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Autore: Hitsuki    06/07/2015    0 recensioni
{ introspettivo; malinconico }
Non si tenevano per mano; si prendevano le mani. Così come si prende un vaso vuoto e lo si appoggia nei meandri di casa, pur di dimenticare il lutto del fiore che un tempo era intriso nell'acqua di quel contenitore d'arte. I vasi contenevano l'arte della natura, ma potevano divenire materiale inutile - spazzatura artistica -, così come i sentimenti. ×
Le notti meditavano spesso, con la mimica, a un passato mai esistito e un futuro scomparso.
[ • Gumi/Rin ]
[ • storia facente parte della serie I Rimpianti dell'Inconscio –shoujo-ai!project ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Gumi, Rin Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Rimpianti dell'Inconscio'
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Tutte le notti il solito, insolito calore fra le mani

Certe notti.
   Certe notti s'avvicinava talmente a lei. Ma i suoi gesti, i suoi sorrisi appena abbozzati in tutto quel quadro di falsità, i suoi gesti, e i suoi capelli artificiosi, e i suoi gesti, e lei; ecco, certe notti non riusciva più a dormire, poiché realizzava che era tutto falso.
   Atmosfera quieta e angosciosa, con gli occhi sempre curiosi, che guardavano il buio e la luce palpabile filtrata dalle serrande e il silenzio e lei. Gumi guardava soprattutto il silenzio, colui che sanciva tutto ciò che di mancato le accomunava, accompagnando ai sintomi delle illusioni un'agrodolce convinzione dettata da tutto il tempo piacevole passato insieme, ma così innaturale da renderle perfettamente conformanti al resto del mondo.
   Rin distese un attimo la mano, allungò il braccio, le dita si mossero un poco - ancora intorpidite, ma gli occhi svegli e attenti -, un impercettibile scatto che significava: “Prendimi la mano”.
   Non si tenevano per mano; si prendevano le mani. Così come si prende un vaso vuoto e lo si appoggia nei meandri di casa, pur di dimenticare il lutto del fiore che un tempo era intriso nell'acqua di quel contenitore d'arte. I vasi contenevano l'arte della natura, ma potevano divenire materiale inutile - spazzatura artistica -, così come i sentimenti.
   Gumi non sorrideva, eppure in genere sorrideva sempre. Rin lo sapeva, perché anche se non poteva vedere, s'è accenato qualche riga più addietro che aveva gli occhi ben vigili. E dunque, Gumi non sorrideva. Stava ponderando tutta una catena di pensieri sull'umanità. Non stava divagando: stava delirando.
   Rin invece sorrise, non tanto dei sorrisi vivaci che in genere le contornavano il volto, piuttosto di un sorriso triste e appasionato, di un sorriso che è maturo poiché si rende conto della sua infantilità eterna, di un sorriso pieno di confusione: di un sorriso vuoto. Allora si decise a destare un poco Gumi, sfiorandole le dita con la sua mano sudaticcia ed imprimendo un segno di risveglio sulla mano dell'altra. Gumi non spalancò gli occhi. Quando era sorpresa, Gumi sorrideva. Basta immaginare di come si spalancano gli occhi, per esempio, dopo un brutto incubo; ecco, lei invece stirava le labbra, per svegliarle un po' e mandare a dormire i sentimenti. I suoi sentimenti erano stati tanto in letargo da essere morti, e i loro spettri ritornavano nel silenzio fittizio e nella compagnia di Rin.
   Le mani di Gumi erano inspiegabilmente calde. Strinse lievemente le dita delicate di Rin e quest'ultima rise un poco, obbligandosi a far nascere le sue solite emozioni create appositamente per raggirare; un'alitata putrida d'ipocrisia, ma al contempo coscienza del suo ridursi imminente dell'Io.
   Per un istante, la mano di Rin esitò. Un attimo prima cercava asilo sotto quelle di Gumi, ma ora voleva perdersi e lasciare che nessuno la disturbasse. Ma Gumi stringeva troppo la presa, sebbene neppure lei trovasse alcun piacere in quel gesto. 
   Quest'ultima allungò un po' il collo, poggiando la guancia di lato ed osservando il silenzio ed ascoltando la risata di Rin. Dato che la risata s'era già spenta, Gumi accese una candela.
   «Andiamo a dormire», le disse, e sorrise con un'amabile dolcezza apatica.

 
ⓜⓞⓞⓓ: grz di esistere ventilatori  ecco sì è corta, ma l'ispirazione è quella che è [ e poi a me piace, wow?? ]
la mia bellissima gumi criescaspita, ho aggiornato velocissimamente questo shoujo-ai!project, non ci credo! è che quando l'ho scritta (un mese fa) ho avuto un po' di vuoto inside me e l'ho riempito il minimo necessario scrivendo questa fanfiction - proprio come un vaso. tutto sommato mi pare che il lessico sia un po' differente rispetto ai miei standard (adoro unire un registro alto ad uno più comune), ma mi piace lo stesso.
per chi non conoscesse la mia serie, eccola qui: . vi consiglio di leggere anche le altre fanfiction se non l'avete ancora fatto, od almeno leggere le nda per farvi un'idea più chiara di questo progetto. ~ 
comunque, se proprio devo riassumere la mia serie, la riassumo così: sono delle storie istintive con coppie yuri nel fandom, a libera interpretazione. amo la libera interpretazione, e in questa serie è essa la vera protagonista.
e lo shoujo-ai, in questo sezione, mi manca tantissimo… a dir la verità mi mancano tutte le coppie: io amo la kagaminecest (len/rin ), però mi dispiaccio un poco quando non vedo nessun altro pair. eee niente. la gumi/rin mi garba un sacco, non ai livelli della gumi/miku, ma ehy!!, merita più amore e spero vivamente che l'abbiate presa in considerazione leggendo questa cosina qui. also penso che questa fanfiction sia la più ic fra le tre, sebbene i vocaloid non abbiano canoni precisi.
non mi dilungo oltre. scrivendo ho pensato a un universo orwelliano, se vi può interessare, e a questa bellissima canzone del bellissimo kenshi yonezu/hachi (è anche un vocaloid producer bravissimo, tho), ma gnek. fate vobis. io me ne rivado a piangere nel mio angolino personale because of otps rovinate e tristi.
HI!
  
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