Proiettili di Ghiaccio
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Era passata poco più di una settimana
da quando Cindy aveva lasciato Gotham e villa Wayne. Dopo quello scossone la
vita del gruppo aveva ripreso a scorrere velocemente e ognuno di loro aveva
contribuito al meglio delle proprie capacità per mettere a
punto il piano per fermare il terribile progetto dei proiettili di
ghiaccio.
Felicity si accostò a Luke che era
intento a osservare un pallino sul monitor e ogni tanto sorseggiava whisky da
una bottiglia rubata dalla fornita cantina Wayne.
- Non dovresti bere, - Iniziò
Felicity, cauta, afferrando la bottiglia e portandola lontano da lui. Luke non le
badò minimamente e continuò come se nulla fosse.
Felicity si sedette poco distante e
puntò gli occhi sulla schiena dell'uomo, pensierosa. Il comportamento di Luke dalla
scomparsa di Cindy era stato fin troppo anomalo, calmo, disinteressato. Non si
aspettava di certo una reazione forte, ma neanche quella totale indifferenza.
Sospirò e andò contro i suoi
principi. C'è qualcosa che non ci dice, pensò e si collegò mentalmente al
computer di Luke invadendo la sua privacy. Tutto le fu subito chiaro.
Si alzò e gli si
avvicinò con calma. Rimase al suo fianco per qualche secondo, ma quando
Luke fece per portarsi il bicchiere alla bocca, lo
bloccò con la mano.
- Tu stai tenendo sotto controllo
Cindy, non è così?
Luke ghignò divertito - Non credevo
che l'avresti fatto, eppure hai ceduto al lato oscuro di Black Queen.
- Mi vuoi spiegare? - Tagliò corto
Felicity.
L'uomo si girò con la sedia, mettendo
per un attimo da parte il computer. Incrociò le braccia al petto e con un cenno
della mano la invitò a sedersi.
- Pensi che sia uno sprovveduto? -
Felicity gli regalò un'occhiataccia. - Con la vita che
facciamo, non posso permettermi il lusso di perdere di vista la ragazzina. Lo
ammetto, non è sempre stato facile in passato, perciò sono dovuto ricorrere a
un trucchetto. Hai presente il braccialetto che porta Cindy al polso? - Luke le
lanciò uno sguardo eloquente.
- Hai installato un gps. - Affermò Felicity, tra il sorpreso e il compiaciuto.
- Esatto, proprio per evitare di
ritrovarmi in situazioni come queste. Quella testa
calda non è nuova alle fughe, in passato mi ha fatto passare dei brutti momenti
e da quando ha incrociato Roy e Arrow sulla sua strada, ho deciso che era
giunto il tempo di tenerla al sicuro.
Felicity lasciò scivolare lo sguardo
sul volto stanco di Luke. Era da un paio di giorni che non si faceva la barba e la peluria sul viso gli donava un'aria
ancora più trasandata. Chissà da quanto non si fa una bella dormita? Sospirò rassegnata.
Anche se Luke non l'aveva ammesso apertamente, Felicity aveva capito benissimo
che non era per niente tranquillo a sapere Cindy da
sola per strada.
- Che coincidenza, - Iniziò in tono
insinuante. - Proprio quando Roy è entrato nella vita di Cindy, hai iniziato a
marcare il territorio, davvero curioso. - Precisò sovrappensiero.
Luke a quella insinuazione
si sistemò meglio sulla sedia. - Che cosa vuoi dire? Non ci vedo nulla di
strano. Roy le ha solo portato una valanga di problemi. - Si giustificò con
nonchalance.
Felicity si alzò dalla poltrona, si
piegò su di lui appoggiando le mani sui braccioli della sedia e lo guardò dritto negli occhi. - Non faresti prima ad
ammettere che ti sei innamorato di lei?
Luke deglutì, preso in contropiede.
Con uno slancio del piede, scivolò indietro con la sieda e si voltò a guardare
nuovamente il monitor. - Sciocchezze, - biascicò e chiuse il discorso, facendo
apparire la videata del progetto al quale stavano lavorando.
Testone, pensò Felicity e si rimise a
lavorare al suo fianco.
- Cindy è fortunata ad avere un
amico… speciale, come te. - Sorrise prima di tuffarsi nel suo mondo
cibernetico.
- La situazione sembra tranquilla, -
Constatò Batman in cima a uno dei grattacieli di
Gotham, rivolgendosi ad Arrow. - Da diversi giorni non si vede più quel via vai
di camion di merci andare e venire dal laboratorio di Luthor. L'idea che ha avuto Diggle di bloccare le loro
spedizioni ha avuto effetto. Possiamo passare al piano B. - Il silenzio calò
tra i due. - Perché non me lo dici e basta, senza continuare a rimuginarci
sopra, Oliver? - Lo incalzò Bruce, dopo un po'.
Oliver abbassò il cappuccio e andò a
sedersi vicino al pilastro di cemento della porta d'ingresso, e lui poco dopo lo imitò.
- La nuova base operativa a Starling City è quasi terminata.
- Lo so.
- Dobbiamo decidere.
- Abbiamo già preso una decisione. Ne
abbiamo parlato e mi pare che eravamo tutti e due
d'accordo, non sei più convinto? - Chiese Bruce, lasciando trasparire una punta
di ansia.
Oliver inspirò profondamente e si
portò le gambe al petto, appoggiandovi sopra le braccia.
- Felicity, - Iniziò piano. - In
questi mesi mi sono reso conto quanto sia affezionata a te. Il rapporto che
avete instaurato è importante e non voglio che questo cambiamento la metta di
fronte a una decisione della quale non sia totalmente convinta.
Bruce rimase in silenzio mentre
soppesava i dubbi di Oliver.
- Ami Felicity?
- È la persona più importante della
mia vita.
- Ami Felicity? - Oliver si voltò
verso Bruce. Si guardarono seri per un lungo istante.
- Sì. - Rispose infine Oliver.
Bruce appoggiò il capo al muro e
osservò il cielo buio della notte. - Questo è quello che conta, tutto il resto
non ha importanza. Non sottovalutare l'amore che Felicity prova per te. È forte
e sincero, e ti posso garantire che nessuno al mondo la terrà lontano da te,
neanche quello che c'è tra noi.
Oliver sorrise, si alzò in piedi e
con un cenno della mano salutò Bruce prima di saltare giù dal palazzo e
rientrare alla base.
Bruce si alzò in piedi e scosse la testa.
Rivolse lo sguardo lontano e per un attimo si soffermò sull'algida figura che
lo stava osservando in cima al palazzo poco distante da lui.
- Cat, -
sussurrò piano, e come se lo avesse sentito lei scomparve nel buio della notte.
Dovevo aspettarmelo che non si
sarebbe messa da parte, pensò con una punta di
soddisfazione.
- Così stai
tenendo d'occhio Cindy, - La voce di Roy alle sue spalle fece sussultare Luke,
che era intento a osservare la ragazza da una delle telecamere della città.
Roy afferrò la sedia e si sedette
accanto a lui.
- Dov'è? - Chiese senza staccare gli
occhi dal monitor.
- Proprio oggi è arrivata a Metropolis.
Il silenzio calò tra i due, che senza
rivolgersi neanche uno sguardo continuarono a seguire i movimenti della ragazza
sullo schermo.
Hal entrò nella stanza e rimase
stupito nel vedere i due seduti uno accanto all'altro
in modo pacifico. Curioso si accostò a loro e osservò anche lui per qualche
secondo i movimenti della ragazza.
- Ve ne siete accorti che lei sa
benissimo di essere seguita? - Chiese palesando in quel modo la sua presenza e
cogliendoli di sorpresa.
Entrambi si girarono.
- Che cosa dici? - Chiese Luke.
- Cyborg, la ragazzina ti sta
giocando. Guarda. - Indicò il monitor. - Vedi il leggero movimento del capo,
non noti niente?
Roy e Luke osservarono meglio.
- Ha lanciato un'occhiata alla
telecamera. - Affermò Roy, sorpreso.
- Esatto, - Confermò Hal. - Non notate altro dal suo comportamento?
- Non è mai scomparsa dal raggio
delle telecamere. - Realizzò Luke.
- Questo sta a
significare...
- Che la ragazzina, mio caro Luke, ti
ha messo nel sacco e ti ha rivoltato come un calzino. - Concluse
Hal per Roy e picchiettò con la mano sulla spalla dell'amico per consolarlo.
Proprio in quel momento Cindy si
voltò e guardò direttamente in camera. Si appoggiò le dita sulla bocca e lanciò
un bacio in segno di saluto. Abbassò per un istante il capo e poi ritornò a
guardare il video con sguardo deciso.
- Continuo da sola,
starò bene. - Disse Hal ad alta voce leggendo il labiale.
Il segnale GPS scomparve, il monitor
si oscurò e Cindy si dissolse nel buio della notte di Metropolis.
- No! - Luke si alzò in piedi di
scatto, sbattendo i pugni con ferocia sulla scrivania. Digitò una sequenza di
comandi ma non ebbero l'effetto sperato. - Maledizione! - Fece volare la
tastiera.
Hal gli appoggiò la mano sulla spalla
per farlo calmare. - Andrà tutto bene. Ci sarà una motivazione valida alla sua
reazione. Ritornerà, non ti preoccupare. Cindy è caparbia e intelligente. Avrà
il suo piano che però non comprende né noi, né Roy, né te.
Luke fissò severo Hal, che al
contrario gli stava rivolgendo uno sguardo di comprensione.
- Ma
vaffanculo! - Tagliò corto e se ne andò dalla sala.
Hal fermò Roy per il braccio. -
Diamogli tempo. Primo o poi lo accetterà.
Oliver si svegliò nel cuore della
notte con la sensazione che gli mancasse qualcosa. Ancora ad
occhi chiusi, tastò il lato del materasso accanto a lui ma non vi trovò il
corpo di Felicity come si aspettava.
Si destò d'un
colpo, mettendosi a sedere. Non appena la vista si fu abituata all'oscurità,
intravide la figura della donna affacciata alla finestra e totalmente immersa
nei suoi pensieri.
Si alzò piano, senza fare rumore la
raggiunse. Felicity aveva indossato una sua camicia. I capelli spostati di lato
erano infilati all'interno del colletto, lasciando l’altra parte del collo
nuda.
- Ehi, - L'abbracciò. - Tutto bene?
- Non lo so, - Rispose Felicity, dopo
un attimo e si appoggiò con il capo al suo petto.
- A cosa stavi pensando?
- A Luke e… a Cindy.
Oliver sospirò amaramente. - Brutta
storia.
Da quando Cindy era scomparsa, Luke
si era rifugiato nel suo mondo ostile. Lui sapeva benissimo cosa stava passando
l’amico. Lui stesso aveva provato quella sensazione di smarrimento e
preoccupazione per quella scelta che aveva dovuto solamente accettare. Non
capire e non cercare una motivazione era stata forse
la parte più dura. Prese a dondolare dolcemente insieme a
lei.
- Perdonami, - Disse piano Felicity.
- In questi giorni mi sembra di essere tornata indietro, solo che ora credo di
sapere cosa hai passato per colpa mia. Ogni volta che
incontro lo sguardo di Luke, mi domando se per te è stata la stessa cosa, e...
- Chiuse gli occhi. - Non volevo farti del male. Volevo darti
una vita migliore.
Oliver la strinse più forte a sé. -
No, non è stato facile. - Iniziò con un tono più duro di quanto avesse voluto e
lei si irrigidì tra le sue braccia. Le baciò la tempia
per farla rilassare. - Abbiamo sbagliato entrambi, anch’io ho le mie colpe.
Dobbiamo perdonarci e andare avanti. Il passato è passato, non si può né
rivivere, né modificare. Per questo c’è il presente. Ti ho di nuovo tra le mie
braccia e nella mia vita, questa è l’unica cosa di cui mi importi.
Felicity si girò tra le sue braccia e
lo guardò seria.
- Ti amo,
signor Queen.
Lui sorrise e si abbassò per
baciarla. Felicity gli circondò il collo con le
braccia spingendolo di più verso di lei.
- La mia camicia ti dona. - La baciò
sul collo. - Sei sexy. - Le mani s’intrufolarono sotto la stoffa, cercando
avide la pelle calda della donna. Uno ad uno sbottonò
lentamente i bottoni, mentre lei non si perdeva neanche una sua mossa.
Oliver tracciò con l’indice
una linea, facendo in quel modo allargare la stoffa, fino a raggiunge il bordo
degli slip.
- Che intenzioni hai? - Chiese maliziosa.
- Ora lo vedrai. - Rispose Oliver,
divertito, spingendola verso il letto, dove dopo qualche secondo caddero
insieme.
Oliver prese a baciarla con una
travolgente passione, seminando sul suo corpo una scia di baci infuocati.
Il click della porta lo detestò dal suo intento. Alzò lo sguardo su di lei,
sorpreso.
- Non vogliamo essere interrotti sul
più bello anche questa volta. - Rispose Felicity alla sua muta domanda. Lo attirò a sé e ripresero a baciarsi perdendosi nel loro
ritrovato amore.
Hal entrò nel locale. Si guardò
attorno, osservando uno a uno i presenti, che per la
maggior parte erano immersi nei loro pensieri e sorseggiavano svogliatamente il
loro drink. L'ambiente era poco illuminato ma riuscì lo stesso a individuare la
figura dell'uomo nell'angolo più desolato del bancone del bar. Aveva lo sguardo
fisso sullo specchio, e meccanicamente si portava alle labbra il bicchiere di
scotch. Hal sbuffò silenziosamente. Ormai quella storia durava da più di una
settimana. Inizialmente aveva creduto che fosse una reazione più che normale,
l'abbandono, o meglio, la scomparsa di Cindy era stata difficile da accettare
per tutti, specialmente per lui, ma ora stava diventando un vero problema.
La prima mattina che lo aveva
sorpreso ubriaco aveva fatto di tutto per fargli
passare la sbornia e rimetterlo in sesto, ma con le notti successive il disagio
era aumentato. Aveva iniziato a bere anche di mattina e neanche i rimproveri di
Oliver e Bruce avevano sortito alcun effetto.
Quello che era successo la sera precedente
aveva attivato il suo campanello d'allarme. Luke e Felicity si trovavano da
soli in sala computer per elaborare la fitta rete informatica che circondava
l'intero laboratorio Luthor.
- Niente da fare. - Aveva sbuffato
Felicity, spazientita. - Chi ha progettato la rete di questo laboratorio sa il
fatto suo.
- Cazzo! Stiamo perdendo solo tempo
utile! - Era scattato Luke, arrabbiato.
- Luke, - Felicity lo aveva ripreso,
severa. - Non serve reagire in questo modo.
Lui si era voltato verso di lei e l’aveva
guardata per un interminabile lasso di tempo, con i
suoi occhi duri, spenti e annebbiati dall’alcol. Poi si era avvicinato
lentamente e l’aveva fronteggiata.
- Non dirmi che cosa devo fare.
- Hai bevuto troppo, è meglio se vai
a farti una bella doccia ghiacciata, così ti schiarisci le idee.
All’improvviso Luke l’aveva afferrata
per il viso, stringendo forte le dita sulla pelle e avvicinandola al suo. - Non. Dirmi. Che. Cosa. Devo. Fare.
- Cerca di reagire, Cindy… - Ma non
aveva fatto in tempo a terminare la frase, che la presa sul volto di Felicity
si era fatta ancora più stretta. - Luke, lasciami,
così fai male.
- Cos’è? Hai perso la tua aria da
maestrina?
- Sei solo ubriaco!
- Non mi giudicare! - E Luke in
collera l’aveva spinta a terra.
- Ma che fai!
Sei impazzito? - Hal era entrato proprio in quel momento e prima che l’uomo
potesse farle ancora del male si era gettato su di lui
bloccandolo.
Assicuratosi che Felicity stesse bene,
l’aveva trascinato fuori dal laboratorio e spinto
sotto il getto gelato della doccia.
Evidentemente la lezione non gli è servita, pensò contrariato. Inspirò a fondo e lo
raggiunse. Si sedette al suo fianco e ordinò una birra, il tutto senza mai
rivolgergli la parola. Attese molto, aveva quasi terminato di bere quando
finalmente Luke si decise a parlare.
- È tutta colpa mia. - Confessò
infine.
- No, ti prego,
i sensi di colpa alla Oliver Queen risparmiameli. - Hal gli rivolse un mezzo
sorriso prima di bere l’ultimo sorso. - Portamene un’altra. - Disse al barista.
- Perché non mi racconti la verità, invece di continuare a rimuginarci sopra?
Luke l’osservò con la coda
dell’occhio. Bevette e poi allontanò da sé il bicchiere.
- Vuoi sapere la verità? Sono stato
un idiota ad assecondare i suoi piani folli. Cindy ha fatto quello che ha fatto solo per me. Doveva lasciarmi morire, invece di
stringere quel patto con quel pazzoide fanatico.
Hal gli batté la mano sulla schiena.
- Vai, sfogati, vecchio mio.
- Cindy si sentiva colpevole per
quello che era successo. Credeva che le lesioni, che avevo riportato dopo lo
scontro con il tipo iniettato di mirakuro, fossero
solo affari suoi. Non ha mai capito, che preferirei morire piuttosto di vederle
torcere un capello. Mi hanno portato a Metropolis, in
un ospedale o laboratorio, ho solo dei vaghi ricordi. Non abbiamo mai saputo dove ci trovassimo esattamente. Ci tenevano al
segreto. Il dottore che mi prese in cura disse a Cindy che l’unico modo di
salvarmi la vita era trovare quella pianta maledetta. Torno presto, mi disse
prima di lasciarmi alle cure degli infermieri. Non so per quanto tempo fummo
divisi, a quell’epoca ero spesso sotto anestesia e sedativi. Fatto sta che
quando riaprii gli occhi non la trovai al mio fianco come mi aveva promesso. Ci
impiegai dei mesi per riprendermi del tutto, ma ormai ero un uomo a metà. Per
salvarmi la vita, in attesa del medicinale, mi dovettero amputare il braccio e
la gamba. Fu un duro risveglio. - Luke chiuse gli occhi cercando di scacciare
da sé quella orribile sensazione. - Quando mi svegliai
in piena notte, Cindy era al mio fianco. Mi confessò
che aveva scoperto che le industrie Wayne avevano avviato un nuovo progetto,
costruire degli arti artificiali per persone rimaste mutilate in guerra, e che quei
prototipi mi avrebbero ridato la possibilità di essere ancora un uomo normale.
C’era solo un piccolo dettaglio: ci mancavano sia i soldi che
i materiali. Non ti preoccupare, mi disse, penso io a te per una volta. Se
all’epoca l’avessi saputo, le avrei impedito di farlo, invece per me ha venduto
la sua anima al diavolo. In cambio dei soldi e del materiale informatico, Cindy
ha dovuto trovare persone che ormai non avevano più niente da perdere dalla
vita. E così ha raccattato dei senzatetto e li ha scambiati per me. - Luke si
afferrò la testa tra le mani, stringendo i capelli tra le dita. - Non importa
che cosa devo fare, se questo ti riporterà a vivere normalmente. Mi disse una
notte, dopo essersi svegliata da un incubo: non riusciva più a dormire bene. Alla
fine, dopo mille insistenze, riuscii a farmi raccontare la verità su cosa stava
combinando e misi subito fine a quello scempio. Raccogliemmo le nostre cose e
fuggimmo nella notte, senza lasciare tracce dietro di noi. Per un po’ vivemmo
tranquilli. Riuscii a infrangere la rete di protezione dei server delle industrie Wayne e carpire meglio le informazioni dei
vari prototipi. In cambio di favori, attraverso i nostri contatti, riuscimmo a
creare finalmente le protesi: non erano perfette ma con il tempo ebbi modo di
perfezionarle sempre di più, fino a quando non incontrai sulla mia strada lei.
- Black Queen. - Disse Hal,
sorridendo compiaciuto.
- Già. Non avrei mai immagino che
dietro Black Queen ci fosse una persona così adorabile come Felicity. Quando
capì che le mie intenzioni non erano cattive, mi aiutò
a impossessarmi di alcuni progetti, altre volte invece mi bloccò. Capii solo
parecchio tempo dopo che mi concedeva le informazioni dei prototipi che avevano
testato e che funzionavano al cento per cento.
- Tipico di Felicity.
- Quando iniziò a diffondersi la
notizia di queste morte accidentali, gli incubi di Cindy ritornarono a popolare
le sue notti. A quel punto capimmo che doveva esserci un collegamento tra noi e
quelle morti.
- Ritornaste proprio per questo a Starling City?
- Già. Cindy in qualche modo mi
convinse che avevamo bisogno dell’aiuto di Arrow, non sapevamo che nella
squadra ci fosse anche Roy. É stata molto brava a nascondermi
per tutto questo tempo la sua reale intenzione. - Luke bevve l’ultimo
sorso. - Il resto della storia lo conosci già. - Scese dallo sgabello, indossò
la giacca. - Stammi bene, amico.
- Ehi! - Hal lo
bloccò per il braccio. - Dove pensi di andare?
- Non l’hai capito? A Metropolis. Chloe mi ha appena informato che è riuscita a
trovare una traccia del laboratorio dove mi hanno tenuto per tanti mesi: il
trentatré punto uno. Sono più che sicuro che Cindy è ritornata in quella città
con l’unico scopo di distruggerlo.
- Ottimo, ho proprio voglia di
sgranchirmi le gambe. - Hal si alzò in piedi anche lui.
- Non posso permetterlo, devi
rimanere qui.
- Ci sono già troppi eroi, andiamo a
dare una mano a Clark Kent. Senza contare che così ho
la scusa giusta per rivedere Lois. - Gli fece l’occhiolino e si avviò verso
l’uscita. - Ti muovi?
Continua...
Angoletto di Lights
La storia di Luke e Cindy è collegata
alla storia su di loro Cappuccetto Rosso, se volete conoscere meglio i
dettagli passate di là ;)
Novità sulla storia! Il prossimo
capitolo sarà l’ultimo. Sto ancora valutando se ci sarà un epilogo, tutto
dipenderà dal capitolo 27.
Ora ci vuole un abbraccio di gruppo, perché
se penso che la prossima settimana questa storia si conclude, mi viene il
magone. Vi voglio bene.
Stay united!