penserai ancora che sia la cosa migliore da fare-.
Serena fissò combattuta Clare, dopodiché rivolse a sua volta lo sguardo ad Em, che attendeva con aria apparentemente paziente la sua decisione mentre faceva dondolare le gambe.
-D’accordo. Ma solo due minuti, poi me ne vado- acconsentì infine, evitando di guardare Em negli occhi.
Le labbra di quest’ultima si distesero in un sorriso controllato. Sembrava stesse cercando di contenere la contentezza di fronte alla scelta di Serena.
-Grazie- disse, scendendo dalla cattedra. -Ma volevo che ci fossimo tutte, prima di cominciare-.
-Non credo verrà nessun’altro: James è tornato e la prima cosa che ha fatto è stato andare a riprendersi Aly, la cui prima reazione quando se lo è trovata davanti, è stata quella di distendere la propria dignità ai suoi piedi come un tappeto per dargli il bentornato- spiegò Clare. -E non credo che nemmeno Rachel ed Elise si abbiano intenzione di presentarsi, a meno che quest’ultima non senta la mancanza delle mie carezze ad alta velocità-.
-Ho chiesto di venire solo ad Aly e, sì, so che James-lo-stronzo è di nuovo in città- disse Em. -Volevo comunque aspettare ancora un po’, magari ha…-
La frase rimase in sospeso perché in quel momento le ragazze udirono la porta aprirsi di nuovo.
Per un istante, Serena pensò, o meglio, pregò che le speranze di Em fossero state ben riposte, ma rimase delusa quando, al posto di Aly, vide comparire una figura minuta ed una lunga chioma azzurra. Non era Aly, ma la sua nuova amica.
-Ehm…Spero di essere nel posto giusto- esordì incerta, quando si accorse delle tre paia di occhi che guardavano nella sua direzione.
Aveva una voce piuttosto adulta, nonostante la sua corporatura ed il suo visino da bambola. Se non fosse stato per quella particolare caratteristica, Serena difficilmente le avrebbe dato più di dodici anni.
-Dipende. Chi cercavi?- chiese Clare.
-Le...amiche di Aly. Siete voi giusto?-
Le tre ragazze in un primo momento furono incerte su come rispondere. Nessuna di loro era esattamente sicura di potersi definire ancora "amica" di Aly, nonostante quella condizione fosse dovuta esclusivamente alla decisione di Aly.
-Più o meno...- rispose Serena, a nome di tutte.
-Ho letto per caso il biglietto che avete fatto avere ad Aly. Dal momento che lei ha detto di non poter venire, ho deciso di presentarmi in qualità di…ecco, diciamo delegata. Mi ha raccontato di voi e del vostro gruppo-.
Le ragazze si scambiarono un'occhiata.
-Ti ha raccontato proprio tutto?- domandò Serena.
La ragazza annuì e seguì qualche istante di silenzio eloquente.
-Sei Fay, giusto?- intervenne Clare.
-Sì- rispose lei. –Non fraintendetemi, non sono il genere di persona a cui piace intromettersi negli affari altrui, soprattutto considerato che non conosco Aly da molto, ma quando prima ha trovato il vostro biglietto mi è sembrata così amareggiata nel rifiutare, che ho deciso di venire al posto suo. Era davvero combattuta sul da farsi. A dirla tutta poi, il tipo con cui esce, il suo ex-ex-ragazzo...non mi piace per niente-.
Quell’affermazione bastò per suscitare la simpatia delle altre presenti.
-Benvenuta nel club- disse ironica Clare.
Fay sorrise. -In senso letterale o figurato?-

***

-So che siete ancora arrabbiate con me- iniziò Em, rivolgendosi a Clare e Serena. -Ma anche se non faccio più pare del club, ho continuato a tenervi d’occhio, e ho fatto lo stesso con i nostri vampiri preferiti…-
-Sai forse qualcosa a proposito della morte di Will?- azzardò Serena, interrompendola.
-No, purtroppo. Non più di quanto sappiate voi, almeno- smentì la ragazza. -Ero più concentrata su Tristan, Xavier ed Eli, che sono quelli di cui mi sono sempre fidata meno. Sui primi due al momento non ci sono novità. Tristan fa l’innamorato con la sua matricola e Xavier fa il divo irraggiungibile, come al solito. Ma Eli…ho scoperto che ultimamente sta frequentando una ragazza e non credo sia esattamente una casualità che la ragazza in questione risponda al nome di Kelly Ramirez-
-Kelly?!- esclamò Serena, non appena udì quel nome. –Il capitano delle cheerleader? La mia…?-
Si fermò un istante prima di pronunciare la parola “amica”.
-Ti ricordo che è anche mia cugina- sottolineò Em che, per quanto paziente, era sempre stata un po’ infastidita dal latente egocentrismo di Serena, un piccolo difetto sopito dai tempi in cui era ancora l’incontrastata miss popolarità che però, di tanto in tanto, si manifestava ancora a piccole dosi.
Quest’ultima si morse un labbro e non replicò. Em e Kelly non avevano un gran rapporto ed inoltre erano agli opposti sotto talmente tanti aspetti che era davvero difficile per Serena ricordare che fossero parenti.
-Non conosco i dettagli. Del resto è passato un bel po’ dall’ultima volta che io e lei ci siamo rivolte la parola, ma il suo comportamento nei confronti di Eli...beh, diciamo che quando li ho visti, in un angolo seminascosto del parcheggio, il loro atteggiamento non ha lasciato molto spazio al beneficio del dubbio. Si abbracciavano e si guardavano negli occhi come se non esistesse nient’altro. Avete presente, no?-
-Non hai pensato che magari volesse solo farti ingelosire?- chiese Fay con un tono così innocente da farla sembrare quasi una bambina, agli occhi di Serena.
-Eli non si abbassa a certi livelli, lo conosco bene- sospirò Em. -No, lui è molto più sofisticato. Non vuole farmi ingelosire, vuole vendicarsi. Quando lui si è accorto che li stavo osservando, mi ha sorriso e ha scostato una ciocca di capelli dal collo di mia cugina, passandoci lentamente un dito sopra. Ha sempre amato le minacce sottili di questo tipo-.
Per diversi istanti, nessuna di loro disse nulla. Dopo quanto aveva rivelato Em alle altre durante la sua confessione, nessuna di loro avrebbe mai anche solo provato a minimizzare. Elijah era pericoloso anche per gli standard dei vampiri, questa era l’unica certezza che avevano su di lui.
Esisteva ovviamente la possibilità che si trattasse solo di un atto intimidatorio, una delle tante torture psicologiche messe in atto dal vampiro nei confronti di Em che mirava a farla sentire fragile e vulnerabile esattamente come lo era Kelly, anche se questa non sembrava essersene ancora resa conto. Considerati i trascorsi di cui Eli si era reso protagonista però, le ragazze non potevano concedersi il lusso di sperare che tutto sarebbe andato per il meglio e che le cose si sarebbero risolte da sole senza l'intervento di nessuno.
L’indole di Eli era troppo imprevedibile persino per Em, pur essendo quella che, tra le presenti, lo conosceva meglio. Al di là dell’ingannevole facciata del classico vampiro avvenente e dal fascino dannato e romantico al tempo stesso, potevano celarsi mille personalità differenti. Dietro l’ingannevole maschera costruita nei minimi dettagli e indossata con estrema credibilità, poteva esserci chiunque e nessuno.
Osservata da quel punto di vista, la situazione iniziava ad apparire davvero troppo grande ed inquietante, se ad affrontarla c’erano solo quattro ragazze senza nessuna esperienza con quel genere di problemi.
-Qualche giorno fa a pranzo, Kelly aveva accennato al fatto che frequentava da poco un ragazzo, ma non aveva voluto rivelarmi molto su di lui, nemmeno la sua identità. A suo dire, voleva prima essere certa che non si trattasse di un fuoco di paglia- raccontò Serena.
-O semplicemente non sapeva come avresti reagito alla notizia che l’amica con cui hai litigato proprio a causa del tuo ex si fosse messa a sua volta con un vampiro, dando così prova di tutta la sua coerenza- ipotizzò Clare, sarcastica.
-E se la stesse soggiogando?- intervenne Fay, attirando l’attenzione delle altre. Probabilmente intimidita dalla cosa, abbassò prontamente lo sguardo. –Cioè, la mia è solo un ipotesi...non sono mai stata con un vampiro, però mi è capitato di avere a che fare con loro qualche tempo fa-
-Soggiogare una creatura senziente senza una valida ragione è illegale da oltre cent'anni- intervenne Serena, citando l’Enciclopedia Completa del Vampiro. -È una delle leggi più importanti istituite dalla Fratellanza del mondo soprannaturale, il cosiddetto “Oltremondo”, nel secolo scorso-.
-Beh, da quanto ho avuto modo di capire, questo Eli non sembra molto abituato a giocare secondo le regole- commentò Fay.
-Decisamente no- convenne Em.
-Quindi? Cosa proponete di fare?- chiese infine Serena.
-Non mi sembra che abbiamo molta scelta- rispose Clare. –Fintanto che non escono allo scoperto, possiamo solo cercare di tenerli d’occhio-.
Serena sospirò. Anche se detestava stare a guardare, doveva ammettere che Clare aveva ragione: non potevano fare molto altro. Dopotutto, per quanto fondate, quelle su Elijah per il momento rimanevano semplici supposizioni ed inoltre, per quanto detestasse ammetterlo, era del parere che quattro comuni mortali come loro avrebbero potuto fare ben poco contro un vampiro sociopatico e pericoloso come si stava dimostrando Eli. Era necessario studiare la situazione quanto più a fondo possibile e fin nei minimi dettagli per capire come e quando fosse meglio intervenire.
Non potevano tuttavia ignorare il fatto che ci fosse una concreta possibilità che per allora sarebbe già potuto essere troppo tardi. Era un rischio che però, in quel momento, non avrebbero saputo come scongiurare.
-Però forse so chi potrebbe aiutarci- aggiunse Clare dopo qualche istante di silenzio, con l’aria di chi aveva appena avuto una rivelazione. -Max-.
Em fissò la ragazza come se avesse appena annunciato che aveva deciso di prendere i voti e farsi monaca di clausura.
-Mi sono persa qualcosa?- chiese.
L’altra sorrise mesta. -Molto, in realtà-.
*N.d.A. Salve salvino meravigliose personcine che continuate a seguire la mia storia storiellina! Chiusa la parentesi Flanders, spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento :) Come al solito ricordo che accetto ogni genere di commento, che siano complimenti, precisazioni, critiche, insulti (okay, magari insulti no) e quant'altro.
Ringrazio poi per l'ennesima volta chiunque ha messo la storia nei preferiti, seguiti o ricordati  - anche se continuo a pensare che qualcuno l'abbia fatto per sbaglio - e anche, ovviamente, PinkyRosie FiveStars per avermi risollevato l'autostima con le sue (anche troppo) gentili recensioni.
Al prossimo capitolo!
:)*

   
 
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