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Autore: Columbia    10/07/2015    1 recensioni
Alexandra è una ragazza orfana che ha passato gran parte della sua vita sballottata come un pacco da una famiglia all'altra. Per sua grande fortuna però, Alex riesce a trovare asilo presso il signor Trason, uno degli uomini più criticati di Orange County a causa del suo stile di vita; nella sua nuova casa Alex incontrerà alcune persone che le cambieranno la vita, permettendole di rinascere dalle sue stesse ceneri.
Ma del resto si sa, niente va mai per il verso giusto...
DAL CAPITOLO I
"Le spiegò che quasi tutti i loro conoscenti additavano quei giovani ragazzi come dei veneratori di Satana e sciocchezze varie: era difficili vederli per strada durante il giorno perché rischiavano di essere linciati vivi se riconosciuti, cosa alquanto probabile visto il loro modo di atteggiarsi e di vestirsi. Alexandra, attraverso i racconti dell’uomo, capì che era un loro simpatizzante e ne ebbe la conferma quando venne a sapere che era stato uno dei pochi ad aiutare il signor Trason nel suo obiettivo: dare casa a tutti coloro che erano stati colpiti, seppur indirettamente, da quel massacro; per questo motivo, quando i Crocket finirono in bancarotta, Trason si offrì di dare asilo alla ragazza."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Alexandra e Michael lasciarono la camera di Mckenna, l’uomo aveva un diavolo per capello
“Quella ragazzina prima o poi mi farà prendere un infarto” borbottò camminando a passo deciso per i corridoi; il ticchettio dei suoi mocassini era attutito dai tappeti posti sul parquet ma nel silenzio assoluto risuonavano per tutta la casa.
“Non ha fatto nulla di male, esterna solamente i suoi pensieri” rise Alexandra mentre Michael si passava una mano sul viso con fare disperato
“Si, ma è il modo in cui lo fa! Ha solo dodici anni dopotutto, non dovrebbe neanche sapere dell’esistenza di certe parole…È tutta suo fratello” sospirò sorridendo nel rievocare qualche ricordo dal quale Alexandra era esclusa
“Michael, posso chiederti una cosa?” chiese Alexandra dopo aver preso coraggio
“Certo, tutto quello che vuoi”
“Mckenna, suo fratello e gli altri ragazzi…Sono per caso tuoi figli?”
Michael si concesse una risata sommessa per poi voltarsi verso la ragazza scuotendo la testa
“No cara, nessuno di loro. Casa Trason è diventato un ritrovo per i giovani come…voi ecco. E’ un rifugio per tutti quelli non molto fortunati, proprio com’ero io quando avevo la vostra età” Rispose svoltando in un altro corridoio “Mckenna e suo fratello sono solo due dei tanti che ci sono qua…Saranno loro a raccontarti la loro storia quando si sentiranno pronti: adesso ti sto portando da delle ragazze che sono cresciute qui…avevano circa quindici anni quando me le sono ritrovate davanti alla porta di casa”
Michael si arrestò davanti ad una grossa porta di legno dipinta di un nero molto lucido, dietro alla quale provenivano delle voci indistinte; l’uomo si voltò verso la ragazza cercando un cenno d’assenso, ottenendolo quasi immediatamente. Alexandra gli fu grata di aver mostrato quel minimo di finezza nel chiederle se aveva voglia di incontrare qualcuno, visto che di sicuro Jack gli aveva riferito che tipo di rapporto tendeva ad avere con gli altri: durante tutta la sua permanenza a casa Crocket non aveva mai parlato con nessuno ed erano state veramente poche le volte in cui era uscita, anche solo per una boccata d’aria.
Michael abbassò la maniglia della porta e un’ondata di luce trafisse gli occhi dei due, abituati ormai alla penombra dei corridoi di quell’ala del palazzo; Alexandra sbatté ripetutamente le palpebre e, una volta messa a fuoco la stanza, si accorse delle sue effettive dimensioni. Assomigliava molto al salotto al piano di sotto, ma questo doveva essere privato mentre l’altro era probabilmente utilizzato durante le feste; la parete di fronte ai due era completamente occupata da delle finestre enormi, alte circa quattro metri. Le lunghe tende dai colori candidi che le coprivano svolazzavano a causa del venticello autunnale che soffiava in quel periodo;
“Ehi Michael, chi è questa bella ragazza?” chiese una voce femminile da dietro allo schienale del divano di pelle, posto in mezzo alla stanza; dopo meno di cinque secondi, due teste spuntarono come funghi.
“Leana, lei è Alexandra…la vostra nuova sorella” esclamò Michael sorridendo alla mora, seduta in mezzo alle altre due; Alexandra ebbe un breve sussulto a quella parola…Sorella? Non sapeva nemmeno cosa volesse dire. Era lì da meno di due ore e già aveva delle sorelle? Una strana sensazione di panico si impadronì di lei, facendola sbiancare di colpo. E se fosse stata una mossa troppo affrettata? Appena l’uomo disse quelle parole le due scattarono in piedi, circondando la povera Alexandra che, non essendo abituata a tutto questo entusiasmo, fece automaticamente un passo indietro. La ragazza che aveva parlato, Leana a quanto aveva capito Alexandra, era probabilmente una delle più belle che avesse mai visto; indossava un prendisole nero molto aderente e aveva i capelli castani raccolti in una acconciatura piuttosto stravagante, con le ciocche incastrate in vari fiocchi del medesimo colore del vestito. Gli occhi scuri ispiravano parecchia simpatia e il volto dai lineamenti fini era illuminato in un sorriso sincero
“Piacere di conoscerti Alexandra! Noi siamo Leana” disse con voce squillante porgendole la mano  “e Lacey” aggiunse indicando la ragazza al suo fianco; Alexandra spostò l’attenzione su Lacey cercando di assimilare più particolari possibili. Sembrava la più timida delle due. I capelli castani erano tagliati in un caschetto liscio ed ogni tanto una ciocca le ricadeva davanti agli occhi: Lacey, dopo averla rimessa apposto, si affrettava ad incrociare le braccia sotto al seno sorridendo dolcemente ad Alexandra.
“E’ un piacere conoscerti, ti stavamo aspettando da tanto…E’ da un po’ che non si vedono delle facce nuove qua” rise Leana abbracciandola di slancio; Alexandra si trovò stretta nella presa della piccoletta e, dopo un breve momento di sorpresa, le appoggiò le mani sulla schiena simulando un abbraccio abbastanza imbarazzato. In meno di cinque minuti aveva conosciuto due ragazze una più schizzata dell’altra: bell’inizio, no? Michael e l’altra ragazza scoppiarono a ridere della sua reazione
“Va bene Lea, però ora lasciala: non vorrei che morisse dopo meno di un giorno” disse Lacey tirando leggermente indietro l’amica per un braccio; Leana si morse le labbra sorridendo imbarazzata e ritornò affianco a all’amica facendo un passo indietro
“Scusa, non riesco a controllarmi a volte…So essere molto esuberante”
“Esuberante è un diminutivo per te, Lea” rise Michael dandole una spinta amichevole che le fece perdere l’equilibrio
“Il piacere è tutto mio, sono contenta di essere qua” parlò finalmente Alex; le due ragazze rimasero un po’ stupito della sua reazione…Aveva un’aria alquanto strana. Al contrario di quello che aveva detto, sembrava piuttosto scazzata di trovarsi lì con loro: dopo tutte le smancerie di Leana Alexandra si era limitata ad una risposta così…formale. Lea, dopo essersi rimessa in piedi, stette in silenzio scrutandola attentamente cercando un qualsiasi segnale negativo nei suoi modi di fare…Tuttavia, non riuscì a trovarne.
Alexandra dava solamente l’impressione di una ragazza terribilmente sola e, infondo infondo, la capiva perfettamente.
“Scusate care, ma Christine dov’è?” chiese d’un tratto Michael, attirando l’attenzione di tutte le presenti. Lacey fece per parlare, ma lo sbattere della porta dietro di loro la bloccò tutt’a un tratto
“Eccomi qua gente, mi stavate cercando?” esclamò una voce femminile; Alexandra si voltò di scatto, imitata da tutti gli altri. Si trovò davanti ad una ragazza di media statura e molto magra, ma dalle belle forme: aveva dei lunghi capelli color castagna tendenti al bordeaux che ricadevano lisci sulle spalle. Il viso aveva la forma di un cuore e i lineamenti erano molto dolci: le labbra carnose erano pitturate di un rosso intenso e all’estremità portava un labret a spillo, i piccoli occhi erano marcati da una pesante linea di matita che ne risaltava il colore verde.
Tra le mani teneva degli enormi oggetti circolari e piatti che catturarono l’attenzione di Alexandra; Christine fece vagare lo sguardo tra le amiche e Michael, fino a notare la sconosciuta affianco all’uomo. La squadrò da capo a piedi per poi fissare i suoi occhi in quelli d’oro di Alexandra: la ragazza ricambiava il suo sguardo inquisitorio con malcelato disagio…Si vedeva che non si sentiva apposto
“Christine, questa è Alexandra” le presentò Michael appoggiando una mano sulla sua schiena
“Immaginavo…Molto piacere Alexandra, io sono Christine” disse la ragazza; al contrario delle altre, Christine rimase al suo posto salutando la ragazza solo con un cenno del capo. Alexandra le sorrise riconoscente ed annuì a sua volta, beccandosi un occhiolino dalla rossa
“Bene, ora che ci conosciamo tutti direi che posso farti vedere la parte più importante della casa…Ovvero la tua camera” gongolò Michael spostando la valigetta da una mano all’altra “Ragazze, voi rimanete qua oppure venite con noi?”
“No Mike, grazie” scosse la testa Leana, imitata dalle amiche “Stiamo programmando qualcosa per il ritorno dei ragazzi, sai com’è!”
“Oh, allora vi lasciamo in pace” rise Michael avviandosi alla porta, seguito da Alexandra “Poi fatemi sapere com’è andata!”
Christine rise e raggiunse le altre tre sul divano
“Ci puoi giurare bello!”
Michael scosse la testa e si chiuse la porta dietro le spalle; Alexandra lo seguiva continuando a guardarsi intorno. Dopo qualche minuto di assoluto silenzio i due si fermarono in un pianerottolo dalle dimensioni enormi tanto che ad Alexandra sembrò quasi un dormitorio: ad intervalli regolari erano poste delle porte tutte uguali, dietro alle quali probabilmente si trovavano le camere da letto.
Michael si avviò deciso verso una di esse e, sorridendo amichevolmente ad Alexandra, la invitò ad aprirla; la ragazza abbassò la maniglia dorata e pian piano la porta si aprì cigolando.
La stanza era molto grande, circa tre volte più spaziosa di quella che aveva a casa Crocket, tuttavia era spoglia: sembrava che nessuno ci entrasse da trent’anni. L’odore di chiuso penetrò subito le loro narici, segno che era disabitata da tempo ormai: le pareti erano dipinte di un rosso alquanto sbiadito che ormai sembrava un’arancia marcia, le tende erano impregnate di polvere e il letto era completamente sfatto con le coperte arrotolate sul fondo e le tende del baldacchino strappate quasi del tutto.
Sul fondo della stanza c’era un armadio che occupava più di metà parete, talmente imponente da mettere i brividi
Alexandra entrò senza indugiare sulla soglia, sotto lo sguardo attento di Michael
“Mi dispiace che ti sia toccata questa stanza, ma le altre sono tutte occupate…Sai, tra le ragazze e i ragazzi, le sale di registrazione, da prova…”
“Non ti preoccupare” lo rassicurò Alexandra “va più che bene…è solo un po’ di polvere, nulla di che.”
“Perfetto allora; nell’armadio troverai coperte, lenzuola, cuscini… e forse anche qualche vestito. Se ti serve una mano a mettere apposto non esitare a chiamarci” sorrise; Michael appoggiò la valigia vicino al letto e tornò verso la porta d’ingresso “La cena è servita stasera alle sette e mezza”
Alexandra aspettò che Michael uscisse dalla stanza per sdraiarsi sul materasso impolverato, distrutta dal viaggio: si voltò verso le finestre, osservando il cielo rosso sangue tipico dei tramonti californiani e dopo poco meno di cinque minuti cadde in un sonno profondo.

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Alexandra si svegliò di soprassalto quando senti qualcosa di umido strofinarsi sulle sue dita; cercò con la mano l’interruttore della lampada sul comodino affianco al letto e, quando illuminò la stanza, rimase piuttosto perplessa. Affianco a lei era accoccolata una palla di pelo bianco che scodinzolava eccitata: la ragazza inclinò la testa di lato e fissò il piccolo cagnolino spuntato dal nulla nel bel mezzo della notte
“E tu chi sei?” chiese facendogli un grattino dietro l’orecchio; la palla di pelo le fermò la mano con una piccola zampetta, quasi ad impedirle di allontanarsi. La sua reazione fece sorridere la ragazza, che si lasciò lavare la mano dalla sua piccola lingua “Non mi dici da dove sei entrato?”
Il cane rispose alla domanda con un piccolo abbaio; Alexandra si alzò in piedi e fece il giro del letto sotto lo sguardo attento del piccoletto: quando vide che la ragazza era intenzionata ad uscire della stanza, incominciò ad abbaiare insistentemente saltando giù dal materasso
“Shh! Basta, fai casino!” urlò sottovoce Alexandra accovacciandosi per terra sperando che smettesse il più in fretta possibile…Ma non c’era nulla da fare: ogni volta che si rialzava con l’intenzione di uscire la bestiola rincominciava daccapo facendo un casino allucinante.
“Ho capito, ho capito” borbottò Alexandra sollevando il cagnolino da terra da sotto le zampette anteriori. Quando se lo ritrovò davanti per poco non scoppiò a ridere...Era troppo buffo! Teneva la linguetta rosa fuori dalla bocca e dava seriamente l’impressione che stesse ridendo “Ma tu sei una signorina! Me lo potevi dire prima, no?” rise Alexandra rimettendo la cagnolina a terra; abbassò lentamente la maniglia della porta e, controllando che nessuno passasse, cominciò a camminare per i corridoi. Aveva di sicuro perso la cena, aveva dormito troppo e non si era svegliata in tempo…Si diede mentalmente della cafona: la prima sera che passa nella sua nuova casa e non si presenta neanche a cena, non era da lei.
Pazienza, domattina chiederò scusa agli altri
Affiancata dalla cagnolina, Alexandra scese la lunga scalinata per raggiungere la cucina che le aveva mostrato Michael il giorno stesso: le candele ai muri erano accese e le stanze della casa erano quasi tutte semibuie, cosa che inquietò un po’ Alex…Del resto non la conosceva e, viste le dimensioni, se si fosse persa avrebbe fatto mattina nel tentativo di ritrovare la strada della sua camera; il colpo di grazia glielo diede un affresco sul muro del salotto vicino all’ingresso…Un film splatter i confronto non era nulla. Perché mai qualcuno dovrebbe dipingere un uomo che strappa la testa ad un altro in una cucina? Perché?
Dopo aver cacciato un urlo agghiacciante, affrettò il passo verso la cucina per prendere uno spuntino e ritornare in camera
Datti una calmata Alex, era solo un disegno, solo un dis…
“Ehi, tu dovresti essere quella nuova!” esclamò una voce alle sue spalle
“AAAAAAAAAAAAAAAAH!”
 Quasi in risposta all’urlo di Alexandra, la piccola palla di pelo al suo fianco cominciò a ringhiare verso quello che aveva parlato; la ragazza si voltò di scatto e vide nella penombra il ragazzo che aveva parlato ridere di gusto, cosa che non fece altro che farla innervosire
“Ma si può sapere che diavolo ti passa per il cervello?” sbottò prendendo in braccio la cagnolina che non ne voleva sapere di smettere di abbaiare; il ragazzo fece qualche passo verso di lei per potersi mettere sotto alla luce della candela e finalmente rivelarsi.
“Signorina, le buone maniere non gliele ha insegnate nessuno?” chiese questo con voce beffarda; nell’oscurità della stanza Alexandra poté distinguere i suoi occhi brillare di malizia “Eh sì che pensavo che i Crocket fossero una famiglia per bene”
Alexandra cercò con tutta sé stessa di non tirargli un pugno in faccia per rispetto a Marina e Jack…Non gli rispose neanche, si limitò a fissarlo con astio.
Se si avvicina gli tiro un calcio nei…
“E comunque io sono Flyn…Tu dovresti essere Alexandra, o mi sbaglio?”
“No, non ti sbagli.” Lo liquidò in fretta la ragazza, continuando ad accarezzare la pancia della cagnolina nella speranza di calmarla…Sembrava avesse visto il diavolo, non la smetteva di ringhiare!
Flyn scosse la massa di riccioli castani e si abbassò al livello di Alexandra, avvicinandosi di qualche passo; la ragazza si ritrasse, facendo sorridere il moro…Lo conosceva da meno di cinque minuti e già lo odiava.
“Vedo che hai conosciuto Pinkly” esclamò Flyn avvicinando un dito alla cagnolina
“Chi?” rispose Alexandra alquanto sconcertata; capì a chi si stava riferendo solo quando la palla di pelo gli morsicò un dito con sua estrema soddisfazione
Ti meriti un premio piccolina pensò trattenendo una risata
“La cagnolina di Synyster” sibilò Flyn incenerendo Pinkly con lo sguardo
“Mi dispiace, ma non so chi sia Synyster” borbottò Alexandra facendo per andarsene: le era addirittura passata la fame per colpa di quel cafone...Ma naturalmente il cane non sembrava voler demordere. Flyn le si parò davanti appoggiandosi al muro con una mano, intenzionato a bloccarle il passaggio con il corpo possente.
“Dove credi di andare?” chiese cercando di arrotolare una ciocca dei capelli di Alex attorno alle sue dita; la ragazza si tirò indietro di scatto, spingendogli via la mano con un gesto secco
“Ma si può sapere cosa ti salta in mente?” sbottò, mettendo Pinkly per terra; la cagnolina si mise al suo fianco e cominciò a ringhiare verso il ragazzo, mostrando i piccoli dentini “Avvicinati un’altra volta e te ne pentirai amaramente…Ah, e non parlare mai più dei Crocket. Intesi?”
Flyn sembrò quasi divertito della sua reazione: stava lì a guardarla sorridendo beffardo, come se non aspettasse altro. Alex rimase qualche secondo fissandolo come se volesse trapassarlo da lato a lato, poi gli voltò le spalle e ritornò verso la sua stanza.
Pinkly rimase qualche secondo a ringhiare addosso Flyn che, se avesse potuto, avrebbe sicuramente fatto lo stesso; non si erano mai sopportati, con grande divertimento di quel coglione del suo padrone, come era solito chiamarlo Flyn. Pinkly se ne andò dopo poco, seguendo la figura di Alex che si allontanava a passo deciso verso le scale; il ragazzo incrociò le braccia muscolose al petto e rimase a fissarla con un sorriso enigmatico dipinto sul volto…
“Non scapperai a lungo mia cara, viviamo nella stessa casa” esclamò, facendo in modo che la mora riuscisse a sentirlo.
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Erano passati tre giorni da quell’incontro ed Alexandra non era più praticamente uscita dalla sua stanza: le poche volte che lo aveva fatto era stato per mangiare, andare in bagno e spostare i vari scatoloni che aveva in camera. Si, perché si era decisa a metterla apposto: quando dormiva la polvere le entrava nel naso e non faceva altro che starnutire per ore e ore di fila.
L’incontro con quel Flyn l’aveva turbata e non era sicura che se l’avesse incontrato ancora sarebbe riuscita a trattenersi: quindi, visto che doveva essere uno dei tanti coinquilini, si era imposta di non girare troppo e di uscire solo se necessario, almeno per i primi giorni; con suo grande sollievo però, non era rimasta tanto sola. Pinkly era rimasta con lei per gran parte del tempo: a volte se la trovava in camera senza sapere da dove fosse spuntata, ma dopo un po’ ci aveva fatto l’abitudine. Più e più volte, mentre la osservava dormire con la piccola testolina appoggiata sul suo ventre, si era ripromessa di fare un bel discorsetto al suo padrone…Quel Mister, Syster, o quel diavolo che era
Ma poi, che razza di nome è Synyster? Mai sentito prima…Sembra più umano Pinkly
Non aveva dormito molto perché c’era un sacco di lavoro da fare: aveva lavato tutto l’armadio, spazzolato il pavimento, sbattuto le coperte…Ma sembrava che più lavorasse più si formasse casino e lei cominciava ad essere stanca: più volte si era ripromessa di andare a fare visita alle ragazze che Michael le aveva presentato, ma vuoi per mancanza di coraggio e di tempo non ci era mai andata e visto che loro non si erano fatte vive aveva incominciato a pensare che forse non era stata una brutta idea rimanere chiusa nella sua stanza…
Sdraiata sul letto, con lo sguardo fisso sul muro sbiadito, Alex incominciava a chiedersi se trasferirsi lì fosse stata una buona idea.
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“Mi sto annoiando” borbottò la ragazza gettando per terra la rivista che teneva tra le mani; con agilità si issò in ginocchio sul divano, catturando l’attenzione di tutti i presenti.
“Che hai Lea?” chiese Leacy togliendosi un auricolare dall’orecchio; la mora sbuffò sonoramente e, dopo essersi alzata in piedi, si avvicinò alla finestra come per cercare qualcosa che potesse farle ritornare il buonumore
“Ho detto che sono annoiata!” ripeté appoggiando la fronte contro il vetro spesso; dietro alle sue spalle Lacey e Christine, intente a pitturarsi le unghie a vicenda, si voltarono verso di lei
“In effetti hai ragione, queste nuvolacce ci stanno rovinando la settimana…”
Leana sbuffò nuovamente, agitando una mano per aria
“Non è il brutto tempo” disse osservando una goccia d’acqua scorrere sul vetro “E’ da quando se ne sono andati loro che le giornate qua sembrano non passare mai”
Le tre si scambiarono un’occhiata d’intesa, cogliendo subito ciò a cui si stava riferendo la ragazza: del resto capivano perfettamente la situazione in cui si trovava, era lo stesso anche per loro.
“Non è la stessa cosa. Ci svegliamo tutte le mattine e facciamo sempre le stesse cose
Lacey si alzò da terra e raggiunse l’amica, stringendole forte le spalle
“Lea, tu dici così perché ti manca…”
Il solo illudere a lui la fece rabbrividire. Da quanto non si vedevano? Quattro, cinque mesi? Ne stava uscendo pazza. Le sarebbe bastato vederlo, sentire la sua voce e tutto avrebbe preso una piega diversa: ma non era solo quello, lei era anche preoccupata. Preoccupata di quello che sarebbe potuto succedere mentre lui era lontano: non che non si fidasse, per l’amor di Dio, però conosceva le tentazioni a cui andavano incontro dopo mezzo anno di lontananza…Erano fatti di carne del resto, poteva capirlo benissimo.
Leana sbatté la testa contro il vetro, nella speranza di scacciare via tutti i brutti pensieri che le viaggiavano per il cervello
Si può sapere come fate ad essere così calme? Non ci pensate anche voi? O forse sì ma vi fidate troppo di loro da andare a pensare certe cose…
Christine si alzò a sua volta e raggiunse le due more, prendendo parte al momento depressione- post sei mesi; Leana non aveva fatto altro che esternare i sentimenti che tutte loro stavano provando ma che avevano represso fino a quel momento…Il solo pensare a certe cose le lacerava internamente e non avevano intenzione di lasciarsi abbattere definitivamente da delle stupide supposizioni.
Christine scompigliò i capelli alla “piccoletta” come la chiamava lei: le dava circa dieci centimetri in altezza. Christine cercava di consolarsi pensando che di lì a poco sarebbero arrivati e che tutto sarebbe tornato alla normalità…Che poi tanto normalità, con quelli, non era.
“Dai ragazze, un po’ di vita” esclamò cercando di farle concentrare su qualcos’altro “Io un’idea per cambiare un pochino ce l’avrei, se siete disponibili…”
“Di cosa si tratta?” chiese Lacey sorridendo smagliante; Leana si voltò verso Christine con una strana luce negli occhi, sperando con tutta se stessa che fosse qualcosa che riuscisse a tenerle il più impegnate possibile
“Allora” iniziò la rossa sedendosi sul bracciolo del divano “Avete presente Alexandra, no?”
Lacey aggrottò le sopracciglia
“Certo…Però non sembra una molto socievole” borbottò, ricevendo il cenno di assenso di Leana
“Lacey ha ragione, quella è proprio una acida” esclamò una voce alle loro spalle
Le tre si scambiarono un’occhiataccia e tornarono a concentrarsi su Flyn, che si stava avvicinando alla libreria con scarso interesse; Leana fissò il suo sguardo azzurro verso il ragazzo, intuendo subito che c’era il suo zampino
“C’è qualcosa che devi dirci, Flyn?” chiese avvicinandosi a lui.
Flyn estrasse un libro a caso dalla biblioteca, un mattone che sicuramente non avrebbe mai letto, e rivolse la sua attenzione verso la mora: con una mano si riavviò la massa di riccioli castani, senza smettere di sorridere con fare strafottente
“Ti giuro che io gli spaccherei la faccia a volte” sussurrò Christine all’orecchio di Lacey, che rispose annuendo silenziosamente
“Non so a cosa tu ti stia riferendo, Leana. Dico solo che la ragazza dovrebbe imparare le buone maniere, tutto qua” esclamò attraversando a grandi falcate il salotto. Quando raggiunse la porta tornò a voltarsi verso le ragazze “Buona giornate tesori”
“Buone giornate tesori” gli fece il verso Leana dopo che se ne fu andato “Ma come cazzo sta?”
“Io non so come facciano i ragazzi a sopportarlo… E’ letteralmente odioso” borbottò Christine agitando le mani per aria; Lacey, che era la più calma e pacata tra le tre, si morse il labbro
“Un riscontro positivo però c’è…Adesso sappiamo che c’è un motivo valido perché Alexandra non esce mai dalla sua stanza: c’è di sicuro il suo zampino.”
Christine annuì vigorosamente, concordando perfettamente con Lacey
“Ha ragione Cey, deve essersi comportato da stronzo come al solito: sapete com’è fatto, no?”
“In effetti hai ragione…Quindi Chris? Tu di cosa stavi parlando prima che arrivasse Flyn Sonounostronzopatentato?” chiese Leana cingendo le spalle dell’amica con un braccio. Christine le fece l’occhiolino ed iniziò a parlare
“Non vi voglio anticipare nulla, ho solo una cosa da dirvi: vestitevi comode e seguitemi in cantina…Abbiamo un sacco di materiale da recuperare”
Le due ragazze guardarono sconcertate l’amica, sperando con tutte loro stesse che non si trattasse di un’altra delle sue pazzie.


Buonasera!
Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo! Inizio col dire che ricevere la recensione di Sassanders mi ha resa molto felice, soprattutto perchè non mi aspettavo che la storia potesse piacere così tanto, quindi grazie tante! :D
Che dire sul capitolo? Finalmente sono riuscita ad introdurre le ragazze, non vedevo l'ora da tempo ormai!  
Spero di riuscire ad aggiornare il più presto possibile e di ricevere altre recensioni, sia negative che positive: mi servono per capire se la storia è apprezzata o no, oppure per cambiare qualcosa nello stile... Fatemi sapere!
Un bacione,

Columbia
   
 
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