2 – AIDEN
Il giorno seguente
venne svegliato dalla preoccupazione
di Saphira, che invase la sua mente prepotente come un uragano. In quei
pochi
secondi prima che ricordasse gli avvenimenti della sera precedente si
allarmò,
pensando che vi fosse una minaccia incombente; poi appena i suoi occhi
si
soffermarono sul visetto arrossato del bambino tutti gli
tornò alla mente.
“Calma, Saphira! Castigo
è qui con Murtagh, non sono una minaccia”
e condivise i ricordi di quella
strana discussione avuta con l’amico-nemico. “Ci credo che l’abbia portato qui, non ce
lo vedo proprio Murtagh a
crescere il bambino” la sua voce trasudava
ilarità ed Eragon si sentì
irritato e deluso.
Questo non
giustifica il fatto che volesse andarsene, è compito suo
prendersi cura del
bambino” Saphira rimase in silenzio per qualche
secondo, meditabonda. “Non riesco a
capire le dinamiche di quel che
voi umani chiamate famiglia, per la mia razza è diverso: noi
scegliamo un
compagno, che resta con noi mesi, anni, forse per sempre; ma i cuccioli
nascono
e devono cavarsela da soli, non sentiamo questo legame con la prole.
Quindi
scusami se non riesco a comprendere i tuoi sentimenti”
Sospirò; non
pretendeva che la sua compagna di mente e di
cuore capisse, ma apprezzava lo sforzo. Si alzò dal letto,
prendendo in braccio
il pargoletto che ancora sonnecchiava. Era stato fortunato, solitamente
i
bambini si svegliavano più volte di notte, ma nel suo caso
il bimbo aveva
dormito sereno, lasciandolo a un meritato riposo.
Nella piccola sala da
pranzo Murtagh stava addentando una
mela, mentre osservava alcune foglie che cadevano dagli alberi
strappate dai
propri rifugi dal forte vento mattutino.
«Buongiorno» soffiò Eragon,
sopprimendo uno sbadiglio.
«Ciao»
la voce del Cavaliere Rosso rimase indifferente,
mentre continuava, ostinatamente, a tenere lo sguardo fisso sulla
pianura che
si estendeva sotto la casa. «Vuoi tenere tuo
figlio?» chiese il ragazzo con
voce più dura di quanto avesse voluto, incontrando
così finalmente gli occhi
neri di Murtagh, che lo scrutavano attraverso le cigli scure, tanto
erano
assottigliate le palpebre.
«Dammi»
disse dopo una lunga riflessione, allungando le
braccia verso di lui. Eragon non riuscì a trattenere un
sorrisetto nel sentire
la voce dell’altro dire quell’unica parola,
ricevendo in cambio un sonoro
sbuffo di risposta.
Le braccia di Murtagh
si chiusero sul fagottino che era
suo figlio con malcelato nervosismo, reso tutto più buffo
dal fatto che era
palese quanto il cavaliere non fosse capace di tenere un bambino in
braccio.
Teneva le braccia separate, tanto che il corpo del bimbo si curvava
verso il pavimento,
in una posa spiacevole e terribilmente scomoda, tanto che il bambino si
svegliò
emettendo un lungo strillo.
«Ecco»
sbuffò Murtagh «è inutile che io ci
provi, non ci
riuscirò mai» detto questo cercò di
sistemare le braccia in modo da mettere a
proprio agio il bambino, riuscendo solo a metterlo a testa in
giù. Quei
movimenti fecero agitare ancor di più il bimbo, che si mise
a urla e piangere,
agitando le manine paffute in segno di protesta.
«Aspetta,
chiudi le braccia e raddrizzalo» cercò di
spiegare Eragon, sentendosi alquanto ridicolo, visto che anche lui di
bambini
sapeva poco. Murtagh cercò di seguire i suoi consigli, ma si
ritrovò le mani
impigliate nella stoffa e il bambino ancora più scalciante e
inviperito di
prima.
Eragon si
avvicinò velocemente a loro, per aiutare il
ragazzo più grande; prese nuovamente in braccio il piccolo
lasciando il tempo a
Murtagh di liberarsi dei quella specie di copertina, che si era
trasformata in
manette di stoffa. Appena fu libero Eragon gli passò
nuovamente il bambino,
ancora in lacrime, e l’altro lo prese sotto le ascelle
guardando torvo il
faccino rosso e congestionato.
«Non gli sto
simpatico» borbottò a massa voce il
Cavaliere Rosso ed Eragon dovette trattenersi dal ridere.
«No, è solo il tuo
modo di tenerlo che non gli piace»
«Come dovrei
tenerlo, allora?» Sbuffò cercando di
posizionare le braccia come le aveva messe Eragon poco prima, sibilando
una
serie di imprecazioni quando il bambino si rimise a strillare. Eragon
gli si
avvicinò ancora di più, fermandogli gli
avambracci con le mani e posizionandoli
in modo che il bimbo potesse stare comodo e finalmente questi si
chetò.
«Ecco»
mormorò soddisfatto il castano, osservando la sua
piccola opera. Murtagh teneva finalmente il bimbo decentemente, le
piccole
gambine che si dibattevano allegramente fuori da
quell’abbraccio; un braccio
del cavaliere sotto il sederino e l’altro sotto il collo e le
spalle. Questo
fece ammansire il bambino, che si mise a fissare i capelli ricci di
Murtagh con
sguardo adorante, allungando una manina verso di essi.
«Non mi hai
ancora detto come si chiama» disse Eragon,
ricordandosi solo in quel momento il pensiero che gli era balenato
nella mente
solo la sera precedente. Il moro sollevò lo sguardo verso di
lui ed Eragon
avrebbe potuto giurare che fosse uno sguardo imbarazzato, e infatti
disse: «Non
ha un nome, non ancora» si affrettò a specificare,
«non ci ho proprio pensato e
sua madre non ha fatto in tempo a dire come avrebbe voluto
chiamarlo»
«Bè,
allora scegli ora» si limitò a dire il
più giovane
con una scrollata di spalle. «Hem, non saprei. E non voglio
dargli un nome
stupido ed insignificante»
«Sì
certo, hai ragione. Pensaci, io intanto vado a
spiegare a Saphira cos’è successo» detto
questo prese un frutto dalla cesta sul
tavolo e si diresse sulla balconata, sedendosi in riva con le gambe a
penzoloni.
*
Alla fine Murtagh aveva
deciso di chiamarlo Aiden Oromis
Murtaghsson; il secondo nome scelto per ricordare ad Eragon il suo
maestro e a
lui la sua colpa.
E quando Eragon era
rientrato lo aveva persino trovato a
canticchiare qualche strana filastrocca mentre cullava –
forse un po’ troppo
bruscamente – Aiden; naturalmente appena lo aveva visto aveva
smesso, assumendo
un’aria neutra e informandolo con poco coinvolgimento del
nome del bambino.
Alla fine avevano anche
deciso di recarsi nell’accampamento
elfico il pomeriggio stesso, poiché continuare a nutrire un
bambino solo con l’energia
non era certo salutare e loro non avevano né del latte
né qualcosa con cui
darglielo. In più si dovevano procurare un lettino e tutto
il necessario per il
bambino.
«Eragon»
la voce di Murtagh lo distolse dai suoi
pensieri, facendolo tornare coi piedi per terra «mi chiedevo
se tu sei ancora
sicuro di volermi qui» il castano si raddrizzò sul
divano, scostando Aiden dal
suo petto – ancora mezzo addormentato - e
fronteggiando il più grande con la fronte corrucciata.
«Non starai
pensando ancora ad andartene?» Chiese
sospettoso; per quanto fosse più portato di Murtagh coi
bambini non era affatto
sicuro di poter riuscire a crescerne uno da solo e in più
non aveva intenzione
di far scappare il moro lontano dalla possibilità di avere
una famiglia.
Perché lui
lo sapeva, ciò di cui aveva paura Murtagh era
affezionarsi alle persone; una paura, allo stesso tempo, stupida e
terribilmente reale. Perché affezionarsi era stupendo, ma
perdere chi si vuole
bene era uno strazio terribile.
«No, non sto
pensando di scappare; continuo a pensare di
non essere adatto a fare il padre, ma non sono un ragazzino
piagnucoloso e
viziato e non ho intenzione di lasciarti da solo a gestire un mio
sbaglio,
almeno fin che tu non me lo chiederai»
«Allora puoi
metterti l’anima in pace, perché non ti
chiederò di andartene. E se tu dovessi provarci ti verrei a
cercare» aggiunse
con finta aria minacciosa, ma nulla di quello che aveva detto era una
bugia.
Pranzarono con
formaggio, carne – Eragon aveva smesso di
seguire la dieta elfica – e qualche verdura, accompagnando il
tutto con dell’idromele,
mentre Eragon raccontava di quella terra e Murtagh ascoltava
distrattamente,
perso nei suoi pensieri.
Alla fine, forse, non gli sarebbe dispiaciuto avere quella specie di famiglia mal assortita. D’altronde lui, sotto sotto, aveva sempre desiderato avere una famiglia. Quella era la seconda vera occasione che gli si presentava e sperava vivamente che Eragon gli impedisse di mandarla all’aria come aveva fatto con la prima.
NOTE DELL’AUTRICE
Salve a tutti ;) eccomi con il nuovo
capitolo, spero che vi
sia piaciuto e di non averci lasciato errori-orrori. In questo veniamo
a
conoscenza del nome del bambino; spero che Aiden sia un nome che vi
piaccia
(piccolo rimando a Teen Wolf, sono incurabile…). Che dire
ancora? Non ho
lavorato molto sui pensieri di Murtagh ed Eragon, forse un
po’ sulla parte
finale, ma ho intenzione di faro nei prossimi capitoli,
perché voglio aspettare
che i due siano un po’ più in confidenza
– e di rimando lo siano anche con me, perché
sì; se i personaggi non sono in confidenza con me e con gli
altri personaggi
non riesco a farli pensare come penserebbero sul serio, ma solo come
peserei
io; lo so è strano…
Detto questo vi saluto: Ciao e alla prossima
Ortceps
P.S. COSA MOLTO IMPORTANTE!!! Sto
cercano qualcuno che
faccia da beta reader per questa storia, se siete interessate/i
contattatemi
tramite messaggio privato o recensione; mi fareste un grosso piacere
perché io
non ho mai tempo per rileggere.