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Autore: Stephanie86    11/07/2015    2 recensioni
[Post!4x11 | Elsanna | Incest | Crossover]
Elsa ed Anna sono tornate a casa. Le loro vite sembrano essere tornate alla normalità.
Ma c'è qualcosa, fra loro. Le sorelle lo sanno e anche se fanno di tutto per ignorare quei sentimenti, essi emergono e le spingono verso una linea di confine che due sorelle non dovrebbero mai superare.
E cosa accade quando il sovrano delle fate, Oberon, si presenta al matrimonio di Anna, accompagnato dal suo dispettoso folletto, Puck? Le cose possono solo farsi più complicate.
Nuove avventure attendono Elsa ed Anna.
_______________________________
Stavano l’una di fronte all’altra, adesso. Il fiato di Elsa le agitava leggermente una ciocca di capelli.
- Non permetterò più a nessuno di separarci. E non andrai più in nessun luogo in cui io non possa raggiungerti – continuò Elsa.
- Questo suona tanto come un 'finché morte non ci separi' – disse, quasi senza riflettere.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
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16

 

 

“Yo ho ho!”

[Espressione piratesca]

 

 

- Per la barba di Barbossa! – esclamò Black Sam, schiantando il boccale ancora pieno di sidro sul massiccio tavolo di legno. – Ho visto e sentito molte cose nella mia vita, ma non mi aspettavo una simile stregoneria. Come hanno fatto ad arrivare qui, quei dannati anelli, se non appartengono a questo mondo?

- Non lo sappiamo. Ma credo sia meglio che... ve ne liberiate in qualche modo – osservò Anna.

- Di questo potete starne certe! Un viaggio tra i mondi non è quello che ho in mente per me e per i miei uomini. – Black Sam si grattò la barba scura. – Come non è ciò che avete in mente voi, con un regno da mandare avanti.

La sala in cui i pirati della Blackrose erano soliti consumare i loro pasti era stretta, un po’ angusta, illuminata da alcune lanterne appese alle pareti. Nell’aria aleggiava l’odore del rum mischiato a quello del tabacco e della carne bruciata. In quel momento era abbastanza affollata. Gli uomini del capitano parlottavano tra di loro, concitatamente; ogni tanto osservavano le loro ospiti appena ricomparse da chissà dove. Alcuni si erano seduti nei tavoli accanto al loro per ascoltare la storia. Sul ponte erano rimasti solo la vedetta, un paio di mozzi e Koral, al timone.

- Non è la prima volta che affrontiamo questo genere di cose – rispose Elsa, pensierosa.

- Ma davvero? – disse il capitano, sollevando un folto sopracciglio nero. – Beh, immagino vi riferiate alla prima maledizione... l’ho vista arrivare. So che ha portato un bel po’ di gente in un altro posto, certamente lontano da Misthaven. Mi sono salvato solo perché mi trovavo... dalla parte giusta. Quella protetta.  

- No, non si tratta della prima maledizione. Ma... essere trasformati in statue di ghiaccio e rimanere congelati per trent’anni è... una maledizione altrettanto seccante, non trovate? – disse Anna, rabbrividendo, quasi il solo nominare il tempo trascorso sotto la magia di Ingrid le facesse provare le medesime sensazioni.

- Oh. Beh, suppongo che lo sia – rispose Black Sam, osservandole attentamente. – I miei uomini hanno chiacchierato parecchio sul vostro... strano potere. E su ciò che è accaduto ad Arendelle con questa misteriosa... Regina delle Nevi.

- Ingrid è... era nostra zia – spiegò Elsa. – Aveva il mio stesso potere.

Era tua zia così come Anna è tua sorella?, si ritrovò a pensare Black Sam, sorseggiando il sidro. Non lo disse a voce alta, perché non aveva la minima intenzione di offendere la sovrana di Arendelle né voleva immergersi più del dovuto in faccende complicate e che non lo riguardavano. O che era sicuro di non poter capire. Siete tutti così strani in questa famiglia... che non so come prendere quello che mi raccontate.

In un angolo un paio di pirati decisamente alticci facevano baccano. Uno, con i capelli che sparavano in varie direzioni e la benda che copriva un occhio, stava usando un piccolo barile come tamburo, battendovi sopra le mani piene di anelli e inseguendo un ritmo che non aveva nulla di sensato. L’altro cantava a voce alta, sguaiatamente.

- Invece di minacciare le mie orecchie, perché non andate a cantare sul ponte? Koral non se la prenderà... magari spaventerete i mostri marini e le sirene che non vedono l’ora di mandare la Blackrose a schiantarsi contro gli scogli. – commentò Black Sam.

Due uomini afferrarono i pirati ubriachi e li trascinarono su per una scaletta, sghignazzando.

- Domani avvisteremo le coste del nord. – riprese il capitano, finendo il suo boccale di sidro. – Come vi ho detto all’inizio, la mia nave approda qualche lega più a est di Arendelle.

- Troveremo un passaggio – disse Anna.

- Non ho dubbi in proposito, considerando quanto sei brava a trattare... e a parlare, soprattutto. Li stordirai con le chiacchiere, così saranno costretti ad aiutarti. – Black Sam sorrise, mettendo in mostra il dente d’oro. Poi si allontanò, lasciandole sole al tavolo.

- Sai, stavo per dirti che non è così male come pensavo all’inizio, a parte il suo alito, ovviamente... ma credo che non lo dirò. - disse Anna, stizzita.

Elsa le mise una mano sulla spalla. – Credo fosse il suo modo di farti un complimento.

- Davvero stordisco le persone a furia di chiacchiere?

- Beh, credo che tu abbia stordito lui.

- Oh! Dovevamo guadagnarci un passaggio su questa nave. Almeno l’ho convinto. Forse non è stata la migliore delle mie idee, ma... stiamo tornando a casa e questa è la cosa importante. E in ogni caso questi pirati hanno preparato degli ottimi sandwitches.

- Spero solo che non ci siano stati problemi ad Arendelle, nel frattempo.

 

***

 

Il giorno seguente, a metà mattinata, la vedetta avvistò la costa, come aveva predetto Black Sam.

La bandiera in cima al pennone scese. Il capitano voleva entrare in porto senza far notare che quella nave apparteneva ad una ciurma di pirati. Tutto ciò avrebbe causato agitazione a terra e lui voleva rivendere la merce sottratta al mercantile ad un buon prezzo, parlando con le persone giuste e che non facevano troppe domande. Avrebbe anche scambiato le cose che non sarebbe riuscito a piazzare con dei rifornimenti. Cibo, vino e rum, in modo particolare.

- Le mie scorte stanno terminando – disse Black Sam, mostrando la propria fiaschetta. – E su quel mercantile non c’era niente che assomigliasse a del rum di buona qualità. I pirati diventano nervosi senza il rum.

- Vi farebbe bene all’alito, invece. – commentò Anna, guardandolo di sottecchi. – E magari anche alla mente.

- Ti preoccupi per il mio alito, dolcezza? Ho baciato molte donne e non si sono mai lamentate.

- Forse sono morte dopo avervi baciato.

Black Sam rise fragorosamente. – Sono vive e vegete, fidatevi, dolcezza. Stanno anche meglio di prima.

Quando approdarono e alcuni uomini azionarono l’argano per gettare l’ancora, il porto era in fermento. C’erano molte navi, piccole e grandi, vascelli mercantili come quello che Black Sam aveva attaccato, navi con lo stemma di Arendelle, imbarcazioni che non mostravano alcun segno di riconoscimento. A terra i marinai scaricavano e caricavano, osservavano i lavori, arrotolavano funi, controllavano la merce e chiacchieravano tra di loro. Nessuno badò alla Blackrose. Alcuni uomini  passarono davanti alla nave pirata mentre trasportavano delle casse che davano l’impressione di essere notevolmente pesanti; lanciarono solo un’occhiata di apprezzamento e poi proseguirono, bofonchiando imprecazioni, con i muscoli che si gonfiavano sotto le camicie.

- Vediamo di sbrigarci. Koral, vai giù nella stiva con qualcuno e porta su le casse con le stoffe e i gioielli. Mi raccomando, fate attenzione...

Black Sam diede ordini a destra e a manca. Elsa e Anna, dal canto loro, si prepararono a scendere e a trovare il passaggio di cui avevano bisogno per tornare ad Arendelle. L’aria era più fredda da quelle parti e alcuni membri della ciurma del capitano indossarono delle giacche prima di andare ad aiutare il nostromo con le casse.

- Decisamente fa troppo freddo per i miei gusti – commentò Koral, sfregandosi le mani.

- Se non batti la fiacca ce ne andremo presto. – rispose Black Sam. Storse il naso e poi sputò in mare un pezzo di tabacco masticato. Infine alzò la testa, osservando le due sorelle. – Sì, immagino che questo non sia molto elegante, signore mie. Non guardatemi con quelle facce, suvvia! Del resto, dovreste provare un po’ di tabacco.

- No, grazie – rispose Elsa.

- Giusto. Siete una regina e siete certamente più raffinata. È che ogni tanto me ne dimentico. Non capita tutti i giorni di avere donne a bordo. Così come non capita tutti i giorni di avere a bordo... donne di una certa importanza. – Stava per aggiungere qualcos’altro, quando la nave che era appena entrata in porto accostandosi alla Blackrose attirò la sua attenzione. Scrutò il ponte, con le mani sui fianchi e gli occhi ridotti a due fessure.

- Che succede? – volle sapere Anna.

- Non ditemi che è davvero ciò che penso... – mormorò il capitano, parlando tra sé e sé.

L’altra imbarcazione era più piccola rispetto a quella di Black Sam e non sfoggiava nessuno stemma particolare. Aveva la chiglia affusolata, la murata non molto alta ed era costruita in legno scuro, una tonalità che la rendeva vagamente minacciosa. Una nave velata di mistero e fatta per ghermire le prede, rapida e agile. E aveva anche passato dei brutti momenti; una delle tre vele (vele rosse, un colore davvero insolito) era stracciata, la fiancata sinistra era rovinata in più punti, come se si fosse scontrata ripetutamente con un’altra nave. Gli uomini che camminavano sul ponte lungo e spazioso avevano camicie lacere, sguardi furiosi, alcuni mostravano bendaggi di fortuna alle braccia o alle gambe.

- Ma tu guarda che bella sorpresa! Dolcezza, non mi sarei mai aspettato di trovarti da queste parti – esclamò Black Sam, facendo sobbalzare sia Elsa che Anna.

- È una bella sorpresa solo per te, dolcezza – rispose, piccata, la donna a cui il capitano aveva rivolto la parola.

- Vedo che ringhiamo più del solito. Mi fa piacere. La tua nave se l’è vista brutta, eh?

- Una tempesta mi ha mandata fuori rotta. – La donna si ravviò i lunghi capelli neri e lisci che le arrivavano alla vita. Era giovane, anche se non avrebbero saputo dire quanti anni avesse. Ed era indubbiamente il capitano della nave. Il capitano e un pirata proprio come Black Sam. Indossava un paio di pantaloni di cuoio, gli stivali e teneva un pugnale infilato nel fodero appeso alla cintura. Il seno era stretto in un corpetto di velluto. Metteva in mostra una generosa scollatura. – E tu, invece? Hai rapito due giovani fanciulle innocenti, vero?

- Sono mie ospiti – replicò Black Sam, che era tuttavia molto divertito. – E non credo che sia stata solo una tempesta a ridurre così la tua barchetta, Aires.

- La mia barchetta stava benissimo fino a quando non ha incontrato un’altra barchetta con cui ha dovuto fare i conti. - Aires roteò gli occhi. Aveva un piccolo taglio sul mento e un’altra ferita recente sulla fronte. - Ti dice niente il nome Jolly Roger, tu che conosci così bene i mari?

- Non dirmi che Uncino ti ha dato del filo da torcere!

Non può essere stato Uncino perché non è qui. È a Storybrooke, pensò Elsa. Però ebbe la vaga sensazione di sapere che cosa stesse per dire Aires. Non era niente che le sarebbe piaciuto. Come non le piaceva la creatura che decorava la prua di quella nave, una figura mostruosa con serpenti al posto dei capelli e le fauci spalancate a mostrare i denti acuminati.

- Non so chi sia questo Uncino; l’uomo diceva di chiamarsi in un altro modo: Barbanera. – Era decisamente seccata. Ad Anna i suoi occhi neri come la pece ricordarono quelli di Varja, l’amazzone con cui aveva combattuto al villaggio. Solo che quelli di Aires parevano ancora più neri.

Barbanera!, si disse, poi, costernata. Lo sapevo.

I ricordi di lei e Kristoff chiusi in un baule riaffiorarono tutti in una volta sola, insieme alle facce di quel pendaglio da forca di nome Barbanera e di quell’idiota di Hans. Anna stava per dire qualcosa, ma Elsa le strinse una mano e scosse impercettibilmente la testa. Fu costretta a mordersi la lingua.

- Edward Tench! Quella canaglia! Si aggira da queste parti? – Black Sam aveva raddrizzato le spalle e aggrottato le sopracciglia.

- Lungo le coste di Arendelle, non molto lontano da qui. Quindi lo conosci? Sarà uno tuo caro amico, suppongo.

- Amico! Giammai. Ci ho avuto a che fare e mi è bastato. – Tornò a sorridere. – Ti ha lasciato un bel po’ di ammaccature, dolcezza. Non che questo rovini il tuo fascino...

- Ed io gliene ho lasciate altrettante, fidati.

- Non lo metto in dubbio. Tu mordi sempre. E Barbanera è un pirata senza onore... e senza un briciolo di cervello.

Aires aveva tutta l’aria di chi non si limitava a mordere, ma anche a farti cose ben peggiori se osavi superare una certa linea.

- Elsa, è quello che mi ha rinchiusa nel dannato baule! Io e Kristoff siamo quasi morti per colpa sua! – disse Anna, non riuscendo più a trattenersi e afferrando Elsa per il braccio.

- Che cosa stanno dicendo le tue ospiti, Sam? – interrogò Aires.

- Dicono che è una vera sfortuna, ciò che è capitato, dolcezza. Arendelle è casa loro. Stavano appunto andando a cercare un passaggio. – rispose Black Sam, senza esitazioni.

- Se Arendelle è casa loro, è meglio che ci vadano via terra. I mari non sono sicuri. Se Barbanera non ha ancora saccheggiato tutte le navi della regina, chiunque ella sia, manca davvero poco.

E noi che speravamo che fosse tutto a posto ad Arendelle, pensò Anna.

- E da quando, poi, accetti delle donne a bordo? Credevo le considerassi portatrici di sventure. Cosa ti hanno offerto in cambio? – continuò la donna, sarcastica.

- Mi hanno pagato bene. Un buon affare, certamente. Spero di fare qualche altro buon affare in questo luogo così freddo... ho bisogno di rum! Le mie scorte hanno proprio toccato il fondo.

Aires sorrise e infilò una mano nella tasca del mantello che portava sulle spalle. – Forse ho qualcosa per te, passerotto.

- Ovvero?

Lei gli lanciò una fiaschetta. – Serviti pure. Io ne ho in gran quantità.

Black Sam la prese al volo, nonostante fosse stato colto alla sprovvista. Esaminò l’oggetto per qualche istante, poi tolse il tappo, avvicinando il naso. – Che roba è? Viene dalla tua terra in culo al mondo?

Aires rise, ma non rispose alla sua domanda. Si rivolse ad alcuni dei suoi uomini, ordinando loro di occuparsi della vela distrutta, poi tornò a rivolgersi al pirata. – Bevi, Sam. Male non ti farà di certo. Non è veleno. È Squalo.

Dettò questo si ritirò sottocoperta.

- Cosa intende con ‘è Squalo’? – domandò Anna, stupita. – Hanno sciolto uno squalo per metterlo nella fiaschetta? E comunque non mi piace per niente questa storia. Elsa, dobbiamo tornare a casa alla svelta, prima che Barbanera rinchiuda qualcun altro in un baule. Spero solo che non ci sia anche Hans... altrimenti dovremo fargli un altro occhio nero!

Elsa era preoccupata quanto lei, tanto che alcuni fiocchi bianchi avevano iniziato a danzarle intorno. Si affrettò a farli sparire.

Black Sam bevve un sorso della strana bevanda. Fece una smorfia e poi sputò tutto, infradiciandosi anche la punta di uno stivale. – Corpo di mille balene, che schifo!

 

***

 

Riuscirono a trovare un cavallo. Anna fu abile nella trattativa con il mercante, che passò la maggior parte del tempo a mugugnare, a saggiare con i denti le monete con lo stemma di Arendelle e ad adocchiare sospettoso Koral, che seguiva la scena, in disparte. Alla fine cedette un cavallo alla principessa, un bell’esemplare bruno, con una folta criniera nera. Avrebbe dovuto cavalcare senza sella, ma Anna disse che non sarebbe stato un problema. O meglio, forse lo sarebbe stato, ma decise di non fare obiezioni.

- È una bella bestia – commentò il nostromo, accarezzando il collo del cavallo. Black Sam le aveva salutate senza troppe cerimonie, anche se era sembrato sinceramente dispiaciuto di vederle andare via. Aveva mandato Koral con loro per un tratto perché controllasse che la trattativa si svolgesse senza intoppi. – Non il migliore che ha, ma vi porterà fino a casa. E fareste meglio ad arrivarci in fretta. Se quello che dice Aires è vero... le vostre navi non se la passano molto bene.

- Anche Barbanera non se la passerà bene quando lo troveremo. – rispose Anna, indispettita, mentre  montava in sella. Si era allacciata la mantella rossa alla base del collo e aveva indossato i guanti. – Se pensa che io mi sia scordata di quando mi ha rinchiusa in quel baule, si sbaglia. Ho già sistemato Hans e spero davvero che non sia con lui anche stavolta... in ogni caso non intendo finire di nuovo in qualche baule.

- Non ci finirai – disse Elsa, risoluta. Anche lei aveva indossato un mantello e aveva sollevato il cappuccio per coprirsi il capo. – Prima che questo succeda l’avrò già congelato.

- Chi è Hans? – chiese Koral.

- Il mio promesso sposo. Lo era, voglio dire.

- Fortuna che non l’avete sposato, allora!

- Ero solo un’ingenua. Adesso sono... cresciuta. Ho un marito mille volte migliore di lui...

E una sorella come amante, aggiunse il nostromo, scostandosi i capelli castani dalla fronte. Anche se era ancora giovane, aveva sentito e visto molte cose nella sua vita, soprattutto da quando Black Sam l’aveva accettato a bordo della sua nave. Prima non era altro che un mozzo; peggio, anzi... uno schiavo trattato a pesci in faccia dal capitano di un mercantile. Essere un pirata significava rischiare spesso la vita, ma Koral non avrebbe mai smesso di ringraziare Black Sam per averlo accolto sulla Blackrose. Tuttavia... due sorelle che avevano un simile rapporto erano una novità anche per lui. Le leggende che riguardavano il continente perduto chiamato Valyria, in cui si praticavano matrimoni incestuosi, erano sempre state solo storie, niente di più.

- E ancora mi chiedo perché ho accettato di sposarlo... ha le basette lunghe! – stava dicendo Anna.

- Fosse quello il suo unico problema! – commentò Elsa.

- Beh, ne ha di peggiori. Ma quelle basette sono terrificanti, come avrò fatto a non notarle?

Koral sorrise, divertito. – Ne avete di storie da raccontare. Sarei curioso di ascoltarle tutte.

Elsa salì in groppa al cavallo dietro alla sorella e allacciò le braccia intorno alla sua vita. – Ma non so se vi piacerebbero tutte.

- Oh. Credo di sì.

- Un’ultima cosa: chi era quella donna, Arya...?

- Aires, in realtà. Un pirata, naturalmente. E quella era la Demone Nero, la nave di suo padre, Rool. Ma è come se fosse già sua. – Koral aveva abbassato la voce per non farsi sentire. – Sam l’ha conosciuta qualche anno fa in una taverna... in un posto abbastanza lontano dal vostro regno. A dire il vero ci siamo azzuffati con i suoi uomini. Black Sam e Aires si sono accordati per... evitare un eccessivo spargimento di sangue.

- Anche voi avete molte storie da raccontare, nostromo – gli fece notare Elsa, sorridendogli.

Koral si allontanò dal cavallo e si portò due dita alla fronte in segno di saluto. - Senza dubbio.

 

***

 

- Speravo proprio che oggi fosse una bella giornata... e infatti lo è! – esclamò Kristoff, non appena vide Anna scendere da cavallo insieme alla sorella. Andò loro incontro e prese la moglie fra le braccia. – Hai rispettato i patti, stavolta. Sei tornata dopo... due settimane. E sembrate illese tutte e due.

I soldati di guardia nel cortile del palazzo sembravano altrettanto felici di rivedere la regina. Tolsero gli elmi e si inchinarono rispettosamente. Sven sbuffò e scosse la testa. Anna si chinò per grattagli il muso. Il viaggio a cavallo era durato diverse ore e lei si sentiva indolenzita, ma era felice di essere di nuovo a casa.

- Siamo illese. – confermò, sollevandosi sulle punte per baciare Kristoff. – E anche tu sembri... illeso.

- Lo sono. – Poi Kristoff sorrise ad Elsa e allargò le braccia. – Non vieni ad abbracciare l’uomo delle renne? Ti assicuro che sono profumato, sorella. Ho fatto un bagno questa mattina.

- Come hai detto, scusa? – domandò Elsa, aggrottando un sopracciglio.

Sven girò la testa per guardare Kristoff.

- Cognata? – si corresse lui. – Così va meglio?

Elsa accettò l’abbraccio.

“Non vi limitate a provare sentimenti sconcertanti per una donna sposata. Per una donna sposata, aggiungerei, con un uomo che avete definito amico. Un uomo che si fida di voi... Oberon mi ha parlato del marito di Anna... quel... credo che sbagli di proposito il suo nome. Mi ha detto che tutto sommato è un uomo gentile e che ama molto vostra sorella”. Si chiedeva per quanto tempo la voce di Titania l’avrebbe accompagnata.

Si scostò dall’abbraccio.

- Mi sembri un po’ rigida – commentò Kristoff. – Non mi dire che non ti sono mancato neanche un po’.

Anna incrociò gli occhi della sorella, che esitò per qualche istante.

- Non è questo. So che abbiamo un problema. Barbanera. – disse Elsa.

Lui ridivenne serio. - Vedo che siete già informate.

- Ci ha informate il pirata che abbiamo incontrato dove siamo approdate. La sua nave si chiamava Demone Nero, ci crederesti? – spiegò Anna. – Beh, se ti parlassi del pirata che ci ha accompagnate, invece...

- Pirata? Un pirata vi ha portate ad Arendelle? – Kristoff era sorpreso e fissava Anna in attesa di spiegazioni. Persino Sven drizzò le orecchie.

- Ti spiegherò tutto quando avremo risolto questo problema. – tagliò corto Anna.

- Quante navi sono state attaccate? – volle sapere Elsa, rivolgendo lo sguardo verso il mare.

- Sei, da quando ve ne siete andate. – Kristoff assunse un’aria cupa. - La buona notizia è che Barbanera è... da solo. Nel senso che quel tizio non è con lui.

- Hans?

- Hans, sì. È rimasto a casa sua a leccarsi le ferite. Le spie che hai mandato laggiù me l’hanno confermato.

- Qualcuno si è accorto che non ero qui?

Kristoff era felice di vedere che la regina di Arendelle aveva di nuovo assunto il comando. Gli erano mancati la prepotenza e il tono risoluto di Elsa. – No. Me ne sono assicurato. Non l’ha saputo nessuno a parte la servitù e loro non hanno parlato. Ho detto che avevi lasciato il regno per risolvere una questione di vitale importanza. Avete trovato ciò che cercavate, piuttosto?

Anna si sentì infiammare le guance. – Sì. Alla fine, sì. Quella parte si è rivelata... un po’ complicata, ma l’abbiamo superata.

- C’è una seconda parte, quindi?

- Eccome.

Elsa stava riflettendo. - Posso fermare Barbanera prima che si avvicini troppo alla costa. Se necessario lo congelerò.

- Mi sembra un’ottima idea, ma ne ho una forse migliore – Kristoff estrasse una pergamena arrotolata dalla tasca. – Sono stato da Gran Papà e gli ho chiesto se ci fosse una soluzione definitiva per sistemare Barbanera, in mancanza... sai, del tuo potere.

- Che cos’è? – Elsa prese la pergamena e la srotolò.

- Un incantesimo. Magia dei troll di roccia.

- Lo farà sparire? – chiese Anna, adocchiando le parole scritte sulla carta ingiallita.

L’incantesimo era trascritto in una calligrafia minuta e arzigogolata. Elsa osservò quelle poche frasi con attenzione.

- Lo imprigionerà. – rispose Kristoff. - Con i suoi uomini e la sua nave. Non so dove né come, ma Gran Papà mi ha assicurato che è molto efficace.

 

***

 

 

Angolo autrice:

Aires è un personaggio de Le Cronache del Mondo Emerso, di Licia Troisi. Compare per la prima volta nel secondo libro, La missione di Sennar.


   
 
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