Film > High School Musical
Segui la storia  |       
Autore: somewhereonlyiknow    18/01/2009    4 recensioni
TXG Threeshot. Quando l'organizzatore del matrimonio di Sharpay Evans si dimette tre giorni prima della cerimonia, lei chiama Troy e Gabriella, che non si parlano dal liceo, per aiuto. Inevitabilmente si scatena il panico.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Ryan Evans, Sharpay Evans, Troy Bolton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Since I fell for you

Since I fell for you

 

 

 

Una promessa è una sorta di concetto davvero relativo.

 

Le persone la buttano lì tutte le volte. Di solito non significa molto.

 

Lei aveva detto ai suoi amici di liceo: “Ti prometto che ci terremo in contatto.”

 

Non l’ha fatto. Ha mandato le chiamate in segreteria telefonica e ha lasciato le e-mail senza risposta.

 

Lei aveva detto a sua mamma: “Ti prometto che andrò dritto dalla nonna.”

 

Non l’ha fatto. Invece ha fatto l’autostop fino in Messico per le vacanze di primavera.

 

Lei aveva detto alla sua vicina: “Ti prometto che non ho rubato il tuo giornale.”

 

L’ha fatto. Non poteva preoccuparsi di abbonarsi lei stessa.

 

Quindi quando l’organizzatore del matrimonio di Sharpay Evans cancella il suo lavoro tre giorni prima che quattrocento persone siano sistemate per essere assemblate in una chiesa per vederla sposarsi al più buon partito in tutto il Nord America, lei non sa perché è così sorpresa. Dopotutto, sebbene l’organizzatore di matrimoni abbia promesso che i fiori sarebbero stati consegnati, e abbia promesso che l’assegnazione dei posti sarebbe stata decisa, e abbia promesso di sistemare tutte le damigelle, e abbia promesso che i ragazzi del catering avevano promesso che non avrebbero servito pollo (così passé), come lei sa da un po’, le promesse sono una sorta di concetto davvero relativo. 

 

 

###

 

 

“NON POSSO CREDERE CHE ABBIA CANCELLATO!”

 

“Lo so,” suo fratello arrotolò il suo cappello in un cuscino improvvisato. Sbadigliando, controllò il suo orologio. 2 am.

 

“LO VOGLIO MORTO.”

 

Ryan non aprì gli occhi: “La mafia è in vacanza.”

 

Sharpay collassò sul divano, seppellendo la testa tra le mani: “Mi sto per sposare, Ryan,” gemette “Tra tre giorni! E l’organizzatore ha promesso che avrebbe avuto tutto pronto per ieri! E ora, cancella? A me? Non ho assolutamente niente! Niente è pronto! La disposizione dei fiori non è stata organizzata, nessuno ha avuto gli ultimi ritocchi ai vestiti, la sede non è stata confermata, il ricevimento non è stato combinato…” si fermò malvagia “Te l’ho già detto? LO VOGLIO…”

 

“…morto, lo so.” mormorò Ryan assonnato.

 

“E non posso organizzare tutto in tempo! Sono solo una persona! E nessun organizzatore di matrimoni sano di mente organizzerà un matrimonio in tre giorni! Dio, voglio quel ragazzo…”

 

“…morto, ho capito.”

 

“Questo è un assoluto disastro. In tre giorni, quattrocento persone arriveranno, e mi vedranno sposarmi nel mio vestito per il ballo della scuola al McDonald’s!”

 

“Shar,” il fratello aprì un occhio “Tu hai i soldi. Charlie ha i soldi. Tra voi due, sono sicuro che potete contattare qualcuno che organizzi il matrimonio per voi.”

 

Ryan giurò di vedere una vena scoppiare nel collo di sua sorella: “CHI?” domandò con uno strillo “CHI? Ho chiamato tutti in California, e non c’è nessuno che voglia organizzare un matrimonio con quattrocento persone in tre giorni. Charlie dice che non vuole nemmeno un matrimonio in grande ed elaborato! Tutto ciò che vuole è passare il resto della vita con me!” alzò gli occhi al cielo come se quella fosse la cosa più ridicola e offensiva che avesse mai sentito “Dio, mi sposo con uno sciocco.”

 

“Forse anche lui ha ragione, Shar. Insomma, spenderai il resto della vita con il ragazzo che ami. Non dovrebbe importare se ti sposi nel giardino dietro casa o se indossi un vestito prêt-à-porter…” un libro si schiantò con la sua nuca.

 

“SEI MATTO?” gridò sua sorella “VUOI CHE SIA UMILIATA DAVANTI A QUATTROCENTO PERSONE?”

 

Saggiamente, Ryan rimase zitto.

 

“IO NON MI SPOSO NEL NOSTRO CORTILE. IO NON INDOSSERO’ UN VESTITO…” a questo punto, Sharpay aveva un’aria molto suicida “… FOTTUTAMENTE PRET-A-PORTER!”

 

Il fratello sospirò: “Shar, lo so che non è così che hai immaginato il tuo matrimonio. Ma non puoi rinviarlo. Gli inviti sono stati spediti mesi fa e non sono sicuro che Ellen DeGeneres possa sopportare un altro matrimonio cancellato. Senti, sono certo che se collaboriamo tutti insieme -io, te, Charlie e tutti i nostri amici- ed iniziamo ad assegnare dei lavori a tutti, il matrimonio sarà sistemato in men che non si dica.”

 

Sharpay si lasciò scappare un rumoroso lamento: “Ry, non posso. Le persone non possono sapere che sono stata abbandonata dal mio maledetto organizzatore.”

 

“Ascolta,” ribattè ragionevole Ryan “Ci proveremo, okay? Facciamo una lista di tutte le persone che vorranno dare una mano.”

 

“La famiglia di Charlie è fuori,” rispose immediatamente la sorella “Lo sai quale tipo di vergogna mi porterà il fatto che non riesco nemmeno ad organizzare un matrimonio come si deve? Mi eviteranno per il resto della vita, e a Natale, mi daranno la parte peggiore del tacchino e la salsa bruciata.”

 

Ryan si accigliò: “Non ha senso.”

 

“Solo, no, okay?”

 

“Okay, va bene. I tuoi amici dal lavoro?”

 

“Sono nello show business, Ryan. Non ti fai degli amici a Broadway.”

 

“Bene, chi altro conosci?”

 

“Nessuno! Ecco ciò che intendo!” Sharpay era esasperata “Non mi fido abbastanza di nessuno. Perderanno tutto il loro rispetto per me.”

 

“Sharpay, non è colpa tua se quel ragazzo ti ha abbandonata.”

 

“Tu sei un uomo,” Sharpay alzò gli occhi al cielo “Tu non capisci. Il matrimonio di una ragazza è qualcosa che lei non può mandare all’aria! E io che faccio? Lo mando all’aria.” si morse furiosamente l’interno della guancia “Quell’organizzatore? Lo voglio…”

 

“…morto?” finì Ryan “Sì, lo so.” sospirò “Non perderanno il rispetto per te.”

 

“Sì, lo faranno! Tutti lo faranno quando lo scopriranno!”

 

Ryan si fermò, immerso nei suoi pensieri, tamburellando con un dito sul mento: “Gabriella Montez è in città per il matrimonio.”

 

Sharpay alzò lo sguardo: “Dal liceo? Perché l’ho invitata?”

 

“Tu non l’hai fatto,” il fratello scosse la testa “Io l’ho fatto. Non vi siete tenute in contatto voi due?”

 

Sua sorella scrollò le spalle: “Lo sai, dopo il liceo. Lei ha detto che avrebbe chiamato, io ho detto che avrei chiamato. Noi… non abbiamo chiamato.”

 

“Beh, noi siamo rimasti in contatto. Ci siamo incontrati a Parigi l’anno scorso. Sta bene. E conosci Gabriella. Ti aiuterà con il matrimonio e poi ti annegherà nella sua solidarietà.” Ryan osservò gli occhi della sorella perdere un po’ della loro tristezza.

 

“La chiamerò,” meditò Sharpay “E’ un po’ che non ci sentiamo.”

 

“E,” continuò cauto Ryan “Troy Bolton è in città.”

 

Sharpay alzò lo sguardo dal suo cellulare: “Okay,” disse lentamente “Per una partita di basket?”

 

“Per il matrimonio.”

 

“L’ho invitato?”

 

“No, è stato Charlie. Lui è il proprietario della squadra di Troy, ricordi?”

 

“No,” rispose brevemente Sharpay “E riguardo a lui?”

 

“Aiuterebbe.”

 

Sharpay era silenziosa: “E’ uno scherzo? Perché ‘Il lupo mangiafrutta’ sarebbe più divertente.”

 

“Beh, ha senso!” esclamò Ryan “Lui non perderà il rispetto per te perché non ne ha mai avuto, in primo luogo. E poi è un amico di Charlie. Non manderà a monte il matrimonio solo per vederti soffrire.”

 

“Sarò io a giudicare…” disse enigmatica Sharpay.

 

“Hai bisogno di tutte le mani alzate, Shar. Questo matrimonio è tra tre giorni. Hai bisogno di tutto l’aiuto che puoi trovare.”

 

Ci fu un lungo silenzio mentre il viso della bionda si contraeva in un’espressione agitata: “Bene. Prepara tutto, Ryan. Voglio Troy e Gabriella a casa mia alle quattro.”

 

“Del pomeriggio?”

 

“No, del mattino.” lo interruppe Sharpay “Non possiamo perdere altro tempo. E quell’organizzatore di matrimoni, lo voglio…”

 

“…morto,” intervenne Ryan, annotandoselo sul cellulare “Capito. Chiamerò la mafia appena ritornano dalla crociera alle Hawaii.”

 

“Favoloso.”

 

 

###

 

 

Conto alla rovescia: tre giorni al matrimonio

 

Gabriella Montez non era mai stata in California prima. Era un posto luminoso, pieno di cieli soleggiati ed anche sorrisi solari. Sfortunatamente, alle quattro del mattino, non c’era tantissimo Sole e divertimento di cui lei potesse godere. Infatti, non ce n’era proprio. Gli uccellini canticchiavano in aria mentre lei parcheggiava la sua macchina a noleggio fuori da una villa a Beverly Hills. Non poteva nemmeno credere che in quel momento fosse lì. Era da un sacco di tempo che non sentiva Sharpay.

 

Assonnata, raggiunse i cancelli: “Salve?” sussurrò all’interfono “Sono Gabriella Montez.”

 

Avvertì un soffio di aria calda dietro il collo. Oh Dio, dov’era il suo spray al peperoncino contro gli stupratori quando ne aveva bisogno? Sua mamma le diceva sempre di pulirsi le orecchie, di non lasciare mai che una torta si raffreddasse prima di averla tolta dalla teglia, e di ricordarsi sempre lo spray.

 

“E Troy Bolton.” intervenne la voce.

 

Lei si congelò. Quasi preferiva lo stupratore, in quel momento.

 

“Perché stai sussurrando?” le sussurrò all’orecchio.

 

“Sono le quattro del mattino,” mormorò lei in risposta. Deglutendo, forzò dell’aria nei suoi polmoni “Le persone dormono.”

 

Lo sentì ridere: “La domanda è, perché noi no? Insieme, preferibilmente.”

 

Lei si girò e lo guardò negli occhi. Almeno, lei pensava che fosse il suo viso; era troppo buio per dirlo e lei avrebbe potuto fissare ad una vicina palma: “Che ci fai qui?” sibilò.

 

Lui fece cenno alla casa: “Campo di addestramento. Stile matrimonio di Sharpay. Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto essere dall’altra parte del mondo quando e se la nostra piccola sfacciata si sarebbe sposata.”

 

“Cos’è successo?”

 

“Charlie Delaney. È un mio amico. Povero ragazzo. Ha già la bara pronta.”

 

“Si sta per sposare, non morire.” replicò Gabriella.

 

“Morire, sposare Sharpay Evans, tutto collegato. Il LA Times pubblicherà il suo necrologio tra sei giorni.”

 

Gabriella sospirò esasperata: “Non sei cambiato.”

 

“Ecco dove sbagli. Ho cambiato la biancheria stamattina. Tu, signorina Montez, non sei cambiata.”

 

Gabriella strinse i denti mentre lui le si avvicinava sempre di più: “No?” sussurrò, spingendosi contro il muro.

 

Lui rise senza divertimento: “No, sei sempre la stessa fredda stronza che eri al liceo.”

 

Bam.

 

 

###

 

 

“Oooh!” l’intero corpo di guardie di sicurezza più Sharpay e Ryan si lasciarono scappare un gemito collettivo quando Gabriella colpì Troy con un pugno.

 

“Ecco, ragazzi, pagare.” Ryan ghignò, allungando le mani aperte.

 

Sharpay e le guardie di sicurezza borbottarono e riluttanti infilarono le mani in tasca per prendere i venti dollari.

 

“Non ve l’avevo detto?” Ryan intascò i soldi con aria di sufficienza “L’inferno non ha la furia di una ragazza il cui ex-ragazzo chiama una fredda stronza perché lei l’ha mollato al liceo. Dannazione, sono bravo in questo. Cinquanta verdoni, Jen ed Angelina si presentano agli Oscar con lo stesso vestito.”

 

 

###

 

 

Era passato un sacco di tempo da quando Troy Bolton aveva visto i suoi vecchi amici del liceo. A modo loro, erano cambiati drasticamente, ma allo stesso tempo, erano ancora le stesse persone che conosceva e amava. Beh, che gli piacevano. Gli piaceva Ryan. E odiava. Odiava Sharpay. E Gabriella? Non avevano ancora inventato una parola per descrivere cosa provava in quel momento verso di lei. Quindi, loro erano ancora le stesse persone che conosceva e che gli piacevano, e che bleah-ava.

 

Sharpay e Ryan sembravano non essere invecchiati di un giorno dai tempi del liceo. Ancora vestiti nei loro sospettosamente coreografati bizzarri vestiti, la prima era ancora così prepotente, stranamente affascinante e prova che la sanità mentale probabilmente non era ereditaria, mentre il secondo provvedeva ancora ad una parvenza di calma e ragione nella famiglia Evans.

 

Non era ancora sicuro del perché era andato là quel giorno. Avrebbe potuto dire di no a Ryan quando aveva chiamato, inventandosi una scusa su un allenamento o qualcosa del genere. Ma era lì alle quattro oh sette del mattino, una brocca di caffè sul tavolo, una confezione di piselli congelati sul suo occhio nero di fresco, discutendo della differenza tra bianco sporco e bianco steccato.

 

“A me sembrano esattamente uguali.” osservò piatto.

 

Gabriella gli lanciò un’occhiata sprezzante: “Non sono uguali.” scattò.

 

“Avrei potuto confondermi.”

 

“Una formica lobotomizzata potrebbe confonderti!”

 

Troy buttò per terra la sua copia di Bride Magazine: “Senti, perché non ci diamo dei compiti? Abbiamo tre giorni fino al matrimonio. Se lavoriamo per conto nostro per un po’, allora sarà tutto a posto in men che non si dica, e io non mi dovrò preoccupare per quale bianco dovrai indossare o se dovrai riverniciare le tue scarpe.” fece una pausa “Aspetta, puoi riverniciare le scarpe? Da quando?”

 

“In realtà abbiamo già deciso per quello,” disse Sharpay, con tono da donna d’affari “Preparerò il mio vestito oggi, e voi due dovete andare a cercare le band per il ricevimento. Ora, quando prenotate la band, tenete a mente che questo è il mio matrimonio e io davvero non posso sottolinearlo abbastanza, ho bisogno che scegliate qualcosa che piacerà a me…”

 

“Aspetta, voi due?” l’interruppe Gabriella “Due? Dobbiamo farlo insieme?”

 

“Certo, insieme,” sbottò la bionda “Non voglio che il mio matrimonio assomiglia ad un concerto death metal,” voltò di scatto la testa nella direzione di Troy “ma non voglio nemmeno che ci sia troppa agitazione come ad una dannata fiera del libro,” occhieggiò direttamente Gabriella “Due menti sono meglio che una, giusto? Se lo fate insieme, ci sono meno possibilità che mandiate tutto all’aria.”

 

“Beh, perché non posso andare con Ryan?” si lamentò Troy.

 

Gli occhi del biondo si spalancarono e lui diede uno strattone alla manica di Sharpay, in preda al panico: “Neanche per idea.” sibilò “Mi faranno diventare completamente demente.”

 

“Demente?”

 

“Demente,” confermò Ryan “Pazzo. Banana. Matto. Bloccato a Bellevue con una camicia di forza per la prossima decade. Scegli il tuo sinonimo.”

 

“Ryan deve prenotare la chiesa.” annunciò la sorella.

 

“Lo farò io con lui!” saltarono su simultaneamente Troy e Gabriella.

 

“Lui è una suora,” disse velocemente Sharpay “Cioè, non una suora, ma tipo una suora. Tipo un uomo suora. Non lasceranno entrare non-suore. Mi dispiace.”

 

Gabriella e Troy si guardarono in cagnesco.

 

“Odio tutto ciò…” la ragazza grugnì.

 

“Non hai nemmeno un picnic con cui cavartela.”

 

“I odio te.”

 

“E tu mi rischiari la giornata.”

 

“Hai la maturità di un cinquenne!”

 

“Passato al primo anno di elementari, giusto?”

 

“Di un asino di cinque anni! Con difficoltà d’apprendimento!”

 

“Tu mi vuoi.”

 

“Tu sei una crosta degli occhi.”

 

“Tanto meglio che vedertici, mia cara.”

 

“Sei un tale idiota!”

 

“Tanto meglio…”

 

Sharpay chiuse per un attimo gli occhi: “Li voglio…”

 

“…morti?” tirò ad indovinare Ryan.

 

“Stavo per dire muti. Ma anche morti mi andrebbe bene.”

 

 

###

 

 

La sala d’aspetto del Lakeside Weddings sembrava più appropriata ad una sala d’aspetto di un killer.

 

Ma questo non era colpa dello staff del Lakeside Weddings. Era luminoso, arieggiato, con varie e raffinate fotografie in bianco e nero di spose assurdamente felici alle pareti. Gli unici occupanti della sala d’aspetto, comunque, una Gabriella Montez dal volto duro e Troy Bolton, sembravano capitati per caso nell’ufficio di un organizzatore di matrimoni, mentre invece stavano cercando una casa di funerali o un pentolone di acido in cui gettare l’un l’altro.

 

Troy lanciò un’occhiata alla mora accanto a lui. Sospirò alla posizione mortalmente stretta della sua mandibola: “Non mi parli più seriamente?”

 

“Non posso farlo se continui a provare a parlare con me.”

 

“So che abbiamo avuto le nostre divergenze…”

 

Divergenze?” le mani di Gabriella strinsero il bordo della sua sedia.

 

“E so che sei ancora sopraffatta dal tuo desiderio per me…”

 

La testa di Gabriella scattò a guardarlo: “Sopraffatta? Dal mio desiderio?” si poteva praticamente vedere del fumo uscirle dalle orecchie “Ascoltami bene, io odio tutto ciò. Odio tutto questo, odio lavorare con te, e odio te. E’ chiaro? Lo sto facendo per Sharpay, perché me l’ha chiesto, e perché ha bisogno di aiuto. Non ho chiesto di lavorare con te e non ho nessun tipo di desiderio sopraffante di farti niente se non di tagliarti il collo!”

 

Troy sogghignò compiaciuto.

 

“E togliti quel ghigno stupido dalla faccia!” replicò Gabriella.

 

“Succede che questo è il ghigno più intelligente che possiedo.”

 

Gabriella si morse furiosamente l’interno della guancia.

 

“Scusate?” una voce li interruppe. Alzarono lo sguardo per trovare una ragazza dall’espressione confusa “Il mio nome è Jodie. State progettando di…” si fermò e registrò la furia sul viso tirato di Gabriella e il sorriso stronzo su quello di Troy “Ehm, sposarvi?”

 

“Perché, ci può giurare!” saltò su Troy con uno scioccante accento Texano. Si sporse per circondare le spalle di Gabriella con un braccio “Sì, lo siamo! La mia piccola tesorina ed io stiamo cercando delle band che suonino al ricevimento!”

 

Gabriella battè lentamente le palpebre, le narici che si allargavano: “Sì,” disse pacatamente “Ci chiedevamo se potevate aiutarci a prendere una decisione informata.”

 

Troy premette la guancia contro quella della ragazza e sorrise accattivante.

 

“Beh,” Jodie si schiarì la gola “Questo è quello per cui sono qui. Che tipo di musica state cercando?”

 

“Violini,” rispose sognante Gabriella “Forse un quartetto d’archi, un piccolo piano.”

 

Troy fece una smorfia: “Un piccolo piano cioè niente piano. Avete qualcosa di più movimentato? Forse delle chitarre elettriche, degli amplificatori.”

 

I denti di Gabriella stavano iniziando a fare male per tutto quel finto sorridere: “Tesoro,” disse mordace “Io non lo vorrei così. Io vorrei qualcosa di leggero e tranquillo.”

 

“Evans? Leggero? Tranquillo? Ah!”

 

Jodie sembrava sopraffatta: “Abbiamo un pianista libero.”

 

“Magari anche qualche sassofono.” meditò Gabriella.

 

“Ce l’ho!” Troy suonò trionfante “Delle maracas, dei grandi tamburi, e avremo un limbo party!”

 

“Io non voglio un limbo party.” ringhiò la ragazza a denti stretti.

 

“Adesso dici così, ma aspetta finchè sarai orizzontale.”

 

 

###

 

 

Otto ore, un sacco di litigi, un quartetto d’archi, un piano, un sassofono, un set di maracas, una lista di numeri romantici come “The way you look tonight” (Gabriella) e “Let’s get it on” (Troy), ed un esaurimento nervoso della povera Jodie più tardi, Troy e Gabriella lasciarono il Lakeside Weddings.

 

Gabriella sii flessibile, Gabriella sii veloce, Gabriella cammina sotto la stecca del limbo.” canticchiò il ragazzo.

 

Troy sii flessibile, Troy aumenta il passo, Troy meglio star zitto prima che Gabriella ti tagli il…”

 

“Shh!!” pretese Troy “Stai cercando di essere così fredda ed insensibile? Lui potrebbe sentirti!”

 

Gabriella si lasciò scappare una risatina: “Ti riferisci al tuo pene in terza persone?”

 

Troy si stupì: “Tu non lo fai?”

 

“E’ una delle cose che controllano prima che ti diano il tuo certificato sanitario.”

 

Troy rise: “E’ questo che ti insegnano a Parigi?” si fermò alla loro macchina a noleggio e pensò un attimo “Ehi, ti va di fare una passeggiata?”

 

“Una passeggiata?” Gabriella si accigliò.

 

“Ho lasciato il mio mantello da Superman a casa. Non posso volare, scusa.”

 

Gabriella rimise le chiavi della macchina nella borsa: “Suppongo che possiamo fare una passeggiata.” sorrise, il primo vero che lui le aveva visto in tutto il giorno. Aveva quasi dimenticato quanto bella poteva essere quando sorrideva così.

 

Infilando le mani in tasca, si girò nervosamente verso di lei: “Allora, com’era Parigi? Non ci siamo parlati per un po’.”

 

“Parigi è…” Gabriella pensò per un momento “…sai, Parigi. Ho preso un anno di pausa per girare l’Europa, e poi ho studiato per un po’. Ritorno in estate. Medicina.”

 

“Tu… hai incontrato qualcuno?”

 

Gabriella nascose un sorriso: “Uno o due. Ma adesso, nessuno.”

 

Troy finse uno shock: “No fidanzato? No marito? No ruffiano?”

 

Lei ridacchiò, un’abitudine infantile da cui pensava essere cresciuta. Scosse la testa affettuosamente: “Mi sei mancato. Molto. Anche se non ci siamo esattamente lasciati nella più amichevole delle circostanze. Giravo per dei posti, o vedevo qualcosa di divertente, e pensavo ‘Oh, se solo Troy fosse qui per vederlo.’” arrossì leggermente “Era stupido, lo so…”

 

“Anche io ti pensavo. Cercavo il tuo viso tra la folla del pubblico.”

 

“Guardia di punta dei Knicks, ho sentito.” Gabriella gli fece un gran sorriso “Ho sempre saputo che ce l’avresti fatta. Come ci si sente? Tuo papà deve essere molto orgoglioso.”

 

“Ci si sente…”

 

“Alla grande?”

 

“Alla grande,” Troy mentì “E’ fantastico.”

 

“Sono così orgogliosa di te. Non ho mai avuto l’opportunità di dirtelo, ma lo sono. E per quanto valga, mi dispiace. Per il liceo e tutto.”

 

In un secondo di debolezza, il castano le prese la mano: “E’ stato tanto tempo fa. È nel passato, giusto? E mi dispiace per stamattina. Vecchie ferite ed il resto.”

 

Gabriella provò coraggiosamente a sorridere: “E’ tutto a posto. Tutti diciamo cose stupide.” esitò per un momento, avvertendo la sua mano fremere contro il suo palmo “Dopo il matrimonio e tutto, dovremmo tenerci in contatto. Mi è mancato averti intorno.”

 

Lui le offrì un sorriso forzato: “Ti chiamerò. Scriverò.”

 

“Scriverò. Chiamerò.”

 

Lui ghignò, facendo dondolare le loro mani: “E’ divertente,” osservò “Adesso? Mi sento come se fossi di nuovo diciassettenne. Siamo seduti sull’amaca, sotto le stelle. Bevendo latte e biscotti come dei bambini. Cantando canzoncine sporche con tutto il fiato quando invece dovremmo prepararci per gli esami finali.”

 

“E i vicini ci minacciano ancora di farci causa?” domandò Gabriella ironicamente.

 

“Alcuni dei momenti migliori della mia vita.” ammise Troy.

 

“Anche per me.” disse lei dolcemente.

 

Lui si fermò per un momento. Voltandosi verso di lei, sorrise malizioso, gli occhi che brillavano: “Quali sono le chance di includere ‘Guarigione sessuale’ alla lista?”

 

“Praticamente nessuna.”

 

“Lo sapevo.”

 

 

###

 

 

Conto alla rovescia: due giorni al matrimonio

 

“NON AVRO’ MAI TUTTO PRONTO IN TEMPO. RYAN, ASCOLTAMI. E’ FINITA. LA MIA VITA E’ ROVINATA.”

 

Evidentemente, Sharpay Evans stava prendendo la catastrofe che era il suo matrimonio incombente piuttosto bene.

 

“VOGLIO CHE GLI SPARINO FINO ALLA MORTE, RYAN. NE VOGLIO UNO NELLA TESTA, UNO NEL PETTO.”

 

Ryan espulse un respiro e si calò il cappello sul viso: “Shar…”

 

“CHI E’ CHE SI COMPORTA COSI? CHE RAZZA DI ORGANIZZATORE DI MATRIMONI SI RITIRA TRE GIORNI PRIMA DI UN MATRIMONIO?”

 

Gabriella sbadigliò e riaggiusto il cuscino perché le coprisse le orecchie: “Shar…”

 

“E ORA, IL MIO MATRIMONIO SARA’ UN DISASTRO. ME LO RIMANGIO, RYAN. UNO NELL’INGUINE E POI UNO NELLA TESTA E NEL PETTO. VOGLIO CHE SOFFRA.”

 

Troy fece capolino noncurante dalla cucina: “Ragazza, hai finito i sandwich.”

 

“Shar,” Ryan si alzò dal divano con grande sforzo. Massaggiò rassicurante le spalle di sua sorella “Non farti prendere dal panico, okay? Senti, ho la chiesa e l’hotel per il ricevimento già prenotati. Sono stati molto comprensivi quando ho menzionato che era per Charles Delaney, multimilionario, e Sharpay Evans, famosa artista. La mamma sta organizzando i fiori per la cerimonia e il ricevimento mentre parliamo, e papà è al telefono con quelli del catering in questo momento. E grazie a Troy e Gabriella, la musica è sistemata.”

 

“Ma il mio vestito da sposa…” gemette Sharpay “E tutti i vestiti delle damigelle.”

 

“Sono stati sistemati oggi, ricordi?”

 

“E la torta?”

 

Suo fratello aprì la bocca e poi la richiuse: “La stanno…” la sua voce si affievolì. Si girò lentamente verso Troy e Gabriella con la sua espressione oh-merda “…Preparando.”

 

“Sei sicuro?” premette Sharpay “Come ho chiesto io?”

 

“Come hai chiesto tu.” Ryan deglutì rumorosamente.

 

Troy alzò un sopracciglio e si avvicinò: “Hai chiesto per una carina, vecchia torta al cioccolato, giusto? Come una di quelle che compriamo già fatte dal fornaio, vero?” si scambiò un’occhiata nervosa con Gabriella “Per favore dimmi che è ciò che vuoi, e che non sei una di quelle persone che vogliono una grande, enorme, elaborata torta di nozze per cui servono tre settimane di lavoro?”

 

Gabriella gli lanciò uno sguardo stanco: “Hai presente con chi stai parlando, giusto?”

 

 

###

 

 

Cinque minuti dopo

 

“Salve, il mio nome è Gabriella Montez…”

 

“…Troy Bolton…”

 

“…Ryan Evans…”

 

“…e mi stavo chiedendo se voi possiate aiutarmi…”

 

“…una triplo strato…”

 

“…alta un metro e mezzo…”

 

“…rosa pastello…”

 

“…e bianco sporco, qualunque cosa sia…”

 

“…con panna montata fresca dalla Svizzera…”

 

“…e delicati fiori che adornino i bordi…”

 

“…con fragola sullo strato in cima…”

 

“…cioccolato sul secondo strato…”

 

“…e vaniglia sul terzo strato…”

 

“…gelato e caramella…”

 

“…un pizzico di caramella fondente e marzapane…”

 

“…e vorremmo averla tra due giorni…”

 

Beep.

 

“…due giorni? …sì, ho davvero detto giorni.”

 

Beep.

 

“…pensate che potreste possibilmente finirla tra due giorni? …ora, senta, adesso è scortese. Non ha nemmeno mai conosciuto mia madre!”

 

Beep.

 

Gabriella sbattè giù l’elenco telefonico: “E’ senza speranza,” gemette “Abbiamo chiamato ogni pasticceria dello Stato. Mi riagganciano tutti in faccia. Non c’è modo in cui potremo avere la torta che Sharpay vuole finita in tempo per il matrimonio.” scrollò le spalle “Dovremo solo portarle una torta più semplice, una per cui non servono settimane di preparazione.”

 

Ryan si alzò disperato dalla sua sedia: “No, no, no,” disse. Uno degli occhi era più grande dell’altro, donandogli un aspetto leggermente sconvolto “Ho promesso a Sharpay che avremmo trovato la torta. Insieme al vestito, la torta è la parte più importante!”

 

“Una promessa è qualcosa che fai a tua madre quando hai sette anni, di indossare vestiti pruriginosi quando piove,” Troy osservò attraverso una bocca piena di cibo. Scosse la testa e diede un altro morso: “Una promessa è qualcosa che fai alla ragazza nel bar che probabilmente non rivedrai mai più perché vuoi arrivare alla parte divertente. Una promessa è qualcosa che fai al tuo dentista mentre ti sta programmando il prossimo appuntamento. È qualcosa che due giovani star indossano sull’anulare della loro mano destra. Ti ho sentito. Non hai promesso niente. Hai solo detto che la stavano preparando.” deglutì “Ed è così.”

 

“Lo è?”

 

“Lo è?”

 

“Lo è,” confermò Troy “Dovremo solo farla noi da soli.”

 

“Farla noi da soli?”

 

“Farla noi da soli?”

 

“Farla noi da soli.” concordò Troy “Una volta ho fatto una torta per mia mamma. Di caramella fondente. Era buonissima.”

 

Gabriella emise un sospiro: “Lascia che ti ricordi, Troy, che una torta non rende l’uomo cuoco.”

 

“Lascia che ti ricordi, Gabriella, che odio quando parli di sottofondo.”

 

“Non possiamo preparare una torta per il matrimonio, Troy.”

 

“Abbiamo un’altra opzione…” osservò lui pensieroso.

 

“Davvero?”

 

“Davvero?”

 

“Davvero,” ripetè il castano “Mi ha appena colpito.”

 

“Ha lasciato una ferita, spero.”

 

“Dobbiamo andare a fare visita ad un vecchio amico.”

 


###

 

 

ZEKE?” sibilò Gabriella sottovoce. Stavano davanti ad un elaborato ristorante alto parecchi piani. Si voltò furiosamente verso il suo tronfio compagno “Stiamo andando da Zeke a chiedergli di preparare una torta per il matrimonio di una ragazza di cui è ancora ossessionato?”

 

“E hanno detto che non ti meritavi il titolo di migliore studentessa del corso che avrebbe tenuto il discorso il giorno del diploma [tutta sta frase per tradurre una parola sola O.o Nda]  che Taylor aveva preso più A di te.” ghignò Troy.

 

“Beh, non possiamo entrare,” Gabriella indicò le porte serrate “Sono chiusi. Troveremo un’altra soluzione.” si girò per andarsene ma Troy le afferrò il polso e la strattonò indietro.

 

“Dammi una forcina.” pretese.

 

La ragazza lo guardò con un interessante miscuglio di incredulità ed irritazione: “Tu non entrerai con la forza!” sibilò “E se lo farai, puoi farti arrestare da sola!”

 

“Sono venuto qui altre volte, Gabriella,” insistette il ragazzo “Zeke lavora al secondo piano. Tutto quello che dobbiamo fare è irrompere, sgattaiolare lassù e parlargli. Capirà.”

 

“Irrompere?” Gabriella sembrava pronta a sputare fuoco “Irrompere?”

 

“E’ per Sharpay,” rimbeccò Troy “Stiamo cercando di aiutarla, ricordi? E al primo segno di una porta chiusa…”

 

“Vuoi dire un precedente criminale!”

 

“…sei già pronta a lasciare tutto? Dov’è il tuo vigore?”

 

“Io sono piena di vigore!”

 

“E allora andiamo! Questo è per Sharpay, la nostra…” Troy fece una smorfia di disgusto “…amica.

 

Gabriella era silenziosa: “Non so perché ti do retta.” disse infine. Riluttante, come se la stesse assolutamente uccidendo, portò una mano tra i capelli e prese una forcina. La porse a Troy, che con un’appena udibile ‘evviva’, appiattì la forcina e la inserì nella serratura.

 

“Sai cosa stai facendo?” sibilò lei.

 

“Rilassati.”

 

“Se mi buttano fuori dalla facoltà di medicina per questo…” minacciò.

 

Troy mosse un’ultima volta la forcina nella toppa, prima che si sentisse un inconfondibile click e che la porta si liberasse dalla chiusura: “Non te l’avevo detto?” guardò dritto la mora, la spavalderia chiaramente identificabile nella sua voce. Mise una mano sul pomolo della porta per aprirla: “Andrà tutto…”

 

In quel preciso istante, lo strillo di un allarme che ricordava molto Sharpay si spanse nell’aria.

 

“Bene?” gridò Gabriella sopra il rumore. Lanciò a Troy un’occhiata acida: “Stavi per dire che sarebbe andato tutto bene?”

 

Senza parlare, lui le prese la mano in un movimento veloce e la condusse all’interno del ristorante.

 

“Che stai facendo?” pretese di sapere la ragazza. Il panico le colorava le parole: “Dobbiamo uscire da qui prima che arrivi la polizia!”

 

“Stai scherzando? Dobbiamo trovare Zeke!”

 

“Voi due!” un uomo dal forte accento, con dei folti e ricci baffi, apparve alla porta della cucina. Teneva in mano un coltello da macellaio, macchiato di sangue animale. Gabriella scomparve dietro a Troy “Cosa state facendo voi due qui? Siamo chiusi!”

 

“Dobbiamo vedere un amico. Ci metteremo solo un minuto!” provò a ragionare Troy.

 

“Troy,” grugnì Gabriella dal profondo della gola. Gli strinse la spalla e provò a spingerlo fuori dalla porta “Ha un coltello. Sai cosa fanno i coltelli? I coltelli posso tagliare le persone! Specialmente le persone che irrompono nel loro ristorante!”

 

“No!” l’uomo iniziò a marciare verso di loro “Siamo chiusi! Uscite da qui!”

 

Troy deglutì, gli occhi che guizzavano alle scale verso il piano successivo del ristorante: “Gabriella,” le strinse forte la mano “Usciamo da qui.”

 

Gabriella sospirò di sollievo: “Ora stai… argh!” strillò quando Troy la trascinò non fuori dalla porta e lontano dall’uomo pazzo con il grande coltello, ma su per le scale del ristorante “Sei diventato matto?” gridò “Dobbiamo uscire! Dove stiamo andando?”

 

Oltrepassarono un segnale di ‘Riservato al personale’ mentre Gabriella protestava che non erano del personale, dando solo più incentivo all’uomo pazzo con il grande coltello di tagliarli in tanti piccoli pezzettini. Al piano di sotto, potevano sentire delle urla in una lingua straniera e un tramestio di passi su per le scale. Infine, si trovarono in una cucina vuota, gli incipienti passi che diventano più forti ogni secondo che passava.

 

“Cosa facciamo adesso, Einstein?” Gabriella si girò verso Troy, le labbra strette “Aspettiamo di essere mutilati da un branco di cuochi impazziti con dei grandi coltelli?”

 

“Ci nascondiamo.” rispose il ragazzo come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Osservò velocemente la cucina, prima che i suoi occhi si posassero infine su un grande contenitore di plastica posato nel mezzo di un tavolo. Era coperto da una rete e da della carta, e con un po’ di ristrettezza, sembrava che potesse quasi contenere due persone che si nascondevano da un branco di cuochi impazziti con dei grandi coltelli “Lì dentro.” sussurrò a Gabriella.

 

“Lì dentro? Che cos’è?”

 

“Che importa?” l’aiutò a salire sul tavolo e ad entrare in quell’aggeggio, prima di calarsi nel contenitore accanto a lei.

 

“Ahia, è il mio piede quello!”

 

“E quella è la mia testa!”

 

“Che ovviamente non serve a niente, perché se avessimo ascoltato me, saremmo al sicuro e non staremmo per finire sei metri sotto terra!”

 

La porta si aprì improvvisamente, accompagnata da un turbine di voci confuse che suonavano sospettosamente come ‘Uccideteli’. Troy e Gabriella abbassarono istintivamente la testa ancora di più nell’oscurità. “Dove sono?” gridò una voce “Hai detto che erano saliti!”

 

“Sono saliti! Non so dove sono andati!”

 

“Svelti, controlliamo il terzo piano.”

 

“E’ inutile,” disse qualcun altro “C’è l’ascensore al terzo piano, ricordate? L’ascensore che porta dritto al primo piano. Sono probabilmente a metà strada per il Messico ormai.”

 

“Dobbiamo aumentare la nostra sicurezza. Zeke, assicurati di questo.”

 

“Sì, signore.”

 

Alla voce familiare, Troy e Gabriella quasi saltarono per l’eccitazione. Troy spostò la testa di un centimetro e fissò la ragazza, i suoi occhi che dicevano ‘Te l’avevo detto’ nel più ovvio dei modi. Lei alzò gli occhi al cielo e si portò un dito al collo, ricordandogli il corrente impiccio in cui erano.

 

“Come sta andando la torta per quella festa degli scapoli di stasera, Zeke? L’hai già iniziata?”

 

“Non ancora, signore, ma potrei aver bisogno di un po’ d’aiuto.”

 

“Lo farò io. Tutti gli altri, ritornate a lavorare. Vado un attimo fuori a fare due cose prima. Tornerò a darti una mano tra poco, Zeke.”

 

“Grazie, signore.”

 

Ci fu un brontolio collettivo quando il capo richiamò tutti gli altri al lavoro e i passi del personale lentamente uscirono dalla stanza.

 

“E’ sicuro adesso?” mormorò Gabriella.

 

Troy scosse leggermente la testa: “Aspetta…” sussurrò.

 

Potevano sentire i fischiettii allegri di Zeke mentre si aggirava per la cucina, aprendo cassetti e frigoriferi. A volte, urtava il tavolo su cui Troy e Gabriella erano rannicchiati, cosa che rendeva loro molto difficile non cadere. Infine, lo sentirono avvicinarsi al tavolo ancora una volta. Cantava a bassa voce mentre lavorava affianco a loro.

 

“Zeke…” sussurrò Troy più piano che potè. Non ci fu risposta salvo che il rumore degli strumenti sul tavolo.

 

“Zeke…” intervenne Gabriella. Alla fine il lavoro si fermò.

 

“Zeke!” Troy afferrò l’opportunità “Zeke, sono Troy!”

 

Poterono udire il ragazzo deglutire: “Chi è là?”

 

Gabriella si alzò un poco così che la sua testa potesse spuntare dal contenitore: “Ze…” si lasciò scappare un urlo smorzato quando il ragazzo afro-americano cercò di colpirla con una spatola.

 

“Gabriella?” mormorò Zeke. Lasciò cadere la spatola e corse al contenitore. Ci guardò dentro e vide il ghigno imbarazzato di Troy “Troy? Cosa ci fate voi due qui? E dentro?

 

“Stavi cercando di uccidermi con quella spatola?” borbottò la ragazza. Si toccò protettiva la sommità della testa “Mi hai quasi decapitata!”

 

“Pensavo che foste i ragazzi che sono entrati di nascosto!”

 

Troy e Gabriella si scambiarono un’occhiata.

 

Zeke rimase a bocca aperta: “Voi eravate i ragazzi che sono entrati di nascosto!”

 

“Zeke, ascolta,” disse il castano a voce bassa. Guardò il suo vecchio amico “Siamo venuti a trovarti.”

 

“Dovete uscire da lì ragazzi!” rispose urgentemente Zeke. Si girò per controllare se il suo capo era ancora impegnato “Finchè il mio capo è ancora nel suo ufficio. Siete in una torta da stripper!”

 

Gabriella alzò le sopracciglia: “Una torta da stripper?”

 

“Sai, quelle torte a Vegas,” spiegò Troy “E’ il tuo compleanno, o il tuo addio al celibato, ti portano la torta e la spogliarellista ci salta fuori.” al sorriso accorto di Gabriella, s’impappinò “Non che io abbia avuto esperienze di prima mano o altro…”

 

Gabriella annuì: “Uh-uh, certo…” si girò verso Zeke “Ascolta, Sharpay si sta per sposare e…”

 

Zeke sbiancò e spalancò gli occhi: “Si sta per sposare?” ripetè piano. Sembrava un cucciolo ferito “Qu-quando?”

 

“Tra due giorni,” rispose Troy “E abbiamo bisogno di una torta.”

 

“Una torta?” Zeke era ancora sbalordito.

 

“Una torta.” confermò Gabriella.

 

“La torta!” il capo uscì dal suo ufficio ed immediatamente Troy e Gabriella scomparvero nella loro torta da stripper “Direi di iniziare, Zeke. Stasera questa torta andrà a qualche ragazzo fortunato!”

 

Zeke uscì dal suo intontimento e annuì: “Certo, certo.” sorrise rassicurante. Pensando velocemente, prese un rotolo di fogli d’alluminio e con un’ultima occhiata spaventata a Troy e Gabriella, coprì la punta del contenitore con l’alluminio.

 

Gabriella si girò per guardare in cagnesco Troy. Almeno pensava fosse Troy; era buio, e lei poteva anche stare guardando le pareti della torta da stripper: “E’ tutta colpa tua,” disse sottovoce “Non posso credere di essere in una torta da stripper. Perché questo tipo di cose succedono sempre quando sono con te?”

 

“E’ un dono.”

 

“Hai sentito qualcosa, Zeke?”

 

“No,” potevano udire la voce smorzata di Zeke “Sono molto silenzioso, vero?” disse, battendo la mano contro la torta da stripper.

 

Ci fu uno spruzzo di glassa sui bordi del contenitore, il primo di molti.

 

“Io non ti parlo più.” sbuffò silenziosamente Gabriella “Non voglio sentire un suono da te finchè non usciamo da questo pasticcio.”

 

Potè quasi sentirlo ghignare.

 

“Suono.”

 

 

###

 

 

Parecchie ore dopo.

 

Luogo indeterminato.

 

Il sobbalzo di un furgoncino svegliò Gabriella. Potè sentire il motore spegnersi sotto i suoi piedi e lo sbattere delle portiere mentre dei passi si avvicinavano a loro.

 

“Troy,” sussurrò “Troy, svegliati.”

 

“Non ne ho voglia.”

 

Gabriella roteò gli occhi: “Togli la testa dal mio petto.”

 

“Comodo…” borbottò assonnato.

 

“Siamo arrivati.”

 

“Arrivati dove?”

 

Gabriella rimase silenziosa per un secondo: “Non lo so, esattamente.”

 

Ci fu una folata d’aria quando le porte del furgoncino si aprirono. Tre paia di piedi si avvicinarono a loro, spingendo la tavola su cui erano posati giù per una rampa.

 

Ci fu un altro duro sobbalzo: “La spogliarellista è dentro?” domandò una voce rauca.

 

“Ehm, sì.” poterono sentire la risata nervosa di Zeke.

 

“Meraviglioso.” disse qualcun altro “So che siamo solamente i ragazzi delle consegne, ma non ci muoveremo per un po’. Sei lo chef? Cosa fai qui?”

 

“E’ una grande torta. Voglio vedere, ehm, le persone che se la gustano.”

 

Gabriella deglutì il suo pranzo mentre la tavola veniva condotta sul sentiero dissestato: “Cosa facciamo?” mormorò “Visto che loro si aspettano che salti fuori la stripper e siamo noi?”

 

“Togliti i pantaloni.” ordinò Troy.

 

“Io non mi tolgo i pantaloni.” bisbigliò sprezzante Gabriella.

 

“Come faranno a credere che siamo degli spogliarellisti allora?”

 

“Noi non fingeremo di essere spogliarellisti.”

 

“Questa è una torta da stripper, giusto?”

 

“Smettila di dire torta da stripper.”

 

“Beh, non è una crostata.”

 

La tavola si fermò improvvisamente e il trillo di un campanello potè distinguersi prima di un improvviso scoppio di chiacchiere eccitate e grida da dentro la casa.

 

Gabriella roteò gli occhi. A chi mai poteva piacere una torta da stripper?

 

“Ho una consegna per Ben Johnston?” esclamò la voce smorzata del ragazzo delle consegne “Firma qui?”

 

“Ehi, amico!” gridò qualcuno. La tavola fu portata in casa e Gabriella avvertì Troy tremare per delle risate incontrollabili. Non sapeva cosa lui potesse trovare così divertente nelle circostanze in cui si trovavano “E’ arrivata la torta! Okay, ragazzi, sedetevi. Ora, la torta qui è per il mio amico, Ben. Domani sarà legato…”

 

“Amico. Mi hai preso una torta con una spogliarellista dentro?”

 

“Il mio regalo per te, fratello.”

 

Cadde il silenzio.

 

“Cosa facciamo?” sibilò Gabriella.

 

“Strip?” suggerì Troy.

 

“Amico, ma la torta sta sussurrando?”

 

“Amico, quante spogliarelliste ci sono lì dentro?”

 

Zeke tossì incisivo.

 

“Troy,” Gabriella afferrò la manica della sua camicia, il viso colorato di panico “Troy, cosa facciamo?”

 

Senza rispondere, ma senza dubbio con un ghigno malizioso, Troy saltò su dalla sua posizione dentro la torta: “EHI-LA’!” gridò felicemente. Prima che Gabriella potesse solo elaborare l’imbarazzo, il ragazzo usò una mano per strattonarla su e l’altra per sbottonare abilmente la sua camicia. Glassa e pezzi di torta volarono per la stanza, atterrando su ogni superficie possibile, benchè principalmente su Troy e Gabriella.

 

“Troy!” strillò Gabriella, stringendo di nuovo i lembi della camicia.

 

Zeke si prese la testa tra le mani, nell’angolo.

 

“Amico, mi hai preso uno stripper gay?”

 

“No! Lo giuro, fratello! Ho detto loro di assicurarsi che ci avrebbero dato Chrystal un milione di volte!”

 

Troy prese un pezzo di torta dai suoi capelli e l’assaggiò, nemmeno preoccupandosi di nascondere quanto ridicolosamente divertente trovasse la situazione: “Ora, ragazzi, non assaliteci tutti in una volta. Mettetevi in fila.”

 

“NOI,” urlò Gabriella con tutto il fiato che aveva. Si girò verso Troy, il viso rosso di rabbia “CE NE ANDIAMO. ADESSO.” ignorando le sue proteste, affondò le unghie nel suo polso e scattò fuori dalla stanza.

 

Zeke cercò di seguirli senza dare nell’occhio, il viso gonfio per lo sforzo di trattenere le risate.

 

“Ehi, aspettate! Avevamo ordinato una spogliarellista!

 

 

 

To be continued

 

 

 

 

Premetto che nemmeno io so come andrà a finire, visto che il secondo capitolo originale non è stato ancora pubblicato. Ma io l’adoro già, e mi fa ridere XD

 

Non dipenderà da me la pubblicazione della fine, ma spero arrivi presto, perché anche io, come spero voi, sono curiosa.

 

Un commento, lungo o corto, per dire se vi è piaciuta o no, se e dove vi ha fatto ridere, sarebbe un grande regalo sia per me che per l’autrice.

 

Un bacione a tutti

 

Hypnotic Poison

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > High School Musical / Vai alla pagina dell'autore: somewhereonlyiknow