I miei
venti metri quadrati
Capitolo
Settimo
Tutto
su di me
Mi
svegliai di soprassalto anche quella mattina. Per quanto ne so ho passato la
mia vita a fare incubi. Nel senso,
che da quando ho memoria, non è passata una notte senza che sognassi
qualche cosa di brutto. Da piccola avevo paura di dormire, per un certo periodo
mi sono addirittura rifiutata di dormire per una settimana, finché poi
alla fine sono crollata, con grande contentezza di mia madre. Sarà nata
da questo , la mia abitudine a dormire poco.
Comunque
mi guardai in giro accertandomi che la mia stanza non stesse prendendo fuoco.
No, era tutto
al suo posto,a parte la coperta che era finita per terra per colpa dello
slancio che mi ero data per mettermi a sedere.
Sbadigliai
e andai a cercare il pacchetto di sigarette. Le trovai e me ne accesi una
mentre uscivo dalla stanza portandomi dietro il portacenere scheggiato. Mia
madre lo voleva buttare perché giudicato antiestetico, ma a me piaceva.
La
prima cosa che vidi quando arrivai in cucina, fu un tipo in mutande , pantofole e pellicciotto arancione che frugava nel frigo.
Storsi la bocca contrariata, e lanciai un’occhiata sbieca a mio fratello
che seduto al tavolo mangiava i cereali guardando sbalordito,
l’individuo.
“Che
ci fai qui, idiota?”domandai strascicando la domanda. Sapevo già
la risposta.
“
Buon giorno megera coi capelli blu! Ho finito le
uova…volevo fare un’omelette per colazione…” fece
tranquillamente riemergendo dal frigo per fare un sorriso. Sbuffai,
mentre Mei ci seguiva con gli occhi senza dare un
senso al tutto.
“Vuoi
dei toast Joyce caro?” celiò mia madre ai
fornelli mentre da Mister Manichino pendeva un nuovo gilet per mio fratello.
“No, la ringrazio signora Pavesi! Sono a posto, rubo
solo un goccio di latte” fece lui cercando di tenere tra le braccia tutta
la refurtiva prelevata dal nostro frigo.
“Ma
sei sicuro di voler uscire così?” chiese la mia madre chioccia
accennando al fatto che Joyce girasse a petto nudo con solo e mutande e il
pellicciotto. “Tranquilla signora! Sono solo due passi” e sparì faticosamente dietro la
porta che chiuse a fatica, ribaltando un paio di yogurt.
Mi
sedetti e spensi il mozzicone di sigaretta nel portacenere sbuffando.
“Ben
svegliata” cinguettò dolcemente mia madre mettendomi davanti
salsiccia uova toast e ogni genere di ben di Dio. “Colazione
inglese?” chiesi divertita. Mia madre si illuminò e diede
un’occhiata ispirata al soffitto. “Oggi mi andava
così!”. Alzai le spalle prima di mettermi a mangiare, del tutto
dimentica di mio fratello, che del canto suo se ne stava ancora con la
forchetta a mezz’aria con aria attonita.
Guardai
la sua forchetta in cui era infilzata una salsiccia “Se non la vuoi te la
mangio io quella” dissi subito prima di tornare a dare attenzione al mio
piatto.
Mei ricordandosi che stava mangiando se la infilò in
bocca. “Che
cosa ci faceva lui qui?” chiese mesto. Mi venne da ridere.
“Mei, tesoro, Joyce è qui quasi tutti i giorni, ma dato che te ne stai sempre chiuso nei tuoi
adorati venti metri quadrati non l’hai mai visto!” esclamò
mia madre in un dolce rimprovero. Mei alzò le sopracciglia stranito ma ricominciò a mangiare in
silenzio senza fare altre domande. Penso che sia la cosa più giusta : non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta.
Dopo
ciò che era accaduto il giorno prima ero decisa
ad agire. Prima di tutto avevo pensato a un pedinamento, ma poi mi ero resa
conto che seguendo Nikka e ascoltando i suoi discorsi al massimo avrei potuto
scoprire che colore sarebbe andato di moda questo Natale, e poi non sarei passata
certo inosservata con tutte quelle oche blu starnazzanti che mi seguivano.
Decisi perciò di prendere il problema di petto, e la fortuna mi
assistette, quel giorno c’era il rientro, e quale posto è migliore
della mensa, per prendere di petto qualche cosa? Per di più i cuochi ci
avevano voluto nuovamente graziare con la mia adorata
millefoglie!
Riempii
il mio vassoio con lentezza snervante prima di dire a Mei
che non lo volevo tra i piedi. “Mei vai coi
tuoi amici, oggi a pranzo ho delle cose importanti da fare!” dichiarai
quando accennò a seguirmi al tavolo.
Mio
fratello si immobilizzò accigliandosi. “Ma io non ho amici , lo sai!” disse come se gli stese sfuggendo qualche
cosa.
Alzai
le spalle “Allora ti presto le mie” concessi schioccando le dita, e
sotto lo sguardo stupito, mio e di Mei, un branco di
ragazze blu si assieparono attorno a mio fratello accarezzandolo e adulandolo.
Io avevo schioccato le dita per ridere, non pensavo che sarebbero arrivate
davvero…ma mi stavano seguendo? Alzai le spalle, poco male, avrebbero
tenuto occupato Mei, e mi allontanai a grandi passi
mentre mio fratello terrorizzato veniva circondato da quelle troppo affettuose
signorine cerulee.
Fui
felice di constatare che Nikka era sola al tavolo, mentre le sue due
inseparabili guardie del corpo si azzuffavano al bancone per accaparrarsi
l’ultimo pezzo di torta. Non mi badò quando le passai davanti,
intenta com’era nel cercare di aprire la bustina monodose d’olio.
Alzò gli occhi accorgendosi di me solo quando spostai rumorosamente la
sedia e sbattei con poca grazia il vassoio sul tavolo. Mi fece un sorriso
fittizio. Sapevamo tutte e due che avrebbe voluto strangolarmi, ma non era
bello mostrarsi poco propense alla compagnia del prossimo. Poi sottovoce
integrò il sorriso con un finto-allegro,
quanto ostile “Che cavolo vuoi?” .
Era
ovvio che se ero lì non era per pranzare o per
fare due pacifiche chiacchiere sulla nuova marca di smalto che spopolava tra le
adolescenti.
“Ho
saputo che hai problemi con i logaritmi” cominciai sapendo che avrebbe
afferrato l’allusione. Nikka non era stupida; o almeno non lo era in
questo senso. “Già” fece irrigidendosi e facendosi seria.
Rimanemmo un po’ in silenzio mentre io spargevo meglio il pomodoro sulla
mia pasta scotta.
“Sai
che non mi fa piacere come tratti Mei…potrei
decidere di vendicarmi al posto suo” minacciai mentre arrotolavo gli
spaghetti collosi attorno alla mia forchetta di plastica. Nikka assunse
un’espressione
strana, tra il saccente e il curioso, come se mi dicesse
“vediamo un po’ cosa sai fare”.
Alzai
le spalle in risposta alla sua muta domanda “Vediamo Nikka… potrei
dire a tua madre che fumi… ho saputo che non le farebbe piacere”.
Lei si accigliò, probabilmente come minaccia era abbastanza valida.
“Sai cosa ha fatto la mia quando
lo ha scoperto? Mi
ha fatto sturare tutti i gabinetti del condominio, e non è stato
divertente.” Raccontai con un sorrisetto. Nikka
arricciò il naso.
Non
era stato affatto divertente, e per di più da allora quando c’era
un qualche problema, che fosse elettrici stico, idraulico
o che riguardasse solamente attaccare una mensola, venivano tutti a chiedere i
miei gratuiti servigi.
“Oppure
preferisci spiegarmi quali sono i tuoi progetti con mio fratello?”
chiesi. Nikka sbuffò “Non cedo ai ricatti”
disse, e per un secondo impercettibile mi irrigidii, avrei dovuto trovare
qualche altro metodo per farla pagare a quell’idiota, ma poi
continuò “Tutta via posso dirti che Mei
mi piace. Insomma, ha del potenziale… è
un bel ragazzo, non è di una bellezza trascendentale, ma non è da
buttar via, si veste bene e non è un cafone…insomma si può
fare qualche cosa…” spiegò con fare pratico. Inarcai
le sopracciglia, mi chiesi se per caso non avessi capito o per caso se mi
stesse prendendo per il culo.
“Insomma,
è un po’ troppo introverso… sarebbe molto apprezzato dalle
ragazze se fosse un po’ più deciso…ha del fascino e della
materia grigia, non come Pallotti…”
continuò accennando con un movimento della testa al ragazzo biondo che
era in casa con lei il giorno delle famose ripetizioni di matematica.
“Non
mi pare che tu ti sia fatta dei problemi a sbaciucchiarlo davanti a tutti e a
mio fratello!” feci un po’ scocciata. Entrambe avevamo smesso di
mangiare e ci guardavamo in torno fingendo di non essere realmente interessate
alla discussione.
“Beh,
tu a uno come Pallotti ci sputeresti sopra anche se ha in cervello di un’albicocca?”
chiese lei incredula. Per tutta risposta mi voltai a guardare il ragazzo
incriminato che se ne andava in giro tra i tavoli con un’aria da divo,
aveva i capelli biondi, il fisico scolpito e un viso incantevole. Ridacchiai e
dovetti ammettere che sarebbe piaciuto anche a me, purché stesse zitto.
La guardai e ammisi di buon grado che aveva ragione lei. Nikka parve
compiaciuta e fece un sorrisetto vittorioso. Ma non le lascia per molto la
vittoria.
“Quindi devo dedurre che in
realtà non volevi far fare a Mei quello che
gli hai chiesto? Si è trattato di uno sfortunato incidente se ha fatto i tuoi
compiti di matematica?” provocai sarcastica fissandola negli occhi.
“Certo
che no!” esclamò “Non avevo alcuna intenzione di fare i
compiti sui logaritmi, così ho pensato che dato che è così
intelligente poteva farmeli lui!” ammise senza un minimo di vergogna . Non sapevo davvero cosa pensare, e mi ritrovai a guardare
una delle mie ochette blu che cercava di imboccare un terrorizzato Mei. Poveretto, indifeso e circondato da esseri di tale
tenerezza da incutere terrore.
Mi
strapparono un sorriso, ma poi tornai a guardare Nikka con aria scocciata
mentre lei con le braccia conserte ricambiava lo sguardo da sopra il suo piatto
d’insalata.
“La
mangi?” chiesi adocchiando la sua millefoglie.
“No,
sono a dieta” rispose acida, sorrisi “Allora non ti
dispiacerà se la mangio io, ho il metabolismo veloce”.
Lei
increspò le labbra ma non disse nulla mentre io mi servivo con la sua
torta, e a riprendere la conversazione dopo qualche boccone fui io.
“Quindi
spiegami ancora, credo di non aver capito del tutto…cosa vuoi fare con
mio fratello?” aspettò un secondo prima di rispondere, ed entrambe
rimanemmo in sospeso.
“Vuoi
saperlo sinceramente?” chiese protendendosi sul tavolo fino che i nostri
nasi per poco non si toccarono. Annuii.
“Voglio
farlo diventare la mia opera d’arte…” ridacchiò e si
risedette compiaciuta. Mi passarono davanti un sacco di immagini poco eleganti
di mio fratello da piccolo, da bambino aveva un’insana propensione a
macchiarsi. E lui, con i suoi computer e la sua catenella da cesso sarebbero
diventati
“Non
scherzare…non ci riuscirai mai…” mi alzai ridendo
“Buona giornata esteta da due soldi…”. E uscii sorridendo
mentre la mia tracolla a fiori sbatteva contro la mia coscia.
Passò
qualche ora prima che mi ritrovassi seduta su una panchina con le gambe
incrociate e una lattina di birra calda in grembo. Andavo spesso in quel
parchetto fuori mano, mi piaceva, si vedeva il tramonto, era polveroso al punto
giusto e non c’era mai nessuno.
Quasi
mai nessuno.
“Vecchia
megera blu!” trillò allegramente Joyce prima di sedersi accanto a
me. “Ciao idiota impellicciato” risposi pacata.
“Quella
la bevi?” chiese adocchiando subito la birra. “E’
calda” spiegai. Joyce alzò le spalle “Me la dai lo
stesso?” . annuii, la afferrai e la scossi con tutta la forza che avevo,
poi gliela passai.
“Tutta
tua”.
“Stronza”.
Ridacchiai per la sua espressione delusa, come se non lo avesse saputo fin da
subito che
non l’avrebbe mai ottenuta quella birra. Rimanemmo un po’ in
silenzio mentre io contemplavo scettica i nuovi gingilli ben poco virili del
ragazzo accanto a me.
“Che ci fai qui oggi? È successo
qualche cosa?”. Alzai le spalle. “Nikka vuole ammaestrare
mio Fratello…” interruppi la frase per ridere “un opossum
ammaestrato!”
“E
tu credi che non ci riuscirà?” chiese lui con una voce strana. Mi
voltai a guardarlo prima di rispondere un po’ turbata “Certo che
no, perché?”
“Convinta
tu…” fece Joyce scettico. Non risposi, ma
poi aggiunsi “E poi la signora del terzo piano mi ha chiesto se oggi
pomeriggio le sturavo il lavandino…ma non ne ho voglia” conclusi svogliata, mi capitava spesso di fuggire dai miei
vicini di casa.
“Io
invece sta sera pensavo di venire a scroccare un po’ di carne a casa
vostra, mio padre non ha fatto la spesa neanche oggi!”spiegò. attesi un po’ prima di rispondere.
“Ladro”
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Ecco il settimo
capitolo, primo e ultimo completamente narrato da Rachele. È un
po’ diverso dagli altri, spero non vi dispiaccia ,
ma dato che è lei la protagonista di questa parte gliel’ho
dedicato completamente. E poi ci tenevo a mostrare un po’ anche la vita
di questo personaggio, che spesso e volentieri non si esprime su se stesso.
In più ci tenevo
a precisare che gli incubi di inizio capitolo non avranno nessun riscontro
più avanti, non è un’eroina maledetta, lo faccio solo
perché mi piace aggiungere vizi, virtù paranoie e turbe ai
personaggi, trovo che li avvicini più alla
realtà.
Ma passiamo ai
ringraziamenti! Non ci posso credere! Tredici preferiti e ben cinque commenti!!! Davvero non me l’aspettavo da una storia che
all’inizio non pensavo nemmeno di continuare (lo dico sempre ma è
vero!!). passo a ringraziare ad uno ad uno!!!
Shami chan: grazie per i complimenti, ho cercato di fare il più presto
possibile, ma sinceramente non so quanto tempo ci ho messo! Spero non troppo!!!^___^
The Corpse Bride: quando ho letto il tuo
commento mi sono sentita un’idiota… Joys?
Che vergogna…. Ho corretto tutto…*auto fustigazione* nel caso
trovassi altri orrori dimmelo pure, così potrò correggerli! Ma
passiamo ad argomenti meno imbarazzanti: beh sì, Nikka aveva
chiamato Mei per fargli il lavaggio del cervello se
si può dire così…ma poi ne ha approfittato e gli ha fatto
fare matematica. E Rachele? Assomiglia a Effy anche
qui?O_O… spero che il capitolo ti sia piaciuto!!!
Lidiuz93: mi fa piacere che ti piacciano!...e io
amo le mamme chiocce… sono così spassose!
Niggle: figurati, inopportuna!
Sì ho un fratellino^_^, però tra i due io sono Mei e lui è Rachele!!!
Grazie mille per il commento!!
LisettaH: sono d’accordo,
ma non credo che Mei sarebbe in grado di dire di no a
Nikka, se lo rifacesse, perciò è meglio che ci pensi Rachele,
anche se alla fine non si è concluso granché!!!
^_______^
Grazie a tutti Aki_Penn