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Autore: SlenderGirl52    15/07/2015    0 recensioni
Salve a tutti!Spero che leggere e recensirete la storia che sto scrivendo,poiché ci tengo moltissimo;Spero anche di cuore che possa piacervi.
Trama:
Nell'estate del 1922,la giovane violinista francese Angélique De la Croix si trasferisce a New York,per lavorare in uno degli Hotel più eleganti e lussuosi di Long Island.
Lì,avrà luogo un incontro con il proprietario Maxwell Gates,un giovane ricco e bizzarro dalle mille sorprese,in grado di tramutare ogni dettaglio in un capolavoro e di creare nuovi mondi,il cui accesso è solo per Angelique.
Insieme,daranno il via all'estate più bella della loro esistenza,costernata dall'emozioni più profonde provate dall'uomo.
La ragazza stessa,imbattutasi in quell'uomo definisce il tutto un sogno,ma,purtroppo,i sogni non durano in eterno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Dovevano essere le tre o le quattro del mattino e fu divertente colloquiare con dei colleghi,nel silenzio parziale dell’Hotel a cui non mancava mai del movimento.
Parlammo fino a mattina,ridendo e scherzando,ripensando ad alcuni errori fatti durante l’esibizione,alle spalle del pubblico.
Quelle risate,furono però interrotte dal suono di passi,sempre più vicini,che rimbombavano sul pavimento della grande sala da ballo.
Il mio orecchio assoluto,allenato per anni a riconoscere ogni suono,ricordava perfettamente il rumore prodotto da quelle scarpe.
Ero nuovamente di spalle,mentre il misterioso uomo del pomeriggio precedente,si avvicinava a passo lento,verso di me.
Dopo un suo schiocco di dita,il virtuoso pianista iniziò a suonare una melodia delicata,non la riconobbi,sicuramente l’inventò al momento.
La definii da subito la colonna sonora della mia vita,poiché mi rapì all’istante,prendendo pieno possesso del mio corpo.
Il rumore di passi era cessato ed avvertii il respiro profondo di Mr.Gates più vicino che mai.
Con indiscrezione,mi girai,ammirando il suo viso da vicino,apparentemente stanco.
Inchinandosi al mio cospetto,mi propose:-“Mi concede questo ballo?“-
Accettai ed accompagnati dalle note della musica incredibilmente dolce di Christopher Grant,iniziammo a danzare,da soli,illuminati da una luce fioca su di una pista da ballo deserta.
Una giravolta dopo un’altra,un casque a seguire dell’altro,corpo a corpo,vicini,proprio come le mani di Christopher ed i tasti del suo amato pianoforte.
Insieme a lui,i miei piedi e la mia lunga gonna dell’abito nero da concerto,disegnavano cerchi per aria,mentre sembrava di camminare nel pavimento di quella che doveva essere un’altra dimensione.
Lo era,quella che lui riusciva a creare.
Spostava il mio corpo minuto e lo dominava,con una forza gentile,facendomi volteggiare come una farfalla leggera.
La musica risuonava da una parete all’altra,apparendo infinita come la nostra danza.
Priva di ordine e colma di grazia,poiché lui lo era.
Poco dopo,al suono solenne del piano,si aggiunse quello lieve del flauto,che ricordava un po’ l’aria che mi sfiorò quel pomeriggio.
L’aurora crescente ci faceva da riflettore durante quello scambio di sguardi e di energia,la luce di un Sole appena venuto al mondo,era riflesso nel suo sguardo vispo che io, ero riuscita a catturare.
Si avvicinò al mio viso,così che fossi completamente immersa nell’oceano di ghiaccio dei suoi occhi e prossima alle sue labbra.
Così vicino,così vulnerabile,nonostante fosse uno degli uomini più ricchi di New York.
Annaspai fuori dall’acqua,quando il mare infinito si ritrasse,il suo sguardo si spense e le sue palpebre coprirono quell’ipnotica visione e come un glissando,velocemente,ma provocando una lunga sfilza di sensi in me,continuò ad avvicinarsi.
In quel preciso instante,le note si fermarono,una lunga pausa ci circondò  ed anche il glissando cessò.
Mr.Gates,riaprii gli occhi e dolcemente mi accarezzò il viso.
-“Grazie.”-mi disse ed io risposi con una riverenza.
Intorno a noi si era fermato di nuovo tutto,Catherine e Christopher ci guardavano esterrefatti,ancora intenti a prendere fiato dopo quella performance privata.
La  mia gonna era ancora in movimento e l’aria era ancora ricca di lui.
Mi porse nuovamente la sua mano e mi trascinò in una corsa folle,lungo la sua chilometrica costruzione:tra i vapori delle cucine,tra i brividi dei congelatori,nel silenzio dei corridoi e nella paralisi di quell’ultimo e vuoto piano celestiale.
-“Lo chiamo il piano del Paradiso.La stanza è vuota ed in vetro e sembra di essere immersi nelle nuvole.Questo lo hai testato tu,lo scorso pomeriggio,non è vero?”-mi domandò.
Annuii,mentre mi addentrai nuovamente in quella camera delle meraviglie,dove il Sole emanava un calore perenne che faceva luccicare il mio lungo abito nero,pieno di minuscoli cristalli.
-“Mi dica la verità.Perché ha chiamato me?Non sono che una semplice violinista,non sono una virtuosa eccelsa come il signor Grant.
Non sono che un semplice secondo violino.”-
-“Amo il modo in cui lei suona.Non lo sottovaluti,Miss De La Croix.”-affermò.
Lui mentiva,non c’erano dubbi,ma solo in seguito,mi disse la vera ragione,del mio arrivo in quell’Hotel.
Presi un calice di un qualche alcolico ed iniziai a sorseggiare,era un liquore,freddo sulla punta delle labbra e caldo in gola.
Mentre l’elegante Maxwell Gates allungava la mano verso una finestra,come se volesse afferrare qualcosa.
-“Da qui,posso immaginare di prendere tra le mani un sole incandescente.Quando costruii quest’hotel,la prima che progettai fu questa stanza.”-
-“Per portarci le tue conquiste?”-vaneggiai ridacchiando.
-“Tutte violiniste.”-disse,facendo lo stesso,poi,aggiunse:-“Suoneresti,per me?”-mi chiese,con occhi sognanti,come quelli di un fanciullo.
E come avrei potuto rifiutare?
Non per caso,tra noi,appoggiato nei morbidi cuscini di seta del sofà,vi era una custodia di violino laccata in oro.
Aprendola,il suo interno conteneva qualcosa di più prezioso,uno splendido stradivario bianco nuvola,con l’archetto del medesimo colore.
Lo guardai incantata,era certamente lo strumento più bello che i miei occhi  avessero mai potuto ammirare e che delle mani liutaie avessero mai potuto concepire.
Lo presi cautamente,stringendolo ed annusando il legno puro che lo costruiva,guardavo dall’interno la cassa armonica,luminosa come un lucernario;Le f incise perfettamente,i riflessi sulla sua superficie,le corde dorate.
L’archetto composto da crini neri,spezzavano il tutto,donando un’eleganza nobiliare nel complesso.
Poggiai lo strumento sulla mia spalla ed accordai meglio che potessi per poter fare uscire un suono pulito,dopo ciò,cominciai.
Suonai bene anche in quell’occasione;Con quello strumento tra le mani,le note fuori uscivano di loro spontanea volontà andando nelle orecchie del mio unico spettatore.
Scivolavano come perle in un filo,incalzanti come le mie dita,veloci come fulmini.
L’archetto lento,dominava perfettamente il suono.
In alcuni piccoli passi del pezzo,dove ero certa delle note senza aver bisogno di guardare,notai il suo sguardo perso nel vuoto,perso nella musica mediocre che io stavo suonando.
Mi applaudì alzandosi dal divano,sorridendomi,esterrefatto.
M’inchinai e lui continuò senza sosta ad applaudire.
-“E’ perfetto..E’ perfetto..”-mormorava.
-“Cosa?Cosa intende?”-chiesi,confusa,non capendo cosa volesse dire.
-“E’ per te.”-disse con un fil di voce,non perdendo mai il contatto visivo con me.
Guardai nuovamente il violino,confusa,mentre trilioni di punti interrogativi riempivano la mia testa.
-“Perché mai dovrebbe regalarmi un violino?”-chiesi,assetata di risposte.
Mantenendo sempre lo sguardo saldo,schioccò le dita ed in un batter d’occhio,arrivò un maggiordomo,con una scatolina di legno tra le mani,l’aprì ed un forte odore di tabacco si levò per aria,come granelli di sabbia sott’acqua,in gran fretta.
Con un accendino d’argento,accese quel mucchio di tabacco,da cui fuoriuscì un fumo dal colore bianco sporco ed aspirò quella sostanza.
Rimasi a guardarlo per qualche minuto,poiché poi,il fumo bianco si dissolse in un’ultima grande nuvola ed egli disse:-“Le ho donato quello stradivario,poiché desidererei che lei divenisse un membro fisso dell’orchestra che intrattiene ogni sera i clienti del mio Hotel.
La scorsa notte ha sostituito un membro ma vorrei che lei prendesse parte all’orchestra.
Vorrei che si esibisse come solista il prossimo ballo d’estate.”-fu schietto e freddo,disse tutto ciò che aveva da dire tutto d’un fiato,senza fermarsi.
Le sue parole mi sconvolsero,tutto ciò che avevo sempre desiderato si stava avverando  grazie a lui,con un semplice schiocco di dita,mi aveva donato un futuro.
Mi aveva donato la promessa che l’avrei rivisto,in qualche modo,che avrei continuato a rabbrividire di fronte ad i suoi occhi baltici.
Accettai senza pensarci due volte.
Ricordo ancora,quando da ragazzina,imparai appena a muovere le dita sulle corde producendo piccoli suoni,striduli e privi di armonia.
In quel momento,non mi sarebbe nemmeno vagamente balenata,l’idea,anzi no,il grande onore di esibirmi come solista ed ora lo avevo tra le mani.
Quella perfezione,quell’armonia era un filo sottile e che Mr.Gates stava tessendo a poco a poco,mattone dopo mattone,stava costruendo il mio mondo ideale.
Pensai così,a quello che stava facendo per me,mentre ammiravo il dipinto vivente di fronte  a me.
Un mare rosa,sii prorompente e deciso ed allo stesso tempo calmo e delicato,spazzava via le nuvole,facendo largo al soggetto assoluto,un sole debole che crescendo sarebbe divenuto potente,tanto da illuminare la tela che da un rosa tenue sarebbe divenuto un azzurro ghiaccio.
O meglio,un azzurro Gates.
Mi baciò la mano e per la seconda volta mi abbandonò in quella camera vuota,piena di musica e sospiri.
Scesi per le scale e mi rifugiai nella mia stanza,lì ritrovai la calma interiore,che prima del suo incontro,mi aveva sempre accompagnata.
Non mi metteva in agitazione,ma l’attesa di ogni sua mossa era estenuante e le sue uscite di scena impreviste e dolenti.
Tuttavia,quelle sensazioni non mi erano nuove,ma non sapevo come combatterle.
Potevo solamente sopportare,come avevo sempre fatto,lungo la mia inesorabile esistenza,accogliendo il mio fato.
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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