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Autore: Columbia    15/07/2015    1 recensioni
Alexandra è una ragazza orfana che ha passato gran parte della sua vita sballottata come un pacco da una famiglia all'altra. Per sua grande fortuna però, Alex riesce a trovare asilo presso il signor Trason, uno degli uomini più criticati di Orange County a causa del suo stile di vita; nella sua nuova casa Alex incontrerà alcune persone che le cambieranno la vita, permettendole di rinascere dalle sue stesse ceneri.
Ma del resto si sa, niente va mai per il verso giusto...
DAL CAPITOLO I
"Le spiegò che quasi tutti i loro conoscenti additavano quei giovani ragazzi come dei veneratori di Satana e sciocchezze varie: era difficili vederli per strada durante il giorno perché rischiavano di essere linciati vivi se riconosciuti, cosa alquanto probabile visto il loro modo di atteggiarsi e di vestirsi. Alexandra, attraverso i racconti dell’uomo, capì che era un loro simpatizzante e ne ebbe la conferma quando venne a sapere che era stato uno dei pochi ad aiutare il signor Trason nel suo obiettivo: dare casa a tutti coloro che erano stati colpiti, seppur indirettamente, da quel massacro; per questo motivo, quando i Crocket finirono in bancarotta, Trason si offrì di dare asilo alla ragazza."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Adesso svengo pensò Alex mentre teneva tra le mani uno scatolone pieno di cianfrusaglie da buttare, talmente pesante che sentiva che se non fosse arrivata nel deposito al piano di sotto al più presto, sarebbe caduta di faccia; con il marrone del cartone davanti agli occhi spostò in avanti il piede alla ricerca dello scalino seguente, nella speranza di beccarlo
Speriamo che non ci sia Pinkly nei dintorni, altrimenti mi toccherà ripulire una frittata di maltese
Appena si spostò di un passo però, il contenuto nello scatolone si spostò facendole perdere l’equilibrio; Alexandra cacciò un urlo soffocato ma, proprio mentre si stava preparando al peggio, sentì lo scatolone riassestarsi
“Ehi, tutto apposto lì dietro?” chiese una voce femminile dall’altra parte.
“Ehm…Si, grazie…Tu sei?” rispose Alex, sporgendosi di lato nel tentativo di vedere con chi stava parlando. D’un tratto vide una chioma bordeaux spuntare davanti a lei
“Christine, ti sei già dimenticata?” esclamò quella sorridendole divertita; Alexandra si sentì avvampare dalla vergogna
Ecco, sono venute loro a cercarti. Contenta?
“Oh no, è solo che non ti avevo riconosciuta” disse ridendo imbarazzata
Christine gettò la testa all’indietro scoppiando a ridere dalla sua reazione: si vedeva che era una ragazza con qualche problema a lasciarsi andare, un esempio era l’incontro con Flyn…Non sapeva cosa fosse successo, ma di sicuro quello stronzo l’aveva fatta grossa.
“Dai, torna indietro: ti diamo una mano noi a mettere apposto, abbiamo portato qualcosa di carino”
“Abbiamo?” chiese Alex piegando la testa di lato per poterla guardare meglio
“ECCOCI!” urlò una voce dal piano di sotto, facendo sobbalzare la ragazza; ci fu un rumore di passi che salivano la rampa di scale e, dopo qualche secondo, Alex vide spuntare quelle che riconobbe come Leana e Leacy.
Le due reggevano in mano dei cestelli di vernice ancora sigillati e rulli di varie dimensioni
“Siamo venute a darti una mano!” esclamò Leacy sorridendole dolcemente; Alexandra rimase leggermente sconcertata dalla loro generosità, dopotutto lei si era comportata da emerita stronza anche se non aveva fatto apposta
“Ma…” balbettò guardando le tre ragazze di fronte a lei, che sembravano animate dai più sinceri propositi
“Non ti preoccupare, sappiamo già quello che è successo. A dir il vero non lo sappiamo, però lo immaginiamo. Voglio dire, sappiamo che può essere uno stronzo e che quindi ti ha trattata sicuramente di merda e che tu ti sei chiusa in camera tua perché altrimenti gli avresti spaccato la faccia, ma sta tranquilla che ti avremmo dato una mano perché…”
“LEA!” urlarono Christine e Lacey lanciando un’occhiataccia all’amica, che nel frattempo stava riprendendo fiato: Alex le guardava confusa e al contempo divertita. Come facevano a sapere cosa?
“Ops” rise nervosamente Leana stringendosi nelle spalle “Scusate”
Christine scosse la testa con fare comico e, notando l’espressione spaesata dipinta sul volto di Alex, le spiegò ciò che Leana aveva cercato di dirle senza riuscirci
“Lea si riferiva al tuo incontro con Flyn.”
oh.
“Non ti preoccupare, sappiamo com’è fatto: se sei entrata nel suo mirino non ti lascerà stare per un po’ di tempo…” sospirò Lacey storcendo le labbra con disgusto; quello lì non le era mai piaciuto. Quando lei e le ragazze erano arrivate lì le aveva perseguitate per mesi e mesi: gli unici che riuscivano a tenerlo a bada erano i ragazzi.
Alex abbassò lo sguardo imbarazzata
“Sono stata comunque maleducata: sarei dovuta venire almeno a cena e invece non mi sono neanche presentata”
“Ragazza, quando sono arrivata qua non ho parlato con nessuno per un mese più o meno” sospirò Christine strizzandole l’occhio “quindi non farti seghe mentali!”
Alex le sorrise riconoscente, ma Christine capì che sarebbe stato molto difficile abbattere tutti quei muri che si era costruita attorno: le ricordava tanto lei quando Michael l’aveva trovata. Odiava il mondo, nessuno escluso: dopotutto aveva anche le sue ragioni. Non è da tutti vedere i propri genitori assassinati davanti ai propri occhi…e a lei era successo a soli quattordici anni.
Nonostante fossero ormai passati otto anni il ricordo era ancora vivido e la notte gli incubi non le davano tregua: l’unico che riusciva a darle sollievo durante quei suoi attacchi di panico era lontano miglia e miglia da lei da troppo tempo ormai.
“Allora ragazze, ci vogliamo dare una mossa o no?” esclamò Leana, sbattendo i pennelli sulle tolle di vernice
“Forza Alex, torna indietro: abbiamo molto lavoro da fare!” rise Christine, strizzando l’occhio alla ragazza; Alexandra sorrise riconoscente a tutte quante e obbedì alla rossa.
Quando giunsero nella sua stanza, Lacey distorse il naso in una smorfia disgustata
“Ma proprio in questa topaia ti doveva mettere Michael? Con tutto lo spazio che c’è in ‘sta casa!”
“Hai ragione Cey, c’è talmente tanta polvere che si fa fatica a respirare” le dette manforte Leana “Povera piccola Alex, prima incontra quel cafone di Flyn e poi la chiudono in questo buco: non è stato il meglio come arrivo eh!”
Alexandra, che nel frattempo aveva riappoggiato lo scatolone atterra, se ne stava in piedi nel bel mezzo della stanza con gli occhi di tutte puntati addosso
“Non è così tanto male alla fin fine…” rispose dopo qualche minuto di silenzio “Michael è già stato gentile ad accogliermi nonostante non mi conoscesse”
“Ufff” sbuffò Christine tutt’a un tratto; mentre le tre ragazze si erano fermate a parlare con le mani in mano, lei si era già adoperata per illuminare un po’ la stanza. Con uno strattone riuscì a strappare i pesantissimi tendoni che oscuravano completamente la camera…Non aveva però calcolato una cosa: appena si staccarono dagli anelli di ferro, le caddero addosso seppellendola del tutto “AIUTO CAZZO!” urlò da sotto quell’ammasso informe
Mentre Alex e Lacey si erano precipitate addosso a Christine, Leana era scoppiata a ridere talmente forte che le mancava addirittura il respiro
“Lea, non stare lì con le mani in mano! Sono troppo pesanti, ci servi anche tu!” esclamò Cey cercando di trovare Christine sotto a quell’ammasso di tessuto.
La ragazza si asciugò le lacrime ed andò ad aiutarle senza smettere di ridere neanche un secondo
“Mi manca il respiro qua sotto! MUOVETEVI!” inveiva Christine, tossendo continuamente a causa della polvere “E SMETTILA DI RIDERE LEA!”
 Fu proprio Alexandra a riuscire a tirarla fuori da lì sotto, dopo aver spostato l’ultimo lembo della tenda: l’afferrò per un braccio e l’aiutò a mettersi seduta, mentre Lacey e Leana erano ancora intente a scalciare via i tendoni
“Mamma mia, mi stava venendo un attacco di claustrofobia” sospirò Christine passandosi una mano sul viso; Alex la guardò seriamente preoccupata. Era molto più pallida rispetto a quando l’aveva incontrata sulle scale, ma dedusse che fosse solo colpa dello spavento
“Tutto apposto?” le chiese mentre Christine tossicchiava; la rossa la guardò di traverso mentre si schiariva la gola, annuendo prontamente
“Si si, non ti preoccupare: tutta colpa della polvere!”
Le due si sorrisero per poi voltarsi al fischio di Leana
“Questa camera alla luce del giorno non è proprio niente male” esclamò la mora girando su sé stessa per avere una visuale a trecentosessanta gradi. E non aveva torto! Senza quei tendoni che oscuravano tutto, la stanza si presentava in tutt’altro modo; le due porte finestre, che davano su un piccolo balconcino, lasciavano entrare una luce quasi accecante che rivelava l’immane grandezza di tutta la camera. Alex rimase a bocca aperta, così come le altre tre
“Ehm ehm” si schiarì d’un tratto la voce Lacey “Mi sa che quattro tolle di vernice non ci bastano per tutta sta roba”
Leana sbuffò contrariata dallo spirito guastafeste dell’amica; a passo deciso si diresse verso Christine e Alexandra, che erano ancora sedute a terra, porgendo loro le mani
“Forza, mettiamoci al lavoro gente: ce n’è per tutti!”

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Alex aveva già inquadrato le due ragazze che poco più in là stavano sgomberando la credenza da vecchie cianfrusaglie; Leana, la piccola morettina tutto sale e pepe era l’uragano del gruppo, lo aveva capito sin dalla prima volta che l’aveva vista qualche giorno prima. Aveva una scintilla negli occhi capace di dar fuoco a qualsiasi cosa/persona/essere vivente le stesse vicino.
Lacey invece era talmente dolce da intenerire chiunque, tanto che la sua gentilezza aveva sinceramente stupito Alex. Quando le aveva viste salire le scale per aiutarla con tutto il casino che c’era nella sua stanza non riusciva a crederci: era la prima volta che qualcuno si comportava gentilmente con lei, esclusi i coniugi Crocket naturalmente.
Alexandra guardava Lacey e Leana spintonarsi amichevolmente mentre infilavano vari oggetti negli scatoloni vuoti e qualcosa dentro di lei cominciò ad ardere; non sapeva neanche che cosa volesse dire la parola amicizia. Per lei era qualcosa di astratto, così come lo era l’aria: tuttavia, osservando le due qualche metro più in là, era sempre più convinta ogni secondo che passava che loro ne erano l’incarnazione…E, per la prima volta in vita sua, si ritrovava ad invidiare qualcuno.
“Ehi Alex, ti sei imbambolata?” chiese dolcemente la ragazza al suo fianco; Alexandra distolse lo sguardo e si voltò verso di lei.
Christine.
Lei era un enigma. Non riusciva a classificarla, sembrava quasi un misto tra le due amiche; con lei si era dimostrata gentile e anche solare…Ma Alex aveva capito che c’era qualcosa di più della semplice apparenza. Christine aveva una storia, una storia molto simile alla sua: lo aveva capito sin dal primo momento in cui aveva incrociato il suo sguardo cristallino qualche giorno prima.
Al contrario di Leana, Christine non le si era fiondata addosso, non l’aveva accolta calorosamente come le altre…Almeno non all’apparenza. L’aveva solamente fissata con quegli occhi grigi così penetranti e così simili ai suoi. Occhi che, a suo avviso, ne avevano viste di tutti i colori.
“Sai, Lea e Lacey si conoscono da anni ormai” continuò Christine strappando delle vecchie scartoffie che avevano ritrovato nell’armadio “quando io sono arrivata loro erano qua già da tempo; all’epoca ero sola e loro mi accolsero e mi fecero integrare con gli altri ragazzi. Io sono la più piccola del gruppo, con i miei ventidue anni: loro ne hanno dai ventisei ai ventinove”
“Loro chi?” chiese Alexandra fissando Christine con interesse
“Oh, con ‘loro’ intendo loro” rispose indicando Leana e Lacey “e i ragazzi”
“Ah, i ragazzi…”
Christine sorrise del suo sguardo piuttosto confuso
“Intendo quelli che adesso sono in tour, scommetto che Michael te ne ha parlato”
Alexandra annuì solennemente, ricordando le parole del signor Trason: “i ragazzi” erano in tour per la California e, a quanto aveva capito, dovevano vivere lì da tempo ormai.
“Si, mi ha anche presentato Mckenna”
“Oh Mckenna” rise Christine riavviandosi una ciocca di capelli che le cadeva davanti al volto “quella ragazzina è una peste, il povero Michael deve starle dietro giorno e notte altrimenti seguirà le orme del fratello” aggiunse chiudendo lo scatolone con il nastro adesivo “Comunque Alex, non ti stavo raccontando tutto questo senza un motivo”
Alexandra alzò la testa e fissò i suoi occhi in quelli di Christine, che la guardava sorridendo amichevolmente
“Non so di preciso la tua storia: mi è giunta voce che sei una ragazza orfana, ma francamente non è questo il nocciolo del discorso. Quello che volevo farti capire è che qua dentro sei al sicuro, questa è casa tua: non devi sentirti a disagio, anche se so che è difficile perché ci sono passata prima di te. Se hai bisogno dei tuoi spazi non devi far altro che dirlo e non ti lasceremo sola, se hai bisogno di parlare con qualcuno noi ci saremo sempre: ormai sei entrata in casa Trason e non ne uscirai tanto facilmente” rise Christine, per poi riprendere il suo discorso “ormai sei diventata parte della famiglia, potrai sempre contare su di me e sulle ragazze. E sono convinta che anche i ragazzi ti apprezzeranno; tuttavia rimane una tua scelta, noi non possiamo interferire…”
Alexandra era letteralmente senza parole, non sapeva cosa rispondere né come comportarsi; da un lato una parte di sé sprizzava gioia da tutti i pori, dall’altro invece la sensazione di disagio continuava a martellarle l’anima come un trapano. Era felice, ma non sapeva come dimostrarlo
“Io..” cominciò balbettando alla ricerca delle parole giuste “Io non so cosa voglia dire avere una famiglia, Christine. Non so cosa si provi ad avere un padre ed una madre, né tantomeno so cosa significhi essere al sicuro; non so cosa voglia dire avere una sorella, né cosa si provi ad essere abbracciati. Quindi mi scuso sin dall’inizio se non sarò il massimo della simpatia o della compagnia, ma devo trovare il tempo necessario per adattarmi: so che voi siete delle ottime persone, ne ho avuto la riprova anche oggi…Ma più che conoscere voi, io devo conoscere me stessa”
Christine la guardò pensando che le ricordava tanto lei: quando era arrivata lì anni prima voleva fare tanto la dura, ma alla fine era crollata. E per Alex sarebbe stato lo stesso: era sempre stata abituata a stare da sola e adesso l’idea di lasciarsi andare la spaventava a morte. Aveva paura di affezionarsi a qualcuno e di rimanere sola. Aveva paura di essere ferita.
Perché, seppure inconsciamente, la perdita dei genitori l’aveva segnata, l’aveva marchiata a fuoco; Sapeva che cosa temeva Alex poiché poco tempo prima, quelle che ora attanagliavano la ragazza di fronte a lei, erano state le sue stesse fobie.
Christine appoggiò una mano sulla sua ed Alex ebbe l’istinto di ritrarla: quando sentì il calore della sua pelle però, le sorrise come a ringraziarla
“Beh” esordì una voce alle sue spalle; Alexandra si voltò e vide Leana e Lacey sedersi accanto a lei. Le due misero le loro mani sopra quelle di Christine, sorridendole dolcemente “Forse adesso hai scoperto cosa significhi avere delle sorelle…” continuò Lacey
“…Ne hai trovate tre!” esclamò Leana travolgendola in un abbraccio; quella volta Alex rispose quasi subito. L’imbarazzo della prima volta era scomparso quasi del tutto: quando anche Lacey e Christine si aggiunsero all’abbraccio, Alex sentì qualcosa accendersi nel suo stomaco, una specie di miccia che prese lentamente fuoco. Non era disagio, non era neanche rabbia…Era una sensazione strana.
Forse andare a vivere dal signor Trason non era poi stata una così brutta idea.

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Le quattro ragazze si guardarono attorno per controllare per l’ennesima volta il loro operato; lo strato di polvere che ricopriva la stanza era ormai sparito assieme a tutte le cianfrusaglie che erano state ammassate sugli scaffali e dentro l’armadio. Oltre alle tende delle finestre le ragazze avevano strappato anche quelle del baldacchino, visto che intanto erano letteralmente a brandelli
“Mi dispiace solo che non siamo riuscite a dipingere anche” sospirò Lacey guardando sconsolata Alexandra “questo arancione è davvero terribile”
Alex scosse la testa sorridendo alle tre ragazze che le erano state vicine per tutta la giornata
“Non ti preoccupare, va benissimo così…E’ già molto meglio rispetto a prima!” esclamò stringendosi nelle spalle “Almeno adesso l’aria è respirabile!” aggiunse facendo ridere le altre
Christine le dette una pacca sulla spalla e si avviò con l’ultimo scatolone verso la porta
“Forza ragazze, è ora di andare a farsi una doccia: tra poco bisogna andare a cena”
“Ma che ore sono?” chiese Leana guardandola stranita
“Le sei e mezza tesoro”
“Oh cazzo!” urlò la ragazza, tirandosi uno schiaffo sulla fronte “Ok, allora noi andiamo: Alex, veniamo a prenderti per le sette e un quarto” aggiunse dando un bacio sulla guancia ad Alexandra “Se ti serve il bagno, va’ infondo al corridoio e gira a destra: è la prima porta. Quest’ ala è praticamente vuota, quindi troverai asciugamani puliti e tutto ciò che ti serve sarà a tua disposizione”
Alexandra annuì sorridendo e, dopo aver salutato le ragazze, si richiuse la porta alle spalle; quando si appoggiò allo stipite, si accorse di quanto fosse grande la sua stanza. Lo spazio era talmente tanto che avrebbe potuto ammassarci dentro venti elefanti e continuare ad averne per lei; dopo aver recuperato alcuni dei vestiti che Christine le aveva gentilmente appeso nell’armadio, Alexandra uscì dalla camera e, seguendo le indicazioni che Leana le aveva dato qualche minuto prima, riuscì a raggiungere il bagno senza problemi. Quando abbassò la maniglia e accese l’interruttore della luce si ritrovò in un bagno talmente grande da sembrare un centro benessere; sul fondo della stanza si trovavano non uno, ma ben quattro lavandini che risplendevano sotto la luce della lampadina. Lo specchio posto sopra di questi prendeva praticamente tutta la parete e dava una visuale completa della stanza; alle pareti vi erano svariati ganci dove appendere i propri vestiti e, inoltre, erano state poste delle cassettiere che, pensò Alex, dovevano contenere gli asciugamani.
Le due cose che colpirono di più Alexandra però, furono l’enorme vasca, che dalle dimensioni sembrava più una piscina, posta nel bel mezzo del bagno su un piano rialzato e il materiale con cui l’intera stanza era stata costruita. Tutto ciò che si trovava al suo interno era stato scolpito nella pietra; Alexandra, continuando a guardarsi attorno, si avvicinò alla vasca e dopo aver salito i quattro gradini, si inginocchiò sul bordo ed aprì i rubinetti. Quando fu abbastanza piena vi si immerse fino al seno, rabbrividendo per il contatto con l’acqua calda; lentamente i suoi muscoli si rilassarono ed Alexandra chiuse gli occhi per godersi al meglio quel momento.
Si ritrovò a pensare che in quel pomeriggio aveva avuto il coraggio di confidarsi con Christine, Leana e Leacy: quante volte Marina aveva cercato di farle esternare i suoi veri sentimenti? Quante volte aveva provato ad instaurare con lei un rapporto come quello esistente tra madre e figlia? Ebbene, tutti i tentativi di quella povera donna andavano falliti. Ripensandoci Alex si sentiva anche piuttosto in colpa: dopotutto lei e Jack si erano fatti in quattro per farla sentire a suo agio il più possibile, ma non erano mai riusciti nel loro intento. Alexandra alzò un braccio, osservando le piccole goccioline creare dei cerchi concentrici sulla superficie dell’acqua
Cos’avevano loro che non andava?
Più che altro devi chiederti cos’hai tu che non va.
Scosse la testa scacciando via quei brutti pensieri: dopotutto che ci poteva fare? Non era stata lei a scegliere di nascere così complicata. Dio solo sa quanto avrebbe voluto instaurare un vero rapporto con i Crocket, ma c’era qualcosa in lei che la frenava, una vocina che le diceva di non andare oltre e di fermarsi lì. E così aveva fatto, aveva obbedito alla sua coscienza: li aveva trattati con freddo distacco, rimanendogli però grata per quello che avevano fatto per lei…
Poi era arrivata lì e sin dal primo istante in quella casa aveva capito che le cose stavano per prendere una piega diversa: si era sentita a posto per la prima volta nella sua vita e, fidatevi, per Alexandra era una sensazione più che strana.
Alzò lo sguardo e si ritrovò a fissare il suo riflesso nello specchio poco distante. Notò che i suoi occhi avevano una luce differente. Brillavano di curiosità. Di curiosità per ciò che la vita sembrava essere in procinto di riservarle.
L’angolo destro della sua bocca si sollevò e, ancora una volta, la miccia nel suo stomaco riprese fuoco.




Buonasera gente!
Allora, comincio dicendo che "i ragazzi" arriveranno il prossimo capitolo: ho cominciato a scrivere e sono andata avanti per più di un'ora, con il risultato che se avessi messo tutto in un solo capitolo ne sarebbe uscito fuori uno troppo lungo.

Quindi:
1. Ringrazio ancora Shads per la recensione dell'ultimo capitolo...Sono felice che ti piaccia così tanto!
2. Aspetto le vostre recensioni, sono molto importanti per me...Negative o positive che siano!
3. Adesso mi eclisso e vado a ritoccare dei piccoli particolari nel prossimo capitolo, che arriverà mooolto presto.

Alla prossima!
Columbia



 
   
 
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