16
“Yo
ho ho!”
[Espressione
piratesca]
-
Per la barba di Barbossa! –
esclamò Black Sam, schiantando il boccale ancora pieno di
sidro sul massiccio
tavolo di legno. – Ho visto e sentito molte cose nella mia
vita, ma non mi
aspettavo una simile stregoneria. Come hanno fatto ad arrivare qui,
quei
dannati anelli, se non appartengono a questo mondo?
-
Non lo sappiamo. Ma credo sia
meglio che... ve ne liberiate in qualche modo –
osservò Anna.
-
Di questo potete starne certe! Un
viaggio tra i mondi non è quello che ho in mente per me e
per i miei uomini. –
Black Sam si grattò la barba scura. – Come non
è ciò che avete in mente voi,
con un regno da mandare avanti.
La
sala in cui i pirati della
Blackrose erano soliti consumare i loro pasti era stretta, un
po’ angusta,
illuminata da alcune lanterne appese alle pareti. Nell’aria
aleggiava l’odore
del rum mischiato a quello del tabacco e della carne bruciata. In quel
momento
era abbastanza affollata. Gli uomini del capitano parlottavano tra di
loro,
concitatamente; ogni tanto osservavano le loro ospiti appena ricomparse
da
chissà dove. Alcuni si erano seduti nei tavoli accanto al
loro per ascoltare la
storia. Sul ponte erano rimasti solo la vedetta, un paio di mozzi e
Koral, al
timone.
-
Non è la prima volta che
affrontiamo questo genere di cose – rispose Elsa, pensierosa.
-
Ma davvero? – disse il capitano,
sollevando un folto sopracciglio nero. – Beh, immagino vi
riferiate alla prima
maledizione... l’ho vista arrivare. So che ha portato un bel
po’ di gente in un
altro posto, certamente lontano da Misthaven. Mi sono salvato solo
perché mi
trovavo... dalla parte giusta. Quella protetta.
-
No, non si tratta della prima
maledizione. Ma... essere trasformati in statue di ghiaccio e rimanere
congelati per trent’anni è... una maledizione
altrettanto seccante, non
trovate? – disse Anna, rabbrividendo, quasi il solo nominare
il tempo trascorso
sotto la magia di Ingrid le facesse provare le medesime sensazioni.
-
Oh. Beh, suppongo che lo sia –
rispose Black Sam, osservandole attentamente. – I miei uomini
hanno
chiacchierato parecchio sul vostro... strano potere. E su
ciò che è accaduto ad
Arendelle con questa misteriosa... Regina delle Nevi.
-
Ingrid è... era nostra
zia – spiegò Elsa. – Aveva il mio stesso
potere.
Era
tua zia così come Anna è tua sorella?, si
ritrovò a pensare
Black Sam, sorseggiando il sidro. Non lo disse a voce alta,
perché non aveva la
minima intenzione di offendere la sovrana di Arendelle né
voleva immergersi più
del dovuto in faccende complicate e che non lo riguardavano. O che era
sicuro
di non poter capire. Siete tutti
così
strani in questa famiglia... che non so come prendere quello che mi
raccontate.
In
un angolo un paio di pirati
decisamente alticci facevano baccano. Uno, con i capelli che sparavano
in varie
direzioni e la benda che copriva un occhio, stava usando un piccolo
barile come
tamburo, battendovi sopra le mani piene di anelli e inseguendo un ritmo
che non
aveva nulla di sensato. L’altro cantava a voce alta,
sguaiatamente.
-
Invece di minacciare le mie
orecchie, perché non andate a cantare sul ponte? Koral non
se la prenderà...
magari spaventerete i mostri marini e le sirene che non vedono
l’ora di mandare
la Blackrose a schiantarsi contro gli scogli. –
commentò Black Sam.
Due
uomini afferrarono i pirati
ubriachi e li trascinarono su per una scaletta, sghignazzando.
-
Domani avvisteremo le coste del
nord. – riprese il capitano, finendo il suo boccale di sidro.
– Come vi ho
detto all’inizio, la mia nave approda qualche lega
più a est di Arendelle.
-
Troveremo un passaggio – disse
Anna.
-
Non ho dubbi in proposito,
considerando quanto sei brava a trattare... e a parlare, soprattutto.
Li
stordirai con le chiacchiere, così saranno costretti ad
aiutarti. – Black Sam
sorrise, mettendo in mostra il dente d’oro. Poi si
allontanò, lasciandole sole
al tavolo.
-
Sai, stavo per dirti che non è
così male come pensavo all’inizio, a parte il suo
alito, ovviamente... ma credo
che non lo dirò. - disse Anna, stizzita.
Elsa
le mise una mano sulla spalla.
– Credo fosse il suo modo di farti un complimento.
-
Davvero stordisco le persone a
furia di chiacchiere?
-
Beh, credo che tu abbia stordito
lui.
-
Oh! Dovevamo guadagnarci un
passaggio su questa nave. Almeno l’ho convinto. Forse non
è stata la migliore
delle mie idee, ma... stiamo tornando a casa e questa è la
cosa importante. E
in ogni caso questi pirati hanno preparato degli ottimi sandwitches.
-
Spero solo che non ci siano stati
problemi ad Arendelle, nel frattempo.
***
Il
giorno seguente, a metà
mattinata, la vedetta avvistò la costa, come aveva predetto
Black Sam.
La
bandiera in cima al pennone
scese. Il capitano voleva entrare in porto senza far notare che quella
nave
apparteneva ad una ciurma di pirati. Tutto ciò avrebbe
causato agitazione a
terra e lui voleva rivendere la merce sottratta al mercantile ad un
buon prezzo,
parlando con le persone giuste e che non facevano troppe domande.
Avrebbe anche
scambiato le cose che non sarebbe riuscito a piazzare con dei
rifornimenti.
Cibo, vino e rum, in modo particolare.
-
Le mie scorte stanno terminando –
disse Black Sam, mostrando la propria fiaschetta. – E su quel
mercantile non
c’era niente che assomigliasse a del rum di buona
qualità. I pirati diventano
nervosi senza il rum.
-
Vi farebbe bene all’alito,
invece. – commentò Anna, guardandolo di sottecchi.
– E magari anche alla mente.
-
Ti preoccupi per il mio alito,
dolcezza? Ho baciato molte donne e non si sono mai lamentate.
-
Forse sono morte dopo avervi
baciato.
Black
Sam rise fragorosamente. –
Sono vive e vegete, fidatevi, dolcezza. Stanno anche meglio di prima.
Quando
approdarono e alcuni uomini
azionarono l’argano per gettare l’ancora, il porto
era in fermento. C’erano
molte navi, piccole e grandi, vascelli mercantili come quello che Black
Sam
aveva attaccato, navi con lo stemma di Arendelle, imbarcazioni che non
mostravano alcun segno di riconoscimento. A terra i marinai scaricavano
e
caricavano, osservavano i lavori, arrotolavano funi, controllavano la
merce e
chiacchieravano tra di loro. Nessuno badò alla Blackrose.
Alcuni uomini passarono
davanti alla nave pirata mentre
trasportavano delle casse che davano l’impressione di essere
notevolmente
pesanti; lanciarono solo un’occhiata di apprezzamento e poi
proseguirono,
bofonchiando imprecazioni, con i muscoli che si gonfiavano sotto le
camicie.
-
Vediamo di sbrigarci. Koral, vai
giù nella stiva con qualcuno e porta su le casse con le
stoffe e i gioielli. Mi
raccomando, fate attenzione...
Black
Sam diede ordini a destra e a
manca. Elsa e Anna, dal canto loro, si prepararono a scendere e a
trovare il
passaggio di cui avevano bisogno per tornare ad Arendelle.
L’aria era più
fredda da quelle parti e alcuni membri della ciurma del capitano
indossarono
delle giacche prima di andare ad aiutare il nostromo con le casse.
-
Decisamente fa troppo freddo per
i miei gusti – commentò Koral, sfregandosi le
mani.
-
Se non batti la fiacca ce ne
andremo presto. – rispose Black Sam. Storse il naso e poi
sputò in mare un
pezzo di tabacco masticato. Infine alzò la testa, osservando
le due sorelle. –
Sì, immagino che questo non sia molto elegante, signore mie.
Non guardatemi con
quelle facce, suvvia! Del resto, dovreste provare un po’ di
tabacco.
-
No, grazie – rispose Elsa.
-
Giusto. Siete una regina e siete
certamente più raffinata. È che ogni tanto me ne
dimentico. Non capita tutti i
giorni di avere donne a bordo. Così come non capita tutti i
giorni di avere a
bordo... donne di una certa importanza. – Stava per
aggiungere qualcos’altro,
quando la nave che era appena entrata in porto accostandosi alla
Blackrose
attirò la sua attenzione. Scrutò il ponte, con le
mani sui fianchi e gli occhi
ridotti a due fessure.
-
Che succede? – volle sapere Anna.
-
Non ditemi che è davvero ciò che
penso... – mormorò il capitano, parlando tra
sé e sé.
L’altra
imbarcazione era più
piccola rispetto a quella di Black Sam e non sfoggiava nessuno stemma
particolare. Aveva la chiglia affusolata, la murata non molto alta ed
era
costruita in legno scuro, una tonalità che la rendeva
vagamente minacciosa. Una
nave velata di mistero e fatta per ghermire le prede, rapida e agile. E
aveva
anche passato dei brutti momenti; una delle tre vele (vele rosse, un
colore
davvero insolito) era stracciata, la fiancata sinistra era rovinata in
più
punti, come se si fosse scontrata ripetutamente con un’altra
nave. Gli uomini
che camminavano sul ponte lungo e spazioso avevano camicie lacere,
sguardi
furiosi, alcuni mostravano bendaggi di fortuna alle braccia o alle
gambe.
-
Ma tu guarda che bella sorpresa!
Dolcezza, non mi sarei mai aspettato di trovarti da queste parti
– esclamò
Black Sam, facendo sobbalzare sia Elsa che Anna.
-
È una bella sorpresa solo per te,
dolcezza – rispose,
piccata, la donna
a cui il capitano aveva rivolto la parola.
-
Vedo che ringhiamo più del
solito. Mi fa piacere. La tua nave se l’è vista
brutta, eh?
-
Una tempesta mi ha mandata fuori
rotta. – La donna si ravviò i lunghi capelli neri
e lisci che le arrivavano
alla vita. Era giovane, anche se non avrebbero saputo dire quanti anni
avesse.
Ed era indubbiamente il capitano della nave. Il capitano e un pirata
proprio
come Black Sam. Indossava un paio di pantaloni di cuoio, gli stivali e
teneva
un pugnale infilato nel fodero appeso alla cintura. Il seno era stretto
in un
corpetto di velluto. Metteva in mostra una generosa scollatura.
– E tu, invece?
Hai rapito due giovani fanciulle innocenti, vero?
-
Sono mie ospiti – replicò Black
Sam, che era tuttavia molto divertito. – E non credo che sia
stata solo una
tempesta a ridurre così la tua barchetta, Aires.
-
La mia barchetta stava benissimo
fino a quando non ha incontrato un’altra barchetta con cui ha
dovuto fare i
conti. - Aires roteò gli occhi. Aveva un piccolo taglio sul
mento e un’altra
ferita recente sulla fronte. - Ti dice niente il nome Jolly Roger, tu
che
conosci così bene i mari?
-
Non dirmi che Uncino ti ha dato
del filo da torcere!
Non
può essere stato Uncino perché non è
qui. È a Storybrooke, pensò
Elsa. Però ebbe la vaga sensazione di sapere che cosa stesse
per dire Aires.
Non era niente che le sarebbe piaciuto. Come non le piaceva la creatura
che
decorava la prua di quella nave, una figura mostruosa con serpenti al
posto dei
capelli e le fauci spalancate a mostrare i denti acuminati.
-
Non so chi sia questo Uncino;
l’uomo diceva di chiamarsi in un altro modo: Barbanera.
– Era decisamente
seccata. Ad Anna i suoi occhi neri come la pece ricordarono quelli di
Varja,
l’amazzone con cui aveva combattuto al villaggio. Solo che
quelli di Aires
parevano ancora più neri.
Barbanera!,
si
disse, poi, costernata. Lo sapevo.
I
ricordi di lei e Kristoff chiusi
in un baule riaffiorarono tutti in una volta sola, insieme alle facce
di quel
pendaglio da forca di nome Barbanera e di quell’idiota di
Hans. Anna stava per
dire qualcosa, ma Elsa le strinse una mano e scosse impercettibilmente
la
testa. Fu costretta a mordersi la lingua.
-
Edward Tench! Quella canaglia! Si
aggira da queste parti? – Black Sam aveva raddrizzato le
spalle e aggrottato le
sopracciglia.
-
Lungo le coste di Arendelle, non
molto lontano da qui. Quindi lo conosci? Sarà uno tuo caro
amico, suppongo.
-
Amico! Giammai. Ci ho avuto a che
fare e mi è bastato. – Tornò a
sorridere. – Ti ha lasciato un bel po’ di
ammaccature, dolcezza. Non che questo rovini il tuo fascino...
-
Ed io gliene ho lasciate
altrettante, fidati.
-
Non lo metto in dubbio. Tu mordi
sempre. E Barbanera è un pirata senza onore... e senza un
briciolo di cervello.
Aires
aveva tutta l’aria di chi non
si limitava a mordere, ma anche a farti cose ben peggiori se osavi
superare una
certa linea.
-
Elsa, è quello che mi ha
rinchiusa nel dannato baule! Io e Kristoff siamo quasi morti per colpa
sua! –
disse Anna, non riuscendo più a trattenersi e afferrando
Elsa per il braccio.
-
Che cosa stanno dicendo le tue
ospiti, Sam? – interrogò Aires.
-
Dicono che è una vera sfortuna,
ciò che è capitato, dolcezza. Arendelle
è casa loro. Stavano appunto andando a
cercare un passaggio. – rispose Black Sam, senza esitazioni.
-
Se Arendelle è casa loro, è
meglio che ci vadano via terra. I mari non sono sicuri. Se Barbanera
non ha
ancora saccheggiato tutte le navi della regina, chiunque ella sia,
manca
davvero poco.
E
noi che speravamo che fosse tutto a posto ad Arendelle, pensò
Anna.
-
E da quando, poi, accetti delle
donne a bordo? Credevo le considerassi portatrici di sventure. Cosa ti
hanno
offerto in cambio? – continuò la donna, sarcastica.
-
Mi hanno pagato bene. Un buon
affare, certamente. Spero di fare qualche altro buon affare in questo
luogo
così freddo... ho bisogno di rum! Le mie scorte hanno
proprio toccato il fondo.
Aires
sorrise e infilò una mano
nella tasca del mantello che portava sulle spalle. – Forse ho
qualcosa per te,
passerotto.
-
Ovvero?
Lei
gli lanciò una fiaschetta. –
Serviti pure. Io ne ho in gran quantità.
Black
Sam la prese al volo,
nonostante fosse stato colto alla sprovvista. Esaminò
l’oggetto per qualche
istante, poi tolse il tappo, avvicinando il naso. – Che roba
è? Viene dalla tua
terra in culo al mondo?
Aires
rise, ma non rispose alla sua
domanda. Si rivolse ad alcuni dei suoi uomini, ordinando loro di
occuparsi
della vela distrutta, poi tornò a rivolgersi al pirata.
– Bevi, Sam. Male non
ti farà di certo. Non è veleno. È
Squalo.
Dettò
questo si ritirò
sottocoperta.
-
Cosa intende con ‘è Squalo’? –
domandò Anna, stupita. – Hanno sciolto uno squalo
per metterlo nella
fiaschetta? E comunque non mi piace per niente questa storia. Elsa,
dobbiamo
tornare a casa alla svelta, prima che Barbanera rinchiuda qualcun altro
in un
baule. Spero solo che non ci sia anche Hans... altrimenti dovremo
fargli un
altro occhio nero!
Elsa
era preoccupata quanto lei,
tanto che alcuni fiocchi bianchi avevano iniziato a danzarle intorno.
Si
affrettò a farli sparire.
Black
Sam bevve un sorso della
strana bevanda. Fece una smorfia e poi sputò tutto,
infradiciandosi anche la
punta di uno stivale. – Corpo di mille balene, che schifo!
***
Riuscirono
a trovare un cavallo.
Anna fu abile nella trattativa con il mercante, che passò la
maggior parte del
tempo a mugugnare, a saggiare con i denti le monete con lo stemma di
Arendelle
e ad adocchiare sospettoso Koral, che seguiva la scena, in disparte.
Alla fine
cedette un cavallo alla principessa, un bell’esemplare bruno,
con una folta
criniera nera. Avrebbe dovuto cavalcare senza sella, ma Anna disse che
non
sarebbe stato un problema. O meglio, forse lo sarebbe stato, ma decise
di non
fare obiezioni.
-
È una bella bestia – commentò il
nostromo, accarezzando il collo del cavallo. Black Sam le aveva
salutate senza
troppe cerimonie, anche se era sembrato sinceramente dispiaciuto di
vederle
andare via. Aveva mandato Koral con loro per un tratto
perché controllasse che
la trattativa si svolgesse senza intoppi. – Non il migliore
che ha, ma vi
porterà fino a casa. E fareste meglio ad arrivarci in
fretta. Se quello che
dice Aires è vero... le vostre navi non se la passano molto
bene.
-
Anche Barbanera non se la passerà
bene quando lo troveremo. – rispose Anna, indispettita, mentre montava in sella. Si era
allacciata la
mantella rossa alla base del collo e aveva indossato i guanti.
– Se pensa che
io mi sia scordata di quando mi ha rinchiusa in quel baule, si sbaglia.
Ho già
sistemato Hans e spero davvero che non sia con lui anche stavolta... in
ogni
caso non intendo finire di nuovo in qualche baule.
-
Non ci finirai – disse Elsa,
risoluta. Anche lei aveva indossato un mantello e aveva sollevato il
cappuccio
per coprirsi il capo. – Prima che questo succeda
l’avrò già congelato.
-
Chi è Hans? – chiese Koral.
-
Il mio promesso sposo. Lo era,
voglio dire.
-
Fortuna che non l’avete sposato,
allora!
-
Ero solo un’ingenua. Adesso
sono... cresciuta. Ho un marito mille volte migliore di lui...
E
una sorella come amante, aggiunse
il nostromo, scostandosi i
capelli castani dalla fronte. Anche se era ancora giovane, aveva
sentito e
visto molte cose nella sua vita, soprattutto da quando Black Sam
l’aveva
accettato a bordo della sua nave. Prima non era altro che un mozzo;
peggio,
anzi... uno schiavo trattato a pesci in faccia dal capitano di un
mercantile.
Essere un pirata significava rischiare spesso la vita, ma Koral non
avrebbe mai
smesso di ringraziare Black Sam per averlo accolto sulla Blackrose.
Tuttavia...
due sorelle che avevano un simile rapporto erano una novità
anche per lui. Le
leggende che riguardavano il continente perduto chiamato Valyria, in
cui si
praticavano matrimoni incestuosi, erano sempre state solo storie,
niente di
più.
-
E ancora mi chiedo perché ho
accettato di sposarlo... ha le basette lunghe! – stava
dicendo Anna.
-
Fosse quello il suo unico
problema! – commentò Elsa.
-
Beh, ne ha di peggiori. Ma quelle
basette sono terrificanti, come avrò fatto a non notarle?
Koral
sorrise, divertito. – Ne avete
di storie da raccontare. Sarei curioso di ascoltarle tutte.
Elsa
salì in groppa al cavallo
dietro alla sorella e allacciò le braccia intorno alla sua
vita. – Ma non so se
vi piacerebbero tutte.
-
Oh. Credo di sì.
-
Un’ultima cosa: chi era quella
donna, Arya...?
-
Aires, in realtà. Un pirata, naturalmente.
E quella era la Demone Nero, la
nave
di suo padre, Rool. Ma è come se fosse già sua. – Koral aveva abbassato la
voce per non farsi sentire. – Sam l’ha
conosciuta qualche anno fa in una taverna... in un posto abbastanza
lontano dal
vostro regno. A dire il vero ci siamo azzuffati con i suoi uomini.
Black Sam e
Aires si sono accordati per... evitare un eccessivo spargimento di
sangue.
-
Anche voi avete molte storie da
raccontare, nostromo – gli fece notare Elsa, sorridendogli.
Koral
si allontanò dal cavallo e si
portò due dita alla fronte in segno di saluto. - Senza
dubbio.
***
-
Speravo proprio che oggi fosse
una bella giornata... e infatti lo è! –
esclamò Kristoff, non appena vide Anna
scendere da cavallo insieme alla sorella. Andò loro incontro
e prese la moglie
fra le braccia. – Hai rispettato i patti, stavolta. Sei
tornata dopo... due
settimane. E sembrate illese tutte e due.
I
soldati di guardia nel cortile
del palazzo sembravano altrettanto felici di rivedere la regina.
Tolsero gli
elmi e si inchinarono rispettosamente. Sven sbuffò e scosse
la testa. Anna si
chinò per grattagli il muso. Il viaggio a cavallo era durato
diverse ore e lei
si sentiva indolenzita, ma era felice di essere di nuovo a casa.
-
Siamo illese. – confermò,
sollevandosi sulle punte per baciare Kristoff. – E anche tu
sembri... illeso.
-
Lo sono. – Poi Kristoff sorrise
ad Elsa e allargò le braccia. – Non vieni ad
abbracciare l’uomo delle renne? Ti
assicuro che sono profumato, sorella. Ho fatto un bagno questa mattina.
-
Come hai detto, scusa? – domandò
Elsa, aggrottando un sopracciglio.
Sven
girò la testa per guardare
Kristoff.
-
Cognata? – si corresse lui. –
Così va meglio?
Elsa
accettò l’abbraccio.
“Non
vi limitate a provare sentimenti sconcertanti per una donna sposata.
Per una
donna sposata, aggiungerei, con un uomo che avete definito amico. Un
uomo che
si fida di voi... Oberon mi ha parlato del marito di Anna... quel...
credo che
sbagli di proposito il suo nome. Mi ha detto che tutto sommato
è un uomo
gentile e che ama molto vostra sorella”.
Si chiedeva per quanto
tempo la voce di Titania l’avrebbe accompagnata.
Si
scostò dall’abbraccio.
-
Mi sembri un po’ rigida –
commentò Kristoff. – Non mi dire che non ti sono
mancato neanche un po’.
Anna
incrociò gli occhi della
sorella, che esitò per qualche istante.
-
Non è questo. So che abbiamo un problema.
Barbanera. – disse Elsa.
Lui
ridivenne serio. - Vedo che
siete già informate.
-
Ci ha informate il pirata che
abbiamo incontrato dove siamo approdate. La sua nave si chiamava Demone Nero, ci crederesti? –
spiegò
Anna. – Beh, se ti parlassi del pirata che ci ha
accompagnate, invece...
-
Pirata? Un pirata vi ha portate
ad Arendelle? – Kristoff era sorpreso e fissava Anna in
attesa di spiegazioni.
Persino Sven drizzò le orecchie.
-
Ti spiegherò tutto quando avremo
risolto questo problema. – tagliò corto Anna.
-
Quante navi sono state attaccate?
– volle sapere Elsa, rivolgendo lo sguardo verso il mare.
-
Sei, da quando ve ne siete
andate. – Kristoff assunse un’aria cupa. - La buona
notizia è che Barbanera
è... da solo. Nel senso che quel tizio non è con
lui.
-
Hans?
-
Hans, sì. È rimasto a casa sua a
leccarsi le ferite. Le spie che hai mandato laggiù me
l’hanno confermato.
-
Qualcuno si è accorto che non ero
qui?
Kristoff
era felice di vedere che
la regina di Arendelle aveva di nuovo assunto il comando. Gli erano
mancati la
prepotenza e il tono risoluto di Elsa. – No. Me ne sono
assicurato. Non l’ha
saputo nessuno a parte la servitù e loro non hanno parlato.
Ho detto che avevi
lasciato il regno per risolvere una questione di vitale importanza.
Avete
trovato ciò che cercavate, piuttosto?
Anna
si sentì infiammare le guance.
– Sì. Alla fine, sì. Quella parte si
è rivelata... un po’ complicata, ma
l’abbiamo superata.
-
C’è una seconda parte, quindi?
-
Eccome.
Elsa
stava riflettendo. - Posso
fermare Barbanera prima che si avvicini troppo alla costa. Se
necessario lo
congelerò.
-
Mi sembra un’ottima idea, ma ne
ho una forse migliore – Kristoff estrasse una pergamena
arrotolata dalla tasca.
– Sono stato da Gran Papà e gli ho chiesto se ci
fosse una soluzione definitiva
per sistemare Barbanera, in mancanza... sai, del tuo potere.
-
Che cos’è? – Elsa prese la
pergamena e la srotolò.
-
Un incantesimo. Magia dei troll
di roccia.
-
Lo farà sparire? – chiese Anna,
adocchiando le parole scritte sulla carta ingiallita.
L’incantesimo
era trascritto in una
calligrafia minuta e arzigogolata. Elsa osservò quelle poche
frasi con
attenzione.
-
Lo imprigionerà. – rispose
Kristoff. - Con i suoi uomini e la sua nave. Non so dove né
come, ma Gran Papà
mi ha assicurato che è molto efficace.
***