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Autore: Ortceps    12/07/2015    4 recensioni
In questa FF Eragon e Murtagh non sono fratelli.
Sono passati due anni dalla caduta dell’impero; la vita di Eragon sembra scorrere serenamente lontano da Alagaesia, ma il destino sembra volerlo mettere nuovamente alla prova, questa volta in un ruolo diverso da quello di eroe. Dovrà dare prova di se stesso come padre.
Dalla storia:
Ma alla fine si sa, che ti piaccia o no è sempre quella furia impazzita che noi chiamiamo destino a presentarsi alla tua porta e a scaricarti un figlio. Della serie “Din-don; apri questa dannatissima porta e prenditi questo dannatissimo bambino” per poi aggiungere con un sorriso da sberle “Congratulazioni sei diventato padre!”
Va bene, forse non era andata proprio così. Ma alla fine il concetto era quello e lui si era ritrovato a crescere un bambino, senza avere la minima idea di cosa fare.
*
La prima persona a cui aveva pensato di lasciare il piccolo era stata Nasuada e immaginare a come sarebbe potuta andare se lo avesse portato da lei gli metteva i brividi.
“No Nasuada, non sono tornato perché ti amo; volevo solo chiederti se potevi occuparti di mio figlio, mio e di un’altra donna… Addio”
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2 – AIDEN

Il giorno seguente venne svegliato dalla preoccupazione di Saphira, che invase la sua mente prepotente come un uragano. In quei pochi secondi prima che ricordasse gli avvenimenti della sera precedente si allarmò, pensando che vi fosse una minaccia incombente; poi appena i suoi occhi si soffermarono sul visetto arrossato del bambino tutti gli tornò alla mente.

Calma, Saphira! Castigo è qui con Murtagh, non sono una minaccia” e condivise i ricordi di quella strana discussione avuta con l’amico-nemico. “Ci credo che l’abbia portato qui, non ce lo vedo proprio Murtagh a crescere il bambino” la sua voce trasudava ilarità ed Eragon si sentì irritato e deluso. Questo non giustifica il fatto che volesse andarsene, è compito suo prendersi cura del bambino” Saphira rimase in silenzio per qualche secondo, meditabonda. “Non riesco a capire le dinamiche di quel che voi umani chiamate famiglia, per la mia razza è diverso: noi scegliamo un compagno, che resta con noi mesi, anni, forse per sempre; ma i cuccioli nascono e devono cavarsela da soli, non sentiamo questo legame con la prole. Quindi scusami se non riesco a comprendere i tuoi sentimenti”

Sospirò; non pretendeva che la sua compagna di mente e di cuore capisse, ma apprezzava lo sforzo. Si alzò dal letto, prendendo in braccio il pargoletto che ancora sonnecchiava. Era stato fortunato, solitamente i bambini si svegliavano più volte di notte, ma nel suo caso il bimbo aveva dormito sereno, lasciandolo a un meritato riposo.

Nella piccola sala da pranzo Murtagh stava addentando una mela, mentre osservava alcune foglie che cadevano dagli alberi strappate dai propri rifugi dal forte vento mattutino. «Buongiorno» soffiò Eragon, sopprimendo uno sbadiglio.

«Ciao» la voce del Cavaliere Rosso rimase indifferente, mentre continuava, ostinatamente, a tenere lo sguardo fisso sulla pianura che si estendeva sotto la casa. «Vuoi tenere tuo figlio?» chiese il ragazzo con voce più dura di quanto avesse voluto, incontrando così finalmente gli occhi neri di Murtagh, che lo scrutavano attraverso le cigli scure, tanto erano assottigliate le palpebre.

«Dammi» disse dopo una lunga riflessione, allungando le braccia verso di lui. Eragon non riuscì a trattenere un sorrisetto nel sentire la voce dell’altro dire quell’unica parola, ricevendo in cambio un sonoro sbuffo di risposta.

Le braccia di Murtagh si chiusero sul fagottino che era suo figlio con malcelato nervosismo, reso tutto più buffo dal fatto che era palese quanto il cavaliere non fosse capace di tenere un bambino in braccio. Teneva le braccia separate, tanto che il corpo del bimbo si curvava verso il pavimento, in una posa spiacevole e terribilmente scomoda, tanto che il bambino si svegliò emettendo un lungo strillo.

«Ecco» sbuffò Murtagh «è inutile che io ci provi, non ci riuscirò mai» detto questo cercò di sistemare le braccia in modo da mettere a proprio agio il bambino, riuscendo solo a metterlo a testa in giù. Quei movimenti fecero agitare ancor di più il bimbo, che si mise a urla e piangere, agitando le manine paffute in segno di protesta.

«Aspetta, chiudi le braccia e raddrizzalo» cercò di spiegare Eragon, sentendosi alquanto ridicolo, visto che anche lui di bambini sapeva poco. Murtagh cercò di seguire i suoi consigli, ma si ritrovò le mani impigliate nella stoffa e il bambino ancora più scalciante e inviperito di prima.

Eragon si avvicinò velocemente a loro, per aiutare il ragazzo più grande; prese nuovamente in braccio il piccolo lasciando il tempo a Murtagh di liberarsi dei quella specie di copertina, che si era trasformata in manette di stoffa. Appena fu libero Eragon gli passò nuovamente il bambino, ancora in lacrime, e l’altro lo prese sotto le ascelle guardando torvo il faccino rosso e congestionato.

«Non gli sto simpatico» borbottò a massa voce il Cavaliere Rosso ed Eragon dovette trattenersi dal ridere. «No, è solo il tuo modo di tenerlo che non gli piace»

«Come dovrei tenerlo, allora?» Sbuffò cercando di posizionare le braccia come le aveva messe Eragon poco prima, sibilando una serie di imprecazioni quando il bambino si rimise a strillare. Eragon gli si avvicinò ancora di più, fermandogli gli avambracci con le mani e posizionandoli in modo che il bimbo potesse stare comodo e finalmente questi si chetò.

«Ecco» mormorò soddisfatto il castano, osservando la sua piccola opera. Murtagh teneva finalmente il bimbo decentemente, le piccole gambine che si dibattevano allegramente fuori da quell’abbraccio; un braccio del cavaliere sotto il sederino e l’altro sotto il collo e le spalle. Questo fece ammansire il bambino, che si mise a fissare i capelli ricci di Murtagh con sguardo adorante, allungando una manina verso di essi.

«Non mi hai ancora detto come si chiama» disse Eragon, ricordandosi solo in quel momento il pensiero che gli era balenato nella mente solo la sera precedente. Il moro sollevò lo sguardo verso di lui ed Eragon avrebbe potuto giurare che fosse uno sguardo imbarazzato, e infatti disse: «Non ha un nome, non ancora» si affrettò a specificare, «non ci ho proprio pensato e sua madre non ha fatto in tempo a dire come avrebbe voluto chiamarlo»

«Bè, allora scegli ora» si limitò a dire il più giovane con una scrollata di spalle. «Hem, non saprei. E non voglio dargli un nome stupido ed insignificante»

«Sì certo, hai ragione. Pensaci, io intanto vado a spiegare a Saphira cos’è successo» detto questo prese un frutto dalla cesta sul tavolo e si diresse sulla balconata, sedendosi in riva con le gambe a penzoloni.

*

Alla fine Murtagh aveva deciso di chiamarlo Aiden Oromis Murtaghsson; il secondo nome scelto per ricordare ad Eragon il suo maestro e a lui la sua colpa.

E quando Eragon era rientrato lo aveva persino trovato a canticchiare qualche strana filastrocca mentre cullava – forse un po’ troppo bruscamente – Aiden; naturalmente appena lo aveva visto aveva smesso, assumendo un’aria neutra e informandolo con poco coinvolgimento del nome del bambino.

Alla fine avevano anche deciso di recarsi nell’accampamento elfico il pomeriggio stesso, poiché continuare a nutrire un bambino solo con l’energia non era certo salutare e loro non avevano né del latte né qualcosa con cui darglielo. In più si dovevano procurare un lettino e tutto il necessario per il bambino.

«Eragon» la voce di Murtagh lo distolse dai suoi pensieri, facendolo tornare coi piedi per terra «mi chiedevo se tu sei ancora sicuro di volermi qui» il castano si raddrizzò sul divano, scostando Aiden dal suo petto – ancora mezzo addormentato -  e fronteggiando il più grande con la fronte corrucciata.

«Non starai pensando ancora ad andartene?» Chiese sospettoso; per quanto fosse più portato di Murtagh coi bambini non era affatto sicuro di poter riuscire a crescerne uno da solo e in più non aveva intenzione di far scappare il moro lontano dalla possibilità di avere una famiglia.

Perché lui lo sapeva, ciò di cui aveva paura Murtagh era affezionarsi alle persone; una paura, allo stesso tempo, stupida e terribilmente reale. Perché affezionarsi era stupendo, ma perdere chi si vuole bene era uno strazio terribile.

«No, non sto pensando di scappare; continuo a pensare di non essere adatto a fare il padre, ma non sono un ragazzino piagnucoloso e viziato e non ho intenzione di lasciarti da solo a gestire un mio sbaglio, almeno fin che tu non me lo chiederai»

«Allora puoi metterti l’anima in pace, perché non ti chiederò di andartene. E se tu dovessi provarci ti verrei a cercare» aggiunse con finta aria minacciosa, ma nulla di quello che aveva detto era una bugia.

Pranzarono con formaggio, carne – Eragon aveva smesso di seguire la dieta elfica – e qualche verdura, accompagnando il tutto con dell’idromele, mentre Eragon raccontava di quella terra e Murtagh ascoltava distrattamente, perso nei suoi pensieri.

Alla fine, forse, non gli sarebbe dispiaciuto avere quella specie di famiglia mal assortita. D’altronde lui, sotto sotto, aveva sempre desiderato avere una famiglia. Quella era la seconda vera occasione che gli si presentava  e sperava vivamente che Eragon gli impedisse di mandarla all’aria come aveva fatto con la prima.

NOTE DELL’AUTRICE

Salve a tutti ;) eccomi con il nuovo capitolo, spero che vi sia piaciuto e di non averci lasciato errori-orrori. In questo veniamo a conoscenza del nome del bambino; spero che Aiden sia un nome che vi piaccia (piccolo rimando a Teen Wolf, sono incurabile…). Che dire ancora? Non ho lavorato molto sui pensieri di Murtagh ed Eragon, forse un po’ sulla parte finale, ma ho intenzione di faro nei prossimi capitoli, perché voglio aspettare che i due siano un po’ più in confidenza – e di rimando lo siano anche con me, perché sì; se i personaggi non sono in confidenza con me e con gli altri personaggi non riesco a farli pensare come penserebbero sul serio, ma solo come peserei io; lo so è strano…
Detto questo vi saluto: Ciao e alla prossima

Ortceps

P.S. COSA MOLTO IMPORTANTE!!! Sto cercano qualcuno che faccia da beta reader per questa storia, se siete interessate/i contattatemi tramite messaggio privato o recensione; mi fareste un grosso piacere perché io non ho mai tempo per rileggere.

   
 
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