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Autore: Heyale    09/07/2015    1 recensioni
Sasuke era scappato dal suo villaggio anni prima, e come lui e suo fratello, anche sua figlia ha dovuto rendersi conto di non vivere nel mondo che credeva. Sarada Uchiha vede nella fuga la sua unica via d'uscita quando nessuno risponde più alle sue domande.
Shikadai Nara pensa che la sua migliore amica gli confidi sempre tutto.
Inojin Yamanaka è convinto che la ragazza che gli piace non possa scappare dalla sua vita.
Boruto Uzumaki alla fine tiene alla sua compagna di team, e non vuole che corra pericoli.
Ma si sa, ad un Uchiha, di questo importa ben poco.
  
Dal testo:
Fu questione di un attimo, e lo Sharingan eterno apparve al centro dei suoi occhi. I tavoli erano completamente ribaltati, a terra giacevano i vassoi e i cibi ormai irrecuperabili, Sasuke e Sakura fissavano allibiti il corpo di Sarada tremare tra le braccia di Shikadai.
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Sarada incontrerà nuovi compagni, a loro volta nuova generazione di vecchi compagni di Sasuke. Affronterà nuovi pericoli, tenteranno di riportarla a casa, dovrà fronteggiare tanti nemici. Lei ha il suo obbiettivo, ma basterà per farle dimenticare cos'ha lasciato al Villaggio della Foglia?
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sarada Uchiha, Shikadai Nara, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Sarada 02 Riassunto del capitolo precedente: Sarada giunge alla Valle dell'Epilogo dopo tre ore dalla sua partenza, e lì incontra Aki Hozuki, figlio di Suigetsu Hozuki, il quale resta sorpreso scoprendo che la ragazza non sa nulla dell'ex team Taka composto dai loro padri, Juugo e Karin. Tenta comunque di spiegarle qualcosa mentre si incamminano nel fitto della foresta, e quando Sarada comincia ad avere dei ripensamenti e vuole tornare indietro, lui le fa capire che è la scelta giusta e si offre per diventare suo compagno di team, insieme a Daichi Uzumaki, figlio di Karin, che lo aspetta all'ex covo di Orochimaru.
Nel frattempo, Shikadai e Inojin scambiano due parole in merito a ciò che è successo e Boruto parla con suo padre, e nel mezzo del colloquio, gli viene un'idea che potrebbe riportare Sarada a casa, non gli resta che trovare Inojin e Shikadai.


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02
Io credo in me, nel cuore mio, e al dolore dico addio.




"Uzumaki, hai detto?"
Sarada era stata investita da un'altra ondata di confusione non appena aveva sentito quel cognome. Era sicura che non ci fossero altri clan che portavano quel cognome, era sicuramente lo stesso clan del suo Hokage e dei suoi figli.
Aki annuì vigorosamente: "Sì, Daichi Uzumaki. Ma lui ha preso il cognome da sua madre, non voleva nemmeno avere il cognome di suo papà. Benvenuta sull'isola di chi non ha un bel rapporto con i propri genitori."
"E' strano, però" commentò Sarada, ridacchiando per la battuta. "Insomma, non pensavo che gli Uzumaki avessero altri membri. Quelli attuali li conosco già."
"A dirla tutta non ne abbiamo mai parlato, io e Daichi. Insomma, Hozuki e Uzumaki o meno, non sono i cognomi a dettare la vita di una persona, no?"
La ragazza abbassò la testa, sconfortata. Purtoppo, nel suo caso, era proprio così. Era stata solo colpa del suo cognome se si era dovuta spingere fino a lì, dovendo abbandonare i propri amici e il Villaggio della Foglia. Tutta colpa di quel maledetto 'Uchiha' che andava scritto dopo il suo nome.
"E' stato per il mio cognome che sono venuta fin qui." borbottò lei, riprendendo a camminare rapidamente.
"Non credo tu mi abbia ancora detto le vere ragioni della tua fuga" il sorriso di Aki si fece più amichevole, e riuscì a mettere subito Sarada a suo agio.
Così la ragazza si strinse nelle spalle, sfoderò la katana solo per giocherellarci e si decise a parlare: "Circa due settimane fa, durante un allenamento, ho attivato lo Sharingan perché mi sono arrabbiata, e sono finita in ospedale perché ho combinato un disastro. Poi è stato tutto tranquillo fino a ieri, però ieri pomeriggio mi si è attivato ancora e ieri sera ho fatto qualcosa che mi ha fatto distruggere venti metri di superficie."
Aki ci pensò un po' su, in effetti era strano che un'Uchiha come lei non sapesse ancora controllare lo Sharingan. Da quello che gli aveva raccontato suo papà, Sasuke sapeva controllarlo fin dai dodici anni, ed era anche molto potente. In confronto a lui, Sarada poteva sembrare solo un pulcino.
"Cos'è stato a fartelo attivare?" domandò il ragazzo, scrutando Sarada nel viso.
Forse era ancora troppo presto per mettersi a raccontare la sua intera esistenza, ma se Aki doveva diventare il suo compagno di squadra, probabilmente lei avrebbe fatto bene a raccontargli le cose per bene, dall'inizio. Eppure, pensare di dover parlare di Shikadai e Inojin le sembrava strano, perché la consapevolezza di non poterli vedere per molto tempo la metteva in stato di confusione, dato che era sempre stata abituata a stare con loro quasi ogni giorno.
"Beh, ecco, in realtà-"
"Giù!"
Aki trascinò a terra Sarada, facendole schivare miracolosamente uno shuriken che volava roteando verso di lei. Certo, in compenso per poco la ninja non picchiò il naso a terra, ma per lo meno evitò l'arma in pieno petto. Rimasero giù per un po', quando alla fine il ragazzo si alzò in piedi e fece un sorrisetto: "Fuyuko, ma che piacere!"
"Ancora tu, Akito?"
"Dove sono i tuoi tirapiedi?"
"Vedo che tu ne hai trovata un'altra, invece."
Sarada si alzò dal nascondiglio, pulendosi la divisa dalla polvere: "Io non sono la tirapiedi di nessuno!"
Davanti a lei, Fuyuko la squadrava da testa a piedi, con un ghigno non molto amichevole. In compenso, l'aspetto di questa ragazza non prometteva di certo bene: aveva i capelli biondo cenere lasciati cadere lungo le spalle, racconti un quattro piccole code alle punte. Aveva anche il coprifronte del Villaggio del Suono legato dietro al collo.
"Puoi lasciarci in pace?" domandò Aki, sbuffando. "Abbiamo fretta."
"Dovete raggiungere quell'altro?"
Aki annuì, mettendosi poco a poco davanti a Sarada. Ci mancava solo che Fuyuko notasse che si trattava dell'ultima Uchiha. Istintivamente portò la mano sull'elsa della spada, pronto a sfoderarla in posizione d'attacco. Sarada si sentì mancare, impressionata dall'incredibile flusso di chakra che aveva sentito improvvisamente scorrere nelle vene di Aki. Sebbene lo conoscesse da poco più di un'ora, non si sarebbe mai immaginata che potesse farle un tale paura. Si chiamò fortunata per averlo come compagno di squadra e non come rivale.
Fuyuko però in tutta risposta alzò le mani e ridacchiò, per niente intimorita: "Tranquillo, Hozuki. Devo raggiungere anche io Tatsuya e Ryoichi. Non oggi, okay?"
Sarada notò i muscoli di Aki rilassarsi all'istante, e la sua postura farsi più rilassata: "Non oggi, Fuyuko. Alla prossima."
La ragazza fece un finto inchino, dileguandosi poi sulle fronde degli alberi. Aki tirò un sospiro di sollievo, e si voltò verso Sarada: "Tutto bene?"
"Nulla di rotto. Ma, aspetta, ti ha chiamato Akito. Ti chiami così o cosa?"
"Cosa." il ragazzo fece un sorrisetto, sistemandosi i capelli con una mano: "Sarai pure un'Uchiha, ma non ti è venuto in mente che Aki potrebbe essere un soprannome?"
Sarada scosse la testa ingenuamente, e Aki scoppiò a ridere: "Sei forte, ninja della Foglia."
L'Uchiha fece un sorrisetto imbarazzato, non capendo se si trattasse di un complimento o meno. Di sicuro, c'era parecchio mistero prima di arrivare a rispondere completamente alla domanda 'chi è Akito Hozuki?', ma per lo meno, Sarada sentiva che sarebbe stato più facile di scoprire come usare lo Sharingan in ogni sua forma.
"Chi era?" domandò alla fine, mettendosi alla pari del ragazzo.
"Ti racconterò tutto insieme a Daichi. Storia un po' lunga."
Sarada sorrise, mettendosi a posto gli occhiali sul naso: "Fai paura quando stai per attaccare."
"Attaccare?" Aki guardò la mora negli occhi, inclinando leggermente la testa. "Ma non stavo per attaccare. Era una palesissima finta, solo che 1. lei è troppo stupida per capirlo e 2. tu non mi conosci abbastanza. Ecco tutto. E' meglio per te se non mi dovrai mai vedere attaccare per primo."
"Ti vorrei dire lo stesso per fare la figa assurda anche io, ma l'ultima volta che mi hanno detto di attaccare per prima sono stata colpita alla schiena da un Rasengan e poi finita all'ospedale per colpa mia. Quindi no, tu puoi tranquillamente vedermi attaccare per prima, tanto faccio pena."
Aki scoppiò a ridere nuovamente, tenendosi una mano sulla fronte: "Ma come ti vengono in mente certe cose?"
"Dico solo la verità" brontolò Sarada con una vena di ironia, stringendosi il coprifronte. "Non lo direi se non ne fossi sicura. Ecco, Hozuki, regola numero uno: Sarada Uchiha non dice niente se non ne è sicura al novantanove virgola due per cento. Questo è certo."
Aki scosse la testa, dando una leggera spinta alla ragazza: "Regola numero due: non parlare di te in terza persona, è inquietante!"
"Parla quello che gira con una spada sulla schiena" si difese Sarada, ridacchiando come una bambina.
"Ehi!" sbottò lui, facendo finta di mettere il broncio. "Non offendere la mia Tagliateste."
Sarada rise di nuovo, ma in quel momento si rese conto che parlare di Shikadai, Boruto e Inojin senza sentire nostalgia, era impossibile. Forse, pensava, doveva solo arrendersi all'idea che da quel momento in poi sarebbe andato tutto meglio. Eppure, qualcosa le diceva che sarebbero stati proprio quei tre a farla pentire ogni secondo di più della sua decisione.


Boruto era entrato in casa sua come una furia, aveva salutato Himawari e sua mamma, preso al volo qualcosa da mangiare e si era fiondato di nuovo per le strade, con due mete ben precise: casa Yamanaka e casa Nara. Erano parecchie vicine fortunatamente, anche se per lui non era assolutamente un problema: aveva una strana allegria che gli percorreva le vene, che lo faceva sentire libero, curioso più che mai verso quella che era la vita di Sarada. Voleva sapere cosa l'aveva spinta ad allontanarsi così da tutti e da tutto, e voleva anche riportarla a casa. Voleva che Sarada lo riconoscesse come un valido compagno di team, pronto a seguirla solo per assicurarsi che fosse in salvo. Certo, avrebbe dovuto essere ben organizzato per fuggire senza essere scoperto da suo padre, ma per quello avrebbe avuto un Nara in squadra. E Inojin, beh, il suo ruolo era semplice: esca. Lui avrebbe fatto da esca, Sarada sarebbe andata da lui e sarebbero tornati tutti felici e contenti al villaggio. Gli rimaneva solo da convincere gli altri due sventurati.
Bussò svariate volte alla porta di Shikadai prima che proprio quest'ultimo gli aprisse, fissandolo con un'espressione da fantasma.
"Cazzo ti è successo?" sbottò Boruto, sinceramente preoccupato. Si aspettava un Shikadai pronto a combattere, non uno straccio con un ciuffo ad ananas.
"Indovina, testa quadra. Che ci fai qui?"
"Ci sono i tuoi?"
Shikadai si strinse nelle spalle, e svogliatamente disse: "Nah, sono con il Settimo."
"Fantastico, perché ti voglio proporre una missione di salvataggio. E se mi dirai di no, sappi che sei il peggior migliore amico della storia."
Shikadai sbadigliò, portandosi la mano davanti alla bocca: "Mi stai dicendo che dobbiamo andare a recuperare Sarada?"
"Bingo!"
"Quindi noi dobbiamo scappare dal villaggio, seguire Sarada, correre diecimila rischi dopo che lei ci ha detto che tornerà prima o poi, cercare di riportarla a casa, subirci l'ira dei nostri genitori e le punizioni delle nostre rispettive madri?"
Boruto si portò la mano al mento, con fare pensieroso, e alla fine annuì: "Hai centrato il segno."
"Figo. Mi preparo e arrivo."
"Aspetta, niente opposizioni?"
Shikadai alzò le spalle, tranquillo: "Ma perché dovrei? Almeno non me ne sto qui a far nulla mentre lei è chissà dove. Anzi, direi che hai avuto proprio una buona idea. Peccato che lei abbia diversi chilometri di differenza."
Il biondo ghignò, stringendosi con fare innocente nelle spalle: "E che problema c'è? Siamo ninja come lei, non ci dovremmo mettere molto. Metti una o due ore per localizzarla, e poi la seguiamo. Coraggio, Nara, sarà divertente, vedrai. Almeno potrai stare distante da tua madre per un po', no?"
"Non hai tutti i torti" Shikadai sorrise, e sparì dietro la porta d'ingresso, per poi ripresentarsi dopo alcuni minuti, munito del necessario. "Andiamo?"
"Con calma, piccola ananas. Prima ci serve l'innamorato, e poi l'aiuto del fiuto di un cane."
"Eh?"
"Yutaka" spiegò Bolt, allontanandosi da casa Nara insieme al suo compagno di viaggio. "Yutaka Inuzuka e il cucciolo del cane di suo padre. Dio, che intreccio."
"Bastava che dicessi 'il fiuto di Yutaka Inuzuka e Hisanobu', e io capivo. E poi ricordati che non possiamo farci scoprire da nessuno e-"
"Ehi, bello, l'ho ideato io questo piano. Tranquillo, so cosa faccio. Il vecchio Boruto Uzumaki sa il fatto suo!"
Shikadai ridacchiò tra se e se, pensando che forse quella sarebbe stata la volta buona per cambiare opinione su quella testa quadra. E poi, era un'ottima occasione per riportare indietro la sua Sarada. Non poteva permettersi di lasciarla andare, sapeva che lei voleva due cose prima di tutto: scappare ed essere trovata. Era una contraddizione umana quella ragazza, ma a lui andava bene così. Sarebbe andato ovunque per lei.


Il fatidico covo di Orochimaru non era altro che una grotta semi-deserta vista da fuori, e dopo quattro ore di viaggio, era l'ultima cosa di cui Sarada avesse bisogno. Fissò sbigottita le pareti di roccia e l'attività umana invisibile. E pensare che Aki le aveva parlato di un covo che disponeva di ogni genere di comodità, c'era pure il frigo e - tutto elettrizzato aveva aggiunto che - c'era anche una tivù. Sarada era parecchio curiosa di conoscere Daichi, ma lì, di fatto, di Daichi non c'era la minima traccia. Anzi, al massimo ci poteva essere traccia di un uccello di passaggio, ma nulla di più. Aki invece guardava soddisfatto il paesaggio davanti a lui, sorridendo. Se non altro, Sarada vedeva quel ragazzo come un gran ottimista.
"Non è che forse ti sei sbagliato?" domandò Sarada dopo quasi un minuto di silenzio da quando erano arrivati lì.
Aki fece finta di offendersi, portando una mano al cuore: "Non starai mettendo in dubbio la mia parola, spero!"
"No, è solo che, beh...non ci sono forme di vita, qui."
E allora il ragazzo ghignò, e dopo aver composto un segno con le mani sbatté il palmo a terra, e sotto di loro si aprì una scala che portava sottoterra non appena il sigillo sopra di essa fu sbloccato. Sarada rimase sinceramente sorpresa, e ci mise un po' a realizzare che quel tipo sapeva veramente ciò che diceva.
"Pensa se fosse stato veramente dentro quella grotta" brontolò Aki scherzando. "Ci avrebbero scoperti da tempo, no?"
"Non hai tutti i torti" sorrise Sarada, e seguì l'Hozuki per le scale. Non c'era molta luce, i due ninja si facevano bastare la luce che proveniva dall'esterno. Poco distante da loro si sentivano dei rumori indefiniti, o meglio, per la ragazza erano irriconoscibili. Aki, invece, sapeva bene che il suo amico stava lavorando a uno dei suoi tanti attacchi combinati con i kunai e gli shuriken. Non che li avesse mai usati tutti in combattimento, ma l'occasione si sarebbe potuta presentare da un momento all'altro, e da quelle parti era sempre meglio essere attrezzati.
"Quindi voi abitate qui da...?"
"Ufficialmente sono sei anni, poi sono un po' di più ma noi diciamo sei. Sono comunque abbastanza, no?"
"Dipende per che cosa sono abbastanza" puntualizzò Sarada, facendo un sorrisetto. Era assolutamente normale che lei puntualizzasse ogni cosa.
"Per ogni cosa: in sei anni, hai il tempo per fare tutto ciò che vuoi. Soprattutto affinare l'empatia in un gruppo. Di sicuro anche tu hai...ehm, avevi un team."
Sarada rimase interdetta, chiedendosi se quel tipo lo facesse apposta per farle cambiare idea. Almeno tre o quattro volte all'ora Aki doveva dire qualcosa per farle pensare alla vecchia vita - che aveva lasciato non più di cinque ore prima -. E, Sarada, questo non lo poteva sopportare. Il suo obbiettivo era cercare di pensare il meno possibile ad Inojin, Boruto, Shikadai, Chouchou, Yutaka, Mitsuki e tutti gli amici che aveva dovuto lasciare, non pensarci ogni dannato secondo.
"Dato che tu mi devi spiegare la storia della ragazza-che-voleva-gentilmente-infilzarmi in presenza di Daichi, allora anche io ti spiegherò tutto in presenza di Daichi."
"Magari nemmeno lo sopporti" brontolò Aki, incrociando le braccia. "Io ho bisogno di sapere per aiutarti, le informazioni che servono a te invece non sono molto utili."
"Brontolone!" sbottò Sarada, imitando la sua posizione. In tutta risposta Aki la spinse giù facendole saltare gli ultimi tre gradini, ma quando lei si girò per dirgliene quattro, lui se la stava beatamente ridendo. L'Uchiha non capiva se Aki fosse veramente di natura ironica o se lo fosse solo a tratti. Nel dubbio, sbollì la rabbia in pochi istanti e seguì il ragazzo per un cunicolo che portava ad una zona nettamente più illuminata, mentre le scale si chiudevano poco a poco. Prese in considerazione di giocargli lo stesso scherzo, ma trattandosi di un ninja più grande di lei - sia di stazza, che di età - e provvisto di una spada sulla schiena, era un'idea leggermente sconsigliabile.


Sasuke Uchiha era appoggiato alla parete dello studio di Naruto, aveva le braccia conserte e i capelli gli coprivano quasi l'occhio sinistro. Picchiettava nervosamente le dita contro la piega del braccio, aveva il fiato corto e il mantello gli faceva decisamente caldo. Eppure, a pensarci, non aveva avuto caldo nemmeno a Suna con quel mantello, si chiedeva perché in quel momento dovesse sudare per colpa di quel maledetto indumento. Si guardò intorno, guardò l'orologio, e constatò che erano passati solo tredici secondi dall'ultima volta che lo aveva fatto. Sbuffò ancora una volta, sbatté la nuca sulla parete e strinse forte le palpebre degli occhi, cercando un modo per scaricare tutto quel nervosismo. Nulla. Non c'era nulla da fare, continuava ad avere quel terribile peso sullo stomaco che gli impediva di respirare regolarmente. Era esausto dal suo ultimo viaggio, e proprio non ce la faceva a sapere che sua figlia era là fuori, in cerca di chissà che cosa, forse da sola o forse in compagnia. Ad un tratto crollò, la sua schiena scivolò sulla parete e lui raccolse la sua testa tra le mani, stringendole tra i suoi capelli. Si chiedeva cosa aveva fatto, soprattutto cosa non aveva fatto, ed era convinto che la causa della fuga di Sarada fosse la mancanza del suo papà nella sua vita.
"Sasuke, cosa...?"
Sasuke alzò gli occhi, e davanti a lui vide Naruto, inginocchiato per avere lo sguardo al suo stesso livello. Lo fissava con un'espressione preoccupata, con le sopracciglia ravvicinate e le palpebre spalancate.
"Forza, mettiti in piedi" gli diede una mano a rialzarsi, sentendo il corpo del suo amico estremamente rigido. "Sasuke, dai, parliamo un po'."
L'Uchiha si sedette di fronte all'Hokage, sulla sedia che stava davanti al bancone. Naruto non aveva mai visto Sasuke in quello stato, nemmeno quando aveva perso un braccio aveva quell'espressione di terrore dipinta in volto. Ma lo capiva, riusciva a sentire il suo stesso dolore.
"Sei qui per tua figlia, vero?"
Sasuke annuì: "Ma che intuito."
"Riesci sempre ad essere ironico?" sbuffò il biondo, appoggiando i gomiti sulla scrivania. "Lo so che sei preoccupato, non devi mascherarlo."
"Io...non lo sto mascherando."
"Hai sempre fatto così per ogni cosa" puntualizzò Naruto. "Non ti devi vergognare di quello che stai provando, Sasuke, accidenti a te. Non riesci a parlare, per una volta?"
"Quanto ci vorrà per trovarla?" sibilò allora Sasuke tra i denti, guardando Naruto negli occhi.
"Non sappiamo nemmeno dove sia. A giudicare dalle tracce che Kiba è riuscito ad individuare è partita-"
L'Uchiha si alzò in piedi di scatto, facendo strisciare la sedia sul pavimento: "Tre ore e venti fa, lo so anch'io. So bene che mia figlia è scappata per andare chissà dove, so che è partita tre ore e venti fa, so che ha lasciato uno straccio di biglietto al figlio di Shikamaru perché sono tanto amici e so che ha scritto di avvisare tuo figlio e il figlio di Sai." Sasuke prese un respiro, appoggiando le mani sulla scrivania sotto lo sguardo allarmato di Naruto. "Quello che non so è perché non mi abbia detto nulla, perché abbia preferito andarsene da sola senza un minimo di aiuto, sparendo alle nove del mattino dopo aver causato un disastro per colpa della maledizione che le ho trasmesso!"
"Io capisco che tu sia frustrato, Sasuke, e che l'unica cosa che tu voglia è dare delle risposte a tutte queste domande, ma-"
"Lei aveva bisogno di quelle stupide risposte, io ho bisogno di avere mia figlia al sicuro tra le mie braccia!" gridò quella frase con tutta la rabbia che aveva in corpo, stringendo le mani a pugno e digrignando i denti. Naruto spalancò gli occhi, ma poi non lo rimproverò per aver alzato la voce in quel luogo dove era proibito, non lo rimproverò nemmeno per avere ammaccato la sua scrivania. Invece lo guardò con gli occhi di un amico, e lo raggiunse davanti al bancone, mettendogli la mano sulla spalla.
"La troveremo, Sasuke. Te lo prometto, tua figlia sarà presto al sicuro."
"Sta ripetendo il mio stesso errore...hai visto dove sono finito, vero? E se lei dovesse fare la stessa fine?"
"Non le succederà nulla" Naruto fece un sorriso. "Lei è un'Uchiha, e come tale se la saprà cavare. Anche tu te la sei sempre cavata, no? Vedrai che sarà lo stesso."
Sasuke annuì, per niente convinto, e si lasciò cadere sulla sedia, ascoltando l'organizzazione della missione di recupero che Naruto e Shikamaru stavano studiando. Sarebbe andato in capo al mondo, l'avrebbe ritrovata, e dopo averla stretta le avrebbe raccontato tutto. Ogni verità su Itachi, sugli Uchiha, sullo Sharingan. Gli sarebbe bastato solo sapere che Sarada era al sicuro.


Dopo essersi assicurati che Ino e Sai fossero ancora fuori casa, Bolt e Shikadai raggiunsero in fretta casa Yamanaka, e prima che i due potessero bussare alla porta di Inojin, il giovane ninja era già sul tetto, appollaiato di fronte a loro.
"Hai proprio le abilità di tuo papà!" aveva esclamato Boruto, cercando di far sorridere almeno uno dei suoi due compagni. Ma, come al solito, missione fallita.
"Che ci fate qui?" borbottò il biondino sul tetto, lasciando penzolare le gambe dalla grondaia. Guardò poi Shikadai. "Ci siamo visti appena mezz'ora fa."
"Lo so anche io, Yamanaka" sbuffò Shikadai. "Ma la testa quadra ha avuto una buona idea ed è giusto che anche tu la senta."
"Non ho voglia di scherzi, Bolt" ammise Inojin, scendendo dal suo rifugio. "Mi sento già parecchio a terra per tutta la faccenda di Sarada, non sono esattamente dell'umore adatto per sentire strane idee."
"Non diventerai mica stupido da un momento all'altro?!" sbottò il suo migliore amico. "Se l'ho ascoltato io, ti pare che non lo possa fare tu?"
Inojin ci pensò un po' su, e in effetti il ragionamento di Shikadai non faceva una piega. Di sicuro lui non era uno che ascoltava idee stupide dette da persone altrettanto stupide, quindi doveva fidarsi per forza. E, soprattutto, la garanzia che tutto ciò fosse serio era che Shikadai era nervoso. E Shikadai Nara non era mai nervoso.
"Fai le valige, Inojin Yamanaka" sorrise Boruto, facendogli cenno di scendere. "Andiamo a recuperare Sarada."
Il biondino strabuzzò gli occhi, e in un balzo raggiunse i suoi compagni: "Stai scherzando?"
"Non scherzerei mai su una cosa tanto seria" promise Bolt, mettendo la mano sul cuore. "Ascoltami: Shikadai è il suo migliore amico e tu sei innamorato di lei, se ci aggiungiamo poi che è la mia compagna di team e che mi dispiace non averla più con me allora il gioco è fatto. Partiamo seduta stante."
"Allora 1. non hai le certezze per dire certe cose e 2. ci scoprirebbero subito."
Boruto allora fece un sorrisetto furbo: "Senti, rincretinito, ora sono tutti impegnati ad organizzare le squadre di soccorso: tuo papà con le vedute dall'alto con l'arte del disegno, il papà di Shikadai con l'organizzazione in generale, Sasuke è impegnato a preoccuparsi e mio padre è impegnato a fare l'idiota come al solito. Se partiamo ora possiamo avere almeno un'ora o due di vantaggio. Pensa che figata, una fuga di squadra!"
"E pensi che non sarà un gioco da ragazzi per i nostri genitori ritrovarci?"
"Si accorgeranno stasera che non siamo in casa. Fidati di me. E nel caso mi prenderò io tutte le responsabilità."
Inojin incrociò le braccia al petto, fissando l'Uzumaki pensieroso: "E perché fai tutto questo?"
Shikadai sbuffò sonoramente, appoggiandosi alla colonna del portico d'ingresso. Se c'era una cosa che non sopportava di Inojin, quella era la curiosità. Non capiva proprio quel bisogno di sapere tutto nei minimi dettagli, a lui bastava avere la consapevolezza di essere al mondo ed il resto passava in secondo piano.
"Semplice" borbottò Boruto, grattandosi la nuca. "Per quanti litigi abbiamo avuto, lei resta la mia compagna di team e come tale ho il diritto e il dovere di riportala a casa. E poi mi dà fastidio sapere che se ne sia andata prima di poterci affrontare seriamente."
Inojin annuì, e poi fece un sorriso: "Allora sono dei vostri. Arruolatemi!"
Shikadai e Bolt si dettero il cinque, soddisfatti, e pochi minuti dopo il trio era pronto a levare le ancore. Ce l'avrebbero fatta, Sarada avrebbe cambiato idea e sarebbe tornata con loro. Non poteva aver già dimenticato tutto ciò che la legava al Villaggio della Foglia, pensavano tutti e tre. Impossibile.


Quando entrarono nell'atrio principale, Sarada non vide nessuno. Era completamente deserto. Aveva sempre la sensazione che Aki la stesse bellamente prendendo in giro, del resto lei non poteva sapere fino in fondo quali fossero i suoi scopi. Anche se non potevano essere così misteriosi se le aveva già fatto vedere il covo top-secret.
"Sono arrivato!" gridò Aki, sfilandosi la spada dalla schiena e appoggiandola al muro. "Daichi!" chiamò poi a gran voce, incrociando le braccia al petto. Dopo qualche secondo si rivolse verso Sarada, scocciato. "Mai una volta che quello lì stia a sentire chi arriva o meno! Potrebbe tranquillamente trovarci un esercito di ninja che lui se ne starebbe nel suo stanzino a fabbricare nuovi armi. Accidenti a lui!"
"Dovresti calmarti" una voce da dietro di loro li fece sobbalzare. "Anche perché per quanto io non stia ad ascoltare chi entra o meno, tu porti gente a caso qui dentro. Dopo non chiederti chi ce l'ha portato l'esercito di ninja."
Sarada si girò di scatto, e davanti a lei si aprì la visuale sul famoso Daichi Uzumaki. Al contrario di Aki lui non indossava l'uniforme da missione, aveva un maglione con il simbolo del Clan Uzumaki che lasciava spazio ad una maglia a rete sotto di esso, un paio di pantaloni e i piedi erano scalzi. In quanto al viso, l'Uchiha non poté fare a meno di notare che gli occhi erano quasi del tutto uguali a quelli di Boruto: stessa forma e di un colore forse più chiaro, mentre i capelli erano di un rosso acceso. Non aveva i lineamenti di un ninja spietato in combattimento come invece li aveva Aki, lui sembrava un ragazzo normalissimo che quasi quasi si divertiva di più a fabbricare armi che non ad usarle. In ogni caso, la prima cosa che saltò all'occhio di Sarada fu il coprifronte del Villaggio dell'Erba coperto solo da alcuni ciuffi rossi, data la natura liscia dei capelli del soggetto. Tutto sommato, non sembrava per niente un ninja da dover temere.
"Potevi rispondere" sbottò Aki in tutta risposta, liquidandolo con un gesto della mano. "Comunque evita di fare subito brutta impressione, non essere scortese."
"Già, hai ragione. Con te farò i conti più tardi."
Aki fece un sorrisetto, e si allontanò di qualche passo da Sarada: "Finché voi fate conoscenza io preparo qualcosa da mangiare!"
Sarada gli avrebbe detto di restare lì e non lasciarla da sola, perché per quanto fosse orgogliosa e indifferente era comunque imbarazzante dover conoscere un ragazzo mai visto prima durante una fuga in casa sua. Però ormai era lì, e non poteva di certo tirarsi indietro.
Daichi scrollò le spalle, e poi sostituì la smorfia seccata con un sorriso amichevole: "Scusa se sono stato così brusco. Piacere, Daichi Uzumaki."
Sarada sorrise a sua volta, sollevata dal tono cordiale che il ninja aveva usato. Si strinsero così la mano: "Sarada Uchiha, piacere mio."
"Uchiha? Ma guarda te, che cosa buffa: come ai vecchi tempi. Dimmi un po', che ci fai qui? Ti ha obbligato Aki a venire? Ti ha somministrato qualche veleno, addormentata, drogata...che ne so?"
"Ma che fiducia che hai in me!" dalla cucina spuntò nuovamente l'Hozuki, guardando male il suo compagno. "Io non ho fatto proprio niente, anzi, sono stato buono."
"Beh, considerando il soggetto ci si potrebbe aspettare cose del genere, no?" Daichi fece un sorriso sghembo, portando le mani ai fianchi. "Comunque sia, ti sarei grato se con calma mi spiegassi il motivo per cui ti trovi qui, Sarada. Non che ti voglia cacciare, figurati. Giusto per sapere."
La ragazza annuì, sorridendo, e tutti e tre si spostarono in cucina, dove sul tavolo c'erano tre panini ammassati l'uno sull'altro. Non avevano un aspetto particolarmente invitante, ma Sarada pensava che sarebbe dovuta essere solo che grata a quei due ragazzi, non poteva certo lamentarsi per cose del genere. Non aveva nemmeno tutta questa confidenza per poterlo fare, del resto.
"Comincia pure quando vuoi" la incoraggiò Daichi. "Ti ascolto."
"Sì, ti ascolto anch'io" intervenne Aki, ghignando. "Anche perché devi ancora dirmi praticamente tutto."
Sarada sorrise, e appoggiò la schiena alla parete, pronta a raccontare tutto ciò che l'aveva portata a compiere quel gesto. Certo, le sembrava assurdo dover parlare della sua vita ad un perfetto sconosciuto e ad uno sconosciuto per tre quarti, soprattutto considerando che si trovava in mezzo ad una situazione che lei non aveva programmato. Chissà per quale motivo però quei due ragazzi non le sembravano così male, se non avevano fatto una piega per ospitarla voleva dire che non erano poi così inaffidabili. Così prese un respiro, e si preparò a parlare sotto gli sguardi attenti di Aki e di Daichi.







Angolo autrice
Allora, salve.
Innanzi tutto, festeggiamo all together per aver avuto ancora una volta la conferma che Suigetsu sia un idiota e che quindi la madre biologica di Sarada è Sakura!
Non potrei essere più felice, Sasuke non poteva essere baka fino a questo accidenti di punto. Va bene tutto, Kishimoto, ma non fin qui.
Comunque, torniamo a noi, sappiate che scrivo questa storia con una cartina geografica del mondo di Naruto per non sbagliare le posizioni :') quindi spero apprezziate il mio sforzo dato anche che sono una frana in geografia, io. Faccio proprio cagare.
QUi sotto vi lascio anche il disegno che ho fatto di come mi immagino Aki e Daichi, spero che corrispondano anche alle vostre aspettative. Aki è un gran figo, io lo amo.
Anyway, spero vi piaccia il capitolo, alla prossima!
E grazie a tutte le ragazze che hanno recensito i capitoli precedenti :*

Ale xx
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