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Autore: Kuroi Namida    06/07/2015    0 recensioni
La solita lotta fra luce e oscurità? No, per niente.
Il gioco è iniziato, Oblio con il suo compagno Kurmir hanno un obbiettivo estremo: il Re. Entrare a palazzo non è uno scherzo, lì risiede infatti una potente maga bianca, pronta a difendere il Sovrano.
Intanto un giovane cacciatore di taglie farà del suo meglio per catturare il Signore di tutti i ladri e assassini e combatterà per proteggere la donna che ama.
Chi vincerà questa partita a scacchi?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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L'aveva sentito chiaramente, quello era l'ululato più riconoscibile in assoluto. Lugubre e profondo, chiaro come le stelle nel cielo e freddo come l'acqua d'inverno, assetato di sangue e affamato di carne umana. Anche da lontano lo si udiva senza difficoltà e i brividi correvano lungo le schiene dei guerrieri più coraggiosi.

Se quel suono diceva che la caccia del Lupo era appena cominciata, quella del giovane cacciatore dai capelli biondi spettinati, dai guardinghi occhi verdi e dal passo felpato, si era appena conclusa con un totale fallimento. Pochi metri dinanzi a lui infatti, un grosso cinghiale corazzato era appena stato spaventato dall'ululato e dalla freccia scagliata dal giovane e adesso lo stava caricando inferocito. Il ragazzo fece appena in tempo a scansarsi che l'animale gli passò a un soffio dalla gamba. Dopo pochi passi frenò e tornò indietro, deciso a non lasciarlo andare. Il cacciatore si alzô in fretta e senza perdere tempo si lanciò nella foresta, schivando alberi e saltando radici e massi, mentre dietro di lui procedeva pesantemente la creatura, che nonostante la stazza si stava dimostrando rapida e letale.

Quell'animale non solo aveva una pellaccia spessa e resistente, possedeva anche due grosse zanne che spuntavano minacciose dalla bocca e delle placche coriacee sulle spalle. La sua altezza al garrese era di almeno un metro e cinquanta e il peso di circa trecento chili, gli occhietti erano pieni di furia e gli zoccoli colpivano il terreno con violenza, spaccando ramoscelli e scheggiando sassi. Erano creature difficili da cacciare proprio a causa della loro pelle dura, per cui bisognava colpirli nei punti deboli, che erano il collo e la giunzione tra zampe e corpo. Ovviamente erano punti piuttosto difficili da colpire e se mancavi il bersaglio ti ritrovavi a diventare da cacciatore a preda, proprio come in questo caso.

Il ragazzo si maledì mentalmente per aver scelto una preda così pericolosa, purtroppo però era l'unica che aveva incontrato fino a quel momento ed era piuttosto affamato. Avrebbe potuto usare la magia per ucciderlo, tuttavia con il Demone in giro era piuttosto rischioso, tutti sapevano che appena fiutava della magia Kurmir si precipitava a “giocare” ed avere già a che fare con un cinghiale incavolato era più che sufficente quel giorno.

Agilmente schivò un ramo basso e si mise a zigzagare tra la vegetazione nel tentativo di rallentare il pesante suino. Pian piano però sentiva che la stanchezza e la mancanza di cibo si facevano più forti e le gambe cominciarono a perdere terreno. Stava proprio pensando di usare la magia quando sentì una forte puntura alla gamba destra, perse l'equilibrio e cadde in un piccolo avvallamento. Si girò subito a guardare la bestia e lo vide intento a tentare di staccare una zanna incastrata tra dei rami, così ne approfittò per dare una veloce occhiata alla gamba: aveva un buco grande come un sasso proprio nella coscia e perdeva un sacco di sangue. Guardò nuovamente la sua preda e decise di rischiare, appoggiò la mano sulla ferita e cercò di formulare un incantesimo, ma le forze gli vennero a mancare e dovette desistere. Tentò di muoversi, ma il dolore era piuttosto acuto e riuscì solo a sollevarsi sul fianco e intanto vedeva il cinghiale che pian piano si districava dalla trappola in cui era finito. Quando fu completamente libero l'animale guardò verso di lui e grugnì feroce, pestò la zampa sul terreno e si preparò a caricare, dondolò leggermente e fece per scattare quando dalla foresta uscì qualcosa che lo morse alla zampa. La creatura furiosa grugnì ancora e si girò verso il nuovo avversario, inseguendolo tra gli alberi.

Il giovane aspettò qualche minuto, poi lentamente tirò un sospiro e si lasciò cadere sul terreno chiudendo gli occhi. Rimase così qualche istante prima di sentire dei rumori leggeri che si avvicinavano. Si tirò nuovamente su di scatto e tirò fuori il pugnale, ma appena si accorse di chi aveva davanti si bloccò.

Due grandi occhi neri come l'ebano lo fissavano preoccupati, mentre dei capelli altrattanto scuri avvolgevano il viso candido e delicato come porcellana di una giovane donna. La ragazza era in piedi davanti a lui e teneva le braccia strette al petto piene di rami, indossava una semplice veste color panna sul corpo esile e ai piedi calzava dei stivaletti marroni. Aveva la pelle davvero chiara e ai polsi aveva dei braccialetti di pelle.

Il giovane abbassò lentamente l'arma e rimase a fissare quegli occhi da cerbiatta, incantato.

-Stai bene?

Il ragazzo fece per muovere la gamba per alzarsi, ma rimase bloccato da una fitta, subito la giovane lasciò andare i rami e gli si inginocchiò a fianco, inondandolo di un profumo di lavanda.

-Fammi vedere dove sei ferito.

-Lascia stare sto bene!

Con un mezzo sorriso la ragazza gli prese la gamba e strinse delicatamente, suscitando comunque un mugolio di dolore.

-Sì hai ragione, stai bene.

L'altro sbuffò e lasciò che la ragazza lo aiutasse ad alzarsi.

-Casa mia non è molto lontana da qui, lì mio papà potrà guardare la ferita.

-Ti ringrazio.

Lei lo guardò e gli sorrise gentilmente, quindi pian piano iniziarono a spostarsi. Camminarono lentamente e con cautela, evitando il più possibile i punti ripidi o irregolari, finchè non arrivarono sul sentiero. Lì poterono aumentare leggermente l'andatura e per entrambi il viaggio si fece più comodo.

Dopo diverso tempo che erano in cammino videro arrivare verso di loro un bel cane bianco e nero che teneva la lingua penzolante da un lato della bocca. L'animale saltellò allegramente intorno a loro e annussò curioso l'ospite. Aveva l'aspetto di un lupo, ma il muso era più largo e meno appuntito e le mascelle più forti, anche di altezza era più grande e massiccio con zampe forti e morbide. Aveva il pelo medio-lungo, due vivaci occhi scuri e delle belle orecchie appuntite. Il pelo bianco era sporco di terriccio nella parte bassa del corpo e sotto la bocca e sul collo c'era del sangue fresco.

-Lui è Frind il nostro cane da pastore, è lui che ha attaccato il cinghiale quando ti stava per caricare.

Il giovane guardò curioso l'animale.

-Sono creature pericolose quei cinghiali, non hai avuto paura che venisse ucciso?

-La razza a cui appartiene Frind è stata creata per dare la caccia a creature come quella, quindi mi fido del suo istinto.

-Non conosco questa razza.

-Sono rimasti pochissimi esemplari, lui l'ho trovato qualche anno fa in fin di vita, così l'ho portato a casa e l'ho cresciuto.

I due guardarono ancora per un momento il cane che annusava intorno a loro, poi la ragazza ridacchiò.

-Che sbadata, non mi sono presentata, io sono Pehaky.

-Jade.

Lei lo fissò sorpresa.

-Il mago Jade?

-Già.

-Devi essere messo davvero male se non riesci a sconfiggere quel cinghiale.

-È difficile stare rilassati e concentrati quando Kurmir decide di iniziare a cacciare.

-Sì l'abbiamo sentito, ha spaventato tutti i nostri animali.

-Non sembri avere paura di lui.

-Ne ho, ma penso che finchè non gli daremo motivo di farci niente ci lascerà in pace.

-Un Demone come lui trova sempre un motivo per fare del male. Soprattutto se ha fame.

Pehaky rimase in silenzio. Mentre stavano ancora camminando il cane partì di corsa, poi lo videro tornare qualche minuto più tardi ad un'andatura più tranquilla. Dietro di lui arrivava a passo veloce un uomo robusto e dalla pelle scura, che appena li vide aumentò ancora di più per raggiungerli in fretta.

Aveva i capelli scuri come quelli della ragazza, ma gli occhi erano marroni chiari, aveva le braccia muscolose e le mani piene di calli per il tempo passato a lavorare nei campi.

-Peha tesoro cos'è successo?!

-Un cinghiale corazzato ha caricato questo ragazzo e l'ha ferito.

L'uomo sgranò gli occhi e guardò attentamente il giovane.

-Sei fortunato che mia figlia ti abbia trovato in tempo giovanotto, è da stupidi pensare di cacciare uno di quei bestioni.

-È l'unica creatura che ho incontrato signore e ne ho già cacciate diverse in passato.

-Ne avrai anche già cacciate, ma bisogna essere in buone condizioni per farlo e mi pare che tu sia piuttosto sciupato dico bene?

-In effetti ho avuto dei giorni piuttosto impegnati.....

L'altro sbuffò, poi si avvicinò e tolse il ragazzo dalla figlia. Lo avvolse con il braccio e lo aiutò a camminare.

Usciti dalla foresta si ritrovarono in una pianura immensa nella quale c'erano campi, recinti e in mezzo una bella fattoria con casa e granaio. Passando per i campi gli uomini e le donne al lavoro alzavano la testa e salutavano con un sorriso, ricambiati da un cenno dell'uomo e da una bella risata dalla giovane. Frind partì alla riscossa e si mise a giocare con due altri cani che erano arrivati verso di loro di corsa. Erano poco più piccoli dell'altro ed erano uno marrone cioccolata e uno rossiccio.

Quando la casa si fece più vicina la ragazza raccolse la gonna e corse verso la porta, la spalancò e sparì all'interno.

-Come ti chiami ragazzo?

-Jade signore.

-Tu saresti il mago Jade?! Dovevi essere davvero provato se non sei riuscito a uccidere quel cinghiale!

-Come ho detto ho avuto dei giorni impegnati ed ero piuttosto stanco, ma se non fosse stato per Kurmir l'avrei ucciso di sicuro.

Lo sgurado dell'uomo si oscurò.

-Kurmir, quel Demone dannato, abbiamo dovuto sudare per calmare le graggi terrorizzate e anche gli uomini sono spaventati. Fino ad adesso se n'è sempre stato tranquillo, non mi piace il fatto che abbia iniziato una caccia.

-Deve essere anche grossa per averlo eccitato così tanto.

-Mi chiedo cosa diamine si è messo in testa di fare.

-La domanda giusta è cosa si è messo in testa di fare Oblio, il Lupo obbedisce solo a lui!

Lentamente salirono i gradini del portico ed entrarono in casa, una piccola donna si avvicinò subito e li guidò verso la sala, dove fecero sedere il ragazzo su un divano. Dalla cucina arrivò Peha con un catino e degli stracci in mano, posò la ciotola sul tavolo e vi immerse gli stracci. Intanto il cacciatore si tolse le armi e le appoggiò contro il divano.

-Papà aiutalo a stare in piedi.

Jade piano piano si rialzò mentre la ragazza si sedeva sul divano, gli applicò gli stracci direttamente sui pantaloni dove c'era il buco e lui dovette stringere i denti. Poi gli stracci furono tolti e sentì il tocco delicato di due mani, voltò la testa e vide che la giovane aveva messo le dita sulla ferita e che stava sussurrando. Dopo qualche istante il dolore cominciò a diminuire e anche la sensazione di spossatezza dovuta alla perdita di sangue sparì. La ferita si chiuse e la pelle tornò come prima. Quando l'incantesimo finì gli applicarono ancora gli stracci per togliere il sangue, quindi la giovane prese la bacinella e tornò in cucina, mentre la donna andava a rimediargli un paio di pantaloni nuovi.

-È una maga bianca!

L'uomo lo guardò duramente.

-Prometti che non lo dirai a nessuno.

-I suoi poteri potrebbero essere utili al regno!

-Mia figlia non ha più i poteri di una volta! Ci sono incantesimi che non è più in grado di gestire, non permetterò al Re di portarcela via!

-Ti prego tesoro, non essere scortese.

Nella sala entrò una donna magra e sciupata, con i capelli screziati di bianco e gli occhi chiari spenti dalla fatica. Era avvolta in uno scialle e si faceva aiutare dalla donna minuta per camminare.

-Mamma lo sai che dovresti stare a letto!

La figlia la raggiunse rapida e la prese per il braccio per aiutarla.

-Tranquilla figliola, oggi sto bene.

-Dovresti comunque restare a riposo, lo sai.

Jade osservò con attenzione la donna, si vedeva chiaramente che era malata. La pelle era pallida e tirata, le guance scavate e gli occhi sporgenti. I capelli erano tagliati corti e tenuti fermi da una fascia. La braccia erano scarne e deboli e l'abito le scendava troppo largo lungo quel corpo ormai tutto ossa.

-Mi spiace se mio marito è così duro con te giovanotto, ma dopo l'incidente di nostra figlia è diventato molto protettivo con lei.

-Mamma papà non credo che sia il momento di parlare di queste cose, il nostro ospite è stanco e ha sicuramente bisogno di mangiare, quindi perchè non lo lasciamo tranquillo? Tilda per favore accompagna la mamma sulla sedia di fuori così prende un po' di fresco, tu papà torna pure ai tuoi lavori mi occupo io di Jade.

La donnina diede alla giovane dei pantaloni, poi pian piano accompagnò la signora fuori, il padre invece sbuffò, poi però dopo aver lanciato uno sguardo d'avvertimento uscì.

-Ti prego di scusarli, ma dopo alcuni avvenimenti per loro è diventato difficile non preoccuparsi per me.

Con un sorriso divertito gli si avvicinò e gli porse i pantaloni.

-Intanto che preparo qualcosa mettiti questi, dovrebbero essere della tua misura. Quando hai finito mi trovi in cucina.

-Grazie.

Lei gli sorrise, poi sparì oltre la porta. Il giovane rimase qualche istante a fissare l'uscio. Dalla carnagione pallida aveva dedotto che la ragazza prendeva poco sole, ma vedendo come si muoveva tranquilla all'esterno non sembrava una con problemi di salute. Inoltre aveva usato la magia con tranquillità, se davvero aveva problemi non li dava proprio a vedere.

Confuso si cambiò, poi varcò la soglia della cucina.

La ragazza si era messa un grembiule, aveva legato i capelli e stava tagliando un tozzo di pane, mentre in una pentola a fianco a lei cuoceva un fantastico stufato di carne. Quando lo sentì entrare si girò verso di lui e lo guardò.

-Direi che quei vestiti ti calzano a pennello, accomodati, tra poco è pronto.

-Sono in debito con voi, vorrei sdebitarmi.

Pehaky ridacchiò e versò in una ciotola lo stufato, quindi glielo mise davanti.

-Non devi sdebitarti di nulla, avanti mangia!

Lui la guardò un momento, aveva un viso davvero pieno di luce e un sorriso meraviglioso. Con gratitudine le sorrise e immerse il cucchiaio nel cibo.

   
 
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