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Autore: Horse_    13/07/2015    4 recensioni
(Ambientata nel 1800, tutti umani)
Elena ha diciotto anni e desidera una vita da favola. E' una ragazza giovane ed indipendente, ma costretta a sottostare alle regole ferree impostele dai genitori.
Lei è una principessa e futura regina dell'Olanda.
Damon giovane uomo francese, con origini italiane, viene costretto dal padre a scegliere una moglie per dare al suo regno un nuovo erede e la continuità della famiglia Salvatore.
Cos'hanno in comune Damon ed Elena?
Semplice, matrimonio combinato.
I due impareranno a conoscere e ad amarsi, pronti a tutto per salvarsi a vicenda.
Ma si sa, una storia d'amore è bella perchè deve affrontare problemi e loro due ne hanno tanti, forse troppi.
Regni in lotta tra di loro, guerre, rivolte, deposizione dal potere, cugini e amanti porteranno guai nella vita dei due giovani che faranno di tutto per far vincere il loro amore.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                       41.            




Pov Elena.

Sono stanca, ma non riesco a dormire, non potrei farlo. Dopo due mesi, contando la malattia e la partenza di Damon, ho finalmente mio marito vicino a me e penso di non essere mai stata così felice. Le braccia di Damon mi stringono forte al suo petto, in una presa difficile da slegare e ogni volta che tento di sciogliermi lui si agita nel sonno e sono costretta a mettermi come prima. Non che voglia staccarmi da lui, ma mi è mancato così tanto vederlo dormire e perdermi ad osservarlo. Piano piano mi volto lentamente e mi giro verso di lui e ce la faccio senza fare alcun rumore e svegliarlo. E’ a petto nudo e le coperte gli arrivano fino all’ombelico, ma non posso non notare le numerose cicatrici che ha per tutto il corpo –o almeno la parte davanti del busto. Ce ne sono alcune più piccole e altre più grandi e sembrano proprio segni di frusta. Che cosa gli hanno fatto?

Sicuramente l’hanno torturato visto com’è messo, ma non mi ha detto niente. Molto probabilmente l’ha fatto per non farmi preoccupare, ma ora lo sono per davvero. Avrei dovuto farlo dormire e riposare, non fare altro.

Anche se comunque lui è stato parecchio d’accordo sul farlo più volte ed io un po’ mi sento in colpa per questo, ma dall’altra parte ci eravamo mancati così tanto che ogni cosa era diventata futile in quel momento, ma comunque ho tutta l’intenzione di chiedergli che cosa gli hanno fatto e che cos’ha fatto in questo periodo. Una cosa mi torna in mente, il suo sei viva detto in modo quasi disperato e proprio non capisco a cosa sia legato… Che gli avessero detto di avermi uccisa? Probabile visto che quando ci siamo incontrati Damon mi osservava come se avesse appena visto un morto camminargli incontro.

 

“Che cosa ci fai sveglia?”- mi domanda la sua voce assonnata.

 

Ero così assorta nei miei pensieri che non mi sono nemmeno accorta che Damon si sia appena svegliato. Mi accarezza distrattamente una spalla e mi da un bacio sul naso.

 

“Ti ho svegliato?”- gli domando leggermente in colpa.

“No, non preoccuparti.”- mi sorride. –“Non avevo più sonno. Tu perché sei sveglia?”

“Non avevo sonno neanche io.”- gli rispondo appoggiando la testa sul suo petto. –“Siamo rimasti distanti così tanto tempo e non posso avere sonno.”

“Allora mi sento in colpa per essermi addormentato.”- borbotta.

“Hai passato giorni d’inferno…”- mormoro accarezzandogli un braccio. –“Ti ha fatto bene dormire un po’. Damon… Cosa ti hanno fatto?”

 

Damon mi fissa per un attimo spaesato e allora indico le numerose cicatrici che ha in tutto il corpo per capire cosa gli sia successo.

E mi fa male sapere che in qualche modo lo abbiano torturato e fatto del male. Il suo stesso fratello gli ha fatto del male.

 

“Non preoccuparti, non è nulla.”- mi dice.

“No.”- scuoto la testa. –“Dimmi la verità, che cosa ti hanno fatto?”

 

Damon sospira, poi mi cinge la vita sulle spalle e appoggia la testa sopra la mia.

 

“Mi hanno frustato. Erik… Lui voleva sapere delle cose, ma io non sapevo davvero niente. Lui non mi credeva e ha iniziato a torturarmi.”- mi spiega.

 

Rimango sbigottita dalle sue parole e improvvisamente sento la rabbia crescere in me. Il suo stesso fratello oltre ad averlo rapito l’ha perfino torturato. Come può essere diventato così cattivo?

 

“Tuo fratello ti ha torturato?”- domando tristemente.

“Un po’ lui e un po’ le guardie.”- mi spiega. –“Ma ormai è tutto passato, sono qui, con te. Non me ne andrò mai più.”

 

E ora lo sento tremendamente serio e so che lo dice per davvero. Ho imparato molte cose stando con lui, ma quella più importante è che quando fa una promessa la mantiene sempre e non importa quello che succede, è un uomo di parola.

 

“Lo so, e ti credo.”- gli sorrido. –“Damon… Che cosa ti ha detto Erik su di me? Quando mi hai visto ti sei comportato stranamente… Come se… Come se fossi un’allucinazione.”

“Mi ha detto che eri morta e io…”- sospira terrorizzato. –“E io ci avevo creduto. Avevo veramente creduto di averti persa per sempre ed ero disposto a morire per rivederti… Ero disperato.”

 

E sento tutta la sua disperazione sulla voce mentre mi dice quelle parole perché è lo stesso tono che utilizzavo io quando Stefan mi ha detto che molto probabilmente Damon era stato già ucciso, ma una parte di me non ha mai perso la speranza di rivederlo e ho lottato con tutta me stessa per farmi portare in Francia perché sapevo –speravo– che fosse ancora vivo e pronto a ritornare da me.

Perché dovevo vederlo almeno un ultima volta dopo aver scoperto che la piccola Charlotte era sua figlia e per avvertirlo che Katherine era in Francia alla ricerca di Erik, anche se comunque non avevo capito le sue intenzioni perché era riuscita ad evadere –non era riuscita a prendere Charlotte perché, una volta catturata, le era stata portata via la bambina e io, convinta che fosse ancora di Damon, me ne ero innamorata.

Mi volto e prendo il volto di Damon tra le mie mani e lo bacio dimostrandogli tutto l’amore che provo per lui e quanto mi sia mancato perché, seppur fossi stata arrabbiata con lui, mi era mancato come l’aria.

 

“Damon, ora sono qui, con te.”- gli dico dolcemente e lo vedo sorridere sulle mie labbra. –“Non devi preoccuparti più di niente, ora siamo insieme.”

“Lo so, ma ora la Francia è un posto pericoloso per te.”- mi dice serio.

“Finché ci sei tu con me niente è pericoloso.”- mormoro.

“E se dovesse succedermi qualcosa?”- mi domanda con tono preoccupato.

“Non ti succederà niente, ce la caveremo.”- gli rispondo cercando di tenere la voce ferma perché niente è sicuro, ma voglio crederlo. –“Ti riprenderai la Francia e dopo torneremo in Olanda. Oppure potremo rimanere qui.”

“La tua casa è l’Olanda.”- mi fa notare.

“Ma casa tua è qui.”- gli faccio notare, poi continuo. –“Casa per me è dove ci sei tu, non importa in quale Paese.”

“La stessa cosa vale per me.”- mi posa un bacio sulla fronte. –“Mi eri mancata così tanto…”

 

Mi stringe di più a se e io mi accoccolo contro il suo petto. Anche lui mi è mancato, mi è mancato troppo. 

 

“Anche tu mi sei mancato. Non averti accanto a me è stata… Una tortura.”- mormoro.

“Nessuno ci dividerà più. Erik e Katherine per prima cosa…”- mi assicura.

“Per quanto riguarda loro… Stavo pensando… Lo so quello che Erik ha fatto, e deve pagare…”- sospiro e Damon mi guarda confuso. –“Ma… Loro sono i genitori di Charlotte, Damon. Come possiamo privarla di loro?”

“Elena, ci hanno traditi. Tutti quanti. Mi stavano per uccidere e se… E se Katherine non fosse stata catturata molto probabilmente avrebbe ucciso anche te. Come possiamo lasciarli vivere? Uomini e donne sono stati uccisi per molto meno.”- mi dice perentorio.

 

So che meritano di pagare, dovranno farlo assolutamente, ma uccidere due persone… I genitori di Charlotte… Io mi prenderò cura di lei, ma non sono la sua vera madre, per lei non sono nessuno. Forse posso avvicinarmi come una sorta di zia, visto che è comunque la nipote di Damon, ma come potrò crescerla sapendo di essere in qualche modo responsabile della morte dei suoi genitori?

Ci odierà per tutta la vita ed è così piccola.

E poi Erik è il fratello di Damon. Sono fratelli.

 

“Ma lui è tuo fratello…”- mormoro.

“Un fratello che ha tentato di uccidermi. Lo chiamerei più fratellastro.”- mi dice e sento che si sta innervosendo.

“La bambina ci odierà…”- sussurro. –“Non possiamo uccidere i suoi genitori.”

“La colpa non è tua se sono così, Elena. Loro devono pagare per quello che hanno fatto, sono dei traditori e degli assassini. Chi pensi che abbia ucciso l’amico di mio padre? Ovviamente loro. Se li lasciamo liberi si vendicheranno ancora perché non avranno quello che vogliono. Della mia vita non mi interessa, è della tua che mi preoccupo. E di quella di Charlotte.”- continua perentorio. –“La bambina non ci odierà, con il passare del tempo capirà.”

“Promettimi…”- mi blocco un attimo. –“Che lo ucciderai soltanto se ti ritroverai costretto a farlo.”

 

Damon mi guarda per qualche istante e posso vederlo in contrasto con se stesso. Parlare di questo gli fa male, parlare della Francia in generale lo distrugge proprio perché il Paese sta cedendo per avidità di Erik. Da una parte vorrei vederlo morto, per quello che ha fatto a Damon, ma dall’altra no. Uccidere persone no è da lui, non è da noi.

 

“Te lo prometto.”- mi dice guardandomi negli occhi.

 

Gli credo, ma in cuor mio so che non sarà così.













 

 

                                                                                                               * * *













 

Scendiamo insieme le scale mano nella mano e sembra che Damon abbia rimosso completamente dalla sua testa la nostra piccola discussione riguardo il suo fratellastro e ho deciso che non tirerò più fuori il discorso perché non voglio innervosirlo ancora di più. La mia preoccupazione ora è rivolta a Charlotte e alla Francia, non a quell’uomo e a quella donna spregevoli.

 

“Elena, prima di andare a fare colazione devo parlare con Stefan.”- mi spiega dandomi un casto bacio sulle labbra. –“Se lo trovi puoi dirgli che lo aspetto nell’armeria? Lui sa dov’è.”

“Va bene, io vado alla ricerca di Charlotte.”- gli rispondo sorridendo.

 

Non faccio nemmeno in tempo a staccarmi da lui che mi riafferra e mi bacia con passione e poi, dopo aver sorriso, se ne va felice.

Ridacchio leggermente e mi avvio verso la sala da pranzo sperando di trovare la bambina, magari con Gretel. Mi piace quella donna e mi fido di lei, è per questo che le ho affidato la bambina, altrimenti non l’avrei fatto e penso che dovrei anche ringraziarla, dopotutto ha tenuto una bambina che nemmeno conosce.

Le trovo infatti nella sala da pranzo insieme a qualche altro soldato di cui non ricordo nemmeno il nome e di Alaric, il grande amico di Damon. L’avevo conosciuto al nostro matrimonio, ancora tempo fa, ma ho legato con lui soltanto in questo ultimo periodo e capisco perché Damon si fidi così ciecamente di lui, è un uomo fantastico. Accanto a Gretel trovo anche Stefan intento a fare facce buffe alla bambina che ogni tanto ridacchia divertita facendo strani suoni.

Non appena si accorgono di me mi salutano con un rispettoso buongiorno inchinando il capo e io mi affretto a chiarire che qui non sono la regina e non mi piacciono tutte queste forme di rispetto e che anche solo un semplice ciao possa andare bene.

 

“Stefan, vostro fratello vi deve parlare un attimo.”- gli dico. –“Vi aspetta nell’armeria, ha detto che sapete dov’è.”

“Certo, ci vado subito. Grazie ancora.”- mi dice.

 

Gli sorrido e poi se ne va seguito da Alaric.

Mi avvicino a Gretel e mi siedo di fronte a lei. Non appena Charlotte si accorge che sono io scalpita e allunga le braccia verso di me e non aspetto troppo prima di prenderla in braccio. Le sue mani paffutelle si avvicinano alla mia bocca e bacio prima una e poi l’altra, poi le accarezzo una guancia.

 

“Ha fatto la brava?”- domando a Gretel.

“Certamente mia signora, ha dormito tutta la notte.”- mi dice rispettosa.

“Chiamatemi pure Elena, tutte queste forme di rispetto mi mettono un po’ in soggezione, sono una persona normale come tutte.”- le sorrido. –“Ha già mangiato?”

“No.”- scuote la testa. –“Stavo giusto per andare a prendere il latte.”

“Perfetto, noi aspettiamo qui.”- le dico mentre Charlotte mi tira una ciocca di capelli divertita.

“Con permesso.”- si congeda.

 

 

Charlotte mi tocca una guancia con la mano paffutella e sorride sdentata facendomi ridacchiare. Continuo ad osservarla mentre lei si diverte con il mio vestito e noto che, effettivamente, è uguale a Katherine se non per gli occhi -quelli sono di Erik e simili a quelli di Damon. Ma gli occhi di Erik sono freddi e calcolatori, occhi di una persona che ha ucciso e continuerà a farlo, mentre quelli di Damon sono più caldi e più benevoli. E riemerge ancora una delle mie paure più grandi, ovvero un possibile cambiamento da parte di Damon. Lui non se ne rende conto, ma potrebbe cambiare una volta ucciso suo fratello e io non voglio questo per lui, non voglio che venga distrutto dai suoi sensi di colpa. Perché Erik, per quanto cattivo possa essere, è pur sempre suo fratello e conosco Damon più di me stessa per sapere che sicuramente se ne pentirà, ma so anche che è testardo -eccessivamente testardo- e che non cambierà idea per nessuna ragione.

I miei pensieri vengono interrotti da Gretel che ritorna con il latte per Charlotte e mi porge un biberon di vetro* con il liquido bianco-giallastro all’interno. La bambina, non appena vede il biberon, tende le braccia verso di esso, allora la sistemo bene e comincio a darle il latte che accetta molto volentieri visto il modo in cui succhia.

 

“Ho trovato solo questo, mi dispiace.”- mi dice Gretel. -“So che per la bambina sarebbe meglio una balia che la allattasse.”

“Non vi preoccupate, avete fatto anche troppo per noi.”- le dico tenendo lo sguardo fisso su Charlotte che continua a bere indisturbata e ogni tanto muove le gambe.

“Siete la moglie del re Damon e regina d’Olanda. E’ il mio dovere questo.”- mi risponde.

“Non deve essere un obbligo. Io qui sono una persona normale come tutte voi e poi non voglio avere tutto questo rispetto solo perché porto la corona.”- ribatto bonariamente.

“Siete buona, mia signora.”- mi dice e vorrei ricordale che le ho appena detto di chiamarmi Elena, ma evidentemente non può farne a meno. -“Mi dispiace che abbiate visto la Francia in questa situazione.”

“Sarebbe piaciuto anche a me vedere la Francia in pace, credetemi.”- le dico e appoggio Charlotte sulla mia spalla per fargli fare il ruttino. -“Ma siamo qui per aiutare e vi prometto che tutto tornerà come prima.”

“E come faremo con Erik?”- mi domanda.

“Questo non lo so.”- le rispondo sinceramente. -“Ma credo che non farà una bella fine.”

 

Sento qualcuno appoggiarmi una mano sulla spalla, quella dove non c’è appoggiata Charlotte, e mi volto scontrandomi con gli occhi di Damon che mi guardano pieni di amore. Accarezza con una mano la testa di Charlotte che alza gli occhi su di lui poi appoggia di nuovo la testa sulla mia spalla.

 

“Voglio farti vedere una cosa.”- mi dice prendendomi per mano.

 

Gli sorrido e con un cenno del capo ci congediamo da Gretel e da tutti gli altri, poi seguo Damon cercando di capire dove mi voglia portare. Percorriamo tutto il corridoio mano nella mano mentre Charlotte sembra volersi addormentare un’altra volta, poi svoltiamo a destra diretti al piano di sopra. 

Arriviamo ad una stanza e Damon, con un calcio, apre la porta facendo cadere un po’ di polvere che fa tossire entrambi. Mi fa cenno di entrare e lo seguo titubante nel buio della stanza e lui va a scostare le tende per far entrare dentro la luce.

Ci troviamo all’interno di una stanza da letto, ma non è una semplice stanza da letto, è quella di un bambino. C’è un piccolo lettino con delle sbarre e alcuni giocattoli sparsi qua e là pieni di polvere e il mio cuore si gonfia un po’ di gioia nel sapere che Damon mi sta mostrando parte della sua infanzia.

 

“Era camera tua?”- gli domando.

“Si, quando ero piccolo dormivo qui.”- mi risponde cingendomi la vita con le mani e posando un bacio sulla testa di Charlotte. -“Quando sono cresciuto mia madre ha voluto per forza far rimanere la stanza così e io dormivo da un’altra parte. Diceva che le ricordavo quando ero piccolo e le piaceva.”

“Credo che sia una cosa molto dolce.”- sorrido.

“Lo è.”- mi posa un bacio tra i capelli. -“Charlotte potrebbe dormire qui.”

“In questa stanza?”- domando titubante.

 

E’ distante dalla nostra camera da letto e bisognerebbe sistemarla da cima a fondo visto il disastro che regna sovrano e tutta la polvere che c’è.

Damon scuote la testa piano.

 

“Nel letto.”- mi dice. -“Pensavo di portarlo in camera nostra.”

“Credo che sia un’ottima idea.”- gli sorrido posandogli un casto bacio sulle labbra. Charlotte, che improvvisamente non ha più voglia di dormire tenta di toccare le sbarre di legno emettendo strani gridolini. -“Penso che piaccia anche a lei quest’idea.”

 

Scendiamo giù in sala da pranzo per fare colazione e mentre io presto attenzione a Charlotte, che ha tutta l’intenzione di mettere le sue piccole mani nella mia bocca, Damon ed altri uomini, compresi Stefan ed Alaric, discutono su come agire e su quante persone possono effettivamente contare.

Alla fine del discorso, almeno da quello che ho capito, decidono che non possono attaccare subito perché altrimenti sarebbe come andare incontro alla morte visto che loro sono molto pochi rispetto ad Erik e agli altri uomini quindi decidono di reclutare qualcuno di veramente fidato e si sono offerti Damon e Stefan di andare alla ricerca di quegli uomini visto che hanno parecchie conoscenze qui.

Più tardi, mentre sono nel giardino sul retro con Charlotte, Damon mi raggiunge e si siede accanto a me nella piccola panchina di pietra sotto un ulivo.

 

“Sei sicuro che quegli uomini siano dalla tua parte?”- gli domando. -“Quelli che volete cercare tu e Stefan intendo.”

“Lo sono, non preoccuparti.”- mi risponde posandomi un bacio sulla spalla.

“Potremmo chiedere aiuto in Olanda. Abbiamo un esercito numeroso, Damon.”- propongo.

“Si accorgerebbero subito dell’attacco.”- mi dice scuotendo il capo.

“Pensi che non stiano già sospettando qualcosa?”- gli domando retorica. -“Ti abbiamo salvato e lui è furbo, sa già che stiamo preparando qualcosa.”

“Potrebbero preparare imboscate ovunque.”- mi fa notare.

“Lo so, è per questo che possiamo inviare gruppi di soldati e non un’armata intera. Non possono preparare imboscate ovunque, ci devono essere dei posti adatti altrimenti sarebbero subito scoperti.”- gli rispondo convinta.

“Ho capito cosa intendi e so anche quali posti, ma è comunque troppo pericoloso.”- continua ancora.

“Sempre meno di quello che avete in mente di fare. Siete troppo pochi e non stiamo parlando di un semplice attacco per uccidere Erik. Scoppierà una guerra, Damon, lui governa come un re. E una guerra non si può combattere in pochi. Magari qualcuno morirà, e anche se non voglio, dobbiamo farlo, dobbiamo salvare la Francia e devi riprenderti il trono. Sarò egoista, ma la realtà è questa. Lasciati aiutare.”- gli dico.

“Ci vorrà tempo. Ci vogliono circa due settimane per arrivare in Olanda e altre due per tornare indietro. E’ circa un mese, se non di più. Non abbiamo tempo.”- mi risponde.

“Ne abbiamo e in tutto questo tempo potrete allenarvi e allenare chi vorrà far parte di tutto ciò. Molti cittadini non vogliono sottostare ad Erik ed è ora che tu dimostra quanto vali. Sei tu il re, non lui, ed è ora che ti comporti da tale. Salva il tuo popolo e il tuo Paese, Damon.”- finisco guardandolo negli occhi. -“E lasciati aiutare.”

 

Damon non dice niente e mi bacia facendomi capire che non servono parole per esprimersi. In questo modo qualche possibilità di vincere ce l’abbiamo.

 

 

 

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*è molto simile a quello che viene utilizzato ai giorni nostri, solo che nell’Ottocento era di vetro.

Questo tipo di biberon si diffuse soprattutto verso la seconda metà dell’Ottocento -dove questa storia è ambientata appunto- e mi sono informata prima di scrivere queste cose perché non ero sicura esistesse. So che esistono le balie, quelle adatte per allattare i bambini, ma nella situazione in cui si trovano Damon ed Elena è praticamente impossibile trovarle :’)



Buongiorno a tutte e scusatemi per il ritardo, ma ho cercato avanti di portare avanti anche altre storie e visto che questa è quasi finita me la sono presa un po' troppo comoda, ma non manca molto e avrete aggiornamenti un po' più rapidi.
Prima di passare al capitolo vorrei invitarvi a passare dalla mia nuova DelenaThe List, e magari lasciare qualche parere per sentire se vi piace o meno e mi fareste molto felice ^^
Detto questo passiamo al capitolo. Sostanzialmente non accade nulla di importante, a parte il fatto che c'è tanto -ma davvero tanto- Delena e ovviamente questa cosa non mi dispiace e credo che l'abbiate apprezzata anche voi xD
Elena, come avevo già accennato, viene colpita dai sensi di colpa -non sarebbe Elena altrimenti!- e cerca di far desistere Damon dalla sua furia omicida, ma lui ha motivi più che validi per compiere la sua vendetta. Fa bene o fa male?
Ormai c'è l'aria di guerra e, come ha detto Elena, bisogna fare solo una cosa e questo implica combattere!
Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e mi dispiace che le recensioni siano così altalenanti proprio alla fine, soprattutto nello scorso capitolo dove c'è stato il ricongiungimento Delena :(
Alla prossima <3

  
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