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Autore: _windowsgirls    11/07/2015    1 recensioni
Monaco, 1867.
Quando mise i piedi per terra, lasciò la gonna e si strinse le mani, camminando a passo spedito, mentre il padre la accoglieva con un braccio aperto e sua madre, composta al suo fianco, le sorrideva con un angolo della bocca. Accanto ai suoi genitori, c'era un uomo vestito di tutto punto, con un accenno di calvizia e gli occhi piccoli e rugosi. «Buongiorno, Altezza» disse con un accento diverso e strano, mentre si accovacciava in maniera buffa e affaticato per fare un inchino a Margot. Accanto a lui, c'era un ragazzo bellissimo che la ragazza si soffermò ad osservare: aveva i capelli ricci leggermente allungati e un vestito blu, con dei ricami dorati sul collo. Le fece un rapido sorriso con un angolo delle labbra, e si inchinò di fronte alla principessa senza distoglierle lo sguardo verde di dosso.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nothing is like it used to be'
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Welcome back



Quando riprese conoscenza, Margot era stesa sul divano in cucina, con tutti gli Horan e Zayn che cercavano di farla riprendere.
Quando la testa le smise di girare, si mise seduta e Niall le si sedette di fronte.
Sentiva un vuoto all'altezza del cuore, una morsa alla gola che non le permetteva di parlare, di piangere, di sussultare, niente. Era diventata un manichino incapace di provare emozioni.
Teneva lo sguardo fisso per terra, sulle linee del pavimento, mentre gli altri parlattavano sotto voce.
«Cosa succederà ora?» disse Zayn sussurrando sulle labbra di Giselle. La ragazza lanciò un'occhiata di sottecchi a Margot e strinse le labbra, con le lacrime agli angoli degli occhi color ghiaccio.
«Non lo so.»
Niall faceva tremare le gambe, impaziente, mentre con lo sguardo cercava di incontrare quello della principessa, ma Margot sembrava un automa incapace di muoversi autonomamente.
Per le strade la gente impazziva sventolando il giornale per aria. «Com'è possibile che sia morto il re di Monaco? Non era anziano, e stava bene, che noi sappiamo!» gridò una donna parlando ad alta voce con la sua vicina di casa. Margot non poteva crederci. Suo padre non poteva essere morto.
Si alzò di scatto in piedi facendo spaventare mezza stanza, mentre Maura piangeva sulla spalla di Bob. Senza dire nulla, Margot salì al piano di sopra e prese una borsa di Giselle nascosta nell'angolo più lontano, alle spalle del letto. La aprì e la svuotò, per poi riempirla con una camicia ed un pantalone di ricambio, dopodichè si vestì con gli stessi abiti con cui era partita, la partenza che le sembrava lontana anni luce. Indossò la stessa camicia scura, gli stessi pantaloni larghi e lunghi a cui dovette fare un risvolto e lo stesse cappello buttato sul piumone. Prese una giacca che aveva appoggiato sullo schienale della sedia di legno e se la poggiò all'interno del braccio. Si passò la spallina della borsa sulla spalla e si girò, vedendo Giselle sotto la porta, il volto pieno di chiazze rosse dovute al pianto.
«Mi dispiace..» disse con un filo di voce, troppo amareggiata per dirle altro. Inoltre non c'era molto da dire. Margot aveva il cuore pesante, non le permetteva di provare niente, se non una rabbia immensa. Avrebbe voluto piangere, perchè in quel modo si poteva liberare da quel macigno che la stava uccidendo lentamente, ma davvero si sarebbe mai potuta sentire meglio dopo?
Le passò accanto e scese di scatto i gradini, passando dalla cucina. Niall e Zayn le si avvicinarono a passo felpato e con l'andatura lenta. Il suo compleanno si era trasformato nella giornata più brutta della sua vita, tutto era precipitato. Sembrava che qualcuno lassù le avesse fatto uno scherzo, perchè non era possibile che sarebbe accaduto tutto quello.
«Veniamo con te a Monaco» disse Niall prendendo un fagotto che Maura aveva preparato in due minuti, uno per ciascuno. Ce n'erano quattro sul tavolo, così il biondo ne prese due, Zayn ne prese uno e l'altro venne preso da Giselle che reggeva tra le mani anche il cappello che Margot aveva dimenticato sul piumone.
Margot guardò Maura e Bob, i loro volti cupi che si scontravano con i suoi occhi spenti e vitrei, come se fosse morta, e non era propriamente sbagliato. A volte, il troppo dolore non ti permette di fare molto cose, come per esempio vivere.
Abbassò il capo, sperando che loro potessero cogliere il senso di gratitudine che provava per loro e per tutto quello che le avevano permesso di fare - le parole le morivano in gola, non ne volevano sapere di abbandonare le sue labbra -, ma era arrivato il momento di voltare pagina, e tornare da dove era venuta. Maura abbassò il capo e si prese i due lembi della gonna, inchinandosi impercettibilmente, risollevando quella barriera di sottomissione con cui Margot aveva cambatutto affinchè se ne dimenticassero, ma tutto era davvero tornato come prima. Se non che quella volta altre tre persone l'avrebbero riportata a casa.
Girò i tacchi e si avviò per la strada, scostando la tendina dell'ingresso della casa Horan per l'ultima volta dopo circa due mesi e mezzo di convivenza.
Si diresse dritta verso il marciapiede opposto, ma Niall la bloccò per un polso e la fece voltare, mentre Zayn si metteva sul ciglio della strada per chiedere un passaggio urgente.
Niall se l'avvicinò al petto e la strinse tra le braccia, la testa di Margot appoggiata sul petto. La ragazza non si liberò dalla presa, non riusciva a decidere nulla, doveva solo tornare a casa quanto prima. Zayn parlò con il cocchiere di una carrozza vuota, mentre la gente intorno a loro continuava ad urlare e spettegolare sull'accaduto. Margot sentiva, ma si autoimpose di non ascoltare niente. Dopo essere sceso a patti, Zayn aprì lo sportello e fece salire Giselle, poi entrò lui, Margot e infine Niall. Il cocchiere scosse le redini e la carrozza partì fulminea, quasi investendo i passanti. La principessa di Monaco aveva lo sguardo puntato sulla strada, quelle vie che aveva percorso molte volte e che ora abbandonava per sempre. Zayn teneva la mano di Giselle, ma nessuno parlava per rispetto. Niall era accanto a lei e le sfiorò un braccio con le dita, come per dirle che lui c'era.
Quando furono arrivati al porto di Bournemouth, erano forse le nove di mattina e la nave sarebbe arrivata dopo mezz'ora, attraccando al porto. Giselle si andò a sedere su una panchina, mentre Zayn entrava in un negozio lì vicino, attraversando la strada impazzita. Venne cacciato fuori a calci e puntò un dito contro un ragazzo di colore che lo squadrava dalla testa ai piedi. «Ti avevo chiesto solo una cazzo di bottiglia d'acqua!» urlò il moro di rimando, ma l'unica risposta che ebbe indietro fu la porta che gli sbattè in faccia.
Riuscì a recuperare quattro biglietti per Le Havre e attesero tutti sulle panchine. Niall chiedeva a Margot se avesse avuto bisogno di qualcosa, ma lei se ne uscì con solo: «Devo tornare a casa.» Dopodichè non riaprì nuovamente bocca.
Quando la nave approdò, la gente si mise in fila. Margot indossò il cappello che Giselle le stava porgendo con la mano, lasciando che i capelli fossero sciolti e non nascosti. Non c'era più il bisogno che si nascondesse, in quel momento sarebbe stato tutto alla luce del sole. Quando consegnarono i biglietti, si accomodarono per quello che sarebbe stato un viaggio davvero lungo. Zayn si controllò le tasche del pantolone, notando che non aveva più un soldo. Stavano partendo verso un altro Paese solo con quattro panini e un ricambio. Passò un braccio sulle spalle di Giselle e se l'avvicinò alla spalla, mentre la ragazza - nonostante le circostanze non fossero le migliori - si perdeva a vedere il mondo che si muoveva veloce nell'oblò, l'Inghilterra che si allontanava dietro di loro volti a raggiungere un luogo in cui non erano mai stati, in cui Margot sarebbe tornata a casa.
Sulla nave c'erano un sacco di persone che parlavano lingue diverse e appartenevano a classi sociali differenti, e Margot si soffermò a guardare i loro visi, cercando di indovinare le storie che ognuno di loro nascondeva dietro quei sorrisi, quelle smorfie.. chissà se lei sarebbe mai tornata ad apprezzare la vita che in quel momento stava completamente rifiutando. Niall si avvicinò la sua testa alle labbra e le lasciò un bacio tra i capelli. Anche per lui era dura, certo, non quanto il sentimento che Margot stava provando in quel momento, ma portarla a casa, significava dirle addio. Lei sarebbe tornata la principessa, lui solo un comune lavoratore, chiuso in un'officina per guardagnarsi da vivere. Il mondo stava letteralmente crollando per tutti.



Quando giunsero a Le Havre il sole stava iniziando a tramontare lungo la linea dell'orizzonte, colorando tutto di arancione. Margot era stata l'unica a non mangiare nulla, camminado spedita in testa al gruppo in direzione della stazione. Andò avanti per le vie della città fin quando non raggiunse la stazione, la gente intorno a lei parlava francese e, mentre gli altri si guardavano intorno straniti e increduli, lei iniziava finalmente a sentire l'odore di casa.
Non avevano i biglietti, per cui iniziarono tutti a chiederne in giro, sperando che qualcuno dal cuore grande avrebbe dato loro una mano. Ricevettero solo sguardi indignati, e i ragazzi che non parlavano francese erano anche un bel problema, ma alla fine una signora con un cagnolino ne tirò fuori dalla tasca quattro. «Erano per me e i miei nipoti» disse facendo un segno verso i ragazzi dietro di lei. Margot li guardò. «Volevamo andare a Monaco, ma... vedo che in te c'è uno sguardo più risoluto.» La signora glieli mise in mano, facendole chiudere le dita intorno ai biglietti. Diede dei colpetti sul palmo chiuso e sorrise con un angolo della bocca, facendo uscire delle rughe intorno agli occhi. «Bentornata» sussurrò, e a Margot venne da piangere, ma ovviamente nessuna lacrima abbandonò i suoi pozzi scuri. Le diede un bacio rapido sulla guancia senza ringraziarla a parole e aspettarono tutti e quattro lungo il marciapiede, sperando che il treno non facesse ritardo.
«Non ho mai preso un treno» disse Giselle mentre faceva perdere il suo sguardo lungo i binari che si disperdevano lungo la strada.
Zayn veniva spinto dalle persone, e imprecava in inglese contro di loro. «Francesi del cazzo, non capisco una minchia di quello che stanno dicendo!» ripeteva mentre guardava Niall in cerca di un appoggio. Ma il ragazzo si limitò solo a fare un sorriso, indicando Margot con il capo.
Zayn sbuffò e si scusò. «Ovviamente, Margot, non ce l'avevo con te.»
«Figurati se sto pensando a quello che hai detto» gli rispose lei, con lo sguardo perso in lontananza e il piede che batteva a terra impaziente.
Quando sentì un fischio lontano, sentì un brivido percorrerle la schiena. Il sole ormai si era abbassato notevolmente, e il cielo si era colorato di azzurro tendente al blu, come gli occhi di Niall in quel preciso momento. Il treno si fermò davanti a loro e il controllore aprì lo sportello del vagone passeggeri. Gli porsero uno alla volta il biglietto da spillare, ma quando toccò a Margot, il controllore le spillò il suo e si soffermò ad osservarla. La ragazza fece lo stesso spostandosi la frangetta dagli occhi, poi ricordò. Quello era l'uomo che l'aveva inseguita con Louis che era sulla sedia a rotelle. Il suo cuore saltò un battito a quel ricordo così limpido e lontano.
«Ci conosciamo?» le chiese infatti quello. La ragazza scosse le spalle impassibile, anche perchè il ricordo la fece sentire male.
«A quante persone ci sono» iniziò con un filo di voce mentre saliva per ultima sui tre gradini del vagone, «proprio di me si deve ricordare?» e lo liquidò con quell'ultima frase.
Quando furono dentro, aspettarono un altro po', mentre Zayn si lamentava per la noia di un viaggio così lungo, mentre Giselle socchiudeva gli occhi, riposando.
Niall, seduto al suo posto, sciolse il nodo del suo fagotto e porse un panino a Margot. «Tieni.»
Al solo guardarlo, alla ragazza venne un conato. «Non voglio mangiare.»
«Non mangi niente da stamattina e il viaggio sarà lungo» disse controllando sul tabellone al di fuori del treno, appeso al muro frontale, «quindi mangia e zitta» terminò dandoglielo in mano.
Margot riuscì a stento a mangiarlo, ma fu costretta a finirlo perchè la fame ebbe la meglio, nonostante il magone sullo stomaco. Dopodichè il treno ebbe uno scossone e iniziò a muoversi, prima piano, poi sempre più veloce, fin quando il mondo fuori divenne solo una macchia sbiadita e indistinta.
Margot, attraversando quelle lande desolate, con qualche luce che faceva capolino, si ritrovò a pensare a tante cose, come ai briganti, alla signora del villaggio che aveva aiutato sia lei sia Louis a rimediare il viaggio, privati di tutto, e poi l'anarchico tedesco che l'aveva scoperta ma non aveva detto nulla.. tante facce le passarono davanti, così come le colline e i cartelli delle città che superavano. Il cielo ormai era scuro, era passato un giorno e mancava davvero poco a raggiungere il palazzo. Poi la stanchezza le piombò addosso tutta in una volta e chiuse le palpebre, lasciandosi cullare dal movimento ondoso del vagone e dai respiri di Niall sulla sua fronte sudata.


Non sognò niente quella notte, e quando riaprì gli occhi era l'alba, il rosa che tingeva il cielo sopra il treno che passava accanto ad un cartello sbiadito lungo la strada: Montecarlo.
Mancava pochissimo, e la locomotiva rallentò in prossimità della stazione. Zayn sbadigliò, restando ancora con gli occhi chiusi, mentre Giselle e Niall erano ancora nel mondo dei sogni. Margot spostò con un dito la testa di Niall dalla sua spalla, il quale si lasciò scappare un russo molte forte che la fece sorridere impercettibilmente.
Il treno riprese a correre più veloce, mentre il vagone in cui erano loro si era svuotato pian piano senza che se ne accorgessero. Pensava che dormire le avrebbe fatto bene, ma non era cambiato nulla, se non che forse stava persino peggio.
Circa un'ora dopo, impossibile a dirsi senza un orologio a portata di mano, il treno si fermò all'ultima stazione. Giselle si alzò per il continuo fischiare del treno, Zayn subito dopo mentre Niall fu quello che ci impiegò di più. Quando scesero, Margot trasse un profondo respiro, Monaco era casa sua e finalmente era tornata, rendendosi conto solo in quel momento di quanto le fosse mancata. Appesi ai muri c'erano un sacco di fotografie che la ritraevano con i sovrani, ma ogni volta che intravedeva il volto del padre, distoglieva lo sguardo. Non ce la faceva.
La gente intorno a lei era molto calma, sui volti un forte dispiacere, mentre alcune persone si soffermavano semplicemente a fissarla, riconoscendola. Su alcuni volti si aprivano facce sorprese, incredule, ma nessuno si fece avanti. Margot prese la mano di Niall facendo incrociare le loro dita, proseguendo lungo il tragitto che li avrebbe fatti uscire su una stalla. Il sole non era ancora sorto, ma il vento faceva scompigliare i loro capelli. Si tolse il cappello e lo nascose nella borsa di Giselle che si era portata dietro, il vento che le solleticava anche le caviglie scoperte dal risvolto. Giunti alla stalla, prese due cavalli, uno nero, uno bianco. Salì su quest'ultimo, aiutando Niall a mettersi dietro di lei. Zayn afferrò le redini dell'altro, mentre Giselle allacciava le mani intorno alla sua vita. Lo stalliere la riconobbe e fece un sonoro inchino, ma non si mosse per avvisare gli altri. Margot fece un gesto del capo, in un 'grazie' muto, poi diede uno scrollone alla briglie e partì rapida. Il vento le fischiava nelle orecchie, le spostava i capelli.. l'ultima volta che aveva cavalcato aveva i capelli lunghi che si riepivano di nodi, mentre quella volta le solleticavano il mento, e di certo non aveva Niall che le cingeva la vita, mantenendosi forte. Giselle, accanto al loro cavallo, non perse l'occasione per guardarsi intorno, troppo incantata. Monaco era bellissima, e le sembrava troppo strano che Margot ne fosse a capo, ma lei era davvero la principessa, tornata a casa per riprendere le redini della situazione.
Quando Margot scorse la torre del castello, sentì il cuore esploderle dentro, pomparle sangue più rapidamente, riempendola di adrenalina. Gridò più forte al cavallo per farlo accelerare, continuando a distinguere sempre più dettagli di fronte a lei. L'ultimo piano del palazzo, le bandiere sferzate dal vento, le finestre aperte... era tutto uguale, ma lei era diversa. Aveva sulle spalle un bagaglio molto più grande, pronta ad utilizzarlo. Quando scorse il cancello, venne colta da un brivido, mentre Niall aumentava la stretta sulla sua vita e Zayn faticava a starle dietro: «Questo cazzo di cavallo non capisce i miei comandi!»
Poi Margot girò la testa verso sinistra, il sole che si alzava piano e i raggi che le investivano la testa, gli alberi che incorniciavano il sentiero di sassi. Fece un profondo sospiro, poi quando riaprì gli occhi, si rese conto di una figura che le correva incontro, ancora all'interno della recinzione, scostando il cancello socchiuso, facendolo cigolare rumorosamente.
Fece fermare il cavallo di scatto, facendo spaventare Niall che urtò contro la sua schiena, mentre Zayn rallentava piano e scendeva a terra. Margot spostò le gambe su un unico lato e con un salto scese dalla groppa, la borsa che le dondolava accanto mentre correva veloce verso il ragazzo che le andava incontro a gran velocità. Margot fece un salto e atterrò tra le braccia di Liam, il quale la appoggiò per terra e se la strinse al petto come non aveva mai fatto prima. Le accarezzava la testa, mentre Margot aveva la faccia premuta contro il suo petto e odorava il suo profumo di paglia e casa. Dietro di lei, Niall, Zayn e Giselle rimasero in disparte, a disagio.
Margot aveva le mani strette dietro la sua schiena e sussurrava il suo nome contro il tessuto della camicia. Nonostante fosse il primo di novembre, a Monaco faceva ancora un po' di caldo, il sole che riscaldava i loro cuori freddi.
Liam aveva gli occhi stretti e il mento appoggiato sulla testa della principessa. «La mia Marge..» sussurrò. Il loro abbraccio spiegava più cose di quante se ne sarebbero volute dire, e andava bene così.
Quando si staccarono da quella stretta eterna, Liam le lasciò un sonoro bacio sulla fronte mentre il sole li investiva in pieno. «Mi dispiace» disse solamente, e Margot annuì.
«Anche a me» D'altronde non avrebbe potuto aggiungere altro.
Niall a quel punto si avvicinò ai due e Liam gli andò incontro, dandogli una pacca e stringendolo in un abbraccio, poi fece lo stesso con Zayn, gli amici di una vita che non vedeva da fin troppo tempo, poi prese una mano di Giselle e ne baciò il dorso. «Incantato di conoscerti, Margot mi ha parlato molto di te nelle sue lettere.»
«Anche di te» disse lei, facendo un breve inchino.
Dopodichè Liam fece loro segno di seguirlo, accompagnandoli verso il portone d'ingresso. Un sacco di carrozze costeggiavano il bordo del sentiero, carrozze scozzesi, irlandesi, spagnole, italiane.. tutti gli alleati del re Maurice.
Margot strinse gli occhi, abbassando lo sguardo. Quando furono di fronte al portone, Liam diede una leggera spinta.
«Come facevi a sapere che sarei venuta oggi?» chiese la principessa.
Liam, continuando a spingere, le lanciò un'occhiata. «Ti conosco» poi si portò una mano al cuore, «l'ho sentito qui dentro.»
Quando aprì un'anta dell'imponente ingresso, Margot venne circondata dall'odore del palazzo.
Era un odore con cui aveva sempre vissuto, ma sentirlo dopo quasi tre mesi era come essere tornati in patria dopo aver viaggiato per mari lontani per fin troppo tempo, abituati all'odore dell'aria salmastra e del vuoto circostante. Tutto il palazzo, al suo interno, presentava drappeggi neri, le finestre erano oscurate da spesse tende di tessuto scuro, i camerieri erano vestiti in lutto. Niall, Zayn e Giselle si guardavano intorno, increduli di ciò che stavano vivendo. Certo, sapevano che Margot fosse una principessa, ma non avevano mai avuto ben in chiaro in testa l'idea di cosa ciò comportasse. Margot camminava a testa alta, riacquistando tutto l'onore che aveva deposto per due mesi e mezzo, mentre intorno a lei i maggiordomi, le dame, le cameriere si inchinavano rispettosamente, rincuorati di rivederla. Poi però solo due persone catturarono il suo sguardo.
«Signorina Margot!» Esteban le correva incontro, con le braccia spalancate, «ma come si è vestita!?» fu la prima cosa che disse, la voce che rieccheggiava in tutto quel silenzio.
Amanda, dietro di lui, si fiondò sopra di lei, stringendosi al suo esile corpo e scoppiando a piangere. «Non hai idea..» iniziò, scossa dai singhiozzi. Margot avrebbe voluto piangere con lei, ma le lacrime non uscivano, il suo corpo era bloccato da una forza sovrumana. «Non hai idea... di cosa.. io.. il re.. Margot!» Amanda le circondò il viso con le mani callose, piantando i suoi occhi in quelli della reale. «Non mi importa se possa mancarti di rispetto, ma ..» iniziò a baciarle le guance ripetutamente, per poi abbracciarla più forte di prima, ed Esteban si aggiuse al piccolo gruppetto. «Ci è mancata tanto!»
«Anche voi» disse Margot con la voce rotta, mentre dietro di lei Liam parlava con gli altri ragazzi, spiegando loro gli avvenimenti dei giorni scorsi.
Tutto era cambiato, ogni singola cosa: era tornata a casa, i suoi amici inglesi erano con lei, i francesi che le piangevano intorno. Il palazzo era lo stesso, ma il suo ambiente era differente al massimo.
Margot sollevò lo sguardo al piano di sopra, staccandosi dalle loro strette. Lanciò uno sguardo dietro di lei, per osservare due guardie che richiudevano la porta. Si allontanò da Amanda ed Esteban e andò da Niall, stampandogli un bacio a fior di labbra. Dietro di loro tutti trattennero il respiro, incluso Liam che aveva la bocca spalancata. Margot si girò poi verso Zayn e Giselle. «Devo andare da mia madre» disse semplicemente, poi si avviò verso le scale imponenti, salendo i grossi gradoni senza alcuna grazia, o almeno non quella che aveva un tempo.





Spazio autrice
Ed eccomi di nuovo qui con il 21esimo capitolo.
Liam è riapparsooooooooooo kajdasd ok, la smetto.
Che dire riguardo questo coso che ho pubblicato...Margot torna a Monaco dopo quasi tre mesi di fuga e riparo presso gli Horan, riabbraccia alcune delle persone a lei più care e finalmente - posso dire - che con il passare dei prossimi capitoli vedrete la maturità della principessa che si farà sentire sempre più prepotente in lei, il senso della responsabilità e del dovere. 
A quanto pare - al contrario di quanti abbiano pensate differentemente - il re Maurice è morto per davvero, e non è stato uno stratagemma di Harry per farla tornare in patria ahahahah.
Adesso Margot dovrà fare i conti con la realtà e i prossimi capitoli ne saranno una prova fortissima.
Grazie per le recensioni che mi lasciate, vi voglio bene e spero possiate rimanere fino alla fine, è importante il vostro supporto in ogni modo possibile, mi sento meno sola e motivata.
So che ripeto sempre le stesse volte, ma le sento davvero.
A sabato prossimo e preparatevi ad altri cambiamenti HAHAHAHAHAHA love you all.
Elisa :)

p.s spoileeeeeer


"Delle voci si avvicinavano alle sue spalle ma non fu in grado di girarsi perchè Harry le fu addosso, cingendole il viso con le mani grandi e stampando le labbra su quelle di Margot.
La principessa rimase immobile, colta alla sprovvista.
Dietro di lei Liam, Niall e Zayn camminavano lenti e si fermarono dietro l'angolo dopo averli visti."



p.p.s so che sono Liam e Sophia, ma fate finta che sia Margot :))



 
  
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