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Autore: Fragolina84    06/07/2015    0 recensioni
Sequel di "Il resto dell'universo può aspettare"
SPOILER del film "Avengers: Age of Ultron"
Sussurri nel buio... tutto inizia con un sussurro che cambierà per sempre la vita di Victoria Stark e di suo marito Tony. La donna sarà una pedina fondamentale nella lotta contro Ultron.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Ultron, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I love Avengers'
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Se non hai visto il film "Avengers: Age of Ultron"
e non vuoi rovinarti la sorpresa,
attento a proseguire!
Questo lavoro è nato dopo che ho visto il film,
con l'intenzione di fornire la mia visione dei fatti,
e come si sarebbe svolta la storia con l'aggiunta dei miei personaggi
e delle idee nate nei precedenti racconti che ho pubblicato in questa sezione.
Se ti va di proseguire, buona lettura!

I titoli dei capitoli sono tutti in inglese
e sono alcuni dei titoli dei brani
che compongono la colonna sonora del film a cui questa storia s’ispira.
La splendida musica composta da Brian Tyler
è stata anche la colonna sonora che mi ha tenuta sveglia e concentrata
nelle notti che sono servite per terminare questo lavoro.
Spero che mi abbia anche ispirata, ma questo lo dovrai stabilire tu che stai leggendo!

La vicenda inizia nel momento in cui gli Avengers rientrano
dalla Sokovia dove hanno assaltato il forte del barone Strucker
recuperando lo scettro di Loki.



SI INIZIA
 
Il sibilo dei repulsori avvertì Victoria che il velivolo su cui viaggiavano gli Avengers era ormai in prossimità e alzò lo sguardo dal suo computer. Vide il futuristico mezzo apparire fuori dalla vetrata e girare attorno alla torre.
Serenity, l’ultima nata tra gli eredi Stark, dormiva nel box, aggrappata ad un pupazzetto di Ironman e con il pollice in bocca. Victoria sorrise e la lasciò lì, raccomandando a Jarvis di tenerla d’occhio, affrettandosi poi per raggiungere la piattaforma d’atterraggio.
Il velivolo atterrò sulla pedana, ripiegando le ali su se stesse. Il portello posteriore si aprì subito e Natasha scese in fretta guidando la barella su cui era steso il suo compagno, Clint. Come di consueto, Victoria aveva seguito in diretta l’attacco al forte in Sokovia in cui gli Avengers avevano recuperato lo scettro di Loki, diabolico fratello di Thor, perciò sapeva che Clint era rimasto ferito nell’operazione.
Nat le lanciò un saluto frettoloso, dirigendosi verso il laboratorio della dottoressa Cho. Le condizioni di Clint la preoccupavano, ma non era in pericolo di vita. Aveva una ferita al fianco destro ma Helen Cho, entrata da poco a far parte del Team, aveva mezzi futuristici per curarlo ed era sicura che entro qualche ora al massimo Clint sarebbe stato di nuovo in piedi.
Thor scese subito dopo, seguito da Bruce che spingeva una grossa cassa d’acciaio. Victoria li salutò entrambi ma non si avvicinò: sapeva che la cassa conteneva lo scettro di Loki e, dato che ne aveva sperimentato il potere sulla propria pelle, non era entusiasta all’idea di averlo di nuovo sotto il proprio tetto.
Una saetta bionda sfrecciò accanto a Victoria e s’infilò nel vano del jet lanciando un urlo di gioia a cui fece eco il saluto di Steve.
«Ciao, scimmietta!»
Captain America, ancora in uniforme a stelle e strisce, scese dall’aereo con la figlia in braccio.
«Credi che riuscirò a salutare mio marito?»
Il commento fece voltare Victoria che sorrise a Beth.
«Ammesso che tu riesca a staccargli di dosso Kayla» commentò. Beth era all’ottavo mese della sua seconda gravidanza e il pancione tendeva la camicia premaman che indossava. «Anzi, ora che mi ci fai pensare, sarà meglio che recuperi mio marito prima che quei due scalmanati dei miei figli si accorgano che è tornato» concluse Victoria, salendo sul jet.
Tony era seduto al posto di comando e fece girare la poltrona quando la sentì arrivare. Percorse il suo corpo con uno sguardo assassino e si umettò le labbra. Lei rise.
«A volte mi chiedo perché mi ostino a restare con te, reprobo che non sei altro» disse la donna, fermandosi a mezzo metro da lui.
«Perché sono più sexy di quando mi hai conosciuto e non faccio ancora cilecca, a differenza del Capitano Rogers» replicò, a voce abbastanza alta perché Steve lo sentisse.
Maria Hill, assistente di Tony da quando lo S.H.I.E.L.D. si era sciolto, salì sui velivolo.
«Capo, ho le informazioni che mi avevi richiesto» disse.
«A dire il vero è lui il capo» replicò Tony, indicando Steve. «Io metto i soldi, il progetto e faccio sembrare tutti più affascinanti».
«Ti sento, sai?» gli gridò Steve di rimando, circondando con il braccio le spalle della moglie e allontanandosi.
Tony si rivolse all’assistente: «Sarò subito da te, Maria. Dammi solo un momento per salutare mia moglie, per favore».
La donna scese e Tony premette un pulsante, facendo richiudere il portello. Poi la prese per mano e l’attirò a sé, facendola sedere sulle sue gambe. La baciò con passione finché Victoria sentì la testa girare.
«Ma come siamo romantici oggi» mormorò la donna, girando un po’ la testa perché lui potesse arrivare a mordicchiarle il lobo.
«Non ti vedo da oltre un mese, Vicky. Sono in crisi d’astinenza».
Lei aggrottò le sopracciglia: «Ma se siete partiti ieri mattina!?»
«Dio, come si dilata il tempo quando siamo distanti» sogghignò.
Victoria lo colpì al petto con un pugno scherzoso e cercò di sottrarsi alla sua stretta senza però riuscire a rompere il cerchio delle sue braccia e finendo per abbandonarsi di nuovo alla sua bocca, almeno finché Jarvis annunciò che Elizabeth e Zachary attendevano di salutarlo.
La donna si alzò in piedi e si rassettò il vestito mentre Jarvis apriva il portello e i ragazzi si precipitavano dentro. Elizabeth aveva dodici anni ed era anche più bella della madre con i corti capelli rossi che le incorniciavano il viso e i meravigliosi occhi verdi.
«Ciao, papà!» esclamò.
Cinse la vita di suo padre e si appoggiò a lui, ma all’uomo non sfuggì un particolare e le fece sollevare il viso.
«Cos’è questa novità?» domandò in tono burbero, facendole girare lentamente il capo da una parte all’altra. Gli occhi erano evidenziati da un velo leggerissimo di ombretto verde e le labbra scintillavano di gloss.
«Volevo solo farmi bella per il tuo ritorno» replicò la ragazzina, sorridendogli. Elizabeth, la primogenita di Tony e Victoria, aveva imparato da tempo ogni manovra possibile per ammaliare suo padre. Non che fosse necessario impegnarsi molto, in verità: Tony aveva perso la testa per lei nel momento stesso in cui l’ostetrica gliel’aveva messa fra le braccia. Era una lotta impari, Tony non era in grado di dirle no e, anche quella volta, il sorriso della figlia sgretolò qualsiasi obiezione lui avesse intenzione di sollevare.
Borbottò qualcosa di incomprensibile mentre Victoria nascondeva un sorriso. Era donna e madre e capiva benissimo sua figlia. Elizabeth stava maturando in fretta e, anche se era ancora poco più di una bambina, desiderava sentirsi più grande. Era presa in un’età di cambiamenti che stavano formando il suo corpo e il suo carattere.
«E io, papà?»
La vocetta acuta di Zachary interruppe il borbottio di Tony che si chinò e lo prese in braccio. Aveva cinque anni ormai e Victoria era sicura che avrebbe seguito le orme del padre già dalla prima elementare. Aveva dimostrato da subito di apprendere in maniera veloce e attiva, impressionando per le sue doti.
«Ho un disegno nuovo da mostrarti, papy» cinguettò.
«Meno male che ci sei tu a difendere l’onore degli Stark» mugugnò Tony, promettendo che sarebbe andato a vedere la nuova opera del figlio non appena avesse parlato con Maria. La cosa fu accolta da un mormorio di disapprovazione da parte di Zachary che venne subito stoppato da Victoria. Prese il bambino dalle braccia del marito e accennò a scendere dal jet.
«Mi sembrava di avere un’altra figlia quando sono partito per Sokovia» mormorò Tony mentre sopra le loro teste la Iron Legion rientrava e si sottoponeva ai consueti controlli. La Legion era l’ultima trovata di Tony. Dopo le reiterate minacce provenienti da ogni parte del globo e non solo, Tony aveva deciso di creare un esercito di armature comandate dal fido Jarvis, in grado di opporsi alle minacce e ad aiutare la popolazione in caso di bisogno.
«Serenity sta riposando abbracciata ad Ironman» spiegò Victoria.
«Almeno lei dimostra un po’ di buonsenso» brontolò Tony, allontanandosi verso il laboratorio.
Victoria affidò Zachary a sua sorella e tornò nel suo studio. Era un po’ in ritardo sulla tabella di marcia dell’ultimo libro e si mise al lavoro. Ma non riusciva a concentrarsi, distratta da un’inquietudine sottile e da un fastidioso mal di testa.
Serenity le diede la scusa per sottrarsi al suo lavoro quando si svegliò. Victoria spense il computer e la prese in braccio. Di lavorare non se ne parlava, sicché si dedicò per un po’ ai bambini più piccoli finché li affidò a Zoey per andarsi a preparare per la cena.
Quando Tony la raggiunse, si accorse subito che qualcosa non andava. La conosceva bene, ma Victoria cercò di sviare il discorso chiedendogli ragguagli su Clint che si era ripreso ed era già in piedi.
«Hai intenzione di dirmi cosa ti passa per la testa o vuoi che parliamo di nostra figlia con gli occhi e le labbra dipinti?»
A Victoria sfuggì un sorriso.
«Tua figlia sta crescendo, Stark. Sarà per sempre la tua bambina, ma sta diventando grande, che tu lo voglia o meno». Victoria cercò di imboccare la via di fuga che lui le aveva fornito, ma Tony non era tipo da mollare la presa così presto.
«Va bene, sorvoliamo pure su tua figlia che si trucca e parliamo di quello che ti sta frullando nel cervello».
«È solo un po’ di mal di testa» replicò lei un po’ troppo velocemente mentre, seduta davanti allo specchio, si allacciava la collana e infilava gli orecchini.
«Mi accorgo quando menti, dolcezza».
Victoria alzò gli occhi e incrociò quelli del marito nello specchio.
«Quanto hai intenzione di tenere in casa quello strumento infernale?» domandò a bruciapelo.
Tony capì subito che si riferiva allo scettro di Loki. Era un oggetto potentissimo e Victoria ne aveva sperimentato in prima persona la terribile forza. Loki l’aveva anche trafitta con quello stesso scettro e sarebbe morta se Thor non avesse aperto per lei il Bifröst, catapultandola su Asgard e affidandola alle magiche guaritrici di quel mondo alieno.
«Tre giorni. Poi lo consegneremo».
«Tu e Bruce avete intenzione di farci sopra degli esperimenti?»
Tony non rispose e sostenne il suo sguardo. Victoria capì da sola la risposta e balzò in piedi, girandosi a fronteggiarlo.
«Non ti è bastato quello che ci ha fatto?» domandò. «È diabolico come il personaggio a cui è stato affidato».
L’uomo fece un passo verso di lei: «Ciò che stiamo facendo è assolutamente sicuro, Victoria. Stavolta lo comprendiamo meglio e sappiamo come prevenire la sua influenza».
La donna scosse la testa.
«Non si può imbrigliare quella forza, Tony. È troppo per noi umani» disse, ma lui non l’ascoltava.
«È energia, è conoscenza. Allo stato puro. È un pozzo inesauribile di nozioni che vogliamo esplorare. Ne abbiamo il dovere, Vicky. Per noi e per le future generazioni».
Victoria tentennava. Comprendeva il messaggio, ma era spaventata da ciò che poteva accadere.
«Devi liberartene, Tony» provò di nuovo la donna. «Non lasciarti ghermire da un delirio di onnipotenza. Quell’artefatto condiziona le persone e le manipola».
«Non è l’unico, a quanto pare» commentò lui sottovoce.
Quando Victoria gli chiese spiegazioni, le raccontò della visione che gli era stata indotta mentre si trovava in Sokovia.
«C’erano due “potenziati” in quella roccaforte Hydra: Pietro e Wanda Maximoff. Jarvis, ti spiace?»
L’intelligenza artificiale al comando della Avengers Tower proiettò le immagini sullo specchio dietro Victoria. Mostravano un ragazzo biondo con un’ombra di barba a oscurare la mascella e il fisico muscoloso e una ragazza dal viso sottile, con lunghi capelli castani e grandi occhi che sembravano vedere cose che agli umani erano precluse.
«Sappiamo poco di loro, tranne che sono gemelli. Lui è veloce come un fulmine e ha preso di sorpresa anche Occhio di Falco. Lei è ancora più letale, secondo me. È in grado di generare immagini e allucinazioni, rimodellando la realtà come le pare. E forse non sono gli unici poteri che ha». Tony schioccò le dita e le immagini sparirono. «Se, come pensiamo, quei ragazzi sono stati esposti al potere dello scettro, dobbiamo cercare di carpire più informazioni possibile, in modo da comprendere come poterli fermare».
Controvoglia, Victoria capitolò di fronte alle argomentazioni di Tony.
«Va bene, ma quel coso deve sparire da casa nostra al più presto».
Tony sorrise e la baciò sulle labbra.
«Parola di scout!» esclamò.
  
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