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Autore: aki_penn    18/01/2009    4 recensioni
Si è sempre parlato di gente "sfigata" che vuole diventare bella ricca e famosa, ma a nessuno è mai interessato se qualcuno sta bene nel suo bozzolo da nerd con una catenella da gabinetto attaccata alla porta? Beh, mio fratello stava bene così. E finchè se ne è stato nel suo piccolo paradiso di 20 metri quadrati nessuno ha mai avuto da ridire (a parte mia madre ovviamente), ma poi è arrivata quella tipa , ed è cambiato tutto, a partire dalla catenella del wc,e a finire col cercare di farlo diventare una specie di latin lover! E io sapevo che avrebbe portato guai, io lo sapevo, ma figurati se qualcuno mi ascolta mai in questa famiglia!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I miei venti metri quadrati' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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I miei venti metri quadrati

Capitolo Settimo

Tutto su di me

 

 

 

 

Mi svegliai di soprassalto anche quella mattina. Per quanto ne so ho passato la mia vita a fare incubi.  Nel senso, che da quando ho memoria, non è passata una notte senza che sognassi qualche cosa di brutto. Da piccola avevo paura di dormire, per un certo periodo mi sono addirittura rifiutata di dormire per una settimana, finché poi alla fine sono crollata, con grande contentezza di mia madre. Sarà nata da questo , la mia abitudine a dormire poco.

Comunque mi guardai in giro accertandomi che la mia stanza non stesse prendendo fuoco. No, era  tutto al suo posto,a parte la coperta che era finita per terra per colpa dello slancio che mi ero data per mettermi a sedere.

Sbadigliai e andai a cercare il pacchetto di sigarette. Le trovai e me ne accesi una mentre uscivo dalla stanza portandomi dietro il portacenere scheggiato. Mia madre lo voleva buttare perché giudicato antiestetico, ma a me piaceva.

La prima cosa che vidi quando arrivai in cucina, fu un tipo in mutande , pantofole e pellicciotto arancione che frugava nel frigo. Storsi la bocca contrariata, e lanciai un’occhiata sbieca a mio fratello che seduto al tavolo mangiava i cereali guardando sbalordito, l’individuo.

“Che ci fai qui, idiota?”domandai strascicando la domanda. Sapevo già la risposta.

“ Buon giorno megera coi capelli blu! Ho finito le uova…volevo fare un’omelette per colazione…” fece tranquillamente riemergendo dal frigo per fare un sorriso. Sbuffai, mentre Mei ci seguiva con gli occhi senza dare un senso al tutto.

“Vuoi dei toast Joyce caro?” celiò mia madre ai fornelli mentre da Mister Manichino pendeva un nuovo gilet per mio fratello.

“No, la ringrazio signora Pavesi! Sono a posto, rubo solo un goccio di latte” fece lui cercando di tenere tra le braccia tutta la refurtiva prelevata dal nostro frigo.

“Ma sei sicuro di voler uscire così?” chiese la mia madre chioccia accennando al fatto che Joyce girasse a petto nudo con solo e mutande e il pellicciotto. “Tranquilla signora! Sono solo due passi” e sparì faticosamente dietro la porta che chiuse a fatica, ribaltando un paio di yogurt.

Mi sedetti e spensi il mozzicone di sigaretta nel portacenere sbuffando.

“Ben svegliata” cinguettò dolcemente mia madre mettendomi davanti salsiccia uova toast e ogni genere di ben di Dio. “Colazione inglese?” chiesi divertita. Mia madre si illuminò e diede un’occhiata ispirata al soffitto. “Oggi mi andava così!”. Alzai le spalle prima di mettermi a mangiare, del tutto dimentica di mio fratello, che del canto suo se ne stava ancora con la forchetta a mezz’aria con aria attonita.

Guardai la sua forchetta in cui era infilzata una salsiccia “Se non la vuoi te la mangio io quella” dissi subito prima di tornare a dare attenzione al mio piatto.

Mei ricordandosi che stava mangiando se la infilò in bocca. “Che  cosa ci faceva lui qui?” chiese mesto. Mi venne da ridere.

Mei, tesoro, Joyce è qui quasi tutti i giorni, ma dato che te ne stai sempre chiuso nei tuoi adorati venti metri quadrati non l’hai mai visto!” esclamò mia madre in un dolce rimprovero. Mei alzò le sopracciglia stranito ma ricominciò a mangiare in silenzio senza fare altre domande. Penso che sia la cosa più giusta : non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta.

Dopo ciò che era accaduto il giorno prima ero decisa ad agire. Prima di tutto avevo pensato a un pedinamento, ma poi mi ero resa conto che seguendo Nikka e ascoltando i suoi discorsi al massimo avrei potuto scoprire che colore sarebbe andato di moda questo Natale, e poi non sarei passata certo inosservata con tutte quelle oche blu starnazzanti che mi seguivano. Decisi perciò di prendere il problema di petto, e la fortuna mi assistette, quel giorno c’era il rientro, e quale posto è migliore della mensa, per prendere di petto qualche cosa? Per di più i cuochi ci avevano voluto nuovamente graziare con la mia adorata millefoglie!

Riempii il mio vassoio con lentezza snervante prima di dire a Mei che non lo volevo tra i piedi. “Mei vai coi tuoi amici, oggi a pranzo ho delle cose importanti da fare!” dichiarai quando accennò a seguirmi al tavolo.

Mio fratello si immobilizzò accigliandosi. “Ma io non ho amici , lo sai!” disse come se gli stese sfuggendo qualche cosa.

Alzai le spalle “Allora ti presto le mie” concessi schioccando le dita, e sotto lo sguardo stupito, mio e di Mei, un branco di ragazze blu si assieparono attorno a mio fratello accarezzandolo e adulandolo. Io avevo schioccato le dita per ridere, non pensavo che sarebbero arrivate davvero…ma mi stavano seguendo? Alzai le spalle, poco male, avrebbero tenuto occupato Mei, e mi allontanai a grandi passi mentre mio fratello terrorizzato veniva circondato da quelle troppo affettuose signorine cerulee.

Fui felice di constatare che Nikka era sola al tavolo, mentre le sue due inseparabili guardie del corpo si azzuffavano al bancone per accaparrarsi l’ultimo pezzo di torta. Non mi badò quando le passai davanti, intenta com’era nel cercare di aprire la bustina monodose d’olio. Alzò gli occhi accorgendosi di me solo quando spostai rumorosamente la sedia e sbattei con poca grazia il vassoio sul tavolo. Mi fece un sorriso fittizio. Sapevamo tutte e due che avrebbe voluto strangolarmi, ma non era bello mostrarsi poco propense alla compagnia del prossimo. Poi sottovoce integrò il sorriso con un finto-allegro, quanto ostile “Che cavolo vuoi?” .

Era ovvio che se ero lì non era per pranzare o per fare due pacifiche chiacchiere sulla nuova marca di smalto che spopolava tra le adolescenti.

“Ho saputo che hai problemi con i logaritmi” cominciai sapendo che avrebbe afferrato l’allusione. Nikka non era stupida; o almeno non lo era in questo senso. “Già” fece irrigidendosi e facendosi seria. Rimanemmo un po’ in silenzio mentre io spargevo meglio il pomodoro sulla mia pasta scotta.

“Sai che non mi fa piacere come tratti Mei…potrei decidere di vendicarmi al posto suo” minacciai mentre arrotolavo gli spaghetti collosi attorno alla mia forchetta di plastica. Nikka assunse un’espressione  strana, tra il saccente e il curioso, come se mi dicesse “vediamo un po’ cosa sai fare”.

Alzai le spalle in risposta alla sua muta domanda “Vediamo Nikka… potrei dire a tua madre che fumi… ho saputo che non le farebbe piacere”. Lei si accigliò, probabilmente come minaccia era abbastanza valida.

“Sai cosa ha fatto la mia quando lo ha scoperto? Mi ha fatto sturare tutti i gabinetti del condominio, e non è stato divertente. Raccontai con un sorrisetto. Nikka arricciò il naso.

Non era stato affatto divertente, e per di più da allora quando c’era un qualche problema, che fosse elettrici stico, idraulico o che riguardasse solamente attaccare una mensola, venivano tutti a chiedere i miei gratuiti servigi.

“Oppure preferisci spiegarmi quali sono i tuoi progetti con mio fratello?” chiesi. Nikka sbuffò “Non cedo ai ricatti” disse, e per un secondo impercettibile mi irrigidii, avrei dovuto trovare qualche altro metodo per farla pagare a quell’idiota, ma poi continuò “Tutta via posso dirti che Mei mi piace. Insomma, ha del potenziale… è un bel ragazzo, non è di una bellezza trascendentale, ma non è da buttar via, si veste bene e non è un cafone…insomma si può fare qualche cosa…” spiegò con fare pratico. Inarcai le sopracciglia, mi chiesi se per caso non avessi capito o per caso se mi stesse prendendo per il culo.

“Insomma, è un po’ troppo introverso… sarebbe molto apprezzato dalle ragazze se fosse un po’ più deciso…ha del fascino e della materia grigia, non come Pallotti…” continuò accennando con un movimento della testa al ragazzo biondo che era in casa con lei il giorno delle famose ripetizioni di matematica.

“Non mi pare che tu ti sia fatta dei problemi a sbaciucchiarlo davanti a tutti e a mio fratello!” feci un po’ scocciata. Entrambe avevamo smesso di mangiare e ci guardavamo in torno fingendo di non essere realmente interessate alla discussione.

“Beh, tu a uno come Pallotti ci sputeresti sopra anche se ha in cervello di un’albicocca?” chiese lei incredula. Per tutta risposta mi voltai a guardare il ragazzo incriminato che se ne andava in giro tra i tavoli con un’aria da divo, aveva i capelli biondi, il fisico scolpito e un viso incantevole. Ridacchiai e dovetti ammettere che sarebbe piaciuto anche a me, purché stesse zitto. La guardai e ammisi di buon grado che aveva ragione lei. Nikka parve compiaciuta e fece un sorrisetto vittorioso. Ma non le lascia per molto la vittoria.

“Quindi devo dedurre che in realtà non volevi far fare a Mei quello che gli hai chiesto? Si è trattato di uno sfortunato incidente se ha fatto i tuoi compiti di matematica?” provocai sarcastica fissandola negli occhi.

“Certo che no!” esclamò “Non avevo alcuna intenzione di fare i compiti sui logaritmi, così ho pensato che dato che è così intelligente poteva farmeli lui!” ammise senza un minimo di vergogna . Non sapevo davvero cosa pensare, e mi ritrovai a guardare una delle mie ochette blu che cercava di imboccare un terrorizzato Mei. Poveretto, indifeso e circondato da esseri di tale tenerezza da incutere terrore.

Mi strapparono un sorriso, ma poi tornai a guardare Nikka con aria scocciata mentre lei con le braccia conserte ricambiava lo sguardo da sopra il suo piatto d’insalata.

“La mangi?” chiesi adocchiando la sua millefoglie.

“No, sono a dieta” rispose acida, sorrisi “Allora non ti dispiacerà se la mangio io, ho il metabolismo veloce”.

Lei increspò le labbra ma non disse nulla mentre io mi servivo con la sua torta, e a riprendere la conversazione dopo qualche boccone fui io.

“Quindi spiegami ancora, credo di non aver capito del tutto…cosa vuoi fare con mio fratello?” aspettò un secondo prima di rispondere, ed entrambe rimanemmo in sospeso.

“Vuoi saperlo sinceramente?” chiese protendendosi sul tavolo fino che i nostri nasi per poco non si toccarono. Annuii.

“Voglio farlo diventare la mia opera d’arte…” ridacchiò e si risedette compiaciuta. Mi passarono davanti un sacco di immagini poco eleganti di mio fratello da piccolo, da bambino aveva un’insana propensione a macchiarsi. E lui, con i suoi computer e la sua catenella da cesso sarebbero diventati la SUA opera d’arte? Mi fece ridere.

“Non scherzare…non ci riuscirai mai…” mi alzai ridendo “Buona giornata esteta da due soldi…”. E uscii sorridendo mentre la mia tracolla a fiori sbatteva contro la mia coscia.

Passò qualche ora prima che mi ritrovassi seduta su una panchina con le gambe incrociate e una lattina di birra calda in grembo. Andavo spesso in quel parchetto fuori mano, mi piaceva, si vedeva il tramonto, era polveroso al punto giusto e non c’era mai nessuno.

Quasi mai nessuno.

“Vecchia megera blu!” trillò allegramente Joyce prima di sedersi accanto a me. “Ciao idiota impellicciato” risposi pacata.

“Quella la bevi?” chiese adocchiando subito la birra. “E’ calda” spiegai. Joyce alzò le spalle “Me la dai lo stesso?” . annuii, la afferrai e la scossi con tutta la forza che avevo, poi gliela passai.

“Tutta tua”.

“Stronza”. Ridacchiai per la sua espressione delusa, come se non lo avesse saputo fin da subito  che non l’avrebbe mai ottenuta quella birra. Rimanemmo un po’ in silenzio mentre io contemplavo scettica i nuovi gingilli ben poco virili del ragazzo accanto a me.

“Che ci fai qui oggi? È successo qualche cosa?”. Alzai le spalle. “Nikka vuole ammaestrare mio Fratello…” interruppi la frase per ridere “un opossum ammaestrato!”

“E tu credi che non ci riuscirà?” chiese lui con una voce strana. Mi voltai a guardarlo prima di rispondere un po’ turbata “Certo che no, perché?”

“Convinta tu…” fece Joyce scettico. Non risposi, ma poi aggiunsi “E poi la signora del terzo piano mi ha chiesto se oggi pomeriggio le sturavo il lavandino…ma non ne ho voglia” conclusi svogliata, mi capitava spesso di fuggire dai miei vicini di casa.

“Io invece sta sera pensavo di venire a scroccare un po’ di carne a casa vostra, mio padre non ha fatto la spesa neanche oggi!”spiegò. attesi un po’ prima di rispondere.

“Ladro”

 

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Ecco il settimo capitolo, primo e ultimo completamente narrato da Rachele. È un po’ diverso dagli altri, spero non vi dispiaccia , ma dato che è lei la protagonista di questa parte gliel’ho dedicato completamente. E poi ci tenevo a mostrare un po’ anche la vita di questo personaggio, che spesso e volentieri non si esprime su se stesso.

In più ci tenevo a precisare che gli incubi di inizio capitolo non avranno nessun riscontro più avanti, non è un’eroina maledetta, lo faccio solo perché mi piace aggiungere vizi, virtù paranoie e turbe ai personaggi, trovo che li avvicini più alla realtà.

Ma passiamo ai ringraziamenti! Non ci posso credere! Tredici preferiti e ben cinque commenti!!! Davvero non me l’aspettavo da una storia che all’inizio non pensavo nemmeno di continuare (lo dico sempre ma è vero!!). passo a ringraziare ad uno ad uno!!!

Shami chan:  grazie per i complimenti, ho cercato di fare il più presto possibile, ma sinceramente non so quanto tempo ci ho messo! Spero non troppo!!!^___^

The Corpse Bride: quando ho letto il tuo commento mi sono sentita un’idiota… Joys? Che vergogna…. Ho corretto tutto…*auto fustigazione* nel caso trovassi altri orrori dimmelo pure, così potrò correggerli! Ma passiamo ad argomenti meno imbarazzanti:  beh sì, Nikka aveva chiamato Mei per fargli il lavaggio del cervello se si può dire così…ma poi ne ha approfittato e gli ha fatto fare matematica. E Rachele? Assomiglia a Effy anche qui?O_O… spero che il capitolo ti sia piaciuto!!!

Lidiuz93: mi fa piacere che ti piacciano!...e io amo le mamme chiocce… sono così spassose!

Niggle: figurati, inopportuna! Sì ho un fratellino^_^, però tra i due io sono Mei e lui è Rachele!!! Grazie mille per il commento!!

LisettaH: sono d’accordo, ma non credo che Mei sarebbe in grado di dire di no a Nikka, se lo rifacesse, perciò è meglio che ci pensi Rachele, anche se alla fine non si è concluso granché!!! ^_______^

Grazie a tutti Aki_Penn

 

   
 
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