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Autore: Haruhi    15/07/2015    1 recensioni
Lei: Occhi verdissimi, capelli rossi che le arrivano giù per la schiena e un nome che più corto di uno starnuto, Mia. Ama la matematica e odia profondamente la facoltà di giurisprudenza. Eppure eccola li tra i libri di diritto romano a cercare di rendere orgoglioso un padre impossibile.
Lui: Alto, capelli neri, quasi rasati e occhi verdissimi, anima giovanile e super protettivo. Il ragazzo perfetto, se non fosse per i suoi 35 anni!
L'altro: alto, capelli neri ricci da sembrare spettinati e in ordine allo stesso tempo, intelligente, con una dote naturale verso tutte le materie umanistiche. Sembra essere l’incastro perfetto per Mia, eppure sarà proprio tutto oro quello che luccica?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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E’ mezzogiorno e sono a letto. E’ mezzogiorno e non mi sono ancora lavata. E’ mezzogiorno e non ho mangiato e sistemato. Non ho voglia di alzarmi. Voglio rimanere qui a fissare il soffitto. Mi sento stupida per aver detto no. Chi diavolo dice no a un bacio a vent’anni? Una sfigata, ecco chi lo fa. Sono stata tutta la notte a sentire la pressione delle sue labbra sulle mie, a immaginare il loro sapore. Scuoto la testa per l’ennesima volta per scacciare questo pensiero. Oggi dovrei vedere come è andato l’esame ma non ne ho voglia. Potrei incontrare Ethan che molto probabilmente non mi vorrà neanche parlare. Mi alzo, devo sapere se mi toccherà un altro mese di filosofia o se finalmente posso accantonare questa materia. Non pensavo che giurisprudenza fosse tanto difficile. Ho pensato anche di cambiare facoltà, ma resisto solo per realizzare il sogno di mio padre. Lui sogna una figlia avvocato e io sogno un padre orgoglioso di me. Mi vesto in cinque minuti e lego i capelli in una antiestetica cipolla. Non ho voglia neanche di truccarmi. Prendo la borsa ed esco arrivando fino alla macchina. Il cuore mi martella mentre arrivo al campus. Ho paura di non aver superato l’esame, di incontrare Ethan, in effetti ultimamente ho paura di troppe cose. Eppure ieri sera mi sentivo potente, sentivo di poter governare il modo solo per due attenzioni da parte di un ragazzo. Ma digli di no è stato meraviglioso, una rivincita verso tutte le cattiverie che avrà detto con la ragazza con il vestito giallo, mentre ridevano di me.
Spengo la macchina e sto dieci minuti a fissare le persone attorno a me. Sento tutto il mio corpo sprofondare nell’auto, anche lui è consapevole che non ho passato l’esame. Prendo il telefono dalla borsa e mi dirigo senza pensare, mentre guardo le chiamate. Ne ho tre di un numero sconosciuto, così lo richiamo quasi istintivamente.
“Pronto?”
“Finalmente di degni di rispondere signorina”
E’ la voce di Adam.
“Ho dormito tutto il giorno, ma come fai ad avere il mio numero?”
Dico mentre cerco di schivare le trenta persone che ho davanti per arrivare ai risultati del test.
“Ah, si me l’ha dato Molly, non so dove l’abbia trovato. Tu come stai?  Come mai hai dormito tutto questo tempo? Cosa hai combinato ieri sera?”
Rido.
“Adam, mi stai veramente chiamando solo per sapere di ieri sera, sembri mio padre!”
Lui non risponde, cosi continuo.
“Comunque sono tornata presto nell’orario del coprifuoco tranquillo papino,vi vengo a trovare per pranzo, ho una fame!”
Attacco e cerco la lettera del mio nome, passo il dito sui nomi quasi automaticamente, di dieci nomi che ho letto cinque non sono passati. Arrivo al mio, Mia Collins, seguo la linea fino ad arrivare alla tanto temuta parola bocciato.
Sospiro, me lo aspettavo. Chiudo il cardigan e mi dirigo con lo sguardo assente verso la macchina. Mi aspetta un bel mese di divertimento.
“Mia!”
Riconoscerei quella voce ovunque, Ethan. Mi giro senza guardarlo e lo saluto con la mano.
“Ehi”
Si avvicina e sono costretto a guardarlo, mi sta sorridendo.
“Senti” mi dice, riprendendo un attimo fiato.
“Ho bisogno di parlarti, hai pranzato?”
Mi sposto una ciocca di capelli che è uscita dalla cipolla.
“Dove vorresti andare?”
Lui mi sorride ancora di più, come quando un bambino riceve il suo regalo preferito a Natale.
“Una caffetteria qui al campus, sono cinque minuti di camminata.”
Annuisco e lo seguo. Siamo in silenzio, mentre tutto attorno a noi fa rumore, i ragazzi che ridono, le macchine che passano, eppure nel nostro piccolo spazio è tutto in silenzio. Mi sento un po’ stupida, ho paura di sentire solo io queste cose. Dalla prima volta che ho incrociato il suo sguardo ho sentito la necessità di parlare con lui e adesso ne ho l’occasione. Eppure siamo in silenzio e, anche se non mi dispiace per niente, non voglio sprecare l’occasione.
“Insomma, com’è andato l’esame?”gli dico incerta. Lo vedo mettersi le mani nei pantaloni, mentre con disinvoltura mi risponde.
“Benissimo, sono passato. Era piuttosto facile no?”
Ho una capacità strabiliante nel fare le domande.
“Sembrava eppure non sono neanche passata”
Si ferma e guardo davanti a me. Siamo arrivati alla caffetteria, si siede su un tavolo e lo seguo. I suoi occhi si scuriscono. Lo guardo più attentamente questa volta e noto che i ricci non sono come l’altra sera che l’ho visto, ma più piatti, come se non avesse dormito durante la notte.
“Mi dispiace, davvero. Andrà meglio la prossima volta no?”
“E’ la terza volta che cerco di passare! Non penso proprio di farcela”
Arriva il cameriere e ci chiede cosa vogliamo e Ethan ordina due hamburger per entrambi. Lui mi guarda per dieci secondi negli occhi e io li conto uno per uno, poi decide di parlare.
“Ti volevo chiedere scusa per l’altra sera, sai l’alcool stava cominciando a fare effetto e poi avevi quel vestito che wow,insomma..” si ferma e si gratta la testa, chiaramente imbarazzato.
“Insomma l’ormone è partito!” ride, diventando tutto rosso e io non posso che sorridergli. E’ cosi carino mentre imbarazzato si colorano le guancie, facendo risaltare i suoi occhi celesti che mi fissano come per potermi studiare. Annuisco senza dire niente e in effetto sembra quasi che non riesca ad avere la forza per parlare. E’ sempre così con Ethan, le parole mi si bloccano nella gola. Siamo in silenzio mentre aspettiamo il cibo, lui mi guarda, ma io faccio vagare il mio sguardo altrove. La giornata è fantastica eppure ieri sera faceva abbastanza freddo. Il sole splende al centro del cielo e chiudo istintivamente gli occhi, sento Ethan che ride accanto a me. Lo guardo con cattiveria e lui ride più forte.
“Scusa ma facevi tanto ridere!” si asciuga una lacrima dell’occhio sinistro e gli faccio la linguaccia.
“Ehi, io amo il sole, sentire il calore sulla mia pelle che passa dalla parte più esterna della mia pelle fino ad arrivare ai muscoli”
Non fa in tempo a rispondermi che è arrivato il nostro pranzo. Mi avvento subito sulle patatine, ultimamente mangio troppo fast-food. Lui prende un sorso di Cocacola e poi con calma da un morso al panino e uno alle patatine. Lo guardo sentendomi imbarazzata, io in dieci secondi ho quasi finito  tutte le patatine. Comincio a rallentare, tanto per non sembrare una scaricatrice di porto, ma mangiare in questo modo non c’è gusto.
“Ti prego, sembri mio padre!” gli dico quasi esausta.  Lui mi guarda perplesso.
“Guarda, stai mangiando come un vecchietto, non c’è gusto, prendi tre patatine e infilale dentro la bocca poi un pezzo di Hamburger, mastichi e un goccio di Cocacola!”
Gli faccio vedere come fare e lui mi guarda divertito.
“Quindi predo due patatine e le metto in bocca, poi un pezzo di Hamburger” si ferma per buttare giù la Cocacola.
“E infine la Cocacola” mi dice con la bocca libera. Io rido nel vederlo quasi soffocare con l’Hamburger.
“Perfetto, potrei quasi darti quasi una B-“
Lui mi guarda quasi offeso.
“Una B-? Non ho mai preso meno di A+ professoressa, le prego riveda il mio voto” mi fa l’occhiolino .
“Vorrei tanto signor Ethan, ma non posso proprio ha commesso errori troppo banali”
“Davvero? Me li spieghi, tanto per poter andare meglio al prossimo” mi dice.
“Beh per prima cosa le patatine erano tre e poi dai quello lo chiami morso?” Mordo il panino e ne divoro la metà.
“Questo è un morso!” gli dico con ancora il cibo tra i denti. Lui ride, mentre alza le mani al cielo e io non posso fare che unirmi a lui. Le nostre risate si uniscono e si confondono e per un decimo di secondo mi sento vicinissima a lui. Poi ci ricomponiamo bevendo un po’.
“Sai mi sento in colpa”  io lo guardo confusa così lui continua.
“Forse se ti avessi passato quella cosa all’esame, adesso lo avresti passato” guarda il suo piatto, quasi per paura di incontrare il mio sguardo.
“Ehi” gli dico cercando i suoi occhi. “ In realtà non ti volevo chiedere assolutamente niente, ma volevo solo che la finissi di sbattere quella penna sul tavolo!” Lui mi guarda alzando un sopracciglio.
“Si come no”
“Ti sto dicendo che è cosi!”
Lui mi sorride. “Beh ,mi sento in colpa lo stesso. Voglio rimediare! Ti offro ripetizioni gratis, è un affare di solito le faccio pagare un bel po’ ti conviene approfittare!”
Mi mordo il labbro, da un lato ho paura di stare da sola con lui, dall’altro non ho proprio voglia di ripetere ancora l’esame di Filosofia. Lui mi vede esitare. “Dai, prometto che no ti chiederò nessun bacio” . Mi porge il mignolo per incatenare la promessa, quasi come se fossimo due bambini. Guardo la sua mano, poi i suoi occhi, che mi fissano intensamente aspettando una risposta.  Mi vedo riflessa nei suoi due cerchi blu e vorrei rimanere in quella posizione per tutta la vita.
“Ci sto” dico.
Annuisce e prende le sue cose. “ Bene, adesso devo andare, dammi il tuo numero così ci organizziamo”
Gli scrivo il mio numero sul fazzoletto di carta del ristorante e glielo porgo, lui lo prende e mi stampa un bacio sulla guancia.
“Ciao, Mia! Spero di vederci presto!!” mi dice, poi o vedo allontanarsi. Anche mentre cammina sembra un dio greco, bellissimo, mentre il sole tenue gli fa brillare i capelli neri. Mi tocco le guance che sono sicura sono state rosse per tutto il pranzo e mi sento una ragazzina delle superiori, come se non fossi cresciuta in questi ultimi anni.
Guardo il tavolo davanti a me e vedo i soldi lasciati da Ethan, ovviamente lui ha pagato per me. Mi alzo e sento il sole sulla faccia, per un attimo dimentico l’esame non passato per la terza volta. Eppure adesso pensare alla parola filosofia, non mi causa la chiusura dello stomaco, ma anzi il contrario. Sono stranamente eccitata al pensiero di poter studiare con Ethan, ma allo stesso tempo mi sento agitata da morire. Come mi dovrò comportare? Devo essere divertente? Devo mostrarmi sicura di me? Oppure devo far vedere la totale mancanza di conoscenza in questa materia?
Mi dirigo verso l’auto e sento un bip dal mio telefono. Per un nano secondo penso sia Ethan ma il messaggio mi fa capire che non è lui. E’ Adam, che freddamente mi dice di chiamarlo appena posso, così vado sulle chiamate perse per chiamarlo.
“Ehi, Adam, cosa c’è?”
Lo sento agitato.
“Ehi, mi stavo preoccupando! Non venivi più per il pranzo, avevo paura che ti fossi buttata da un ponte per l’esame!”
Ride, forse per il nervosismo, poi continua.
“Insomma passi per mangiare?”
Improvvisamente mi ricordo di avergli detto che sarei passata   e mi sento stranamente in colpa.
“Mmm… veramente no, ho già mangiato con un mio amico..”
Lui sta in silenzio. Non so il perché ma non me la sento di parlare di Ethan con lui.
“Capito…”dice. Siamo in silenzio entrambi perché non sappiamo cosa dire. Poi prendo coraggio.
“C’è qualcosa che non va Adam?”
Lui non risponde ancora, lo sento armeggiare con quelli che probabilmente sono bicchieri.
“No, tutto bene. Adesso devo andare ci sono abbastanza clienti, ci sentiamo”
A questo punto attacca e sento ancora su di me tutta la tensione di Adam. Non riesco a capire, ma stranamente non mi importa. Nella mia mente ho solo Ethan che mi chiede il numero, che mi da un bacio sulla guancia , che mi lascia una scia di fuoco con le sue labbra.
  
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