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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    13/07/2015    1 recensioni
Incredibile quanto la guerra e la perdita possano sconvolgere la vita delle persone.
Ellie Nightshade e Henry Faircross lo sanno bene.
Nella prima guerra contro Valentine entrambi hanno perso tutto: la propria famiglia, la propria casa, le proprie certezze...
Quando Magnus Bane li porta via da Idris diretto all'Istituto di New York, sono ben consci che l'unica cosa su cui potranno fare affidamento sono loro stessi.
Per questo decidono di diventare Parabatai.
Perché avere un Parabatai vuol dire proteggersi a vicenda, amarsi incondizionatamente, essere amici, fratelli ed essere pronti a sacrificare tutto per la felicità dell'altro: essere una famiglia.
Quando la guerra mortale minaccerà di distruggere ogni cosa ancora una volta, i Cacciatori dell'Istituto di New York si ritroveranno a combattere non solo contro i Demoni evocati da Valentine e Sebastian - intenzionati a creare una nuova stirpe di Shadowhunters - ma anche contro quelli che si annidano nelle loro anime e dovranno essere pronti a perdere tutto pur di proteggere coloro che amano.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Turns to Ashes

XX
Cenere
 
 Vago per più di un’ora senza meta tra le vie di Alicante.
 Non so dove andare, non so cosa fare.
 Sono troppo confusa.
 Avrei bisogno di qualcuno con cui parlare.
 Da bambina lo facevo sempre con mia madre, ma lei è morta e…
 Mi blocco in mezzo alla piazza dell’Angelo.
 So dove potrei andare.
 Non ci sono più stata dopo la morte dei miei.
 Ho deciso.
 Andrò nella mia vecchia casa.
 
Quando varco la soglia, lo spettacolo che mi trovo davanti è lo stesso di undici anni fa.
 I mobili sono distrutti e riversi sul pavimento. La libreria è bruciata e con lei tutti i libri riposti al suo interno.
 I vetri sono andati in frantumi, sia quelli delle finestre, sia quelli delle teche dentro le quali mio padre teneva i modellini dei demoni e delle armi da Cacciatore con i quali mi ha istruito nei primi sette anni della mia vita.
 Salgo al piano superiore.
 Quando imbocco il piccolo corridoio vedo ancora la macchia di sangue rappreso sulla moquette, proprio nel punto in cui mia madre è morta.
 Mi fermo ad osservarla volutamente. Voglio che l’immagine mi rimanga impressa nella mente. Non so perché, ma lo voglio e basta.
 Quando sono sicura che le immagini del sangue e del corpo di mia madre straziato dagli artigli del demone mi abbiano ferito abbastanza e siano penetrate a fondo, avanzo.
 Arrivo sulla porta della mia stanza e vedo il mio lettino, la mia piccola scrivania, i miei peluche distrutti sugli scaffali e l’armadio in legno di ciliegio, simile a quello dell’Istituto, aperto e ricoperto di ragnatele.
 La mia bellissima stanza.
 Ho così tanti ricordi qui.
 Non varco la soglia per paura che possano travolgermi.
 I ricordi di me e Henry.
 Di me e la mamma e di me e mio padre.
 Proseguo diretta nella stanza dei miei genitori.
 Quando l’ho raggiunta entro e mi siedo sul letto.
 Osservo i mobili, la specchiera, l’armadio, la scrivania, la porta che conduce al ripostiglio dove mio padre teneva le armi.
 Una fitta terribile mi attraversa il petto e sento le lacrime sgorgare prima di poterle trattenere.
 Mi mancano così tanto i miei genitori.
 Una volta avevo Hodge, ma quando anche lui ci ha traditi, a parte i miei amici, non mi è rimasto più nessuno. Maryse e Robert Lightwood sono più dei conoscenti. Non potrei mai confidarmi con loro.
 Un senso di nausea mi invade.
 Perché deve essere tutto così complicato?
 Un attacco di tosse mi coglie alla sprovvista togliendomi il respiro. Mi porto una mano alla bocca e prima che possa raggiungere la porta per uscire a prendere un po’ d’aria, crollo in ginocchio sul pavimento in legno.
 Scosto la mano dal viso e vedo che è macchiata di sangue.
 Continuo a tossire e a sputare sangue. Cerco un fazzoletto nella tasca e quando lo trovo mi copro la bocca, non so se per coprire il rumore dei singhiozzi e della tosse che ormai è diventato fastidioso, o se per evitare di vedere il sangue, che mi ricorda tanto quello di mia madre incrostato sul pavimento del corridoio.
 In questo momento vorrei tanto essere morta con loro.
 Nulla sarebbe stato difficile.
 Henry non si sarebbe innamorato di me, non mi avrebbe ferita, non mi avrebbe cacciata e non sarei costretta a combattere questa guerra.
 Se potessi scegliere, se potessi tornare indietro vorrei non essere una Cacciatrice. Vorrei avere una vita normale. Vorrei essere qualcun altro.
 Sento dei passi su per le scale.
 Non ho nulla per difendermi, ma non mi interessa.
 Chiunque sia, che mi prenda. Voglio che ponga fine al mio dolore. Voglio che mi liberi dai fardelli che devo portare.
 - Ellie. -  è una voce famigliare.
 Sollevo lo sguardo, ma prima che possa dire qualcosa, un altro accesso di tosse mi zittisce costringendomi a piegarmi in due.
 Magnus si inginocchia accanto a me e mi cinge le spalle con un braccio esercitando una leggera pressione.
 - Ellie, devi calmarti, altrimenti non smetterai di sanguinare. -  mi dice.
 Scuoto il capo.  - Non… ci… riesco… -  bofonchio, soffocata dal sangue e rimasta quasi senza aria nei polmoni.
 - Respira. -  mi dice, poi mi prende per le spalle e mi fa sdraiare su un fianco. Mi rannicchio portandomi le ginocchia al petto e tentando di calmarmi come mi ha detto.
 È tutto inutile.
 L’attacco di tosse continua.
 Sento le mani dello stregone percorrermi la schiena per tranquillizzarmi e solo dopo alcuni minuti riesco finalmente a rimettermi seduta e a respirare normalmente.
 - Va meglio? -  chiede Magnus.
 Annuisco mentre le lacrime continuano a bagnarmi le guance.
 - Perché sei venuta qui? -  chiede.
 - Io… -  mi blocco  - Volevo tornare a casa mia e vederla. -
 - Volevi vedere il luogo dove sono morti i tuoi genitori? -  domanda perplesso.
 Non ha senso, ne sono consapevole, ma volevo tornare. Forse ne avevo bisogno.
 Annuisco ancora.
 Magnus scuote il capo.  - Perché ti fai del male, Ellie? -
 Singhiozzo.  - Perché non ce la faccio più, Magnus. -  rispondo semplicemente e spero che capisca. Spero che capisca che sono stanca di tutto questo dolore.
 - Non è questo il modo per andare avanti. -
 - Forse non voglio andare avanti. -  sbotto  - Non so nemmeno più quello che voglio. Sono così confusa… -  i miei singhiozzi si fanno più convulsi.
 Lo stregone mi abbraccia stringendomi a sé e io, come una bambina, piango contro la sua spalla affondando il viso nella sua giacca morbida.
 - Shh. -  sussurra  - Va tutto bene. -  
 - No. -  dico  - Nulla va bene. Nulla. -
 - Adesso andiamo a casa. -  mi dice dopo un momento di silenzio.
 Mi allontana leggermente e mi asciuga le lacrime con le dita lunghe e affusolate.
 Non so come sia entrato ad Alicante senza permesso, ma in questo momento non ho la forza di chiederlo, perciò mi limito ad annuire.
 Sento le sue braccia cingermi le gambe e passare sotto le mie spalle. Mi solleva da terra e io gli circondo il collo con le braccia, poggiando il capo alla sua spalla.
 Senza aggiungere altro, scende le scale e usciamo di casa.
 Continuo a singhiozzare e a tremare contro di lui per tutto il tragitto e gli sono grata perché me lo permette senza chiedere nulla di più.
 
 - Magnus? -  esclama Alec, fermo sulla soglia di casa Penhallow.
 - Ciao, Alexander. -  lo saluta lo stregone senza mettermi a terra.
 Il mio amico si avvicina e mi sfiora la guancia con una mano.  - Ellie… -  sussurra  - Cos’è successo? -  domanda rivolgendosi a Magnus.
 - Portiamola dentro. Poi ti spiego. -  risponde.
 Lo stregone varca la soglia e Alec lo guida al piano di sopra nella stanza che Aline mi ha offerto.  
 Magnus mi adagia sul letto e mi accarezza una guancia.  - Va tutto bene, Ellie. -  poggia una mano sulla mia fronte e poi si rivolge ad Alec  - Scotta. Porta una bacinella con un po’ d’acqua e un panno. -  
 Alec annuisce ed esce dalla porta.
 - Stai tranquilla, Ellie. -  mi sussurra Magnus sedendosi sul letto e prendendomi la mano.  - Siamo qui. -
 Ho freddo e sento che il mio corpo trema in preda a piccole e repentine convulsioni. Non so cosa mi sta succedendo, ma so che l’unica cosa che voglio è dormire, cadere nel limbo dei miei sogni e rimanerci intrappolata per molto, moltissimo tempo.
 - Sono stanca, Magnus. -  sussurro con la voce rotta dal pianto.
 - Allora dormi, tesoro. -  dice.
 Anche se non intendevo stanca in quel senso, annuisco e chiudo gli occhi sperando che mi aiuti a non sentire più niente, a non sentire più il dolore che mi percuote le membra, la stretta al cuore e il freddo che ha avvolto le mie ossa e ogni cellula del mio corpo esausto.
 
 Un fruscio leggero. Un tonfo. Un fruscio leggero. Un altro tonfo.
 Qualcosa striscia sulla moquette e poi si ferma a pochi passi dalla mia porta.
 Apro gli occhi.
 Mi sollevo di scatto, mettendomi a sedere.
 Sono nella stanza della mia vecchia casa. Perché ho l’impressione di aver vissuto questo momento?
 So di conoscere la risposta, ma non riesco a portarla a galla.
 Sento un grido tremendo.
 Una donna sta gridando.
 Mia madre sta gridando.
 Sussulto e mi copro la bocca con una mano per non fare rumore.
 C’è qualcuno in casa. O qualcosa.
 Scendo dal letto e mi avvicino alla porta. La luce penetra dallo spiraglio creando un disegno sul pavimento in legno.
 Apro la porta e mi affaccio.
 Un’ombra enorme è proiettata sul muro di fronte a me.
 Oh, per l’Angelo.
 Esco dalla stanza e lo vedo.
 Sento la paura diffondersi in ogni cellula del mio corpo.
 È un Demone enorme.
 Un Demone Superiore.
 Mi sfugge un gemito e quello si volta mostrandomi i suoi acquosi occhi gialli iniettati di sangue. Sibila e si scosta dalla sua preda.
 Osservo il corpo di mia madre, ormai privo di vita e sento le lacrime rigarmi le guance.
 Il demone avanza. Viene verso di me e io non posso fare altro che indietreggiare.
 Ad un tratto inciampo e sento il terreno mancarmi sotto i piedi. Cado sulla schiena con un gemito e sollevo lo sguardo appena in tempo per vedere il demone saltarmi addosso.
 Mi copro il viso con le mani sperando che non mi faccia del male, anche perché non ho nulla con cui difendermi, ma lui sta già facendo scorrere i suoi tentacoli sulle mie braccia e la sua lingua suo mio volto.
 Grido di terrore sperando che qualcuno possa sentirmi, ma l’unica risposta che sento è il ringhio di quel mostro.
 - Basta… -  ansimo, priva di forze.
 Poi grido ancora e ancora.
 Con le mani tento di strapparmi di addosso i suoi tentacoli con l’unico risultato di ferirmi le braccia con le mie stesse unghie.
 
 Mi sveglio di soprassalto, gridando di terrore.
 Muovo convulsamente le mani tentando di allontanare i tentacoli del demone da me. Ansimo e sento le lacrime rigarmi le guance e scendere sulle braccia nude e ormai ricoperte di graffi.
 Sento una leggera pressione sulle braccia e tento di divincolarmi. Non posso lasciare che il demone mi porti via.
 - Ellie! -  qualcuno mi chiama. Qualcuno sta venendo a salvarmi.  - Ellie, calmati! -
 Sgrano gli occhi quando vedo che a stringermi non è il demone, ma Magnus. Incontro i suoi occhi di gatto e ansimo, mettendomi a sedere.
 - Stai tranquilla. -  mi dice  - Sei al sicuro. -
 - Magnus? -  chiedo, incredula.
 - Sono io. -  conferma  - È stato solo un incubo. -
 - No. -  controbatto  - No, lui stava per… -
 - No, Ellie. -  mi interrompe  - Ci siamo solo io, te e Alec, qui. -  afferma.
 Io mi volto e incontro gli occhi blu del mio amico.
 - Alec… -  singhiozzo e lui senza dire nulla si siede sul letto accanto a me e mi stringe tra le braccia.  - Alec. -  ripeto per assicurarmi che sia reale.
 Fa scorrere le sue mani sulla mia schiena e mi sfiora la nuca con le labbra.
 Poi scoppio nuovamente a piangere.
 
 - Ellie? -  una voce mi costringe a voltarmi.
 - Ciao, Clary. -  la saluto con un mezzo sorriso.
 Lei avanza e si posiziona accanto a me, seduta al tavolo.  - Come ti senti? -  chiede con sguardo indagatore.
 - Meglio, grazie. -  mento  - E tu come stai? -
 - Bene. Mia madre si è svegliata. Magnus ha utilizzato il Libro Bianco e l’ha liberata dall’incantesimo. -  mi racconta sorridendo radiosa.
Sorrido.  - Che bello! -  esclamo  - Sono felice per te. -  almeno una di noi sta bene.
 - Grazie. -  replica.
 - A proposito -  dico  - Come ha fatto Magnus a entrare a Alicante senza il permesso del Consiglio? -  chiedo.
 - Le torri Antidemoni hanno ceduto. -
 - Cosa?! -  esclamo.
 Annuisce mestamente.  - Valentine si prepara ad attaccare. -
 Inspiro ed espiro lentamente. La guerra sta per cominciare.
 Clary mi saluta poco dopo dicendo che raggiungerà sua madre a casa di Amatis. Luke e Jocelyn la stanno aspettando là.
 La ringrazio e la saluto
 
 Quando Tom e Alec tornano a casa dalla riunione del Consiglio, corro tra le braccia del mio ragazzo.
 - Come stai? -  mi domanda sussurrando al mio orecchio.
 Annuisco.  - Meglio. -  dico  - Com’è andata la riunione? -  chiedo.
 Lui fa spallucce.  - Come sempre. -  afferma  - Abbiamo parlato della battaglia. -
 - Cosa hanno deciso? -  domando e anche Izzy si fa avanti e osserva Alec, che è stranamente silenzioso.
 - I Nascosti combatteranno con noi, in cambio di un posto nel Consiglio a guerra conclusa. -  spiega Tom  - E hanno anche deciso che coloro che non hanno compiuto diciotto anni non parteciperanno alla battaglia. -
 Mi allontano da lui.
 Non potrò combattere? Manca solo un mese al mio compleanno. Non è giusto, volevo rendermi utile.
 - Cosa? -  sbotta Izzy furiosa  - Non è giusto! Io voglio combattere! -
 - Mi dispiace, Isabelle. -  replica lui.
 - No! -  sbotta lei  - Adesso vado al Consiglio e gliene dico quattro. -  si muove verso la porta, ma le braccia di suo fratello la bloccano.
 - Iz, fermati! -  le dice tenendola stretta  - Non puoi fare nulla. Così è stato deciso. -
 - Ma non è giusto! -  riprende lei, dimenandosi  - Per cosa ci saremmo allenati fino ad ora? -
 Tom, intanto, torna a rivolgersi a me  - Ellie, tutto ok? -  mi accarezza una guancia e cerca il mio sguardo.
 Annuisco, anche se non è vero.
 Avrei voluto combattere, dare una mano ai miei amici. E invece sarò costretta a guardarli mentre muoiono, senza poter fare nulla per impedirlo.
 Alec e Isabelle continuano a discutere, ma io non ci faccio caso.
 - Henry lo sa? -  chiedo. È di due mesi più grande di me, potrà combattere.
 Alec annuisce.  - Era alla riunione. -
 Annuisco a mia volta. Vorrei tanto combattere al suo fianco, ma non posso, anche perché nemmeno so se mi vorrebbe.
 
 Dopo la cena, blocco Alec. Devo parlargli, domani comincerà la battaglia e non so se lo vedrò. Non so se lo rivedrò più.
 - Alec! -  lo chiamo.
 Lui si volta accennando un sorriso.  - Che succede? -  chiede.
 - Devo chiederti un favore. -  sussurro prendendolo per un braccio e guidandolo in salotto lontano da tutti.
 Lui aggrotta le sopracciglia  - Se vuoi intrufolarti nella battaglia non te lo permetto. -  dice con voce ferma.
 Scuoto il capo.  - No. Anche se è quello che voglio, non te lo chiederò. -  affermo  - Voglio chiederti un favore. -
 Annuisce  - Quale? -
 - Devi vegliare su Henry. -  spiego  - Tienilo d’occhio. Non voglio che gli accada nulla. -
 - Lo farò. -  mi promette.
 - E ti prego, fai la stessa cosa con Tom. -  aggiungo  - Non voglio che accada nulla e nessuno di loro. -  
 Annuisce ancora, poi si muove per uscire.
 - Aspetta. -  lo blocco tirandolo per un braccio. Quando si volta lo abbraccio di slancio. Sento la sue mani sui miei fianchi e la sua guancia contro la mia.  - Fai attenzione. -  mi raccomando in un sussurro  - Non voglio perderti. -
 Lui sorride.  - Starò attento. -  promette.
 Io lo stringo più forte.  - Ti voglio bene, Alec. -  sussurro.
 - Anche io ti voglio bene, Ellie. -  quando ci separiamo gli accarezzo una guancia e poi gli do la buonanotte.
 
 È molto tardi, i miei amici stanno già dormendo, perciò raggiungo la mia stanza.
 Quando entro vedo Tom sdraiato sul mio letto, intento ad osservare il soffitto, coperto di stelline adesive fluorescenti.
 Mi chiudo la porta alle spalle e sorrido.
 - Ciao, Tom. -  lo saluto in un sussurro.
 Lui si mette a sedere e mi sorride a sua volta.  - Ciao. -
 - Come mai sei qui? -  chiedo avvicinandomi.
 - Volevo vederti. -  afferma  - Domani dobbiamo andare via presto. -
 Annuisco. Devono prepararsi per la battaglia. Sento una stretta al cuore. Ho paura che non rivedrò più i miei amici.
 Tom lo nota e si alza in piedi  - Ehi, che succede? -  chiede.
 - Ho paura di non rivedervi più. -  confesso.
 Lui sorride.  - Andrà tutto bene. -
 Scuoto il capo.  - Non potrò nemmeno essere lì con voi. -
 - È meglio così. -  mi dice  - Almeno ti saprò al sicuro. -
 Sorrido debolmente. È sempre così premuroso.
 Prima di potermi bloccare, di pensare al fatto che sia sbagliato e sconveniente in questo momento, parlo ancora  - Resta con me stanotte. -
 Lui sembra sorpreso.  - Ellie… Sei sicura? -
 Annuisco.  - Domani comincerà la battaglia e ho paura che… -  mi interrompo  - Voglio stare con te. Almeno questa notte. -
 Vedo gli angoli delle sue labbra incresparsi.  - Come desideri. -  sussurra sulle mie labbra.
 Sorrido e lo tiro a me.
 Poggio le mie labbra sulle sue e lascio che mi stringa a sé.
 Sento le sue mani scorrere sulla mia schiena e sfilarmi la maglietta, per poi lasciarla cadere sul pavimento.
 Sbottono la sua camicia e la faccio scivolare lungo le sue braccia muscolose. Accarezzo il suo petto scolpito coperto di rune e poi faccio scorrere le dita tra i sui capelli.
 Con le braccia mi solleva e io gli circondo la vita con le gambe, lasciando che mi trasporti fino al letto, senza mai smettere di baciarlo.
 Mi fa sdraiare sulla schiena e poi si mette sopra di me.
 - Sei bellissima. -  sussurra baciandomi le guance.
 Rido.  - Ti amo. -  
 - Anch’io ti amo. -  replica e poi mi sfila i pantaloni.
 Quando anche io ho fatto lo stesso, prende a baciarmi il collo. Scende sulla clavicola e poi sul ventre, poi risale e mi stuzzica con le labbra e la lingua. Gemo e poggiando le mani sulla sua schiena faccio aderire i nostri corpi.
 Mi accarezza i fianchi con le mani e continua a sfiorarmi il collo con le labbra.
 Ansimo ancora  - Henry… -
 Poi mi accorgo di quello che ho detto.
 No.
 Non è possibile.
 Tom si blocca e si allontana da me.
 - Come? -  chiede.
 Oh, per l’Angelo… ho detto il nome di Henry.
 Com’è possibile?
 Come?
 Non so che dire.
 Non so come potrei giustificarmi.
 - Tom… -  
 - Te la fai con Henry? -  chiede e per la prima volta vedo una scintilla di rabbia nel suo sguardo.
 - No, Tom, aspetta… -  tento di dire, ma so che non potrò mai spiegare una cosa del genere.  Non ci sono scuse.
 Non mi lascia concludere. Mi dà uno schiaffo lasciandomi senza fiato.
 Si alza dal letto e mi solleva stringendo il mio collo con una mano.  - Sapevo che alla fine avresti ceduto. -  ringhia  - Sapevo che Henry ti avrebbe sedotta. -
 - Tom, no, ti prego… -  ansimo senza fiato.
 - Sapevo che alla fine avrebbe avuto la meglio. -  afferma  - L’amore quand’è proibito ha un altro sapore, vero? -  dice e vedo un guizzo nei suoi occhi.
 Ma che gli prende? Non l’ho mai visto così.
 - Lasciami! -  dico senza fiato.
 Lui allenta la presa sulla mia gola e io cado in ginocchio.
 Si inginocchia accanto a me e mi osserva. Un ghigno perverso gli attraversa il volto, poi mi afferra per i capelli e mi tira indietro la testa. - Sai, vi ho visti quella mattina in cucina. -  mi dice in un sussurro  - E anche la sera in cui ha distrutto il salotto. -
 Ho un tuffo al cuore. Ci ha visti. Ci ha visti mentre…
 - Ho visto come ti baciava, come ti stringeva… -  continua  - E ho visto te. Non ti sei opposta. -
 - Non è vero. -  sputo fuori  - Gli ho chiesto di fermarsi. -
 - Ma era troppo tardi. -
 - No. -  affermo. Ci siamo fermati prima di andare troppo oltre.  - Torna in te, Tom. Che ti prende? -
 - A me? -  chiede  - Nulla. Sto benissimo. -  lascia andare i miei capelli e poi ride  - Avevo intenzione di ucciderti durante la battaglia, quando tutti sarebbero stati impegnati a combattere, ma adesso che ci penso, non credo che resisterei fino ad allora. -
 - Tom… -  sussurro incredula. Uccidermi? Cosa sta dicendo?
 Prima che possa chiedere qualsiasi altra cosa mi colpisce alla testa con un oggetto e tutto intorno a me si fa scuro.
 
ANGOLO DEL MOSTRICCIATTOLO CHE SCRIVE
Ciao a tutti! Ecco che dopo mesi di attesa, finalmente pubblico il 20esimo capitolo! *.*
Con l’università sono stata impegnatissima e non avevo più tempo nemmeno per rileggere e rivedere ciò che avevo già scritto. ^.^”
Comunque spero che l’attesa sia stata ripagata.
A presto con il seguito,
Eli
 
 
   
 
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